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Autore: hidama    10/11/2012    0 recensioni
"Era crudele, sapeva perfettamente che quella sua espressione beffarda e canzonatoria lo faceva impazzire, e sapeva anche che era disposto a fare qualsiasi cosa pur di averla per sé. Quando una donna è consapevole del proprio potenziale erotico sa essere davvero, davvero pericolosa, e lei lo era particolarmente."
Genere: Erotico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ruki
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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L'acqua scorreva ancora limpida e calda sul suo corpo quando suonò il campanello. Quanto tempo era passato? Non lo sapeva, ma sapeva che mentre lui era lì a fare le sue considerazioni e a cercare di placare i suoi istinti e le sue fantasie più sfrenate, quella donna era davanti alla sua porta e lo stava aspettando, e non se ne sarebbe andata fino a quando non avesse ottenuto ciò di cui aveva bisogno.
Il campanello suonò di nuovo:
"Takanoriiii, sono io! Apri! ... Ci sei o no?!"
Uscì con calma dalla doccia, sapeva che non c'era nessuna fretta e che la notte era ancora lunga. Con indosso dei vestiti improvvisati andò ad aprire la porta, lei era appoggiata al muro e lo fissava con uno sguardo indagatore.
"Per un attimo ho pensato che mi avresti lasciata qui" disse ironicamente.
"L'ho pensato anch'io..." -rispose frettolosamente a bassa voce- "Entra".
Quella non se lo fece ripetere due volte e varcò la soglia sfilandosi le scarpe e gettando la giacca di pelle sul divano. Era perfettamente a suo agio in quella casa, che conosceva a memoria in ogni suo angolo, soprattutto al buio e soprattutto per esperienza tattile, come poteva essere ovvio.
"Quanti cazzo di giorni sono che non sistemi qui dentro? Questa stanza è un porcile!"
Takanori chiuse la porta alle sue spalle, poi ci si poggiò con la schiena e iniziò ad osservare quell'insolita creatura che aveva cominciato a riordinare la stanza con gesti decisi e sicuri.
"Sei sempre il solito. Dovresti occuparti di più della tua casa... Beh, non mi saluti?"
Era crudele, sapeva perfettamente che quella sua espressione beffarda e canzonatoria lo faceva impazzire, e sapeva anche che era disposto a fare qualsiasi cosa pur di averla per sé. Quando una donna è consapevole del proprio potenziale erotico sa essere davvero, davvero pericolosa, e lei lo era particolarmente.
"Ciao"
Quella inarcò un sopracciglio con disappunto, poi si voltò di nuovo a sistemare senza proferire parola mentre lui si sedeva sul divano accanto alla giacca disordinata.
"Gli spartiti sono sul tavolo", sussurrò.
La fissò avvicinarsi con passo sinuoso al piano lucido del tavolo su cui era adagiato un enorme plico di fogli scritti in ogni angolo in modo disordinato e frenetico: "In settimana dovremmo rivederci per sistemare questa roba" disse iniziando a sfogliare "Non ci si capisce niente e io mi rifiuto di partecipare all'evento senza un'adeguata preparazione. Non ho intenzione di fare brutta figura: con i tempi che corrono, un insuccesso può voler dire la chiusura della baracca."
LEI suonava in una band di secondo ordine che ultimamente non se la passava troppo bene, ma poiché vi era stata investita un'ingente somma di denaro che non poteva essere perso, l'agente aveva deciso di tentare il tutto per tutto facendolo accompagnare ai The GazettE nel tentativo di recuperare il successo e la popolarità persi anni prima per motivi apparentemente incomprensibili. Forse sarebbe stato meglio se questa idea non avesse mai preso vita. Almeno lui ora sarebbe stato libero, e invece si ritrovava imprigionato in un vortice di seduzione e lussuria che temeva con tutto se stesso ma del quale allo stesso tempo non riusciva a fare a meno. 
Continuava a sfogliare tirando fuori ogni tanto coppie di fogli e mettendo le da parte, quando si accorse che lui la stava fissando profondamente.
"Devi dirmi qualcosa Takanoriさん?"
Non rispondeva e la cosa la infastidiva notevolmente, rimaneva impassibile davanti alla sue parole e non poteva sopportarlo: odiava essere ignorata.
Si avvicinò a lui lentamente, con l'indice accarezzò piano il suo viso partendo dalla fronte, passandolo sul naso, fino alle labbra.
Gli diede un buffetto sul naso chinandosi su di lui, le loro bocche erano vicinissime, troppo vicine. 
"Cattivo bambino!... Lo so cosa vuoi..."

  
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