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Autore: Elsa Maria    10/11/2012    4 recensioni
La moto rombava lungo il deserto mentre quello che era stata la falce più famosa della Shibusen se ne andava verso il tramonto lasciando così la sua "ex" meister senza un valido motivo per farle versare tante lacrime amare. Che quella fosse la vera fine della squadra Soul Eater e Maka Albarn? O, meglio dire, la fine di un amore neanche iniziato?
Buona lettura.
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Death the Kid, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Tsubaki | Coppie: Soul/Maka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza si voltò e iniziò a correre via. Lui la vide scomparire; aveva fatto la scelta giusta? Era l’unica soluzione per non farla soffrire, quindi era la scelta giusta.
“Ehi Soul. Ho visto Maka correre piangendo, successo qualcosa?”
“Ci siamo separati.” Disse freddamente senza peli sulla lingua, lasciando così senza parole Black Star che era appena arrivato.
“Che stai dicendo?”
“Mi pare ovvio no, ora sono un’arma senza maestro.”
“Soul, si può sapere che cazzo hai fatto!”
“Che ti frega a te! Ma io dico! Sono libero di fare le scelte che voglio, non sono costretto a consultarvi!” Sbraitò l’albino. Il maestro lo guardò impassibile, poi alzò il braccio, strinse per bene il pugno che diede dritto in faccia all’amico.
“Tu non fai soffrire i miei amici solo perché ti gira, chiaro?” 
Soul si pulì, con il dorso della mano, il sangue uscito dalla spaccatura  procuratogli sul labbro.
“Chiaro.”
“Ora te lo richiedo in modo più gentile. Perché hai sciolto il vostro Team?” 
Soul sospirò.
“Ho pensato che farla soffrire prima sarebbe stato meglio.” 
“In che senso?” Chiese Black Star 
“Come in che senso? Nel senso che ha!” Sbraitò di nuovo.
“Vuoi un altro pugno?” 
“Oggi mi è arrivata una lettera, nella quale veniva annunciata la morte di mia nonna, quella paterna. Già da quando me ne ero andato era molto malata. Io ho tagliato ogni tipo di contatto con la mia famiglia, ma l’arrivo della lettera sta a significare che devo tornare, per questo non so se rimetterò più piede a Death City e visto che, probabilmente, questo accadrà ho deciso di tagliare corto prima, almeno non le devo dare spiegazioni e non devo farla preoccupare o altro. “
“Che vigliacco.”
“Ho i miei motivi.”
“Se tornerai?”
“Non saprei, ma per prima cosa le parlerò, non è necessario che mi perdoni.”
“Capisco. Scusa per il pugno.”
“Non scusarti, ne avevo bisogno; grazie.”
“E’ stato un piacere.” Disse con un ghigno.
“Ma ti sei appena scusato.”
“Allora? Non mi può essere piaciuto?” 
“Sei tutto strano.” Si limitò a commentare.
In quel momento il sole -con quel volto stanco- iniziò lentamente a scendere verso l’orizzonte  per poi scomparire nel nulla e dar spazio a quella luna -dal volto folle- che illuminava il cielo nero e donava alle persone, piene di sogni e speranze, un punto di riferimento. Insieme i due amici guardarono il fenomeno in silenzio, poi Black Star salutò l’arma e andò ad allenarsi alla palestra della scuola. L’albino, invece, rimase lì un altro po’. Intanto, dall’alto, una persona aveva osservato i vari avvenimenti e una grande curiosità sul casato Evans 
nacque in lui. In mano aveva un libro di musica classica contemporanea e continuava a vedere verso il ragazzo, che d'un tratto se ne andò. Il soggetto sospirò e si diresse alla biblioteca con passo solenne, accese le due lampade accanto la scrivania che aveva occupato e così iniziò a leggere. Intanto Soul era tornato nell'appartamento. Aprì lievemente la stanza di Maka e vide la sua "ex" maestra addormentata con i deboli raggi di luna che puntavano sulle sue guance, mostrando la scia solcata dalle lacrime. Soul senti dentro di se come una morsa.
-" La cosa giusta? Ma chi prendi in giro, l'hai fatta solo soffrire, sei pessimo."- Gli disse il demone dentro di se.
-"Non dire cavolate demone... Ma non eri morto?"-
-"Sono sempre dentro di te, fortunato vero? Così non ti sentirai mai solo."-
-"Non farmi la predica, di madre ne ho già una, mi basta e avanza."-
-"Che madre e madre che sei scappato da lei. Le aspettative erano troppe, non è vero."-
-"Sta zitto!"-
Soul si riprese dalla discussione, abbassò lo sguardo e chiuse lentamente la porta. Andò nella sua camera, dove preparò una borsa -che era solito usare per i lunghi viaggi- e ci mise dentro un cambio -il solito completo di jeans marroni beige, maglietta arancione, giacca nera e scarpe dello stesso colore-. Si guardo intorno, come se quello fosse l'ultimo sguardo dell'abitazione. Nella mente dell'arma come in un film rivisse tutti i ricordi che aveva avuto in quella casa, con cui aveva vissuto per due anni insieme a Maka, dalla quale riceveva soltanto librate sulla testa che più che farlo soffrire lo facevano divertire, ma, in quel momento, era certo che non ne avrebbe più ricevuta nessuna. Prese la lettera, che mise in tasca, e uscì. Montò sulla moto e a tutta birra percosse Death City fino fuori la città, da dove uscì. Così il suono del rombo del motore si disperse per la distesa di deserto. Appena l'arma aveva chiuso la porta di casa, Maka si svegliò. Si sedette sul letto con le gambe al petto e guardò verso la finestra. La città di notte aveva un qualcosa di interessante e misterioso, un qualcosa che, stranamente, le ricordava Soul. Ancora non credeva che non era più il suo partner. Non era possibile; se mai sarebbe tornato gli avrebbe chiesto spiegazione e l'avrebbe fatto ragionare, d'altronde sapeva bene che Soul era un tipo che pensava poco e agiva subito. Anche se, per fargli fare una cosa del genere, chissà cosa gli aveva fatto. Sconsolata si abbandonò nuovamente alla morbidezza e il calore delle coperte. Se voleva risposte, quelle gliele avrebbe potute dare solo lui, anche se tra una miriade di anni, anche se questa storia verrà dimenticata, gliele avrebbe dovute dare. Così, Maka, nuovamente si abbandonò a Morfeo.
Intanto l'osservatore di prima stava ancora svolgendo ricerche e il cerchio invece di ristringersi, si allargava. Death The Kid, il figlio di Lord Shinigami, stava cercando di far luce sul passato del suo amico, ma ancora non aveva trovato nulla. Ogni tanto un suo sospiro spezzava il religioso silenzio del luogo. 
-"Niente neanche qui."- Pensò tirando l'ennesimo respiro. Oltre a non trovare ciò che cercava, era anche preoccupato perché le sue armi, Liz e Patty, erano a casa da sole e temeva il solo pensiero di immaginare cosa avrebbero potuto fare. ( In verità le due ragazze erano intente, una ad impilare mattoncini di legno giocattolo, l'altra a guardarla annoiata. N. D. A.)
Dopo aver preso centinaia di libri e averne riposati altrettanti un raggio di sole gli illuminò una parte del volto e lui -chiudendo leggermente l'occhio destro perché infastidito dalla luce- guardò il suo orologio da taschino. Si alzò e ripose i libri. Non c'erano molte informazione sulla famiglia Evans e ciò implicava che sarebbe dovuto tornare li nel pomeriggio sperando di trovare qualcosa di nuovo. 
Quando Maka si alzò notò che Soul non era tornato; andò nella sua stanza e vide nell'armadio aperto che mancavano dei vestiti e la borsa che usava per viaggiare e persino la lettera; la ragazza accennò un sorriso di resa mentre sul volto scendeva l'ennesima lacrima. Avrebbe dovuto aspettare molto per avere una risposta. Tornò nella sua stanza, tanto ormai poteva solo precipitare nel dolore e nella tristezza. La porta principale lentamente si aprì ed una figura entrò richiudendo dietro di se la porta senza far rumore. Iniziò a cercare in giro, entrò nella stanza di Soul e poi in quella di Maka. 
"Maka, che succede?!" Tsubaki si precipitò accanto l'amica.
"Tsubaki? " La ragazza alzò la testa per vedere l'altra negli occhi "Come sei entrata?" le chiese.
"La porta era aperta." Spiegò. 
Maka si limitò a fare un cenno con il capo per poi ributtarlo sul cuscino, con il viso sopra la stoffa di cotone bianco. Tsubaki, delicatamente e con affetto le passo una mano sulla nuca, così da accarezzare i fini capelli color biondo cenere.
"Dov'è Soul?" Chiese un po' preoccupata.
"Se ne è andato." Singhiozzò. 
Tsubaki senza aggiungere altro l'abbracciò.
Maka si sentì sollevata, ma vuota, totalmente vuota. Soul Evans era la sua metà, questo ormai l'aveva capito da tempo, ma mai come in quel momento in cui l'aveva perso. La mente della ragazza tornò ad un ricordo di quando era piccola. Aveva cinque anni e stava disegnando, quando la porta della sua vecchia casa si aprì e il rumore della chiusura segnò il rientro della madre che si andò a sedere sul divano del salotto dove era lei. Si sbrigò a completare la sua "opera d'arte" per poi correre imbraccio alla donna.
"Bentornata." L'abbracciò.
"Maka-chan, com'è andata oggi?"
"Bene. Ho giocato e disegnato."
"Il papà?"
"È uscito molto spesso, lasciandomi qui sola." Disse tristemente.
"Capisco." Sospirò la madre.
"Mamma, ma papà mi odia?"
"No ... Credo ..."
Maka sulla mano -poggiata sul petto della donna- sentì le lacrime che la madre stava versando; erano tanto, come lei non ne aveva mai viste.
"Mamma, mamma, non piangere." La strinse ancora di più.
"Non preoccuparti Maka-chan, non è nulla." Ricambiò l'abbraccio. "Non ci si accorge di ciò che sia ha finché non lo si perde." Recitò.
"Che vuoi dire mamma?"
"Che non devi mai perdere a ciò a cui tieni, mai. Il papà non ti odia, ne sono certa. Però forse a me si."
"Mamma, perché dici così?"
"Ormai l'ho perso tesoro, ma tu non devi preoccuparti, tu non c'entri nulla. Cosa stavi disegnando?"
"Questo." Scese dalle gambe della madre, prese il disegno e glielo porse. "Questi siamo noi." Indicò i personaggi sul foglio. "Però se il papà non ti vuole." Prese il disegno e lo strappò così da rimanere sul foglio solo la figura di lei e della madre che si tenevano le mani. "Ecco, così."
"Non devi odiare il papà."
"Ma a te ha fatto del male, non è giusto!"
"Maka-chan." Si limitò a sussurrare il suo nome.

Non ci si accorge di ciò che si ha finché non lo si perde.

Era vero, con troppo vero. Tutte le volte che litigavano, facevano pace, che combattevano e si aiutavano a vicenda in un perfetto lavoro di squadra, basato sulla più profonda fiducia del partner, non potevano essere finite così.
"Mi manca, Tsubaki. Mi manca." Disse disperata. L'antica la strinse ancora di più.
In quel momento suonarono alla porta.
"C'è nessuno?" Domandò una voce ridendo.
"Patty, se nessuno ci aprirà vuol dire che non c'è nessuno, è inutile chiederlo; tanto vale chiedere: Chi c'è?"
"Va bene. Allora proviamo così." Bussò di nuovo "Chi c'è?"
"Patty, hai già chiesto se c'è qualcuno ed hai già bussato, ormai l'errore l'hai fatto no?quindi stai ferma e buona."
"Ok sorellina. Starò zitta zitta ad aspettare." Disse gonfiando le guance e serrando la bocca, fissando per bene i piedi a terra.
Tsubaki si alzò ed andò ad aprire.
"Tsubaki!" La salutò Liz "Maka c'è?" Disse sporgendo la testa in avanti per vedere se c'era la maestra della falce.
"Soul se ne è andato e per qussto Maka non sta molto bene."
"What!" Esclamarono le sorelle all'unisono usando un accento prettamente newyorchese.
"Ora è in camera sua." Le due pistole corse dalla ragazza.
"Maka, sei viva?"
"Liz, Patty, ciao" Salutò con tono debole, come se fosse sul punto di morte.
"No, è morta." Annunciò Patty che iniziò a stuzzicarle la guancia pigiandola con il dito.
"Patty!" La sorella la bloccò prendendola per i polsi in modo da fermarla.
"Senti Maka, che ne dici se adesso non prendi un the, poi usciamo; giornata fra ragazze, con picnic al parco. Va bene?" Propose la maggiore.
"Va bene." Disse con lo stesso tono di prima.
"Allora alzati!" La incoraggiò.
"Non ci riesco..."
"Okay. Allora ci pensiamo noi." Guardò verso la sorella. "Manovra numero cinque." Patty annuì e la prese per le caviglie, mentre Liz per le braccia, e la portarono sul divano.
"Tsubaki tu pensa al the. Noi al pranzo."
Così una volta finito di preparare il cesto per il picnic, si sedettero sul divano e Maka - tutta raggomitolata su se stessa con le cosce al petto e i piedi sul divano.- bevve la bevanda preparatale dall'amica. Tutte la guardavano preoccupata, dall'espressione si notava benissimo che stava ancora pensando a Soul.
"Non pensarci troppo a quel deficiente." Disse Liz "Il tuo dolore non lo merita. Lascialo perdere, arrabbiassi è inutile, perdi solo tempo."
"Già, già e poi se ci pensi troppo diventerai una brutta ameba gelatinosa che puzza tanto quanto la stupidità di quello che ti ha mollata, e diventerai anche enorme, un ameba gigante che quando cammina lascia una scia di melma schifosa." Spiegò la sua strana similitudine Patty aggiungendo anche il movimento delle braccia come se fossero di gelatina.
"Comunque Maka per qualunque cosa ci siamo noi. Poi vedrai che Soul tornerà, ne sono sicurissima. Lui e Black Star sono molto simili, se ne vanno facendoti soffrire, fregando di anche di cosa provi, ma alla fine ritornano sempre." Aggiunse Tsubaki sorridendo.
"Grazie ragazze."
"Adesso possiamo anche andare." Liz si alzò e prese il cesto "Let's go!" Incitò.
"Yeah!" Le fece coro la sorelle che uscì dall'abitazione con tanta euforia che poteva essere prestata a tutte e quattro. Così passarono tutta la mattinata camminando per il centro, facendo shopping, scherzando e ridendo, presero anche un gelato -tanto richiesto dalla minore delle Thompson- e la maestra riuscì a sorridere, ma più che sorrisi di felicità erano sorrisi di spensieratezza, sorrisi avevano nascosto il dolore, ma quello era in agguato, pronto ad uscire nel momento giusto per portare la ragazza nella massima tristezza e in una tale disperazione da rasentare la follia.

La follia è un sentimento che alberga nella mente di ciascuno e naturalmente, anche tu ne sei inclusa.*

Maka Albarn, anche tu entrerai in contatto con ciò che hai distrutto?


*Frase detta dal Kishin Ashura episodio 51( all'incirca dopo 5:10 dell'episodio).


Angolo dell'autrice:
Scusate il ritardo, ma mi avevano levato il pc e non potevo copiarla sul computer, desolata. Lo so, è un pò misero, però non è così malaccio ... Infatti è pessimo. Maka sembrerà molto OOC però l'ho fatto per combaciare le sigle ... Quindi ATTENZIONE MAKA POSSIBILMENTE OOC! Non uccidetemi okay ... Poi un'annotazione, non volevo finire il capitolo così! E invece, durante la lezione di greco (utile la scuola), scrivendo è uscito questo è mi è piaciuto, così per la prossima volta ci esce un nuovo capitolo (evvai ... Che noia! Pensavate di non dovervela più sorbire ed invece ... ). E' tutto ... No, non ancora ( che noia, si, lo so, a quanto pare vi odio, anche se non è così) per questo capitolo di ponte mi sono ispirata ad un'immagine, che mettero sotto. Poi concludo con il ringraziare colore che recenionano: Lady Cresselia98 e angel_94_ ( se ho scritto male un nickname potete lapidarmi virtualmente) e coloro che ho scoperto hanno ricordato e messo tra i preferiti la storia, grazie ^^ e scusate se non vi ho citati prima ... Ma io non controllo molto chi segue e non ... Me ne sono accorta da poco che si può, purtroppo è così ... Sono scema. ( Ma che novità) Questo è tutto ( Alleluja)  alla prossima (Ma anche no) Here we Go!

P.S. (Pure!) Se ci sono errori scusate, ma non ho potuto ricontrollare, quindi segnalate se ne trovate, mille grazie ^^ ed ecco l'immagine. (L'ispirazione dovuta solo al fatto che sono tutte sedute sul divano e basta e pensare che Blair neanche l'ho contata ... solo dopo mi sono accorta che l'ho dimenticata -.-".)

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