I’M
JUST TRYING TO BE INTENSE
La Dalton veniva considerata da tutti come una sorta di
paradiso terrestre, un'oasi in cui trovare rifugio durante i momenti bui della
vita, quelli in cui vorresti solo scappare da un mondo che sembra incapace di
comprenderti.
La maggior parte dei cosiddetti sfigati, coloro la cui
vita era resa un inferno dai bulli, avrebbe voluto trasferirsi lì in meno di un
battito di ciglia, se non fosse stato per il dettaglio insignificante del
prezzo da pagare per ottenere il lusso della tolleranza zero contro le
discriminazioni.
Eppure se questi soggetti si fossero trovati
nell'edificio in quel momento avrebbero solo desiderato fuggire via, senza mai
più mettere piede in quel covo di matti.
E questo perché quelli erano gli unici giorni
dell'anno in cui gli studenti si permettevano di perdere la loro compostezza a
favore di un atteggiamento irrequieto, dettato dall'ansia e dall’aspettativa
che l'evento in arrivo provocava.
Improvvisamente quello sembrava essere diventato il più
interessante argomento di conversazione: tutti ne parlavano, sia dentro sia
fuori dalle mura della Dalton. Anche in casa Anderson si stava discutendo di
ciò proprio in quel momento.
- Fammi capire – iniziò un Cooper alquanto scettico,
fissando il fratello minore per essere sicuro di aver compreso esattamente
quello che stava cercando di raccontargli. – Tu mi stai dicendo che quest’anno
non solo ci sarà l’ennesima recita scolastica, ma che sarà presa da uno dei
capolavori di Shakespeare? –
- Ehm... Sì? – Rispose un Blaine incerto, pentito di
aver raccontato quella storia al fratello. – Faremo Romeo e Giulietta –
continuò quando vide che Cooper non gli rispondeva.
In quel momento c’erano solo loro due in casa, dal
momento che i coniugi Anderson erano andati in qualche posto per fare solo Dio
sapeva cosa per lavoro, ma a Blaine non dispiaceva affatto la cosa. Almeno così
avrebbe potuto godersi le attenzioni del fratello senza che i genitori lo
obbligassero a mantenere quegli atteggiamenti consoni e così impostati che non gli si addicevano per
nulla.
- Fantastico! – Esclamò Cooper all’improvviso, facendo
sobbalzare il più piccolo, che non si aspettava tutta quell’energia scaturire
in un colpo solo. – Hai già fatto il provino? Sono già state assegnate le
parti? – chiese esaltato, guadagnandosi un’occhiata sconcertata. Com’era
possibile che l’altro fosse più entusiasta di lui all’idea di quella recita
scolastica? Okay che sarebbe stata un’ottima occasione da aggiungere al suo
curriculum, ma quella reazione era esagerata, soprattutto dal momento che
Cooper non sarebbe mai entrato nel cast, visto che non era uno studente della
scuola.
- Sì – rispose il riccio, prima che il più grande lo
interrompesse nuovamente.
- Ottimo! E tu chi fai? – domandò, mentre con la mente
già s’immaginava il suo fratellino in un’orribile calzamaglia, che però non
avrebbe distolto l’attenzione dalla sua capacità recitativa. – Perché tu hai
fatto il provino, vero? – Chiese ancora, dopo averlo visto esitare ed aver
pensato perciò al peggio.
- Certo che l’ho fatto! – Si affrettò a rispondere
Blaine. – E io sono Romeo – concluse soddisfatto. Quando aveva visto quel
risultato era rimasto colpito, peccato solo che non avesse potuto esultare più
di tanto a causa della sua Giulietta.
- Bravissimo! – Esclamò Cooper abbracciando di slancio
il fratello. – Ma, aspetta un attimo – aggiunse poi, allontanandosi dall’altro.
– Se voi siete una scuola maschile, chi interpreta le ragazze presenti
nell’opera? Ma soprattutto, chi è Giulietta? Avete chiamato le studentesse
della Crawford Country Day?
Magari l’avete fatto anche nella speranza di entrare nella gonnella di una di
loro, eh?- lo tartassò il maggiore, sogghignando all’ultimo pensiero che gli
era balenato in mente, perché probabilmente se lui fosse stato ancora alle
superiori, allora avrebbe approfittato di ogni situazione per circondarsi di
belle ragazze e magari ottenere qualcosa in più.
- Cooper! – Lo riprese Blaine, alzando il tono di voce
in modo da sovrastare la raffica dell’altro. – Innanzitutto a me non interessa
affatto infilarmi sotto la loro gonna – disse con un brivido di disgusto. – E
secondo no, non saranno loro a fare le ragazze – borbottò poi arrossendo sotto
lo sguardo indagatore dell’altro.
- Ah, no? – chiese Cooper incuriosito. – Ma se loro non
partecipano alla recita, allora chi sarà Giulietta? – Domandò, senza notare
l’imbarazzo di Blaine, che iniziava a torturarsi le mani ed evitava il suo
sguardo.
- Kurt – sussurro semplicemente dopo un po’, lasciando
l’altro di stucco.
- Come? Ho capito bene? – Insistette il maggiore,
convinto di non aver compreso a causa della scarsa voce usata dal fratello per
dire quella parola.
- Kurt sarà Giulietta – ripeté allora, continuando a
concentrare il suo sguardo ovunque meno che su Cooper.
Nella stanza regnarono dei lunghi istanti di silenzio,
prima che Cooper scoppiasse in una sonora risata.
- O mio Dio! Ti prego, dimmi che stai scherzando! –
Disse il maggiore, cercando invano di trattenersi.
- No – rispose Blaine trovando alquanto interessanti le
sue scarpe, ben memore della scenata che il suo ragazzo aveva fatto quando
l’aveva scoperto. – Infondo anche nell’antichità si faceva così*
e Wes, il regista dello spettacolo, ha pensato che si potesse fare anche con
noi – continuò a spiegare il riccio.
- E Kurt con quella voce acuta interpreterebbe alla
perfezione una parte femminile – lo interruppe Cooper, sfociando in un’altra
risata, facendo imbronciare suo fratello. – E lui come l’ha presa?- domandò poi
curioso.
- Secondo te? – Sbottò Blaine, ancora irritato per
quella lieve presa in giro nei confronti del suo ragazzo. – Male, ovviamente –
rispose poi, decidendosi finalmente ad alzare lo sguardo e puntarlo in quello
del più grande.
Il più piccolo si ricordava bene come aveva reagito
Kurt a tutto ciò e non era stato affatto piacevole trovarsi in quella stanza
con lui in quel momento, ma di certo non poteva capire come doveva essersi
sentito il controtenore.
Se fosse stato in un'altra scuola avrebbe detto
senz'altro che si trattava solo di uno stupido scherzo, fatto nel tentativo di
umiliare il ragazzo gay, senza tuttavia sapere che Kurt non si sarebbe mai
fatto intimorire da qualche bullo che voleva divertirsi alle sue spalle, perché
niente poteva abbatterlo.
Però quella era la Dalton e, vista la sua politica
contro le discriminazioni di ogni tipo, una tale umiliazione non si sarebbe mai
potuta verificare.
E forse era proprio questa consapevolezza ad aver
favorito quel malumore nel controtenore.
In fondo lui avrebbe potuto accettare che si fosse
trattato di uno stupido scherzo - per quanto non approvasse il gesto era
consapevole che probabilmente al McKinley l'avrebbero fatto senza pensarci due
volte -, ma non di essere scambiato per una donna, complici anche il suo
aspetto fisico, la cura con cui si preoccupava del suo corpo e soprattutto la
sua voce acuta. A nulla era servito il tentativo di convincerlo che era stato
scelto come Giulietta solo perché i giudici si erano accorti del suo smisurato
talento e volevano a tutti costi dargli una parte da protagonista. Al contrario,
tutto era sfociato in una discussione su quanto Blaine fosse il maschio alfa.
Fortunatamente, a fine giornata, si era tutto risolto con un bacio e tante
coccole.
Eppure Blaine non riusciva a smettere di pensare al
fatto che forse Wes aveva fatto quella scelta solo per godersi un po' di sano
miele dei cosiddetti Klaine, ma soprattutto perché
gli altri avevano richiesto la presenza dei due come coppia - perché per quanto
potesse sembrare assurdo c'era un fan club dedicato a loro all'interno della
scuola e nato ben prima che lui e Kurt si mettessero insieme. Evidentemente gli
studenti della Dalton erano davvero fuori di testa come si pensava, oltre che
alquanto pettegoli.
- Terra chiama Blaine! - Esclamò ad un tratto
Cooper. Il riccio arrossì nel sentire quelle parole: era stato così preso dal
filo dei suoi pensieri da non essersi nemmeno reso conto che il fratello aveva
ripreso a parlare a raffica da almeno dieci minuti. - Mi stavi ascoltando? -
- Ehm... Scusa Coop - disse Blaine, rendendosi conto di
essere nel torto.
- Non ci posso credere - sbottò il più grande
fingendosi offeso.- Io stavo cercando di aiutarti e tu mi ripaghi così? Gran
bella consolazione! - Esclamò, alzandosi dal divano. - Come fai a non capire la
grandezza del tuo fratellone? E io, sciocco, ero pure disposto a spendere il
mio tempo per te - disse in tono melodrammatico.
- Eddai Coop! Mi dispiace! -
si scusò ancora il riccioluto, sospirando sconsolato ed alzandosi a sua volta
per impedire all'altro di lasciare la stanza. - Cosa mi stavi dicendo? - Chiese
dopo, sperando che Cooper si decidesse a parlargli.
Fortuna - o sfortuna - volle che il più grande era talmente
entusiasta della sua idea da lasciar perdere ogni finto rancore, anche se
questo gli serviva per esercitarsi nelle sue doti recitative, in modo da
rendere partecipe il fratello della sua trovata geniale.
- D'accordo, ti farò un riassunto - disse in modo
solenne. - Saltiamo tutta la parte in cui mi dispiacevo per Kurt e blah blah blah
- continuò prima di puntare l'indice contro il petto di Blaine. - Dicevo che
oggi è il tuo giorno fortunato! - Esclamò con un sorriso soddisfatto.
Il riccio fece un passo indietro nell'udire il suo tono
di voce alzarsi notevolmente.
- E perché dovrebbe esserlo? - Domandò il piccolo,
fissandolo dal basso all'alto, mentre il timore per la sua sicurezza cresceva
sempre di più.
- Ma è semplice! Tu oggi sei a casa e si dà il caso che
oggi qui ci sia io - rispose Cooper allargando il sorriso in un modo che Blaine
avrebbe definito inquietante. - E io, da bravo e gentile fratello quale sono,
al contrario di qualcun'altro che nemmeno si degna di ascoltare i discorsi
altrui - aggiunse con tono severo, facendo vergognare Blaine per quella
disattenzione di poco prima. - Sono disposto ad aiutarti per fare una buona
impressione su tutto il pubblico. Dopotutto, chi c'è meglio di Cooper Anderson
per dare dei consigli sulla recitazione? - Chiese il più grande, dandosi un
sacco di arie.
- Oh no - disse Blaine guardandolo sconvolto. Non
poteva fargli questo. Non sarebbe sopravvissuto a una sessione intensa di
lezioni di recitazione da parte di suo fratello. – Per favore, non farlo. Io me
la caverò benissimo da solo - affermò cercando di evitare quel compito gravoso.
- Non preoccuparti, Blainey!
Non mi da fastidio, tranquillo! E’ il minimo che io possa fare per il mio
adorato fratellino! - Esclamò, senza rendersi conto dell'occhiata di puro terrore
che gli aveva lanciato Blaine.
Senza dargli tempo di replicare in alcun modo, Cooper
avvolse le spalle del più piccolo con un braccio e lo trascinò lungo le scale
che portavano alla sua stanza, incurante dei mugolii di protesta che si stava
lasciando scappare Blaine.
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- Oh Romeo,
Romeo, perché sei tu Romeo? Rinnega tuo padre e rifiuta il tuo nome, oppure, se
non vuoi, giura che sei mio e smetterò io d’essere una Capuleti
- recitò Kurt alla perfezione, completamente immerso nella parte che gli era
stata assegnata.
Era passata qualche settimana dalla conversazione
avvenuta tra Blaine e Cooper nel salotto di casa Anderson e da allora il più
grande aveva continuamente tentato d’istruire l’altro nella raffinata arte
della recitazione, nella speranza che in futuro potesse essere bravo almeno la
metà di lui. Infondo non si poteva certo dire che lui non fosse d’aiuto al
fratello.
Così, tra varie lezioni a casa, le prove per la recita
erano iniziate e gli alunni della Dalton stavano dando il meglio di se stessi
pur di riuscire a conseguire dei buon risultati.
Persino Kurt, passato il momento d’indignazione per
essere stato scelto per un ruolo femminile, si era rallegrato di potersi
vantare di essere il protagonista di un’opera, evento che al McKinley
difficilmente sarebbe stato possibile. Era quando vedeva il suo ragazzo così
assorbito dalle prove e allo stesso tempo così felice che Blaine ringraziava
con tutto se stesso di essere il suo
Romeo.
E quello era uno di quei momenti.
Erano giorni che gli studenti provavano lo spettacolo,
vittime anche loro dell’euforia che regnava alla Dalton, e non si davano pace
finché ogni scena non fosse stata perfetta, nella speranza che le due settimane
che ancora li separavano dal grande evento passassero velocemente.
Per questo motivo Kurt e Blaine si erano ritrovati a
provare per la centordicesima volta la famosa “scena
del balcone” dell’opera shakespeariana: doveva venire perfetta.
Mentre Kurt pronunciava quelle parole, il riccio non
poteva fare a meno di esserne rapito: lui era così bello, nella sua divisa
della Dalton e con quegli occhi azzurri che risaltavano sul suo volto, e così
concentrato che Blaine avrebbe solo voluto dichiarargli il suo amore eterno per
poi raggiungerlo e baciarlo finché non avesse più sentito le labbra.
Ogni attimo che passava, il solista degli Usignoli si
convinceva sempre di più di aver scelto un angelo come ragazzo, perché non
esisteva creatura più perfetta di lui ai suoi occhi.
Era talmente perso nella sua contemplazione che per
poco non si rese conto che il controtenore aveva terminato la battuta ed era
giunto il suo turno.
- Devo ascoltare ancora – disse dopo un attimo
d’incertezza dovuto alla sua distrazione – o rispondere subito? – si chiese in
tono melodrammatico, cercando di applicare i consigli che Cooper gli aveva
dato, con lo scopo principale di impressionare Kurt.
- E solo il tuo
nome che m’è nemico, e tu sei te stesso anche senza chiamarti Montecchi. Cos’è
Montecchi? – Proseguì Kurt in una perfetta imitazione di Giulietta. – Non è una mano, un piede, un braccio, un
volto, o qualunque parte di un uomo. Prendi un altro nome! Cos’è un nome? Ciò
che chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo, così
Romeo, se non si chiamasse più Romeo, conserverebbe quella cara perfezione che
possiede anche senza quel nome – disse ancora, guardando di sottecchi il
suo ragazzo, che sembrava lo stesse fissando con ammirazione. Le sue gote
s’imporporarono leggermente di rosso, mentre distoglieva velocemente lo
sguardo. Nonostante stessero insieme da qualche mese ormai, Blaine riusciva
ancora a farlo arrossire ogni volta come se fosse la prima. Ma quello non era
il momento di pensare a quanto fosse cotto del riccio; doveva concentrarsi, o
altrimenti Wes avrebbe costretto loro a provare un’altra infinità di volte. – Romeo, getta via il tuo nome, e al suo
posto, che non è parte di te, prendi tutta me stessa – concluse cercando di
trattenersi dal modificare le ultime parole al maschile.
- Ti prendo in
parola. – Esclamò ad alta voce Blaine, rischiando quasi di far sobbalzare
tutti nella stanza. – Chiamami amore e
sarà il mio nuovo battesimo: ecco non mi chiamo più Romeo – disse ancora
indicando prima il suo ragazzo e poi se stesso.
Quando terminò quella battuta il riccio si voltò nella
direzione del regista, alla ricerca della sua approvazione. Quando lo vide
stupito – o forse sconvolto? – si rigirò soddisfatto verso l’altro, in tempo
per ripetere la sua battuta successiva, dal momento che un Kurt dal tono un po’
incerto aveva detto la sua nell’arco di tempo che aveva impiegato a osservare
la reazione di Wes.
- Con un nome non
so dirti chi sono: il mio nome, sacra creatura, mi è odioso in quanto tuo
nemico – affermò Blaine quasi urlando, guadagnandosi così delle occhiate
basite da parte di tutti, che, inconsapevoli delle lezioni di Cooper, si
stavano chiedendo cosa diavolo stesse facendo. – L’avessi qui scritto– urlò ancora – strapperei la parola – proseguì imperterrito, continuando ad
indicare cose a caso.
Infondo il fratello gli aveva detto che l’importante
era urlare e puntare il dito per essere intensi, quindi tanto valeva provare a
fare come gli era stato suggerito.
- Ehm... Ancora le
mie orecchie non hanno bevuto cento parole della tua voce – iniziò a dire
un Kurt sempre più sconvolto. Perché il suo ragazzo si stava comportando in
modo così da pazzo? Fino a poco prima
andava tutto bene, era tutto normale, e poi aveva iniziato ad urlare: questo
non era Blaine.
Ma ovviamente nemmeno lui sapeva chi c’era realmente
dietro quello strano comportamento. E non poteva neanche immaginare che aveva
iniziato a comportarsi così improvvisamente proprio perché nella pausa tra la
scena prima e quella corrente, il riccio aveva ricevuto un messaggio da parte
di Cooper che si raccomandava di essere intenso.
- No, no, no! Fermi tutti! – Intervenne un Wes
esasperato. – Mi sa che qui siamo tutti stanchi, perché non vi prendete una
pausa e ci rivediamo tutti qui domani? – chiese. – Infondo mancano ancora due
settimane. Abbiamo tempo – ammise a denti stretti. Non voleva interrompere le
prove, ma la stanchezza stava giocando brutti scherzi alla salute mentale di
alcune persone e lui proprio non poteva fare a meno di Blaine, poiché era il
protagonista.
Con un sospiro il regista si lasciò cadere mollemente
sulla sedia, guardando i suoi attori allontanarsi dalla scena per andare a casa
o nel dormitorio. Ogni giornata era sempre più stancante, ma lui sarebbe
riuscito a portare a termine il suo spettacolo, anche a costo di dover dare un calmante
all’hobbit.
Intanto Kurt e Blaine si stavano dirigendo verso le
loro stanze. Il controtenore si stupiva ancora che nessuno si curasse delle
loro mani intrecciate, se non quei fanboys che li
guardavano con occhi adoranti. Non poteva essere più felice di trovarsi in una
scuola con nessuna tolleranza verso le discriminazioni.
Quando il castano riportò lo sguardo su quello del
riccio, lo ritrovò che lo guardava adorante, un enorme sorriso in volto, e si
premurò subito di ricambiarlo, senza tuttavia interrompere il silenzio
confortevole che era sceso di loro.
- Sei pensieroso – constatò Kurt appena entrarono nella
stanza del solista, pronti per vedere uno dei musical che amavano tanto prima
che la cena fosse servita.
Quando Blaine udì quelle parole, si voltò per poter
guardare in volto l’altro, quasi come se non riuscisse a saziarsi della sua
vista.
- È che sei bellissimo – affermò Blaine, avvicinandosi
quel tanto che bastava per far congiungere le loro bocche.
Poco importava che in quel momento i due si trovassero
in piedi nella stanza del controtenore o che fossero distrutti da un’intensa
giornata di studio e di prove: ogni volta che le loro labbra si incontravano
era perfetto.
– E io non riesco a smetterti di guardarti – continuò
il riccio dopo che si furono staccati, facendo arrossire nuovamente il
controtenore.
- Allora è per questo che ti comportavi in modo strano
alla fine delle prove oggi? – domandò Kurt, mentre i due prendevano posto sul
letto del proprietario della stanza uno accanto all’altro.
- Strano? In che senso? – chiese Blaine non capendo a
cosa si riferisse. – Certo, non riuscivo a staccarti gli occhi di dosso e
ammetto di essermi distratto più di una volta a causa tua, però non credevo che
fosse così evidente – concluse borbottando, evitando lo sguardo del suo ragazzo
per l’imbarazzo che provava nell’essersi fatto scoprire così.
- Oh – commentò il controtenore. – Io stavo scherzando
– aggiunse mentre il rossore si intensificava sulle sue gote. – Non pensavo che
dicessi sul serio –.
- A quanto pare era la verità – disse il riccio tirando
un sospiro di sollievo per non essere stato beccato da nessuno, ritrovando così
il coraggio di guardare Kurt, anche se in quel momento era quest’ultimo a
rifuggire il suo sguardo. – Ma allora in cosa intendevi quando dicevi che mi
comportavo in modo strano? – domandò poi scettico.
- Beh, ad un certo punto di sei messo ad urlare e a
fare movimenti strani, quasi stessi imitando un’antica danza tradizionale –
rispose Kurt, incrociando finalmente gli occhi del suo ragazzo. – E per un
attimo ho anche temuto per la tua sanità mentale – disse ridendo lievemente.
- Ah, ti riferisce a quello? – chiese Blaine con un
sorriso. – È stata un’idea di Cooper - rispose quando vide l’altro annuire, -
in questi giorni mi ha dato dei consigli per come poter essere un buon attore e
ieri mi ha detto di essere intenso puntando il dito e urlando, sai, per creare
più effetto nello spettatore – continuò, orgoglioso delle dritte che gli aveva
dato il fratello: chi non si sarebbe vantato di aver ricevuto dei suggerimenti
da Cooper Anderson? Era impossibile non migliorare sotto la sua guida.
Ma evidentemente Kurt non era dello stesso parere
perché, subito dopo aver metabolizzato la notizia, scoppiò a ridere a
crepapelle, ricevendo in cambio occhiate incredule.
- Kurt! – Lo richiamò Blaine, fingendosi offeso. – Non
c’è niente da ridere! – Esclamò ancora, voltando il viso dall’altra parte,
indispettito dal poco tatto del suo ragazzo.
Il riccio non capiva perché si stava comportando così.
Cosa c’era di tanto divertente in quella situazione? Trovava forse buffo che in
realtà non fosse tutto frutto suo, ma di suo fratello?
- Ma tesoro - lo chiamò il controtenore, cercando di
prendergli il volto affinché lo guardasse negli occhi. – Mi sa che hai un po’
esagerato nel mettere in pratica gli avvertimenti di Cooper – disse,
trattenendo a stento un’altra risata. Blaine era adorabile, non c’era niente da
fare a riguardo. Non che lui se ne lamentasse, anzi; semmai era il contrario.
Il riccio continuò invece ad evitare accuratamente il
suo sguardo, continuando a fingersi offeso.
- Blaine? – lo chiamò ancora Kurt. Quando vide che non si
decideva a guardarlo, il controtenore si alzò per andare dall’altra parte del
letto. – Ehi, guarda che tu non hai bisogno dei consigli di tuo fratello –
affermò in un misto tra dolcezza e sicurezza, inginocchiandosi in modo da poter
guardare negli occhi il moro. – Tu sei già perfetto così come sei – disse
depositando un leggero bacio sulla punta del suo naso, gesto che fece
ridacchiare Blaine.
- Dici davvero? – domandò titubante. – È che, quando
Coop fa questo genere di cose, tutti sembrano entusiasti, mentre io non solo mi
sento un po’ ridicolo, ma lo sono davvero! – Esclamò, spostandosi un po’ di
lato in modo che il controtenore riuscisse a risalire sul letto.
- Blaine, tu sei tu, mettitelo bene in testa – affermò
Kurt sedendosi accanto a lui e avvolgendolo in un caldo abbraccio. – Non hai
bisogno di imitare qualcun’altro per essere fantastico, anzi, così facendo
rischieresti solo di diventare l’ombra di te stesso e questo non mi sta bene. A
me piace il mio Blaine così com’è, con i suoi difetti e i suoi pregi. Per cui
guai a te se ti azzardi ad imitare ancora qualcuno che non sei tu, sono stato
chiaro? – Disse Kurt, puntando i suoi occhi chiari in quelli dorati del suo
ragazzo.
Il controtenore era a conoscenza dei complessi
d’inferiorità che Blaine aveva nei confronti del fratello, anche se a lui
voleva un bene dell’anima, per questo ci teneva che Blaine capisse quando fosse
speciale. Non gli avrebbe permesso di distruggersi per cercare d’imitare colui
che nella sua famiglia era sempre stato portato come esempio.
- Ma... – Cercò di controbattere il riccio, non del
tutto convinto.
- Niente ma, Blaine – lo interruppe Kurt. – Ricordi
oggi alle prove? Finché eri te stesso andava tutto bene, ma poi, quando hai
cambiato atteggiamento, hai solo fatto esasperare Wes e tutto è andato a rotoli
– affermò Kurt con convinzione.
- Io stavo solo cercando di essere intenso! – ribatté
il moro mettendo su un adorabile broncio, che il castano si premurò di baciare
subito, nel tentativo di farlo sparire.
E in effetti il suo piano funzionò perché il riccio
distese le labbra e ricambiò il bacio, lasciando che la sua lingua avvolgesse
quella di Kurt in una danza in cui il tempo era solo un elemento futile, perché
in quei minuti era come perdersi e non desiderare più trovare una via d’uscita.
- Sì, ma quello era l’intenso secondo la visione di
Cooper – rispose Kurt. – Io preferisco l’intenso in stile Blaine. Che ne dici?
Dalla prossima volta che torni a casa lasci perdere quello che dice tuo
fratello e fai semplicemente come faresti tu? Me lo prometti? – domandò il
controtenore sfiorando il suo collo con la punta del naso.
- Te lo prometto – sussurrò solo, sporgendosi
nuovamente a baciarlo e stringendo forte la vita dell’altro. – Tra parentesi –
disse Blaine allontanandosi per poco dall’altro, mantenendo però giusto la
distanza necessaria per poter parlare, ma lasciando comunque che il suo respiro
si scontrasse sulle labbra dell’altro ad ogni parola pronunciata. – Sei una Giulietta
fantastica. Il pubblico ti adorerà – si complimentò. – E io non vedo l’ora di
vederti con la gonna- concluse, facendosi mille viaggi mentali su come potesse
essere il suo ragazzo vestito in quel modo. E non tutti erano propriamente
casti.
- Blaine! – Esclamò Kurt, tirandogli un leggero pugno
sulla spalla, cercando di allontanarsi da lui fintamente indignato.
Per tutta risposta Blaine ridacchiò, prima di
riportarlo accanto e a sé, unendo le loro labbra in un nuovo bacio, felice come
solo poteva essere con Kurt.
E in quel momento ringraziò tutti gli dei e gli astri
di non trovarsi a dover lottare per poter stare con l’amore della sua vita come
avevano fatto Romeo e Giulietta.
FINE
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* Un tempo, visto che alle donne era proibito recitare,
le parti femminili venivano interpretate da ragazzi che dovevano ancora
attraversare la fase della pubertà, poiché la loro voce era meno profonda e
mascolina rispetto a quella degli uomini. Proprio per questo nelle commedie o
tragedie erano presenti fenomeni quali il cross-dressing,
in cui la donna dell’opera era costretta a fingersi un ragazzo, in modo da
facilitare l’interpretazione di questi fanciulli.
Salve!
Eccomi qui con un nuovo delirio xD
Questa volta dovete dare tutta la colpa a Claudia (non so il tuo nome qui su efp >.<) che si è messa a parlare con me di fare un
funerale al suo ipod sul suo balcone, nella speranza
che passi il suo Blaine sotto di esso e capisca di essersi innamorato di lei e
da tutto questo nella mia testa è partita questa cosa.
Seriamente, non ne sono molto convinta (nella mia testa aveva
tutta un’altra forma), ma poi mi si è scritta da sola, soprattutto il finale.
Spero comunque che vi piaccia! Se lascerete una recensione per
farmi sapere cosa ne pensate ne sarei tanto felice! =)
Un ringraziamento particolare è dovuto alla mia fantastica beta,
safelia22, che perde tempo prezioso per controllare le mie schifezzuole. Grazie <3
Ordunque se vi va qui trovate la mia pagina facebook http://www.facebook.com/MerilwenEfp in cui vi
terrò aggiornati sulle storie in corso, su eventuali progetti futuri e tanto
altro! =)
Detto ciò mi dileguo e vado a nascondermi!
A presto!
Un bacio
- Rose