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Autore: layla84    11/11/2012    7 recensioni
"L’Asino non gli concede riposo, mai.
E’ sempre con lui, nella sua mente.
Anche quando vorrebbe solo un attimo per se l’altro è lì, nell’angolo di cuore che ha occupato ormai da tempo senza chiederne il permesso.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ebbene sì, sono di nuovo qui! Sto invadendo il fandom, realmente.
Questa storia la definirei uno scorcio di vita, ambientata in una qualsiasi delle stagioni. Potrebbe essere la prima, come la quinta.
Consideratela slash, io l’ho scritta con queste intenzioni. Che volete farci, amo questi due, assieme.
Ne approfitto per ringraziare chi ha commentato, messo tra le preferite, le ricordate o le seguite le mie ultime storie: grazie, davvero.
Per chi volesse, le trova qui: Betrayal e qui: Something called love
Come sempre critiche, commenti e pareri sono molto, molto, graditi ^
^

Layla


 
 
 
 










 
Arthur è Camelot.

Il pensiero arriva, improvviso e potente, mentre osserva il cielo.
L’aria attorno a lui si muove in piccole spirali sospinte dal vento, l’odore dell’erba e del grano che si fondono, creando un aroma unico e conosciuto.

Merlin ama quella collina.
 
E’ il suo rifugio segreto, quell’angolo di erba che sfocia nei grandi campi dorati dove il raccolto di Camelot cresce rigoglioso, di anno in anno.
Socchiude gli occhi, steso su quel manto fresco.
Le mani congiunte dietro la testa, le gambe rilassate e la mente che vaga tra pensieri, sogni e desideri.
 
Merlin vorrebbe, ma non riesce a scacciare quell’idea che ostinatamente rimane impigliata nei volteggi delle sue riflessioni.

Arthur è Camelot.

E non perché è Arthur Pendragon, ma perché rappresenta tutto ciò che Camelot è per Merlin.
 

Arthur è il cielo celeste sopra di lui.

Merlin non aveva mai visto un cielo di un simile colore, prima di arrivare lì. Un cielo quasi sempre sgombro da nubi.
Reale, pulsante e vivido.

Un cielo della stessa, identica, tonalità degli occhi dell’Asino.

Merlin apre leggermente i suoi, di occhi, fissando la vastità presente sopra di se.
Il sole, caldo, abbagliante e maestoso rimane al suo posto, continuando a riscaldarlo.
 
 
Arthur è il cielo sopra Camelot, per Merlin.

E’ quel raggio di sole che ha squarciato la sua vita grigia molti anni prima, che ne ha capovolto il senso, il destino.

E’ quel calore a cui Merlin si è abbandonato, dopo il primo sorriso.
 

Arthur è Camelot.

Merlin sbuffa, sonoramente, anche se nessuno può essere testimone del suo fastidio.
L’Asino non gli concede riposo, mai.

E’ sempre con lui, nella sua mente.
Anche quando vorrebbe solo un attimo per se l’altro è lì, nell’angolo di cuore che ha occupato ormai da tempo senza chiederne il permesso.

Gli occhi ostinatamente chiusi, lascia vagare nuovamente la sua mente verso qualsiasi cosa non riguardi il Babbeo Reale, cercando di godere di quel ritaglio di tempo dai numerosi impegni della giornata.
 

La quiete non dura che pochi minuti, e sente, ancor prima di vedere, il calore del sole venir sottratto alla sua pelle.
Apre gli occhi pensando ad una nuvola improvvisa, ma il suo sguardo continua a fissare il cielo limpido di Camelot.

Ci mette un secondo di troppo, per rendersi conto di non stare guardando il cielo, ma lo sguardo divertito e spazientito dell’Asino.

“Maestà.” Dice, tirandosi su con le spalle, poggiando le mani a terra e traendo un po’ di calma da quel contatto fresco.

Non lo ammetterà mai, ma quelle apparizioni improvvise di Arthur lo agitano, dentro.

L’altro, lo agita dentro. Sempre.

Arthur non dice niente, mentre prende posto al suo fianco.

Merlin lo fissa, cercando qualcosa da dire. Alla fine, come sempre, decide di utilizzare l’ironia, come arma per nascondere il suo turbamento.

“Di tutti i terreni di Camelot su cui potevate andare a posare il vostro regale sedere, proprio qui dovevate venire?” dice, fintamente scocciato, continuando ad osservarlo.

Il profilo dell’altro si staglia nell’aria estiva, talmente vivido e reale da fare male.

Arthur è Camelot.

E lo pensa di nuovo mentre l’altro solleva le mani e si lascia cadere poco regalmente a peso morto nell’erba. I fili verdi s’intrecciano con le ciocche bionde dei suoi capelli, e mai prima di quel momento Merlin ha desiderato essere uno stelo d’erba, ma a quanto pare c’è una prima volta per tutto.

“Ti cercavo. E’ bello, qui.” È la risposta dell’altro, alla domanda che nemmeno si ricordava di aver posto.

E intanto continua a fissarlo, affascinato, cercando di carpire cosa ci sia, in Arthur, che lo rende così speciale.

Fa un breve cenno d’assenso con la testa, prima di parlare.

“E’ stupendo.” Dice, e si riabbassa anche lui sulla morbida coperta d’erba.
 
Arthur intanto, gli occhi chiusi, le labbra rosse leggermente dischiuse, il corpo tranquillo e rilassato, sembra voler anche lui ritagliare un attimo di pace dagli
impegni che lo aspettano al castello, dalla sua vita.

Merlin sente provenire dal corpo steso al suo fianco un calore intossicante, molto più di quello del sole che, sopra di loro, continua a illuminare il regno.

Sarebbe bello poter rimanere così per sempre, pensa. Con Arthur.

“E’ davvero stupendo.” Ripete, continuandolo a fissare non visto.

Infine socchiude anch’esso gli occhi, godendosi il momento.
 
 
Arthur è Camelot e per Merlin, Camelot, è casa.
 
 
 




 
  
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