Lunedì, Primo Giorno dopo l’ Infezione, ore 23:45

Martedì, Secondo Giorno dopo l’ Infezione, ore 20:00 

Va tutto bene. Ho riacquistato il sangue freddo e la lucidità che nell’ appunto di ieri avevano ceduto il posto all’ orrore per quello che è successo.
Spero ancora che sia solo un incubo, ma so che non lo è.
Non posso ancora crederci davvero: fino all’ altro giorno la vita era normale, era una dannata domenica come tante, come tutte quelle che avevo già passato…
Non posso neppure credere di aver desiderato che succedesse qualcosa di diverso, che mi potesse destare dalla profonda inerzia dove ero sprofondata in quel sonnacchioso pomeriggio.
Forse, in quel momento da qualche parte nel mondo cadeva una stella, perché il mio desiderio si è avverato.
In un modo talmente diabolico e perverso che nessuno lo avrebbe creduto possibile.
Io per prima.
Erano mesi che quella voce girava, di bocca in bocca, di televisione in televisione, di giornale in giornale, di cuore in cuore.
Ma era una ipotesi brutta, spaventosa, assurda, pericolosa e infondata.
Il mondo ha fatto come lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia quando ha paura: sa che il pericolo c’è, ma ha così poche speranze che preferisce aspettarlo e poi accoglierlo a braccia aperte, piuttosto che fuggire o combatterlo.
L’a faccenda è stata relegata a una storiella per creduloni e fanatici, come l’ ipotetico apocalisse di tre anni fa, nel 2012. I media ne hanno parlato e straparlato, ma poi ci hanno riso sopra, inducendo nessuno – o quasi – a prendere sul serio la cosa. Davvero, come tre anni fa.
Ma questa volta, l’ apocalisse c’è stata davvero.
Non ho più forze, sono stanca,  voglio solo dormire, dormire per sempre… Se domani mi sveglierò di nuovo, potrò raccontare quello che è successo nei minimi dettagli, perché se la Terra rinascerà, la nuova razza dominante potrà capire come la razza umana è crollata.
Ormai non so più nulla; tutto quello in cui credevo, tutto quello per cui vivevo non esiste più, spazzato via dalla follia degli uomini. Fino a due giorni fa mi chiamavo Courtney, avevo diciannove anni  e frequentavo la facoltà di Giurisprudenza ad Harvard; avevo degli amici e una famiglia che mi amava.
E’ ancora così? Non lo so, non ha più importanza.
Vorrei solo che questa fosse la mia ultima pagina.
 
 
 
  

Se avete letto e vi è piaciuta, grazie.
Se avete letto è vi ha disgustato, grazie lo stesso.
So che è corta, ma è solo un piccolo prologo per ora, aggiornerò al più presto.
Se vi ho messo almeno un pò di curiosità e volete vedere i prossimi sviluppoi di questa oscura vicenda, tornate al capitolo 2.
Sarei felice se voleste lasciare un piccolo commento, anche se critico.
No, soprattutto se critico.
Credo che le critiche facciano migliorare, quindi se ne avete non risparmiatevi.