Prologo
Abbi fede Bunny,
non piangere, tutto passerà… c’è un valido motivo per l’allontanamento di Marzio.
Fu
un leggero sospirare quella frase, un lento e pungente mormorio femminile che
si diffuse in quella camera da letto, echeggiando delicatamente contro le
quattro mura.
Ancora
frastornata, Bunny alzò il capo dal cuscino e
asciugandosi con il dorso della mano le ennesime lacrime versate, si guardò
intorno alla ricerca di una donna dalla soave voce.
La
tenda della finestra si agitava al lento incedere del vento creando delle ombre
sottili sul pavimento, Luna era distesa ai piedi del letto e dormiva
tranquilla, Chibiusa, girata su un lato, sonnecchiava
con un dolce sorriso dipinto sulle labbra.
Sembrava
tutto in ordine eppure…
Ma
no, quella frase doveva esser stata solo pura immaginazione dovuta alla
stanchezza accumulata in quei mesi o alle sue incertezze, che vagavano nella
solitudine della notte, alla ricerca di una qualsiasi spiegazione del mutamento
improvviso di Marzio.
- Non ti amo più, lo
capisci? – le urlò contro, appiattito contro un angolo del muro del suo
appartamento, il viso basso, le mani nelle tasche, che sicuramente contraeva
con forza in due pugni grandi.
- Non può essere…?? piagnucolò Bunny
al colmo della disperazione. - Sono sicura che si possa trovare rimedio a
qualsiasi cosa abbia detto o fatto di sbagliato. Noi due siamo destinati a
stare insieme! – urlò nella penombra del corridoio.
- Destinati a stare
insieme… è vero… ma sulla Luna, non sulla Terra. Mettiti l’animo in pace Bunny, perchè questa è la mia decisione. E ora vai via, e
non tornare mai più da me… non voglio più vederti. – disse spingendola verso
l’esterno dell’abitazione e chiudendo immediatamente la porta.
Bunny rimase pietrificata da quel tono crudele che mai aveva
osato rivolgerle e
dinanzi a quello sguardo di ghiaccio che era solito usare contro i nemici, così
privo di alcuna emozione. Abbandonata
dalle sue ginocchia tremanti,
lasciò che la schiena scivolasse
lungo l’uscio ostile e tirando su
con il naso, si raggomitolò in posizione
fetale dando libero sfogo a calde
lacrime proprio nell’istante in cui una
rosa rossa al di là della porta perdeva
inerme tutti i suoi petali.
Ancora
una volta quella sensazione di malessere le bloccò il respiro. Si portò una
mano sul petto e lentamente, cercando di non fare alcun rumore, scivolò dal
letto come una leggera piuma e si diresse verso la portafinestra che oltrepassò
uscendo sul balcone.
Chiuse
gli occhi mentre il tiepido vento di Maggio le scivolò
tra i lunghissimi capelli biondi, accarezzandole la pelle e portandole via quel
lieve timore avvertito poco prima. Chinò il viso e una, due,
tre e tante altre lacrime bagnarono picchiettando il corrimano in ferro del
terrazzino.
Che
cosa doveva fare?
Marzio
non l’amava più e questo era troppo atroce da superare. Erano passati 2 mesi da
quella maledetta sera, ma il tempo non era riuscito ad affievolire nemmeno in
minima parte il dolore lancinante che le martellava nel cuore. Al contrario,
aumentava ogni giorno di più, e l’assenza del suo amato nella propria vita
diventava sempre più insopportabile.
Ormai
aveva perso il sonno e trascorreva le sue giornate a piangere nella sua
solitudine.
Ma
era cosciente di dover reagire, così non poteva più continuare. Questa sua
continua disperazione non serviva di certo a far rinascere quell’amore che
Marzio dava per finito.
Doveva
cercare di essere più forte e forse ciò l’avrebbe riportato da lei, altrimenti
avrebbe dovuto continuare la sua vita senza il suo amato principe Endymion.
Vederlo
per strada e non sentire un forte pugno allo stomaco dinanzi la sua permanente
indifferenza era
una cosa irrealizzabile da superare, avrebbe dovuto cominciare ad evitarlo per
un po’, seppur convinta nel loro destino di un amore incommensurabile che
presto li avrebbe riuniti per sempre.
In
poco tempo avrebbe sicuramente avuto le idee ben più chiare e saputo come agire
nei suoi confronti, ma per il momento per il suo benessere emotivo e fisico
doveva tenersi lontana da lui!
Appoggiò
le mani sul corrimano e alzò il viso verso la luna, la sua vera casa, alla
ricerca forse di un consiglio
e di un disperato sostegno.
Sperò
che quella fosse la cosa giusta da fare.
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Le
dolci note di un tango argentino si diffusero con moderazione all’interno della
stanza buia accompagnate dal ritmico e regolare ticchettio di un orologio a
quarzo affisso al muro.
Un
aitante giovane dalle possenti braccia incrociate al petto rimirava la città
avvolta in un tessuto pregiato di seta scura e lampeggiante di mille stelle
cadenti sulle cui potenti luci erano racchiusi mille e più desideri nascosti.
Quella
soffice musica era quasi una lenta e melodiosa litania nella quale cullarsi
pensando a quell’amore sottrattogli da un triste incubo, venuto a distoglierlo
da quel mondo fatato nel quale ormai da parecchi anni si crogiolava.
Un
vero ed autentico sentimento le cui cause di distruzione erano dettate dal
rancore di una mano ancora ignota i cui fini arrivisti si stendevano nell’aria
per impedire un amore giusto e divino con la sua Bunny,
la sua amata testolina buffa, la guerriera Sailor Moon, la regina Serenity.
Un
triste sorriso si dipinse sulle sue labbra: mille e più ricordi si rincorrevano
nella sua mente, sogni spensierati e felici distrutti da un fulmine a ciel sereno che con la sua potenza aveva infranto il cuor
suo e quello della sua amata.
Marzio aprì gli occhi,
così la perderai per sempre, non pretendere di poter affrontare da solo questa
situazione di estremo dolore.
Istantanee
e perlacee gocce di sudore bagnarono la sua fronte leggermente alta, dai ciuffi
scuri e ribelli
ora incollatisi per lo shock.
Si
girò con un movimento fulmineo ad osservare l’ampia stanza, nel tentativo di
capire se quella frase pronunciata da voce maschile fosse stata frutto della
sua fantasia oppure il contrario: apparentemente non c’era nessuno, nel suo
appartamento regnavano solo desolazione e tristezza.
Si
guardò ancora intorno pensando di vaneggiare, mentre il suo cuore ritornava
gradualmente al suo naturale incedere quando
all’improvviso gli parve che perse qualche battito.
A
piccoli e lenti passi si avvicinò al mobile dirimpettaio e afferrò una
fotografia racchiusa in una cornice decorata da mille coniglietti rosa: la sua Bunny sorrideva felicemente stretta a lui, mentre con
l’indice ed il medio della mano destra raffigurava il segno della vittoria.
Un
flashback, sempre lo stesso, gli colpì ancora il cuore: lui e la sua
principessa in abiti cerimoniali venivano separati
nell’attimo in cui un sacerdote li aveva uniti in matrimonio. Orrore,
disperazione, lacrime e la sua Bunny che si
allontanava da lui.
Sbarrò
gli occhi quando il leggero vetro della cornice si
frantumò in 4 pezzi appuntiti e taglienti.
Tremando
avvicinò la foto al petto e la cullò dolcemente, purtroppo sempre più deciso ad
allontanare quella meravigliosa creatura dai buffi codini biondi dalla sua
vita.
Le
mancava come l’aria, ma per il suo bene doveva necessariamente, secondo il suo
punto di vista, mandarla via e adesso solo in casa, lontano dal mondo esterno,
poteva gettare le sembianze da duro ed abbandonarsi ad un lungo, silente ed
abituale pianto liberatorio.