Fatto male i conti u.u sob,
è questo il penultimo capitolo.
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La zona attorno al World
Trade Center era un unico grido terrorizzato.
Quel buco nel cielo. Quella cosa che scendeva su di loro.
Non somigliava a nulla mai visto sulla terra.
Sembrava un film di serie B proiettato sul grande schermo del cielo, con tutti gli effetti sonori e visivi del
caso.
Magneto fissava le immagini che scorrevano sullo
schermo del pc semplicemente sconvolto.
Non poteva essere vero.
Qualcosa stava calando giù dal passaggio.
Come un gigantesco uovo metallico, lucente nella luce del pomeriggio, che si
aprì come una margherita dipanando a raggiera dei tentacoli che si fissarono
nel terreno trapassando palazzi,
spaccando strade, uccidendo e travolgendo qualsiasi cosa si trovasse sul suo
cammino.
Magneto spostò lo sguardo verso Logan , dall’altro
lato del pc,
che ascoltava il commento della giornalista alla radio tenendo le labbra
serrata e i pugni avvinghiati al
volante.
-Sei ancora sicuro di non volere il mio aiuto?- gli chiese ottenendo in
risposta un ringhio frustrato.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Per Charles stava diventando un oscena routine venire prelevato dalla sua cella,
torturato fino al collasso e poi rimesso in cella. Aveva male in ogni parte del
corpo, non sentiva quasi più le braccia,
il suo unico conforto era sapere che le sue capacità non l’avevano abbandonato
per la debolezza.
Osservò il quadrato di cielo azzurro che riusciva a vedere dalla finestra della
sua cella, e rimbalzò letteralmente sul pavimento allo scossone che attraversò
la roccaforte al suo attracco a terra. Rotolò contro il muro e gli sfuggì un
mugugno indolenzito a labbra strette e naso arricciato.
Maledizione.
Oltre la porta sentì diversi rumori
susseguirsi.
Grida nel linguaggio dei suoi carcerieri , passi affrettati e rumori di ferro
che sbatteva. Socchiuse gli occhi, concentrato, prima che un idea folle lo
attraversasse.
Doveva scappare.
Puntò le mani a terra, piegò le
ginocchia e si alzò in piedi.
Batte il piede destro a terra, si toccò il ginocchio corrispondente con una
mano e sorrise.
Lì dentro poteva camminare, per qualche
strano motivo.
Quindi, tutto stava a farsi aprire la
porta.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
-Grazie Nightcrawler.-
mormorò Magneto osservando le braccia blu che si allentavano liberando il suo torace. Era stato
trasportato dal tele porta a terra, a
distanza di un centinaio di metri dell’aereo degli X-men.
Kurt annuì portando gli occhi al profilo della cosa che era piombata giù dal
cielo.
Sembrava un castello in architettura gotica , di un nero lucido,
posto su venti catene poste a giro attorno al suo perimetro.
Rabbrividì nell’impermeabile che indossava, stringendoselo addosso.
-Non devi venire con me se questo ti da’ la tremarella.-
Kurt gli rivolse uno sguardo sprezzante - Lo fa per salvare il professore. Io
vengo con lei.- rispose secco, voltandosi verso la donna che ancheggiava verso
di loro, risalendo la via alla loro
destra, incurante delle grida e del fuggi fuggi
generale.
Erik sorrise osservando gli occhi della giovane donna, di un palli color
oro dalla pupilla allungata.
-Salve mia cara.-
-Salvarlo?- esclamò Mystica
inclinando il capo all’indietro e osservandolo da sotto le ciglia. Non era mai
stata troppo avvezza alla diplomazia, e Magneto sospirò secco dalle narici prima di risponderle.
-Sì .- annuì alzando gli occhi verso la
roccaforte -… Facciamo una prima incursione per studiare il posto , sfruttando
il caos post atterraggio…- che aveva intuito attraverso i pensieri di Charles -…
Poi…- sgranò gli occhi -MALEDIZIONE.-
-Cosa?- chiese Mystica.
-Sta scappando ora.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Charles si appoggiò al muro alla sua destra,
di spalle, respirando a fondo sentendo il sangue bagnargli l’incavo delle ginocchia.
Maledizione.
Aprì e chiuse gli occhi vedendo le luci sfarfallare sopra la testa.
Era in un corridoio a qualche metro della sua cella.
Farsi aprire la porta era stato semplice, era bastato proiettare nella mente
del suo carceriere l’immagine di un corpo steso nel suo sangue, occultarsi alla
sua vista e uscire arrancando in silenzio, chiudendosi la porta alle spalle.
Lo sentiva menare calci alla porta della cella adesso.
Urlare quelle che sembravano imprecazioni.
Scosse la testa e riprese a camminare.
CHARLES! La voce di Magneto gli rimbombò in testa.
Chiuse gli occhi , si chinò in avanti e si afferrò la testa stringendo i
capelli -Erik, non pensare così forte.-
Da
quando sei così impulsivo?
-Da quando sono stato preso a frustate.-
Gli arrivò in risposta una specie di borbottio infuriato
-…Invece di borbottare, aiutami ad uscire.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Era una parola aiutarlo ad uscire.
Dopo il secondo giro della roccaforte
piombata dal cielo, Magneto ne sapeva quanto
prima sulla sua struttura, su come poter entrare e su come Charles poteva
uscire. Si massaggio la fronte da sotto l’elmetto e spostò lo sguardo verso i
due nuovi arrivati.
-Non trovavamo parcheggio.- sbuffò Logan in risposta al suo sguardo.
-Simpatico Wolwerine.- tornò a guardare il profilo
delle mura, fino in cima, ad una delle
quattro torre che svettavano dalla costruzione principale a forma quasi
ovoidale. Piegò il capo verso la spalla
destra, poi si volse a guardare alla sua
sinistra.
C’era un forte campo magnetico in quella direzione, sentiva l’elmo vibrargli in
testa.
Guardò Logan , apriva e chiudeva le mani, sicuramente anche il suo adamantio doveva
risentirne.
-Voi a destra io a sinistra.- sentì un ringhio alle spalle -… Qualcosa da
obbiettare Wolwerine?-
-No.- rispose quello voltandosi in compagnia di
Tempesta e Mystica.
Prese a camminare lungo il perimetro della fortezza, tenendo d’occhio l’alto in caso di qualche attacco dalle finestre a
grate che riusciva a intravedere nella facciata lucida. L’elmo sul suo capo,
quasi schizzo via, tanto che dovette afferralo con entrambe le mani e…
-Che cosa?-
Le sue mani.
Le allontanò dal casco per guardarle meglio.
Le macchie d’età e le rughe erano sparite.
Le vene non erano più in sporgenza e quel principio d’artrosi che l’aveva
sentire mortalmente vecchio era sparito. Le aprì e le chiuse, un paio di volte,
quando qualcosa vibrò alla sua destra.
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Sembrava il rumore che fa un diapason quando lo colpisci.
Charles prese fiato allontanando le due
dita della mano che aveva portato alla tempia, chiudendo gli occhi e
lottando contro la voglia di collassare.
Scosse la testa e riprese a camminare superando i corpi dei due che si contorcevano ai suoi piedi.
Avevano sembianze umanoidi, i servi di Thanos, alti più o meno un metro e ottanza
avevano gli arti e il torace ricoperti di scaglie che sembravano rilucere come
ferro sotto le luci al neon della fortezza. E menti semplici
Da controllare.
Charles avanzò di un paio di passi, poi si volse.
-Erik sei qua fuori?-
Bella domanda.
-Prova a muovere qualcosa.-
La parete di fronte a Charles vibrò
paurosamente creando crepe sul soffitto
e sul pavimento. Fra i piedi del professore. Xavier
indietreggiò guardando a destra e a
sinistra lungo il corridoio, mentre le sirene sopra la sua testa
probabilmente avvertivano della sua
fuga, fino a quando qualcosa saltò via e venne investito da un fascio di luce
solare.
-Uhn!- esclamò coprendosi gli occhi con un braccio.
La piastra di ferro saltata cadde a terra con un tonfo e Magneto mandò un
esclamazione di sorpresa.
Fra la polvere saltata, c’era un
ragazzetto.
Lo stesso di quasi cinquant’anni prima.
Quello che si era buttato giù da una nave per salvarlo.
Era in piedi, appoggiato al muro opposto a quello che aveva fatto saltare
e si proteggeva il viso con un braccio.
Erik, per la prima volta dopo anni, sentì il cuore franargli nelle scarpe.
Charles abbassò il braccio, si guardò attorno
mezzo accecato dal cambio di illuminazione e guardò attraverso il buco nel
muro.
Lasciò cadere il braccio fissando allucinato
la persona che lo fissava dall’altro lato del buco nel muro.
La stessa che aveva tirato fuori dall’acqua quasi cinquant’anni prima.
La stessa che l’aveva reso paralizzato su quella spiaggia.
Aprì e chiuse la bocca, scioccato.
-…Non pensavo che avrei più rivisto quella faccia a questo mondo.- mormorò.
Alla scuola, il corpo di Chales Xavier
sparì nel momento stesso in cui Magneto allungò un braccio attraverso il foro da lui
creato e aiutò Charles ad uscire e
facendosi passare un braccio attorno alle spalle,lo aiutò ad allontanarsi con lui.
-Erik.-
-Non ora, Charles. Non ora. Ci pensi dopo.- farfugliò Magneto,
confuso almeno quanto lui, sollevando la mano destra, per poi piegare il
braccio verso il corpo. La Sentinella
uscita al loro inseguimento si accartocciò come una lattina usata cadendo a
terra in unico blocco.
-Sono davvero di ferro.- mormorò Xavier.
-Sarà divertente.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Logan, Mystica
e Tempesta erano circa a metà del perimetro della fortezza quando la sirena che
annunciava la fuga di Charles dalla cella si alzò sulle loro teste. Si
voltarono assieme verso il castello, prima di venire letteralmente travolti da
un nugolo di insetti poco più grandi di un ape, tutti in ferro. Tutti affilati
come rasoi.
Uno sciame turbinate fatto da milioni di esemplari, che tagliò, infilzò,
creò sangue a fiotti, intanto che i tre cercavano una via di fuga
attraverso le auto fatte volare in aria dall’atterraggio della fortezza. Si
fermarono, quando sentirono come una pioggerellina di monete che cadono a
terra.
Logan fu il primo a voltarsi.
Il primo a vedere.
La stesa di insetti in ferro fra loro e Magneto che
teneva il braccio destro sollevato, il
pugno chiuso.
Magneto. Se Logan lo riconobbe fu grazie ai vestiti.
Quell’assurdo mantello viola e l’elmo che teneva sul capo.
Perché l’aspetto.
Dimostrava circa trentacinque anni. Il viso era liscio a parte le parentesi del
sorriso e quelle rughette di espressione ai lati degli
occhi. Logan sentì la mascella inferiore schiodarsi di botto,intanto che il
mutante abbassava il braccio e lo osservava.
Teneva il braccio attorno alla vita di un ragazzo.
Un ragazzino. Che non dimostrava più di venticinque anni.
I capelli castani, tenuti lunghi e spettinati. Il fisico minuto, e gli abiti
che gli cadevano quasi di dosso.
Logan aggrottò la fronte, sussultando quando vide Mystica
barcollare verso i due.
-Erik.- guardò Magneto -Charles?- mormorò la mutante.
-Così sembra Raven.-
-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
La prima cosa che Tony vide
quando la luce del Bifrost che lo avvolgeva si spense
fu Buck Chisholm oltre
il vetro che dava sulla terrazza dell’attico. Aveva la balestra poggiata su una
spalla e con l’altra mano si stava massaggiando la nuca. Tony non fece a tempo
a richiamare la sua attenzione che questo si volse verso di loro, e li guardò
come se fossero usciti da Dottor Who? Con tanto di Tardis.
Entrò in salotto, guardandoli scioccato -DOVE
DIAVOLO ERAVATE?- sbottò dopo aver preso fiato.
-Ehi amico, calmati.- borbottò Clint.
-Mi calmo? Mi calmo? - fece eco Buck guardandolo
visibilmente spaventato.
-Ehi, che è successo?- si fece avanti Bruce.
Trickshot si volse verso il Dottore, poi indicò un
punto dietro di lui -GUARDATE VOI CAZZO, SE VE LO DICO IO NON MI CREDERETE MAI.-
Il gruppo si avvicinò alla vetrata, osservando per la prima volta il palazzo di
Thanos che si ergeva nel cuore dell’isola.