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Autore: AxXx    17/11/2012    1 recensioni
I personaggi di KH sono in realtà degli studenti, ma questo non ne cambia il carattere.
Invece di affrontare heartless, Sora ed i suoi amici dovranno vedersela con i compiti in classe, con le loro storie di amore (Etero e non), con alcuni professori un po' troppo severi ed una banda di bulli.
Ci saranno tutti, ma proprio tutti.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Kairi, Organizzazione XIII, Sora, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
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                    Mistero Scolastico
 
 
 
Sora tornò a casa e telefonò a sua madre.
Il telefono squillò per tre volte prima che la dolce voce della sua mamma rispondesse: “Ciao, tesoro, com’è andata oggi?”
“Tutto a posto, mamma. Abbiamo ripassato quello che abbiamo fatto l’anno scorso e fatto la lezione di arte con Ansem.” Rispose il ragazzo.
“Bene, mi raccomando studia e non dimenticarti i fornelli accesi quando ti fai da mangiare.” Gli ricordò la madre premurosa.
“Non preoccuparti mamma, non farò saltare la casa.” La rassicurò lui dolcemente.
“Bene, sai che mi fido. Ti voglio bene, tesoro.” Lo salutò lei.
“Anche io, mamma.” Rispose Sora, chiudendo la chiamata.
Il ragazzo si sedette un attimo sul divano in salotto mettendo lo zaino in un angolo.
Non era da lui pensare delle cose negative, ma proprio non riusciva a non pensare quanto fosse ingiusto il fatto che non potesse stare con sua madre.
‘Ah, non pensiamoci! Di cose negative ce ne sono già tante, ma devo affrontarle con il sorriso, mia madre starà bene. Di sicuro più di me, visti i compiti.’ Pensò un po’ malinconico e un po’ allegro.
Si mise diligentemente a studiare filosofia, sapendo che, data la sua grande esposizione di quella mattina, Xehanort l’avrebbe interrogato tra i primi.
‘Ufff, accidenti, maledetto Eraclito, e poi ci sarà Platone come primo argomento dell’anno: Non li imparerò mai in tempo.’ Pensò, mentre cercava di imparare le idee di questi sciroccati, che per lui avrebbero potuto andare a lavorare risparmiando ai ragazzi la fatica di dover imparare tutte le loro strambe teorie.
Per tutto il giorno il ragazzo stette sui libri studiando diligentemente cercando di non pensare ad altro.
Tuttavia rimpiangeva la compagnia di Kairi.
‘Mio dio come vorrei che fosse qui accanto, magari potremmo fare qualcosa...’ Pensò mentre il suo cervello elaborava fantasie non esattamente pure che si sovrapponevano ai suoi studi sulle teorie dei pitagorici.
Fortunatamente lo squillare del telefono lo richiamò da tali pensieri.
‘Già le cinque del pomeriggio!?’ Si chiese osservando l’ora mentre apriva il telefono per rispondere.
“Pronto?” Chiese all’apparecchio, dato che aveva dimenticato di controllare.
“Sora, sono io!” Gli rispose una voce dall’altra parte.
“Roxas!? Che c’è?” Chiese stupito che quel ragazzo lo chiamasse.
“Ventus è da te?” Chiese senza preamboli.
“No.” Strana domanda, perché mai Ventus sarebbe dovuto essere da lui.
“Merda!” Imprecò il gemello dall’altra parte. “Eravamo appena usciti da scuola, quando lui si era messo in testa di seguire qualcuno.”
“E quindi?”
“Non è tornato! È stato via tre ore e la mamma inizia ed essere sospettosa, ho detto che si fermava a studiare da te, ma non ho sue notizie!” Rispose Roxas trafelato.
Il biondo non era mai stato bravo a dire bugie, ma quello era un caso diverso, dopotutto era Ventus il tipo allegro e molto alla mano che sapeva mentire se necessario.
Lui invece aveva sofferto per aver detto quell’unica bugia.
“Forse è passato da Naminé, o da Riku, magari è lì, li chiamo?” Suggerì Sora cercando di essere ottimista.
“Grazie, io chiamo Riku, mio fratello mi aveva dato il suo numero, tu pensa a Naminé.” Concordò Roxas riattaccando.
 
 
 
 
 
Riku intanto stava seduto al tavolo fingendo di stare attento ai suoi compiti, ma in realtà era un po’ attratto da Xion.
Si sentiva in dovere di proteggerla da quando aveva visto Vanitas colpirla.
Non sapeva perché ma quella volta aveva perso le staffe ancora di più del solito.
Non era raro, infatti vedere lui e il bullo prendersi a botte, ma di solito erano casi estremi, invece con Xion era diverso.
Lei dal canto suo cercava di non farsi notare mentre lanciava delle occhiatine a Riku, mentre continuava a ricopiare appunti dal quaderno del ragazzo.
Lei era grata all’argenteo per averla aiutata, ma continuava a sentirsi in soggezione.
Ogni volta che incrociava il suo sguardo si sentiva arrossire e abbassava subito il proprio.
Fu un sollievo quando il cellulare del ragazzo squillò attirando l’attenzione di lui permettendo alla ragazza di osservarlo un po’ più a lungo.
Era davvero un bel tipo e il suo fisico era muscoloso e molto attraente, probabilmente dovuto al fatto che faceva karate da molto tempo.
“Chi rompe?” Chiese Riku senza preamboli , riscuotendo Xion dal mondo dei sogni.
La pausa durò poco.
“No, sono da Xion.” Disse l’argenteo.
Altra pausa e il ragazzo fece una faccia stizzita, allontanandosi ed abbassando la voce, ma lei riuscì a sentire quelle parole: “Che hai detto!!?? Io non sto... la sto solo aiutando!”
La faccia di Riku era diventata rossa, in una maniera che Xion trovò troppo carina per riuscire a reprimere una risatina.
“Senti, mi hai chiamato per prendermi fracassarmi gli attributi o c’è dell’altro!?” Chiese stizzito.
La pausa questa volta fu più lunga.
“No, non ho visto tuo fratello, comunque non è venuto qui. Ora non disturbarmi più.” Disse spazientito riattaccando il cellulare.
“Chi era?” Chiese Xion curiosa mentre Riku si risedeva.
“Roxas, si è perso il fratello.” Rispose laconico l’argenteo rimettendosi a studiare.
“Si è perso il fratello?” Chiese perplessa la ragazza.
“Sembra che non lo trovi più e che sia sparito dopo essere rientrato a scuola per seguire qualcuno.” Rispose Riku.
I due ragazzi rimasero in silenzio per qualche minuto.
“Non pensi che gli sia successo qualcosa?” Chiese la ragazza dopo un po’.
“Chi? A lui? È più probabile che sia da qualche parte a fare il dongiovanni con una ragazza.” Rispose con noncuranza.
“Va bene, senti, io prendo qualcosa da bere.” Disse andando in cucina.
Il comportamento di Riku era strano, possibile che fosse così gentile con lei e così aggressivo con gli altri suoi amici?
Quando tornò in salotto, però, il ragazzo stava rimettendo i libri nello zaino.
“Dove vai?” Chiese stupita la ragazza temendo di averlo offeso in qualche modo.
“A cercare Ventus. Se Roxas è preoccupato deve essere qualcosa di importante.” Disse lui mettendosi la cartella in spalla.
Lei rimase un attimo ferma, ma dopo un secondo lo raggiunse alla porta e prese il suo giacchetto.
“Io vengo con te.” Affermò con sicurezza.
“Cosa? Perche?” Chiese Riku stupito con la sua solita aria sospettosa.
“Diciamo che sto pagando il debito che ho con te.” Rispose lei senza pensarci troppo.
 
 
 
 
 
Naminé stava seduta in camera sua davanti alla scrivania con in mano il suo quaderno dei disegni, muovendo distrattamente la matita.
Il problema era che continuava a disegnare i contorni di Roxas, senza nemmeno volerlo la sua mano continuava a tracciarne il contorno.
Sospirò mettendosi le mani sul viso.
‘L’inizio della scuola mi deve aver dato alla testa.’ Pensò cercando di calmarsi.
In quel momento il cellulare squillò.
“Pronto?” Disse rispondendo alla chiamata.
“Nam, sono io, come stai?” Chiese una voce dall’altra parte.
“Ciao, Sora, sto bene, tu?” Rispose lei allegra.
“Io bene. Senti, non è che hai visto Ventus dopo la scuola?” Chiese di nuovo l’altro.
“No, perché? C’è qualche problema?” Rispose lei perplessa.
“Roxas, mi ha detto che suo fratello non è tornato, pensavamo fosse venuto da te.” Disse il ragazzo. “Comunque, grazie, ciao!”
La ragazza abbassò il cellulare pensierosa.
Se Vantus era davvero così in ritardo poteva essergli successo qualcosa.
“Si decise ad andare a scuola per verificare di persona.
Prese il giacchetto e la bicicletta dal garage e si avviò verso la parte meno abitata della città.
 
 
 
 
Roxas temette per il fratello.
Il peggio era che loro madre stesse cominciando a sospettare e a temere.
Era per questo che l’aveva chiuso in camera sua, ma lui doveva trovare suo fratello.
Si decise.
Aprì la finestra ed uscì di soppiatto da casa sua senza farsi vedere.
Corse rapidamente verso la scuola sperando di trovare suo fratello, ma non trovò niente lungo la strada.
‘Se non è per strada, qualcosa l’ha trattenuto.’ Pensò preoccupato.
Arrivato davanti alla scuola trovò Naminé.
“Che ci fai qui?” Chiese stupito.
“Ho saputo di tuo fratello, volevo aiutarti!” Rispose la bionda arrossendo un po’.
In quell’istante due figure apparvero sul viale.
 
 
 
 
 
 
Ventus si riprese con la strana sensazione di avere la testa appesantita.
Si accorse dopo un attimo che aveva qualcosa che gli tappava gli occhi.
Provò a dire qualcosa, ma anche la bocca era tappata da qualcosa che aveva il sapore di plastica.
Anche le mani e i piedi erano immobilizzati.
Chiunque l’avesse sorpreso, si era anche occupato di renderlo impotente.
A pochi metri da lui sentì un brusio di voci, ma non riuscì a distinguere chi fosse a parlare.
Tentò di muoversi, ma non riuscì nemmeno a liberare i piedi.
Passò qualche minuto e una porta metallica si aprì sbattendo rumorosamente, fu detto qualcosa ad alta voce del tipo: “Stanno arrivando dei tizi!” Ma ancora una volta non riuscì a distinguere di chi fosse la voce.
Probabilmente era ancora intontito dalla botta incredibile.
Una delle persone all’interno gli si avvicinò e, dopo avergli sputato in faccia, gli rifilò un calcio in mezzo alle costole.
 
Lui mugolò per il dolore, ma non poté fare altro se non restare lì.
La porta fu richiusa con lui dentro che cercava di liberarsi lanciando gemiti soffocati e urla per attirare l’attenzione.
Gli sembrò che il tempo non passasse mai, ma dopo una decina di minuti qualcuno aprì la porta.
 
 
 
 
 
 
Roxas non era mai stato un tipo da ‘avventure di gruppo’, ma quando aveva visto arrivare Riku e Xion non poté che essere felice.
Non pensava che quella ragazzina appena conosciuta potesse essere così amichevole con loro, né che riuscisse a convincere Riku, di solito sempre burbero e schivo ad intervenire.
“Allora, dov’è quel matto di tuo fratello?” Chiese l’argenteo incrociando le braccia.
“Se lo sapessi non l’avrei chiesto a voi, comunque dobbiamo entrare a scuola.” Rispose Roxas osservando il cancello.
“Dobbiamo attraversarlo.” Disse Xion iniziando ad aggrapparsi alle sbarre metalliche dell’entrata.
Il resto del gruppo la seguì a ruota.
Il cancello era alto due metri e dopo un po’ iniziarono ad essere stanchi, ma non si tirarono indietro.
Solo Naminé ebbe qualche vera difficoltà a superare l’ostacolo.
Non essendo abituata a sforzi fisici prolungati, fu più difficile per lei arrivare in cima.
Ad un certo punto rischiò persino di scivolare, ma Roxas la prese per mano e la issò oltre il bordo del cancello.
Il cortile era illuminato dalla luce arancione del tramonto e si distinguevano benissimo le ombre degli alberi sull’erba, dando all’ambiente uno strano misto tra luce forte ed ombra.
“Dove potrebbe essere?” Chiese Xion a Roxas mentre insieme setacciavano la zona alla ricerca di qualche indizio.
Il ragazzo stava per rispondere quando la sa attenzione fu attirata da un obra che correva via veloce.
“Aspetta!!! Fermo!” Urlò il biondo fiondandosi dietro quello strano individuo che fuggiva.
Non c’era molto da seguire, però.
Quella persona si era già volatilizzata e Roxas poté solo intuire la direzione che avesse preso, dato che raggiunse il cortile sul retro senza trovare traccia dell’inseguito.
Tuttavia trovò qualcos’altro.
“Ragazzi! Venite!” Disse il biondo mentre raccoglieva da terra lo zaino del fratello.
Il gruppo lo raggiunse subito.
“Dove l’hai trovato?” Chiese Naminé osservando lo zaino.
“Proprio qui.” Rispose Roxas indicando l’angolo della scuola.
In quell’istante ci fu un rumore, come di qualcosa di metallico che sbatte.
“Andiamo!” Li incitò Riku che aveva riconosciuto la provenienza del rumore: il capanno degli attrezzi.
Arrivati alla rimessa addossata al muretto che separava la scuola dalla strada si accorsero subito che qualcosa non andava: la serratura era rotta.
“Entriamo, forza! Li incitò Xion per farsi coraggio.
I quattro entrarono nella rimessa.
“Ventus!!!” Gridò Roxas vedendo il fratello a terra legato.
Quello sembrò riscuotersi sentendo la voce del gemello ed iniziò ad agitarsi.
Ci volle un po’ anche perché il nastro adesivo con cui era tenuto fermo, ma dopo un po’ fu di nuovo in piedi.
“Ehi! Grazie, ce ne hai messo di tempo!” Disse Ventus ironico stupendo tutti, con la sua continua ironia.
Non la perdeva mai nemmeno nelle situazioni peggiori.
“Chi ti ha ridotto così?” Chiese Xion mentre uscivano dalla rimessa degli attrezzi.
“Lo stesso tipo che mi ha tirato un calcio nelle costole.” Rispose Ventus senza riflettere.
I cinque ragazzi uscirono dalla scuola e si diressero a casa.
Il giorno dopo avrebbero dovuto indagare su quello che era successo.
 
 

 
 
 
 
Salve gente sono io!
Sì, sembra un capitolo strano, ma tutto ciò avrà una notevole influenza sugli eventi futuri.
Comunque il prossimo capitolo avrà una specie di “Salto Temporale.” Ho preferito giocarmela su un intero anno scolastico.
Ditemi che ne pensate.
AxXx

  
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