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Autore: Fenna the Thaumaturge    24/11/2012    0 recensioni
Senza Isa lui non era niente, non aveva ragione di vivere.
L’amico era l’unico che lo ascoltava sempre, che lo capiva, lo aiutava e lo sosteneva in ogni situazione.
Ed ora non era più con lui.
Ma si sa, quando meno ci si aspetta un miracolo, esso arriva.
E fu proprio questo ciò che accadde.
Un miracolo.
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Collocata cronologicamente dopo l'altra mia fic. : "We'll Go Through This Together"
Comunque può essere letta anche senza aver letto la fic. precedente ;)
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Saix
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
- Questa storia fa parte della serie 'The Backbone of the Fire and the Moon'
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I Finally Found You
 

 
Erano mesi ormai.
Lentamente ogni speranza che Lea aveva di ritrovare Isa, stava svanendo dal suo cuore.
Ma quale cuore?
Ogni tanto Lea fingeva di saper ancora ridere e provare qualche emozione.
Ma tutto quello che poteva percepire era solo un grande senso di vuoto al petto, ed era quasi sicuro che fosse più per la mancanza di Isa che per il fatto di non avere un cuore.
All’improvviso le parole di Isa gli tornarono alla mente:
“Qualunque cosa succeda ricordati che tu sei il mio migliore amico, sarò sempre al tuo fianco, ti proteggerò ad ogni costo, tutto questo lo supereremo insieme, te lo prometto.”
In tutti quei mesi quella frase era l’unica cosa che continuava a dare energia a Lea.
Isa gli aveva fatto una promessa che era sicuro di mantenere, e a sua volta Lea aveva giurato a se stesso che sarebbe ritrovato l’amico.
A qualunque costo.
 
Passarono altre settimane e altri mesi, e arrivò il giorno del compleanno di Lea.
Il ragazzo non aveva nessuna voglia di festeggiare, anzi, il fatto che fosse arrivato quel giorno, rappresentava quasi una sconfitta.
Era passato ormai un anno, e di Isa neanche l’ombra.
Lea aveva guardato in ogni luogo, in ogni meandro, in ogni buco.
Aveva percorso tutte le strade possibili.
Ma niente.
Aveva pregato ogni giorno di poter ritrovare Isa, aveva urlato al cielo il nome del suo amico come nella speranza che facesse da richiamo.
Ma era stato tutto inutile, più andava avanti e più si sentiva demoralizzato.
Senza Isa lui non era niente, non aveva ragione di vivere.
L’amico era l’unico che lo ascoltava sempre, che lo capiva, lo aiutava e lo sosteneva in ogni situazione.
E ora non era più con lui.
Ma si sa, quando meno ci si aspetta un miracolo, esso arriva.
E fu proprio questo ciò che accadde.
Un miracolo.

Un’ombra che, anche se Lea ancora non lo sapeva, avrebbe cambiato la sua storia, e quella di molti altri.
Se lui non avesse visto quell’ombra, che cosa sarebbe accaduto?
Questo non c’è dato saperlo.
Lea si mosse verso il punto dove gli era parso di veder andare quell’ombra.
Purtroppo le sue aspettative non furono ripagate da nient’altro che un vicolo cieco e apparentemente deserto.
-Eppure, mi era sembrato di vedere qualcuno…- la voce di Lea uscì fievole.
-Infatti, non hai visto male moccioso!- una voce parlò dal nulla.
-Chi sei?- Lea si voltò, evidentemente sorpreso, ma anche leggermente irritato per essere stato chiamato moccioso, dopotutto adesso aveva ormai diciassette anni.
La persona che aveva parlato era un uomo con un cappotto nero con il cappuccio sollevato a coprirgli il volto.
-Oohh, vedo che il moccioso è tosto! Piuttosto dimmi come ti chiami tu!-
Lea fu tentato di picchiarlo, era sempre sotto stress, e menare le mani gli sarebbe servito, ma decise comunque di trattenersi, e rispose:
-Mi chiamo Lea.- e subito dopo aggiunse –e non sono un moccioso!-
L’uomo si mise la mano sinistra sul fianco e con l’altra si levò il cappuccio.
-Vedi? Non era poi così difficile. Ad ogni modo io sono Xigbar.-
Quando Lea vide i suoi occhi, per poco non cadde per lo spavento, e una sensazione di pericolo e malessere lo attanagliò al ventre.
Quell’uomo aveva gli stessi occhi di Xehanort.
O almeno l’unico che si vedeva, l’altro era coperto da una benda nera.
-Allora? Che hai da guardare moccioso?-
Lea digrignò i denti.
Quegli occhi, gli facevano venire alla mente troppi brutti ricordi.
-Il colore…del tuo occhio...- disse poi.
-Aahh! Ti piace? Guardalo bene, è il colore degli occhi di chi ha accettato il potere dell’oscurità- e guardando dritto in quelli di Lea disse –e di chi ha perso il proprio cuore.-
Lea si sentì mancare.
-Che ne sai tu di come diventa qualcuno quando perde il proprio cuore?- gli rinfacciò Lea, come se gli avesse appena detto che quegli occhi sarebbero diventati anche i suoi.
Xigbar rise.
-Come faccio a saperlo? Eh vedi bamboccio, anch’io non ho un cuore! Proprio come te, dico bene?- Xigbar lo osservò con uno sguardo di sfida.
Lea abbassò il capo sconsolato.
-Ascoltami bene bamboccio, perché ho una proposta da farti.-
Lea alzò leggermente gli occhi, cosa che Xigbar interpretò come un segnale d’interessamento da parte sua.
-Io faccio parte di un’Organizzazione. Per ora siamo solo in sette, ma ciò che ci accomuna tutti e proprio il fatto che nessuno di noi ha un cuore, ma tutti lo rivogliamo indietro.-
Lea alzò la testa.
-Perciò, se tu ti unissi a noi, otterresti un posto dove stare, e diciamo…una speranza di poter riavere il tuo cuore?-
Il rosso assunse un’espressione combattuta.
Doveva accettare? Ma se l’avesse fatto che ne sarebbe stato di Isa? Non poteva semplicemente smettere di cercare!
-Io…sto cercando il mio migliore amico…e non posso smettere.- disse Lea convinto.
Xigbar capì al volo come convincerlo.
-Beh, non devi! Anche se entri nell’Organizzazione, puoi sempre continuare a cercarlo. Non siamo mica un carcere.- disse.
Dopo un attimo di silenzio Lea parlò di nuovo.

-D’accordo. Accetto!-
 
 
Dopo aver accettato Lea fu condotto da Xigbar, dentro di quello che secondo il bendato era un “Corridoio Oscuro”, fino a un castello imponente e completamente bianco, che fece rimanere di stucco il ragazzo.
-Benvenuto nel nostro covo! Adesso aspettami qui un momento, quando ti chiamerò, potrai salire.-
Xigbar lasciò Lea al fondo di una scalinata.
Questa era talmente alta che il rosso non riusciva a vedere dove conducesse.
Si sentiva sperduto, ma non avrebbe potuto fare niente di meglio che accettare la proposta di quell’uomo, anche se i suoi occhi continuavano a non piacergli.
-Forza, vieni su ragazzino!-.
La voce di Xigbar risuonò per la scalinata.
Lea iniziò a camminare. Quegli scalini sembravano infiniti.
Quando arrivò in cima, si trovò di fronte ad uno spiazzo tondeggiante.
Su quello spiazzo stavano in piedi diverse figure, anch’esse vestite di nero come Xigbar.
Una di queste si mosse subito, togliendosi il cappuccio.
-Lea?- disse.
Il ragazzo quasi non ci poté credere.
Era Isa.
Il suo migliore amico. Quello che aveva cercato per tutto quel tempo, ora era lì davanti a lui.
-ISA!- urlò e gli salto addosso abbracciandolo.
-Lea! Sei veramente tu! Amico mio!-
In quel momento entrambi si dimenticarono di tutti gli altri.
-Dove eri finito? Ti ho cercato per un anno intero! Ormai stavo perdendo la speranza!-
Isa gli rivolse un sorriso affettuoso.
-Anche io ti ho cercato per un sacco di tempo! Poi ho incontrato loro- disse accennando con il capo alle altre figure in nero –mi hanno dato un posto dove stare mentre ti cercavo! E dicono che riavremo i nostri cuori! E adesso che tu sei qui possiamo riuscirci insieme!-
Appoggiarono la fronte l’uno contro quella dell’altro.
“Ti ho trovato finalmente.”penso Lea.

Era di nuovo in pace.
   
 
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