Niente, questi due mi fanno impazzire! OTP OTP OTP! >///<
A scuola stiamo occupando, quindi sono superiperimpegnata - e stanca, molto stanca. Niente, siete tutti carini. AW.
Bye bye,
eveyzonk.
Un giorno questo dolore ti sarà utile.
-Perché?- disse piano, guardando la ragazzina negli occhi.
-Perché mi stai dicendo questo?
-Sostanzialmente perché sono albhed. Perché non voglio rimpianti, ma credo questa sia effettivamente una consequenza dell'essere albhed. E poi perché ho sedici anni e non voglio lasciarmi niente alle spalle, anche se si tratta di una porta della locanda di Rin sbattutami in faccia...- disse d'un fiato -Eh, ah, perché è vero! Mi piaci. Mi piaci da sempre e voglio che tu mi faccia entrare nella tua stanza per parlare un po', perché sono inquieta e non riesco a dormire...e anche tu lo sei, da sempre, immagino, e...-
La zittì bruscamente -Entra-
Rikku entrò e l'uomo chiuse la porta alle sue spalle. La luna era alta nel cielo, illuminava la Piana della Bonaccia; s'affacciò alla finestra, in silenzio.
-Siamo quasi arrivati...- sussurrò tra sé, per poi far cadere di nuovo tutto nel silenzio della notte.
-Non lo sono da sempre- disse d'un tratto l'uomo, stupendo la ragazzina.
-Cosa?
-Non sono sempre stato così inquieto...- disse sfilandosi gli occhiali, e poggiandoli sul comodino.
Rikku osservò la sua schiena, la sua postura elegante, la semplice canottiera nera aderente che lo copriva. Pensò fosse armonioso, nel suo turbolento modo di essere.
-C'era un periodo- disse, voltandosi -In cui ero quasi...sereno.-
E Rikku poteva vederlo, libero da ogni copertura, quel volto ora stanco e martoriato dai rimpianti, dai ricordi.
E giurò che stava per trasformarsi in un espressione di dolore, la sua, prima che si ricomponesse.
-Ora è troppo tardi, suppongo- disse con un ghigno amaro.
Rikku sapeva cosa stava cercando di fare l'uomo. Le stava insegnando a vivere, a non seguire i suoi nefasti passi. Lui era come il suo maestro, l'aveva accolto sotto la sua supervisione severa, di tanto in tanto le parlava, e le insegnava la storia di Spira, o come difendersi, ma mai, mai, le aveva insegnato qualcosa di lui. Quello Rikku semplicemente glielo leggeva dentro.
-No!- urlò l'albhed, alzandosi in piedi -Non dire così! Non è tardi...mai-
E si sentiva ferita, mentre lo diceva. Auron, il suo grande, imbattibile, incrollabile maestro che s'arrendeva così.
Quanto poco lo conosceva?
Sbuffò, Sir Auron.
-...è di un'ombra che dici d'essere invaghita...
Rikku si morse il labbro inferiore, gli occhi sgranati in un'espressione dolorante.
Auron s'avvicinò e, superandola, le poggiò una mano sulla testa, spettinandole i capelli goffamente, come si faceva con un animaletto domestico o un bambino.
-Solo un bacio- disse tremante la ragazzina.
Nessuna replica.
-Un bacio e sparisco di qui.
Silenzio.
Auron si girò a guardare la ragazza negli occhi, ma non trovò le sue iridi verdi. Gli occhi della ragazza erano bassi, a fissare il pavimento, e acquosi, annegati in lacrime corpose.
L'uomo si sentì in colpa; le alzò piano il mento con l'indice e il medio, si sporse verso lei e sbuffò, prima di poggiare leggermente le labbra su quelle della ragazza.
Fu un tocco leggero ma ponderato. Labbra schiacciate contro labbra.
Auron si ritrasse, spezzando il bacio, ma rimanendo a pochi centimetri dall'albhed.
Rikku lo guardò negli occhi -Ora va- le disse lui, appena udibile.
Le labbra della ragazza tremarono, e l'uomo le bacio un'ultima volta, prima di voltarsi ancora verso la finestra stanco.
Sentì i passi di Rikku, lenti fino alla porta della sua stanza, veloci e agitati nel corridoio della locanda, mentre mormorava, tra sé:-Spero mi perdonerai.