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Autore: Marceline    27/11/2012    2 recensioni
Spesso chiudeva gli occhi e ci sperava, sperava con tutto il cuore, che quella vita sarebbe potuta migliorare. Ma come? Come può fare un ragazzo di diciotto anni ad andare avanti da solo?
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia la dedico a Gin che è una delle
persone più dolci che io conosca.
Per te, honey, grazie per essere la mia ispirazione.

 
 
 
Frank sistemò la coperta bianca a terra. Ormai era nera a forza di essere trascinata da un marciapiede all’altro. E si era pure bucata. Ma i soldi per comprarne una nuova non c’erano. Non aveva nemmeno i soldi per mangiare, figurarsi per comprare una coperta.
Un ragazzo paffutello con i capelli color carota gli si avvicinò e lasciò cadere qualche spicciolo nel barattolo di latta vuoto. Frank sorrise gentilmente. Magari con quei spicci sarebbe riuscito a comprarsi qualche caldarrosta all’angolo della strada, da qualche venditore ambulante.
Ma se voleva mangiare qualcosa che lo sfamasse, sapeva cosa fare. Ma Frank odiava, odiava con tutto se stesso, vendere il proprio corpo. Lo faceva sentire più sporco e lurido di quanto già fosse. E ogni volta che uno sconosciuto approfittava violentemente di lui, si chiedeva se non ci fosse altro modo.
Non poteva vendere un rene? Magari ci avrebbe fatto un po’ di soldi. Ma la paura della morte, stranamente, si faceva sentire. Ridicolo, no? Nonostante la sua vita facesse schifo sotto tutti i punti di vista, lui ci rimaneva attaccato con avidità. Perché Frank ci sperava che sarebbe migliorata la sua vita.
Spesso chiudeva gli occhi e ci sperava, sperava con tutto il cuore, che quella vita sarebbe potuta migliorare. Ma come? Come può fare un ragazzo di diciotto anni ad andare avanti da solo?
Sbuffò e decise che era arrivata l’ora di vendere il suo bel culetto. Si alzò a fatica per colpa del freddo. Il freddo lo uccideva, gli faceva dolere le ossa e seccare i polmoni. Lo faceva ammalare senza capire come potersi curare. Una casa calda o un abbraccio potevano essere una cura? Come poteva guarire?
Con gli spicci del ragazzo paffuto comprò cinque caldarroste e le mangiò con calma, gustandole, perché sapeva che sarebbe passato molto tempo prima di sfamare nuovamente il suo stomaco.
Passò davanti alle solite vetrine, ora addobbate e agghindate a festa. Natale era vicino, molto vicino.
Frank passò di fronte al solito negozio di fumetti e sentì il solito sguardo su di sé. Quello sguardo verde che perforava la vetrina del piccolo negozio. E Frank, in quel momento, non si sentiva un docile barbone che scivolava silenziosamente nella città innevata. Si sentiva un semplice diciottenne che attira lo sguardo di un altro ragazzo, un ragazzo bello, che lo guarda senza doppi fini.
Ricordava come l’inverno precedente quel ragazzo fosse uscito durante la bufera di neve e gli avesse portato quella coperta bianca. Si era addirittura scusato per non poterlo ospitare in casa ma, ridendo in modo imbarazzato, aveva detto che sua madre era una tipa severa. E Frank non aveva parlato. Nemmeno quando gli aveva detto il suo nome, Gerard. Lui non voleva pronunciare quel suo nome sgradevole, Gerard era più aggraziato e fine.
Si strinse nella coperta e rimase in piedi a fissare il nulla, il viso rivolto alla strada buia. Le persone, in quel periodo felice e di festa, non passano molto tempo alla ricerca di prostitute infreddolite.
Ma Frank si sbagliava, dei passi lo stavano raggiungendo, alle sue spalle. Prese un respiro, facendo ghiacciare e seccare i propri polmoni ancora di più, e si girò, con un bel sorriso finto sul volto.
La figura che si avvicinava aveva una busta tra le mani e Frank pregò silenziosamente che non fossero strani giocattolini erotici o sadomasi. Ma più la persona si avvicina e più Frank credeva di essere impazzito.
Dolci sbuffi di capelli neri erano sfuggiti al cappellino di lana e ricadevano sulla fronte pallida e liscia. Le sopracciglia dritte, come se fossero state disegnate da una pennellata ferma e precisa. Le ciglia folte che facevano un po’ di ombra sugli zigomi arrossati dal freddo. Le guance piene, anch’esse rosse, e le labbra screpolate.
- Gerard? – Frank si meravigliò di aver parlato. E si meravigliò del tono di voce che aveva usato. Come se Gerard fosse stato un vecchio amico che non vedeva da tanto, troppo tempo. Il ragazzo dagli occhi verde bottiglia arrossì ancora di più, come lusingato dal fatto che Frank si ricordasse di lui.
- Sì. – Disse semplicemente. Non una parola di più, né una di meno. E sorrise. Sorrise in un modo abbastanza buffo, come se volesse nascondere la piccola schiera di dentini bianchi.
Frank rimaneva lì impalato a fissarlo. Seriamente, cosa voleva Gerard da lui? Rivoleva la sua coperta? O era venuto per abusare di lui?
- Puoi stendere la coperta? Ho portato del cibo. – Gerard aveva parlato dolcemente, senza pretese. Come se stava a Frank decidere se voleva la sua compagnia.
Frank si tolse la coperta dalle spalle e la stese sul marciapiede. Si sedette e fece cenno a Gerard di fare altrettanto. Quando furono entrambi seduti e si furono guardati negli occhi, rigorosamente in silenzio, per due minuti, Gerard si mosse.
Tirò fuori dalla busta una scatolina di plastica. La passò a Frank e prese il resto del contenuto della busta: un fumetto.
- E tu? – Chiese perplesso Frank. – Non mangi? –
- Già mangiato, Frankie. – Gerard sorrise e si mise a leggere il suo fumetto in silenzio. Frank era piacevolmente confuso, ma si sentiva bene. Per la prima voltasi sentiva considerato da qualcuno.
Aprì la scatolina e ci trovò dentro una sostanziosa fetta di torta al cacao. Quasi saltellò dalla gioia; era la sua torta preferita!
- Grazie! – E senza attendere altro si strafogò con il dolce. Gerard sorrise e lasciò stare il fumetto, soffermandosi a guardare quell’adorabile ragazzino.
 
- Gee? –
L’estate era sopraggiunta. Il caldo si appiccicava sulla pelle, il vento era scomparso in chissà quale continente e tutto sembrava essersi rallentato. Frank e Gerard erano sdraiati su un prato secco, all’ombra di un salice piangente dalle foglie altrettanto secche.
- Mh? – Gerard aveva gli occhi chiusi, la testa appoggiata al tronco dell’albero, le mani perse ad accarezzare i capelli morbidi di Frank. Quest’ultimo aveva la testa appoggiata sulle gambe di Gerard, le mani abbandonate sul ventre non più tanto piatto e scarno, le gambe distese, le caviglie incrociate.
- Ci credi nell’amore? – Da quella fredda sera, i due non si erano più lasciati. Avevano creato un’amicizia dal nulla, si volevano bene come se non avessero altro per cui vivere al mondo. E forse era proprio così.
- Perché me lo chiedi? – Gerard aprì lentamente gli occhi e si tuffò in quelli hazel dell’altro. Sentì il cuore prendere a battere velocemente, come un piccolo colibrì chiuso in una gabbia.
Frank arricciò le labbra e ci mise un po’ prima di rispondere, riflettendoci con attenzione.
- Beh, i tuoi genitori ti amano. Tuo fratello ti ama. Io sono solo, quindi forse non dovrei credere nell’amore… - Suonava come una domanda.
- E invece ci credi, non è vero? – Gerard sorrise, arricciando il piccolo naso all’insù. Frank arrossì e guardò altrove, poi si sollevò da Gerard. Strinse le ginocchia al petto, abbracciandole con le braccia e posandovi il mento sopra.
- Sì. Sono quasi sicuro che tu mi ami. – Lo disse a bassa voce ma non farfugliò. Come aveva detto, ne era abbastanza sicuro.
Gerard sghignazzò e scosse la testa. Quel ragazzino era così strano ma così puro. Poteva chiedere di meglio alla vita?
- E perché non ne sei completamente certo? – Gerard volse lo sguardo a Frank, anch’esso rivolto finalmente al suo.
- Perché non mi hai mai baciato. – E se possibile arrossì ancora di più. E se possibile Gerard si innamorò ancora di più.
Il moro si sporse e lasciò che le loro labbra si incontrassero. Leggere, come la neve che cadde dal cielo la sera in cui Gerard portò la coperta a Frank. Fresche, come l’aria della seconda sera in cui Gerard andò da Frank e gli portò del cibo.
E le loro lingue si incontrarono, calde e umide, come quell’estate che esplodeva intorno a loro in quel momento. Desiderose, come lo erano state sempre.
Il bacio non durò molto, ma bastò a far capire a entrambi che era giusto così. Era giusto che Gerard avesse salvato Frank e che Gerard si fosse innamorato di lui.
- Ti amo anche io. – Disse Frank sorridendo e accoccolandosi al petto del suo angelo.
 
 
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Ciao a tutti (?) non so mai come cominciare qui, uhm.
La storia è chiaramente ispirata alla canzone di Ed Sheeran, A team. Quel ragazzo è l’amore e quella canzone è tristissima ma bellissima.
Beh, io non so cos’altro dire >w<
Spero che la storia vi sia piaciuta e che vogliate recensire c:
Un bacio, Marceline- Flavia.
  
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