ad Harry, che mi sento in dovere di proteggere ogni istante della mia vita.
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Fermo.
La sua vita era stata ridotta ad un ammasso indistinto di momenti gelidi, di frasi imparate a memoria, di falsi sorrisi, di unghie nella carne per trattenere il bisogno di avvicinare le mani al corpo dell’altro.
Fermo.
La sua vita era un copione.
Era un attore, ma non bravo tanto quanto pensava di essere.
Qualche occhiata scappava al suo controllo, qualche volta l’istinto lo spingeva ad avvicinarsi a lui, il suo sguardo si faceva cupo quando riceveva quel 'no' secco e duro da parte dei suoi "registi".
E se c’era una cosa che sapeva fare veramente bene in quel caos che ormai era la sua vita, era soffrire. I pensieri si scontravano l’un l’altro nella sua testa, scoppiavano, urlavano, tremavano e lui stava per esplodere. Ma non doveva, non poteva.
Il suo compito era fingere, nascondere quell’atroce dolore che divorava la sua anima, che mordeva il suo cuore ad ogni battito, quel dolore che aveva reso la sua vita una continua lotta per la sopravvivenza.
Sorrisi. Sorrisi per le telecamere. Sorrisi per le fan. Sorrisi per cercare di nascondere un dolore ancora più forte.
Erano la sua copertura quei sorrisi, ma stavano per crollare.