Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
Ricorda la storia  |      
Autore: musa07    02/12/2012    3 recensioni
"Hibari Kyoya osservava il volto del ragazzo che gli dormiva affianco.
Per la prima volta, dopo tempo immemore, aveva permesso a Dino di fermarsi a dormire lì, a casa sua e ora, proprio non gli riusciva di addormentarsi."
Ecco l'altra one-shot che avevo promesso a Dino come sua debitrice per il fatto che si presta sempre simpaticamente a far da spalla comica alle mie 8059^^
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dino Cavallone, Kyoya Hibari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciaossu! Dino, come promesso eccoti la one-shot che ti dovevo come tua debitrice eterna per il fatto che ti presti sempre a fare la spalla comica nelle mie 8059^^.       Grazie Clau^^.ndDino
 
 
 
 
            “Non si può chiedere al sale di essere dolce”
 
 
 
 
Hibari Kyoya osservava il volto del ragazzo che gli dormiva affianco.
Per la prima volta, dopo tempo immemore, aveva permesso a Dino di fermarsi a dormire lì, a casa sua e ora, proprio non gli riusciva di addormentarsi.
Non sapeva se questa cosa fosse da imputare al fatto che, a memoria, non avesse mai dormito a letto con qualcuno - dove il “qualcuno”implicava anche un orsetto di peluche o di pezza quando era piccolo – e che quindi il respiro calmo e regolare dell’altro, il calore e l’odore della sua pelle, il peso del corpo, la sua stessa presenza, fossero registrati dal suo inconscio come un elemento estraneo e di disturbo per un corretto sonno ristoratore.
Ma perché gli aveva permesso di fermarsi a dormire, si stava crucciando dentro di lui non essendo in grado di darsi una risposta sennonché forse, nei meandri più reconditi e nascosti della sua anima, ne aveva sentito la necessità e il bisogno, imputabile anche alla sfuriata che, incredibilmente, Dino gli aveva fatto proprio quella sera, esasperato dai suoi continui atteggiamenti di apparente distacco e freddezza nei confronti suoi e del loro rapporto.
Dopo essersi rigirato sotto le coperte per l’ennesima volta, producendo uno sbuffo a metà strada tra l’irritazione e la rassegnazione, Hibari si mise di lato ad osservarlo. Osservava quel volto praticamente perfetto: i capelli biondi sparsi per il cuscino, i lineamenti delicati ma al contempo volitivi, la forma degli occhi, quegli occhi belli e streganti anche da chiusi, il naso perfettamente dritto, le morbide labbra leggermente schiuse che, perfino nel sonno quell’idiota incurvava in un sorriso appena accennato. Dino era bello da far star male.
E senza neanche accorgersene, dopo una titubanza iniziale - suo limite che lo portava sempre a schifare il contatto fisico con gli altri, se non fosse quello di pestarli a sangue - aveva iniziato a percorrere con un dito il profilo del suo volto. Ne seguiva con la punta il profilo perfetto, scrutando incuriosito l’alzarsi e l’abbassarsi ritmico del petto alla cadenza del respiro profondo e quieto che il sonno gli stava donando. Respiro calmo e regolare che niente aveva a che vedere con quello ansimante di qualche ora prima e Dino aveva una maniera così erotica e sexy di gemere di piacere quando godeva che gli rimbombava ancora nelle orecchie, e il ricordo era in grado di procurargli anche ora più di un brivido lungo la schiena.
Che enigma che era per lui quell’idiota! A cominciare dal fatto del perché uno solare, un cuor contento, uno di compagnia com’era Dino avesse ostinatamente scelto uno ombroso, taciturno, solitario come lui. Questo era e rimaneva un mistero della fede che non era in grado di spiegare neanche il percorso inverso, ossia perché lui, Hibari Kyoya, avesse permesso a uno come Dino Cavallone di avvicinarsi e accomunarsi a lui da tutto quel tempo.
Certo, all’inizio gli incontri/scontri che li avevano visti avvicinarsi, erano stati esaltanti. Al di là di quello che si poteva pensare a vederlo di fuori, Dino era un abile stratega nella lotta dove riusciva ad accomunare velocità, spietatezza, energia e intelligenza senza eguali e ogni volta gli dava del filo da torcere, non c’era che dire. Molto probabilmente era stato proprio quello ad attirarlo ed elettrizzare. I loro combattimenti erano qualcosa che lo galvanizzavano, su questo non c’era nulla da dire ma se qualcuno fosse stato così temerario dal chiedergli come mai, una volta che gli incontri avrebbero avuto motivo di esaurirsi visto che il giovane boss gli aveva insegnato tutto ciò che c’era da sapere, avessero continuato in quell’addestramento che via-via si faceva sempre più pressante e urgente da parte di entrambi, non sarebbe stato in grado di dargli una risposta. O per lo meno non sarebbe stato in grado di dargli una risposta sensata e sincera.
Quello che sapeva era che da lì all’essersi trovato Dino Cavallone sempre più tra i piedi nella sua esistenza, il passo era stato breve. Ancora ricordava quella sera in cui si era presentato a casa sua (e non seppe mai dirsi chi, come o perché gli avesse dato l’indirizzo, ma sospettava ci fosse lo zampino del bambino dallo strano capello) e le sue intenzione erano state più che chiare e, no: non erano quelle di allenarsi o di combattere, o per lo meno il tipo di allenamento o di contatto fisico che aveva in mente l’idiota dai capelli biondi era di tutt’altro genere rispetto al solito.
Ed ora eccoli lì. Ecco dove erano arrivati.
Hibari appoggiò una mano sul torace dell’altro, ad ascoltarne il cuore che batteva in petto con vigore e forza, proprio come Dino affrontava la vita. Con una carica, un’energia inesauribile che ben si manifestava nella sua aura magnetica, nella sua persona, nel suo essere. Kyoya era ben consapevole degli sguardi di ammirazione e approvazione che Dino si beccava quando camminavano per strada, quelle rare volte in cui gli aveva fatto gentile concessione di andar in giro insieme e quasi sempre era stato per trovarsi con quell’inutile ragazzetto che tutti si ostinavano a considerare il boss e quei personaggi svalvolati che gli gravitavano attorno, personaggi che lui giudicava terribilmente molesti dato che in più occasioni gli avevano fatto saltar per aria la sua adorata e amata scuola. Ce n’era per tutti i gusti non c’era che dire! L’idiota che urlava sempre invece di parlare con un tono di voce umanamente sopportabile, l’idiota piagnucolone e caccoloso che restava un idiota piagnucolone e caccoloso anche nella versione adulta, l’idiota dallo sguardo truce ma dal cuore tenero e l’idiota che, anche lui sempre con quella paralisi facciale sulle labbra, gli ricordava troppo l’idiota numero uno che gli stava dormendo affianco in quel momento e, proprio per questo, considerato ancora più irritante degli altri quattro.
Immerso com’era nei suoi pensieri, solo allora si accorse che le iridi marroni di Dino lo stavano fissando divertito.
- Da quanto sei sveglio? – gli chiese brusco, tentando di mascherare l’imbarazzo e cercando di ritrarre la mano che, ancora, era poggiata lieve su una guancia.
- Da un po’ … - fu la risposta sibillina e divertita del biondo che, seppur appena ridestato, fu più veloce di lui e riportò la mano di Hibari sulla sua guancia. D’altra parte, era così raro che Kyoya lo sfiorasse di sua spontanea volontà al di fuori dei rapporti, che proprio non gli si poteva dargli torto se desiderava mantenere ancora per un istante quel tipo di contatto.
Dino con lo sguardo dolcemente intrappolato nel torpore del sonno, se possibile, era ancora più intrigante e stuzzicante del solito. E quest’immagine, che Hibari vedeva per la prima volta, gli fu fatale perché in un attimo si trovò tra le braccia dell’altro, rapito e stretto nel suo abbraccio, con la testa che affondava sul suo petto ancora nudo.
- Ohi! Mollami subito stupido Cavallone! – si ribellò lui, cercando di divincolarsi da quella stretta salda ma senza riuscirvi, sì perché ne aveva di energia e forza quell’idiota quando si metteva. Così come aveva un’autorità e un ascendente ammaliatore da far invidia a chiunque quando voleva. E che ovviamente, usava solo con lui, per farlo capitolare.
- Non ci penso nemmeno Tato! Voglio tenerti tra le mie braccia per tutta la notte. – si divertì a punzecchiarlo, dato che conosceva molto bene i suoi punti deboli, nonché le sue manie e fisime.
- Non sperarci neanche se vuoi aver salva la vita! E non chiamarmi tato!!! – gli sibilò contro inviperito e lottando ancora per la sua libertà, non riuscendo a capire come mai quell’idiota ci tenesse così poco alla sua vita, dato che era poco ma sicuro che, non appena fosse riuscito a liberarsi, per l’altro era la fine. E il ragazzo biondo pensò bene di peggiorare ulteriormente la sua situazione già precaria, mettendolo sotto di sé con un movimento fulmineo e flessuoso e iniziando a coprire il suo volto di piccoli baci leggeri, sussurrandogli smancerie e moine nelle orecchie che avevano il potere di infastidirlo e creare istinti omicidi nei suoi confronti ancora di più. Possibile che non lo capisse!
Ecco un’altra cosa che non riusciva proprio a spiegarsi Hibari Kyoya, ossia perché quell’unico neurone che girava nella scatola cranica di Dino Cavallone, non funzionasse sempre a dovere.
 
 
FINE
 
Clau: Si vede che si avvicina Natale, siamo tutti più buoni. Me compresa! Hai visto magicDino che bella one-shot ti ho scritto?
Gokudera: Ma se lo dice da sola che è bella la fic?!
Hibari: Sì, ridicola veramente.
Clau: Perché sono sola con voi due oggi in queste note finali?
Gokudera: Sì, in effetti non capisco perché io ci sia sempre. Ciao, me ne vado.
Clau: Noo, Goku ti prego: non mi lasciare qui da sola con questo pazzo scatenato di Hibari. Sai che mi fa pauraT_T
Gokudera: Arrangiati! Ciao!
Clau: T_T Ma tu guarda questo.
Hibari: Allora, di che morte vuoi morire?
Clau: -______- E meno male che a Natale dovremmo essere tutti più buoni … Aiutatemi T_T
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn / Vai alla pagina dell'autore: musa07