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Autore: RakyKiki    04/12/2012    2 recensioni
Rachel torna a Beacon Hills dopo nove anni, e si ritrova catapultata in un mondo popolato da licantropi; la sua città natale che aveva sempre creduto fosse piuttosto tranquilla si rivela quindi un luogo molto più pericoloso del previsto.
Ambientata in un AU, questa fanfiction contiene spoiler sulla seconda stagione, quindi chiunque non voglia rovinarsi la sorpresa della seconda stagione conviene che non la legga ;) A tutti gli altri auguro una buona lettura!
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Past, present and future. '
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20

XX Capitolo: The undeniable power of human love.

 

“Vuoi il mio aiuto?”  chiese Rachel abbassando la mazza.

“Si, ma prima che ne dici di un caffè?” chiese speranzoso Peter, sfoderando un sorriso.

Rachel alzò gli occhi al cielo e preparò i caffè.

“Certo che sei diventata proprio bella, e da quanto vedo mio nipote sembra essersene accorto! Anche se a giudicare dalla massiccia presenza dell’odore di Stiles deduco che tu stia con il piccolo umano. E’ incredibile quanto sia intelligente e sveglio. Sarebbe un beta perfetto, peccato abbia rifiutato il mio morso.” Disse sorridendo il vecchio Alpha.

“Qual è il punto Peter?” chiese Rachel un po’ spazientita.

“Gerard ha un piano: ora che Matt è morto e…” iniziò a spiegarsi l’uomo quando la ragazza lo interruppe.

“Matt è morto? Come, quando è successo?” chiese incredula.

“Poco fa alla stazione di polizia c’è stato un bel po’di casino con il Kanima e gli Argent ed il risultato è stata la morte di Matt, senza contare che quella bellissima donna che è la madre di Scott ha scoperto la verità sul figlio. Quel che è peggio è che quel vecchio pazzo è diventato il padrone del lucertolone, e non oso immaginare cosa potrà mai fare con lui.” Concluse Peter stiracchiandosi sulla sedia.

“Stanno tutti bene?” chiese allarmata la ragazza.

“Si non ti preoccupare. Ed ora arriviamo alla parte in cui entri in azione tu: anche io ho un piano, e suddetto piano include l’uccisione del Kanima ma al tempo stesso il salvataggio di Jackson.”

“Come?”

“In quale momento il Kanima non è Jackson?”

“Quando è il Kanima.”

“Esatto, ed in quel momento non è vulnerabile mentre lo è quando Jackson è se stesso. Il piano è quello di uccidere il Kanima nell’unico momento in cui è vulnerabile: quando Jackson è a metà tra la sua forma umana e rettile. Tu dovrai distrarre Gerard, mentre la dolce Lydia si occuperà del nostro amico, in modo che io e mio nipote potremo poi liberare quel povero ragazzo da tutto ciò che sta passando. Ci stai?” le chiese Peter alzandosi e dirigendosi verso la porta sul retro.

“Rischierei di farmi scoprire dagli Argent.” Rispose Rachel seguendolo.

“Oh ma sanno già cosa sei, mia piccola ed ingenua Rachel. Solo non lo sanno tutti i membri della famiglia.”

“Gerard, Allison e Chris.”

“Esatto, tutti gli altri no.” Rispose Peter ed uscì dalla porta.

“Aspetta! Cosa devo fare!?” urlò la ragazza rincorrendolo.

“Quando sarà il momento ti contatterò. Salutami il tuo caro zietto!” rispose lui scomparendo nel fitto della foresta.

Rachel rimase per un momento sulla soglia della porta,  poi corse a prendere le chiavi dell’auto quando si ricordò di non averle. Corse in garage e, presa la bici, si diresse velocemente alla stazione di polizia. Aveva bisogno di sapere se Stiles e suo zio stavano bene.

Arrivò davanti all’edificio ed abbandonò la bici davanti alla macchina di Derek.

Entrò dentro ma venne fermata dallo zio.

“Cosa ci fai qui! Ti avevo detto di stare a casa!” le disse portandola fuori.

“Peter è venuto da me e mi a detto cos’è successo e volevo sapere se stavate tutti bene. Dov’è Stiles?”

“Peter?”

“Sì, è tornato in vita ma non è questo l’importante. Stiles?”

“E’ con suo padre, stanno rispondendo a delle domande. Gli Argent sono già andati via.”

“Gerard è il nuovo padrone.”

“Di chi?”

“Del Kanima, ha ucciso Matt ed è diventato lui il padrone. E sa cosa sono, lo sanno zio.” Disse Rachel, facendo bloccare l’uomo sul posto.

“…Ne parliamo dopo a casa.” Rispose soltanto David, dopodichè aprì la portiera alla nipote e si sedette al posto del guidatore.

Per tutto il tragitto aveva pensato e ripensato a cosa fare e l’unica soluzione fattibile era andarsene il più lontano possibile sperando che i cacciatori non li seguissero.

“Tempo una settimana, massimo dieci giorni e partiamo.” Comunicò alla nipote una volta giunti a casa.

Rachel si fermò sulle scale e si voltò verso lo zio.

“Cosa? No, io non me ne vado!” rispose.

“Lo farai. Andremo dalla zia Muriel e staremo con lei. Domani la chiamo per informarla.”

“No! Non sappiamo nemmeno che intenzioni abbiano gli Argent! Perché scappare?”

“Che intenzioni credi che abbiano Rachel! Ti uccideranno appena ne avranno l’occasione, ecco cosa faranno! E non andrai alla partita di lacrosse di questa settimana ma resterai qui mi sono spiegato?” rispose severo l’uomo con un mezzo ringhio.

Rachel stava per rispondere quando sentì l’auto di Stiles che veniva parcheggiata nel vialetto.

Senza pensarci due volte corse fuori e quando lo vide scendere dall’auto si fiondò letteralmente su di lui e per poco non lo fece cadere a terra.

“Hei… sto bene tranquilla.” Disse il ragazzo abbracciandola.

Rachel si staccò un po’ ed istintivamente iniziò ad annusarlo e strusciò il viso sul collo del ragazzo.

“Stai bene… Non hai idea di quanto fossi preoccupata! Quando Peter è venuto da me e mi ha detto che c’erano stati dei problemi alla centrale mi sono spaventata. Oh quasi dimenticavo, sì Peter è tornato in vita grazie a Lydia, ma non so bene in che modo.” Disse tutto d’un fiato la ragazza per poi dare un bacio al ragazzo.

“Quell’uomo è estremamente inquietante.” Rispose Stiles stringendo di più la ragazza a sé.

“Mi accompagni in casa? Io… non mi va di stare da solo. Sai, papà sta ancora rispondendo alle domande e poi parteciperà alle ricerche di Matt…”

“Matt è morto, lo ha ucciso Gerard che è diventato il nuovo padrone di Jackson.” Rispose Rachel incamminandosi con il ragazzo.

“Oh male, molto molto molto male… Ma rimandiamo a domani questo discorso ok?” rispose Stiles aprendo la porta di casa.

Rachel poteva sentire la paura che si era impossessata del ragazzo e vedeva come saltasse ad ogni minimo rumore inaspettato.

“Hai una soffitta da cui si veda il cielo?” chiese ad un tratto la ragazza.

“Si, perché?”

“Vedrai. Prendi una coperta Batman.” Rispose Rachel alzandosi dal letto su cui si erano sdraiati abbracciati l’uno all’altra.

Stiles fece come le aveva chiesto la ragazza e le fece strada.

Certo quel luogo non era dei più puliti tra le ragnatele e la polvere, ma dalla finestra più grande avevi una vista spettacolare sul cielo.

Stiles si rifugiava spesso in quel posto quando combinava qualche marachella da bambino.

Stesero la coperta proprio sotto quella finestra e la ragazza vi si sdraiò sopra, facendo segno al ragazzo di imitarla.

“Devi rilassarti almeno un po’ e ti aiuterò a farlo.” Disse Rachel una volta che Stiles fu accanto a lei.

“Chiudi gli occhi.” Gli ordinò ed il ragazzo obbedì.

“Ora immagina di essere su un’isola deserta, senti il rumore delle onde intorno a te. Riesci a sentirle?”

“Si, ci riesco.”

“Bene, ora immagina che sia sera, e tu sei sdraiato sulla sabbia a guardare il cielo. Ora apri gli occhi e magia! Sei sull’isola.” Disse la ragazza.

Incredibile ma vero, a Stiles sembrava di essere davvero su quell’isola a fissare il cielo notturno.

Istintivamente prese la mano della ragazza nella sua e disse:
“Però con me ci sei anche tu.”

Rachel sorrise ed insieme fissarono il cielo fuori dalla finestra senza dire nulla, l’unico rumore era quello dei loro respiri e dei loro cuori.

“Dove hai imparato? A fare questa cosa intendo.” Chiese rompendo il silenzio il ragazzo.

“Me lo ha insegnato la mamma. Quando papà è morto avevo paura a dormire da sola e la mia cameretta aveva una finestra proprio come questa. Ci mettevamo sul letto e quando iniziavo ad avere attacchi di panico o a piangere mamma mi raccontava questa storia, se così possiamo definirla. Questa sera l’ho rivista, mia madre. Credo fosse un’allucinazione dovuta allo strozzalupo…” rispose Rachel lasciando a metà la frase.

“E’ passato ormai, qualsiasi cosa tu abbia visto, per quanto dolorosa possa esser stata, ricordati che non era vera.” Disse Stiles attirando a sé la ragazza ed abbracciandola.

Si addormentarono così, e quando il giorno dopo lo sceriffo tornò a casa li trovò ancora abbracciati.

Non li svegliò.

Lasciò un biglietto al figlio con scritto che quel pomeriggio avrebbe parlato con la psicologa della scuola per “superare” il trauma della notte precedente ed andò a dormire esausto.

 

***

 

“Sai che quando stai affogando, non inali realmente finchè non svieni? E’ chiamata apnea volontaria. E’ come se, non importa quanto tu stia avendo paura, l’istinto di non far entrare l’acqua è così forte che non apri la bocca finchè non senti che la tua testa sta esplodendo. Ma poi, quando finalmente inspiri, ecco quando smette di far male. Non fa più paura. E’ una sorta di pace in realtà.” Disse Stiles alla psicologa mentre continuava a disfare e rifare la rete della mazza di lacrosse.

“Stai dicendo che speri che Matt abbia avuto un po’ di pace nei suoi ultimi momenti?”

Stiles espirò rumorosamente, quasi sbuffando, ed alzò il viso in modo da poter guardare la Morrel negli occhi.

“Non mi dispiace per lui.”

“Riesci a dispiacerti per il Matt di nove anni che è affogato?”

“Il fatto che un gruppo di idioti l’abbia trascinato in una piscina dove non sapeva nuotare, questo non gli da affatto il diritto di andare ad ammazzarli tutti, uno per uno.
E comunque, mio padre mi ha detto che hanno trovato un sacco di foto di Allison sul computer di Matt. E non solo due. Cioè, lui si è inserito nelle foto con photoshop.
Cose come, loro che si tengono la mano e si baciano. Come se avesse costruito un’intera relazione finta.
Allora sì, forse affogare quando aveva nove anni è stato ciò che l’ha mandato fuori di testa, ma quel ragazzo era già decisamente salito sul treno dei pazzi!”

“Una cosa positiva, però, è uscita fuori. Tuo padre ha riavuto il posto, giusto?”

“Sì.
Sì, ma sento ancora che c’è qualcosa di strano tra noi. Non so. Tipo la tensione quando parliamo.
E la stessa cosa vale con Scott.”

“Gli hai parlato da ieri sera?”

“No, quasi per niente. Cioè, lui ha già i suoi problemi da affrontare.” Rispose Stiles, lasciando da parte il fatto che la madre dell’amico fosse terrorizzata dal figlio.

“Non credo abbia parlato nemmeno con Allison. Ma questa potrebbe essere stata più una scelta di lei. Sai, la morte della madre l’ha scossa molto. Ma credo l’abbia fatta avvicinare al padre.
Jackson?
Jackson non è stato molto se stesso ultimamente.
In realtà la cosa divertente è che, adesso, Lydia è l’unica che sembra la più normale.
Persino Rachel ha i suoi problemi da dover affrontare con suo zio e se stessa.”

“E cosa mi dici di te, Stiles? Hai un po’ di ansia per la partita di campionato di domani sera?”

“Perché me lo sta chiedendo?” chiese il ragazzo mentre teneva con la bocca un laccio della rete.

Quando se ne rese conto, allontanò la mazza dalla bocca e rispose.

“No. Io… non ho mai giocato veramente. Ma, dato che uno dei miei compagni è morto e l’altro è scomparso, chi lo sa, giusto?”

“Intendi Isaac. Uno dei tre fuggitivi. Non hai più sentito nessuno dei tre, no?”

“Come mai non sta annotando nulla?”

“Lo faccio dopo l’incontro.”

“La sua memoria è così buona?”

“Perché non torniamo a parlare di te?” chiese la Morrel e Stiles alzò gli occhi al soffitto per poi abbassarli sulla mazza da lacrosse.

“Stiles?”

Il ragazzo alzò gli occhi e fissò la donna.

“Sto bene.” Disse per poi sedersi meglio sulla sedia e prima di continuare prese un respiro profondo.

“Sì, a parte che non dormo, salto per ogni cosa, la paura costante, irrefrenabile, schiacciante che qualcosa di terribile stia per accadere.”

“E’ chiamata ipervigilanza, la sensazione persistente di essere in pericolo.”

“Ma non è solo una sensazione. E’… è come un attacco di panico. Come se non riuscissi nemmeno a respirare.”

“Come se stessi affogando?”

“Sì.”

“Allora, se stai affogando, e provi a tenere la bocca chiusa, fino all’ultimo momento, cosa accadrebbe se scegliessi di non aprire la bocca? Per non far entrare l’acqua?”

“Beh si fa comunque. E’ un riflesso.”

“Ma se tieni duro fino a quando il riflesso non si manifesta, hai più tempo no?”

“Non molto tempo.”

“Ma più tempo per combattere per andare in superficie?”

“Credo di sì.”

“Più tempo per essere salvato?”

“Più tempo per stare in un dolore agonizzante. E si dimentica della parte in cui senti come se la tua testa stesse esplodendo?!”

“Se è per sopravvivere, non vale la pena soffrire un po’?”

“E se peggiora e basta? E se è sofferenza adesso e poi… e poi solo l’inferno dopo?”

“Allora pensa a quello che Winston Churchill disse una volta: ‘Se stai attraversando l’inferno, continua a camminare.’” Rispose la Morrel e Stiles non fece altro che annuire, più a se stesso che alla donna.

*** 

Derek continuava a cercare delle risposte.

Ogni libro che sfogliava veniva poi gettato a terra, catalogato come totalmente inute.

Doveva capire come uccidere il Kanima.

Doveva capire come sfuggire ai cacciatori.

Doveva capire come tenere unito il branco.

Dei passi attirarono la sua attenzione.

I battiti dei loro cuori erano veloci, segno che ormai avevano deciso.

“Avete deciso.” Disse girandosi verso Erica e Boyd.

“Quando?” aggiunse con aria dura.

“Stasera.” Rispose la bionda.

“Saranno tutti alla partita e abbiamo pensato fosse il momento migliore.” Aggiunse Boyd.

“Non è che vogliamo farlo.” Disse Erica.

“Che cosa volete?” chiese spazientito l’Alpha.

“Dato che ho compiuto diciassette anni il mese scorso non mi dispiacerebbe prendere la patente. Non posso prenderla da morta sai?” rispose sempre la bionda.

“Beh vi avevo detto che c’era un prezzo da pagare.” Rispose Derek.

“Non ci avevi detto sarebbe stato tanto alto.” Rispose Boyd.

“Si ma vi ho insegnato come sopravvivere! A farlo come un branco! E non c’è un branco senza un’Alpha.” Rispose Derek dando loro le spalle, salvo girarsi nuovamente quando Boyd rispose.

“Lo sappiamo.” Disse il ragazzo.

“Volete cercarvi un altro branco? Avete almeno idea di come trovarlo?” chiese scettico l’Alpha.

“Forse l’abbiamo già fatto.” rispose Boyd.

“All’improvviso abbiamo sentito tutto questo ululare. Era incredibile.” Aggiunse Erica.

“Ce ne devono essere stati a dozzine!” rincarò Boyd.

“Forse anche di più.” Rispose ancora la bionda.

“Sì, o forse solo due. Sapete cos’è l’effetto ‘beau geste’? Se modulano i loro ululati con un rapido cambio di tono, due lupi riescono a sembrare venti!” rispose Derek.

“Ascolta, non importa ok? Qua fuori c’è un altro branco. Ci deve essere. Abbiamo deciso ormai.” Rispose Erica avvicinandosi di più a Boyd.

“Abbiamo perso Derek. E’ finita. Ce ne andiamo.” Disse il ragazzo.

“No. No, voi state scappando. E, se cominciate, non finirete più di farlo. Sarete sempre in fuga.” Rispose l’Alpha.

Erica prese per mano Boyd che stava per replicare e se ne andarono.

Avevano fatto la loro scelta.

Certo sbagliata, ma avevano scelto, e Derek sapeva di non poter fare più nulla.

Si voltò nuovamente verso i libri e prese in mano un frammento di specchio che lanciò contro l’uomo alle sue spalle.

“Mi aspettavo un benvenuto leggermente più caloroso. Ma… messaggio ricevuto.” Disse Peter allontanando il pezzo di vetro che aveva fermato a pochi millimetri dalla pelle della sua gola.

“Certo che ti sei cacciato in una bella situazione, Derek. Voglio dire, sono fuori dai giochi per un po’ e all’improvviso ci sono uomini lucertola, vecchi psicopatici e tu vai in giro a mordere ogni adolescente privo d’autostima della città.” Aggiunse con un tono che aveva del divertito.

“Che cosa vuoi.” Chiese con tono severo l’Alpha.

“Beh, voglio aiutarti. Sei mio nipote. L’unico parente che mi è rimasto. Sai, c’è ancora un sacco che ti posso insegnare. Possiamo solo farci due chiacchere?” chiese lo zio avvicinandosi al nipote e posandogli una mano sulla spalla.

“Certo.” Rispose Derek spostando lo sguardo sulla mano dello zio.

“Parliamo.” Disse ancora per poi spingere Peter contro le scale dell’ingresso.

“Non penserai davvero che voglia essere un Alpha un’altra volta? Non è stata la mia prestazione migliore, considerando che è finita con la mia morte. Cioè, di solito sono più… Ok, fai pure! Avanti fallo! Colpiscimi, colpiscimi!” disse Peter dopo l’ennesimo colpo da parte del nipote.

“Capisco che sia un momento difficile per te. Stai lasciando andare tutta la rabbia, l’odio per te stesso, e l’odio che proviene dal totale e completo fallimento. Io sono quello che prende le botte, Derek, ma tu sei già stato picchiato. Quindi fai pure. Colpiscimi, se questo ti fa stare meglio. Dopotutto ho detto che volevo aiutare.” Disse ancora.

Derek caricò un altro pugno ma non lo sferrò e lasciò andare lo zio.

“Tu non mi puoi aiutare.” Disse con il fiato corto per la rabbia l’Alpha.

Andò a sedersi su uno scatolone in quello che una volta era un salotto e si massaggiò la mano.

“Vedi? Il primo esempio. Non sto guarendo in fretta. Tornare dal mondo dei morti non è una cosa facile, sai. Non sono più forte come un tempo. Ho bisogno di un branco. Di un Alpha come te. Ho bisogno di te, quanto tu ha bisogno di me.” Disse Peter specchiandosi in quel frammento di specchio.

Derek emise una brava risata, del tutto priva di felicità.

“Perché dovrei volere aiuto da uno psicopatico?” chiese l’Alpha.

“Punto primo, non sono uno psicopatico. E comunque, tu sei quello che mi ha tagliato la gola. Ma siamo tutti in una fase transitoria, giusto? Quindi abbiamo bisogno l’uno dell’altro. A volte, quando hai bisogno d’aiuto, ci si rivolge a persone inaspettate.” Rispose lo zio.

Derek, spazientito, si allontanò da quell’uomo che era stato in così poco tempo di capire tutto il casino che aveva dentro e si andò a sedere sulle scale, seguito a ruota dallo zio.

“Hai provato a crearti il tuo branco. Hai cercato di prepararti al peggio. Non eri pronto. Perché Gerard sta vincendo. Si è preso il suo tempo. Sta giocando con Scott. Sta cercando voi lupi, uno ad uno. Sta assaporando la sua vittoria!” disse Peter.

“Che ne dici di dirmi qualcosa che non so già?” rispose seccato l’Alpha.

“Oh lo sto per fare. E ti farà capire perchè dovresti fidarti di me. Perché hai bisogno di fidarti di me. Perché ti sto per spiegare come fermare Jackson.”

“Che intendi dire? Sai come ucciderlo?”

“A dire la verità, come puoi salvarlo. C’è un mito secondo cui puoi curare un licantropo semplicemente chiamandolo con il suo nome di battesimo.”

“E’ solo un mito.”

“Beh, a volte i miti e le leggende nascondono una piccola verità. I nostri nomi sono un simbolo di ciò che siamo. Ma un kanima non ha identità. Ecco perché non cerca una scatola vuota.”

“Cerca un padrone.”

“E chi altri cresce senza origini? Senza identità?”

“Un orfano.”

“Come Jackson. Ed ora, la sua identità è scomparsa dietro la sua pelle da rettile. Devi farlo tornare indietro.”

“Come?!” chiese esasperato Derek.

“Attraverso il suo cuore! Come sennò!?” rispose Peter.

“Sai, nel caso non l’avessi notato, Jackson non ha poi così tanto cuore per iniziare.”

“Non è vero. Non lo ammetterebbe mai ma c’è una persona. Una giovane donna con cui Jackson ha un vero legame. Una persona che potrebbe raggiungerlo. Che potrebbe salvarlo.”

“Lydia.”

“Sai, il tuo miglior alleato è sempre stata la rabbia Derek. Ma quello che ti manca di più è un cuore. Ecco perché hai sempre saputo di aver bisogno di Scott più di chiunque altro. E anche uno morto e bruciato dentro come me ha di meglio da fare che sottovalutare il semplice eppure innegabile potere dell’amore umano.” Rispose Peter sorridendo al nipote.

 

 


***

 

 

 

“Vai al supermercato e prendi qualcosa da mangiare. Andrò io al tuo posto ad aiutare Peter e gli altri. Raggiungi la zia Muriel prima che puoi e non tornare indietro.” disse David mentre chiudeva il bagagliaio della macchina della nipote, seduta al posto di guida. Suo zio aveva anticipato la partenza a quella sera, dopo che aveva saputo di Peter e del suo piano.

“Non salutare Stiles. Non salutare nessuno. Non devono sapere che te ne stai andando, intesi?” le chiese e la ragazza annuì.

Prima aveva visto Stiles entrare in casa con il volto pieno di lividi e sangue ed aveva provato ad andare da lui, ma era stata bloccata dallo zio.

“Starà bene non preoccuparti. E’ un ragazzo intelligente, capirà. Quando questa storia sarà finita dirò a Derek dove ci troviamo, nel caso avessimo bisogno d’aiuto. Ora vai Rachel.” Disse lo zio e quando vide che la ragazza non accennava a partire aggiunse “Va’!” con tono severo, facendo sobbalzare la ragazza che mise in moto e partì.

Aveva la vista appannata dalle lacrime e sapeva che stava sbagliando ad andarsene in questo modo.

Quando posteggiò nel parcheggio del supermercato ricevette un messaggio da Stiles:

“Dove sei? La tua macchina non c’è e nemmeno quella di tuo zio.”

Spense il cellulare.

Non ce la faceva a vedere il volto di Stiles che sorrideva tutte le volte che le arrivava un messaggio.

Entrò nel supermercato e si diresse subito verso i dolci. Prese quante più schifezze poteva e quando svoltò in un’altra corsia andò a sbattere contro una donna, facendo cadere tutto ciò che aveva tra le mani.

“Scusi, non l’avevo vista.” Disse prontamente la ragazza, chinandosi per raccogliere ciò che le era caduto.

“Non preoccuparti, succede.” Rispose la donna con voce ipnotica mentre aiutava Rachel.

Quando ebbe raccolto tutto la ragazza guardò la donna: era alta, snella, un fisico atletico, i capelli scuri e corti e la carnagione mulatta. Quel che più colpì la ragazza però fu lo sguardo della donna: sembrava scavarle dentro l’anima, la guardava come se la conoscesse.

E poi aveva quell’odore, così simile a quello di…

“Derek.” Sussurrò la ragazza.

“Come scusa?” Rispose la donna sorridendole.

“Niente, pensavo ad alta voce.” Rispose la ragazza.

“Kalì!” Esclamò un uomo, vestito con giacca e cravatta, occhi quasi blu e capelli castano chiaro.

“Arrivo Deucalion. E’ stato un piacere conoscerti Kiki.” Rispose la donna e raggiunse l’uomo col quale uscì poi dal supermercato.

Rachel era perplessa.

Come faceva quella donna a conoscere il suo nome?

Perché aveva un odore simile a quello di Derek?

Perché quello che sembrava il suo compagno aveva anche lui un odore familiare?

Decise di non pensarci ed andò alla cassa, pagò e tornò in macchina.

Riprese a guidare ma dopo cinque minuti si fermò.

Doveva tornare indietro.

La sua famiglia, il suo branco, le persone a cui più voleva bene erano rimaste e rischiavano la loro vita mentre lei scappava via.

Non le importava che suo zio si incazzasse, non poteva abbandonarli.

Fece inversione di marcia e si diresse verso casa.

Scese velocemente dall’auto ed entrò nel garage.

Aprì una cassa da cui prese una pistola che caricò con proiettili allo strozzalupo e prese un paio di caricatori di riserva.

Se pensavano che sarebbe giunta in loro aiuto a mani vuote si sbagliavano di grosso.

Suo zio le aveva insegnato come usare una pistola, quindi perché sprecare l’occasione di mettere in pratica i suoi insegnamenti?

Uscì dal garage e risalì in macchina e solo in quel momento si rese conto che la macchina di Stiles non c’era.

Partì velocemente diretta al vecchio deposito dei treni.

Quando entrò vide Scott, Derek ed Isaac combattere contro il kanima.

Derek lo colpiva e veniva lanciato dal lato opposto, poi arrivava Scott che faceva la stessa cosa ed idem Isaac che venne però raggiunto da Allison che pensò bene di usarlo come affila coltelli.

Con una mossa repentina il kanima graffiò Derek che cadde a terra semi paralizzato.

Rachel vide suo zio, vivo e paralizzato, tenuto in piedi da Chris.

Gerard scambiò qualche battuta con Scott e Chris, ma Rachel non riuscì a capire cosa stessero dicendo poiché era troppo lontana.

Scott si avvicinò a Derek e lo sollevò, portandolo verso Gerard.

“No Scott, non farlo. Sai che mi ucciderà una volta che avrà ottenuto ciò che vuole. Sarà un Alpha.” Disse Derek.

“E’ vero. Ma penso che lo sappia già, vero Scott? Sa che il premio finale è Allison. Fai questo piccolo lavoro per me e loro potranno stare insieme. Tu sei l’unico pezzo che non va bene Derek. E nel caso in cui tu non l’abbia ancora capito, non c’è competizione con un giovane amore.” Rispose Gerard sorridendo soddisfatto mentre Scott fece in modo che Derek aprisse la bocca e sfoderasse le zanne.

Fu in quel momento che Rachel smise di pensare.

Se il problema per Scott era l’incolumità di Allison, avrebbe fatto in modo che questa fosse salva.

Prese la mira e premette il grilletto.

La pallottola si conficcò nel collo del kanima, che lasciò andare la presa sulla ragazza e si voltò verso di lei.

“Oh Rachel, ma che piacevolissima sorpresa! Sei venuta qui per salvare l’Alpha e il tuo branco? Che pensiero delizioso. Peccato che quella pistola non ti serva a nulla.” Disse Gerard con tono canzonatorio.

Rachel per tutta risposta puntò la pistola verso il vecchio che però rise.

“Non avresti mai il coraggio di uccidermi, piccola Rachel. Hai sparato a Jackson solo perché sapevi che non gli avresti fatto del male. Quanto sei ingenua.” Disse ancora il vecchio, che fissò per un breve istante il kanima e poi tornò a concentrarsi su di lei.

“E’ un peccato che tu non assista alla morte del resto della tua famiglia e del tuo branco, ma la vita va così a volte.” Disse Gerard.

Appena il vecchio ebbe finito di parlare il kanima si diresse verso la ragazza, che gli puntò la pistola contro.

“Guarda come sono buono Derek, ti permetto di vedere la fine della vita della tua genitrice! Sono convinto che ti piacerà come spettacolo, dopotutto sei abituato a veder morire tutte le persone che ami.” Disse ancora il vecchio.

Ormai Jackson era sempre più vicino e Rachel camminava all’indietro per mantenere le distanze ma sapeva che per uscire viva da quella situazione avrebbe dovuto sparare.

Non voleva fargli del male, ma doveva sopravvivere.

Esplose uno, due, tre, quattro colpi, tutti a segno, ma il kanima non accennò a fermarsi.

Continuò a sparare e cambiò il caricatore mentre continuava ad indietreggiare.

Improvvisamente la lucertola spiccò un balzo e scomparve alla vista.

Rachel iniziò a guardarsi intoro, ma non riuscì a vedere Jackson da nessuna parte.

Un movimento alle sue spalle la fece voltare e si ritrovò il kanima difronte che, una volta che l’ebbe disarmata, la prese per la gola, sollevandola da terra.

Da qualche  parte qualcuno, probabilmente suo zio o Derek, ringhiò.

Rachel non riusciva a respirare.

La vista iniziò ad appannarsi e le orecchie a fischiare.

Il kanima aumentò la presa e la ragazza chiuse gli occhi.

Sapeva che ormai le mancava poco prima di perdere i sensi.

Pensò a Stiles, a quanto avrebbe voluto salutarlo un’ultima volta.

Pensò a suo zio, che sapeva la stesse guardando, probabilmente con lo sguardo in preda al terrore.

Pensò a Derek, che continuava a ringhiare.

Pensò ai suoi genitori, che probabilmente avrebbe rivisto molto presto.

Pensò…

E ad un tratto la presa intorno alla sua gola scomparve e l’aria tornò dolorosamente ad entrare nei suoi polmoni.

Aprì gli occhi e capì di essere distesa a terra, il kanima poco più in la che lottava con Isaac.

L’urlo di Gerard attirò la sua attenzione e vide il vecchio tenere il braccio teso verso l’alto, il segno di un morso ben visibile.

Ad un tratto però dalla ferita, dagli occhi, dalle narici, dalle orecchie e dalla bocca iniziò a colare un liquido nero.

“Strozzalupo!” esclamò il vecchio per poi cadere a terra e vomitare un’ingente quantità di quella poltiglia nera.

“Uccidili tutti!” urlò al kanima prima di crollare a terra.

I presenti si guardarono tutti per un momento, quando un’auto, più precisamente la povera vecchia Jeep di Stiles, irruppe nel magazzino e prese in pieno il Kanima, che si stava preparando a combattere.

“L’ho preso?” chiese voltandosi verso Lydia che era seduta vicino a lui.

“Sì!” rispose Scott, quando però il kanima saltò sul cofano dell’auto e i ragazzi uscirono velocemente dall’abitacolo.

Il ragazzo raggiunse Scott, ma Lydia si fermò davanti al kanima.

“Jackson!” esclamò tenendo tra le mani una chiave.

Il kanima la prese in mano e tornò semi trasformato.

Si allontanò da Lydia e si voltò verso Derek, facendogli un cenno d’assenso.

L’Alpha e Peter scattarono e trafissero il ragazzo con gli artigli, dopodiché si allontanarono e lasciarono che Lydia lo raggiugesse.

“Tu ancora…Tu ancora.” Tentò di dire Jackson.

“Sì, ti amo ancora.” Rispose la ragazza senza riuscire a trattenere le lacrime abbracciando il ragazzo. Appoggiò il suo corpo a terra e si rialzò quando Jackson iniziò a guarire. Si alzò da terra e quando aprì gli occhi erano di color azzurro elettrico.

Ringhiò forte, dopodichè, tornato normale, corse ad abbracciare Lydia, sotto lo sguardo stupefatto di tutti i presenti.

Intanto Stiles aveva raggiunto Rachel e la teneva stretta a sé senza mostrare la minima intenzione di voler sciogliere l’abbraccio.

Il rumore di una pistola che veniva caricata attirò l’attenzione del ragazzo che sciolse l’abbraccio.

Chris Argent stava puntando l’arma verso Rachel, sebbene sembrasse combattuto se premere il grilletto.

“Papà non farlo!” urlò Allison raggiungendo il padre.

“Devo, è uno dei pilastri del codice.” Rispose l’uomo con espressione dispiaciuta.

Stiles si mise tra il cacciatore e la ragazza, facendole scudo con il suo corpo e fissando l’uomo con sguardo di sfida.

“Lei può essere l’eccezione che conferma la regola! Papà ti prego!” insistette Allison, strattonando il padre.

Chris tenette ancora la pistola puntata verso la ragazza per un lasso di tempo che parve infinito, poi l’abbassò e dopo aver fatto un cenno d’assenso uscì dal magazzino.

“Serata a dir poco movimentata!” esclamò Peter, dando una pacca sulla spalla al nipote mentre aiutava David a camminare, ancora paralizzato dal veleno del kanima.

“Andiamo, -disse Rachel prendendo la mano di Stiles nella propria- andiamo a casa.”

 

 

 

NdA:

Eccoci finalmente giunti all’ultimo capitolo!
Ma attenzione attenzione!

Manca ancora l’epilogo, che ho deciso di pubblicare separatamente! :D

Che dire?
I ringraziamenti smielosi li riservo per l’epilogo, per ora mi limito a ringraziarvi tutti quanti per essere arrivati fino a questo punto!
Ma avete visto che bel capitolone lungo lungo??
Sono ben 17 pagine gente, ho battuto ogni mio record! :D

Detto questo, vi ringrazio in anticipo se aveste voglia di lasciare una recensione piccina, piccina, picciò :3

Mi fareste davvero contenta! :D

Ok ora vado, a presto lupetti!

Saluti,

Kiki.

 

 

   
 
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