I cavalieri dell'Apocalisse
Silenzio. Dolore. Era stato cosģ da secoli e secoli, da quando avevano scoperto il loro destino.
Silenzio. Dolore. Era questa la dimensione in cui si erano risvegliati, un tempo lontano. Si erano guardati, grandi occhi neonati, per vedere solo ombre. Nascita, risveglio, erano concetti vuoti, per loro, immessi dal buio nel buio ad opera di un potere sconosciuto. Senza dono di parola, avevano atteso. Quanto, non sapevano.
Non conobbero mai luce, nč colori, nč suoni.
In un istante, che nemmeno potevano rammentare, compresero il loro destino di sudditanza, e poi di nuovo il nulla.
Silenzio e dolore, attraversavano i secoli accompagnati dal refolo sottile dell'eternitą.
Finchč, ahinoi! un Qualcosa penetrņ il Nulla, e fu il Caos. Era un Qualcosa di lucente, era energia, era conoscenza, potere. Le Tenebre ne furono invase, risuonarono di un canto primordiale. Quelle note sconosciute li destarono, ora veramente, donando loro esistenza, scopo, aspetto.
Animati da una forza non loro, seguirono quella scia di energia scontrandosi, urtandosi. Presero coscienza del loro esistere, della materialitą effimera cui ora appartenevano. Sbucarono poi, d'improvviso, su di una terra appestata, malata, corrosa. Avvolti in corazze ingombranti che atterrivano gli stessi proprietari, mossero i loro primi passi verso l'Origine del canto che li aveva svegliati. Un'essenza maestosa, potente, la stessa che aveva aperto l'Abisso e ne era stata liberata. Un giogo, ancora pił pesante del loro, si poteva captare dalle sue pupille, mentre scrutava, dietro di sč, una distesa di esseri mostruosi e maleodoranti, senza percepire nč odore, nč orrore, e nemmeno un sč. Conosceva i suoi mille nomi, nelle mille lingue dell'umanitą, ma questo non aggiungeva chiarezza.
Gli uomini fuggivano davanti a loro, le falangi e la cavalleria rispondevano ai suoi ordini gutturali.
Ma lģ, come nelle altre quattro armature lucenti che guidavano il suo esercito, albergavano solo paura e confusione.
Macchine, altro non erano. Costruite all'inizio dei tempi e pronte per causarne la fine. Intrappolati nella materia, e catapultati in una dimensione opposta alla loro natura, non potevano governare nemmeno le proprie membra.
Padroni di loro stessi, sarebbero fuggiti anch'essi davanti al fuoco e al fumo del giudizio.
Eppure, questo č il Destino.
Silenzio e dolore avevano conosciuto, solo quello. E nel silenzio e nel dolore di una guerra altrui avrebbero vissuto, burattini senz'anima nelle mani di un Padrone che non avevano nemmeno la possibilitą di maledire.
per Lulumyu: grazie mille myu!!! temevo fosse troppo eretica...