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Autore: lady hawke    06/12/2012    5 recensioni
Vyseris è l'ultimo di una dinastia cacciata dal suo trono. E' un ragazzino, è orfano e ha una sorella che ama e che odia di cui occuparsi. Da Braavos fissa il mare sognando il riscatto che desidera e che sente di meritare più di ogni altra cosa. Perchè oltre quella massa infinita d'acqua c'è Approdo del Re e il suo trono di spade.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Note: Questa storia è uno scarto per il contest Piccoli Lord di Writers Arena, anche se si fa per dire, perché ne vado stramega fiera. Spero solo sia di vostro gusto, perché a me scriverla è piaciuto da impazzire!

Braavos, una delle città libere, era un luogo pieno di fascino, per un bambino. La laguna, le piccole isole raggiungibili con ponti e passaggi, l’arsenale e le grandi nave costituivano scenari perfetti per una grande quantità di avventure.
Eppure niente di tutto ciò sembrava attirare il piccolo Vyseris; aveva dodici anni, i capelli argentati, gli occhi violacei e una consapevolezza che di rado si vedeva nei suoi coetanei. Rimasto orfano circa quattro anni prima, non aveva che una sorella e un tutore che si occupassero di lui; per un bambino qualunque queste cose sarebbero anche potute bastare, ma Vyseris era ciò che rimaneva di una nobile casata regnante, e per quell’età già troppe erano le cose che gli mancavano e troppa era anche la rabbia. Braavos era un bel posto in cui vivere, ma a lui stava così stretto che spesso scappava. Non andava mai molto lontano: vicino alla sua dimora c’era uno spiazzo rialzato e panoramico da cui si vedeva il mare, il mare vero, non i canali o l’acqua della laguna. Là intuiva la presenza della sua vera casa. Con una malinconia infinita si ritrovava spesso seduto lassù, con le gambe a penzoloni, a ripensare al castello in cui era nato. I suoi ultimi ricordi di quei luoghi erano brutti abbastanza da visitarlo la notte in forma di incubi, ma da sveglio vi indugiava quasi con masochistico piacere. Quasi tutto era tinto di rosso: rossa era la fortezza di suo padre ad Approdo del Re, dello stesso colore era il sangue versato sopra il quale aveva corso, lo stesso valeva per le fiamme dalle quali era visto. Certe volte quelle immagini erano ancora così vivide che riuscivano a spaventarlo come un bambino piccolo, e in quei momenti diventava difficile rimanere concentrati a fissare il mare. Cercando di farsi coraggio, l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che lui era un Targaryen, e che aveva il drago dentro di sé, ragione per cui non aveva niente da temere, si trattasse della guerra o dell’esilio. - Io sono il drago.
- Cosa hai detto?
Fu una voce strascicata di bambina a riportarlo alla realtà. Si voltò di scatto e vide davanti a sé Danaerys Targaryen, Nata dalla Tempesta: sua sorella. Aveva quattro anni e come lui aveva i capelli d’argento. Vyseris non riusciva a non odiarla. Per colpa di Dany sua madre era morta, lasciando su di lui il peso e la responsabilità di un regno da riconquistare.
- Vai via. – l’apostrofò, fissandola con aria truce.
- Ser Willelm mi ha detto che potevo uscire e volevo venire con te. – Dany non stava sorridendo, ma fissava il fratello con i suoi enormi occhi. Somigliava molto a Rhaella, sua madre, motivo per cui a volte il ragazzo faceva una gran fatica ad osservarla: faceva male. Decise di ignorarla, e si volse di nuovo a guardare il mare; forse così se ne sarebbe andata. Danaerys però poteva essere piccola, ma era anche molto ostinata; Vyseris sentì i suoi passi leggeri avvicinarsi e si girò giusto per un momento, notando che si apprestava a sedersi anche lei con le gambe a penzoloni, per imitarlo. I suoi capelli sciolti erano mossi dalla brezza e splendevano come se fossero essi stessi raggi di sole.
- Perché sei triste? – chiese poi di nuovo la bambina, voltandosi a guardarlo.
- I draghi non sono mai tristi, te l’ho già spiegato. – replicò il ragazzo, pieno di risentimento. Tutto, in quella bambina, lo irritava a tal punto che a stento riusciva a trattenersi.
- Non sei un drago, sei mio fratello. – aveva ribattuto Dany, tranquilla. Erano proprio frasi come queste a farlo impazzire: parole ingenue, pronunciate senza che la bambina potesse rendersi conto del loro vero significato, che ferivano e umiliavano Vyseris oltre ogni misura e che gli facevano perdere il controllo.
Afferrò la sorella per un braccio con tutta la forza che aveva, strattonandola: - Prova a ripeterlo! Provaci un’altra volta e risveglierai il drago per davvero e credimi, non ti piacerà. – le aveva artigliato il polso con la sua mano sinistra, continuando a stringere. Avrebbe voluto colpirla per darle una lezione. Non tollerava la sua serenità, la sua felicità di bimba che si accontentava di quello che aveva quando loro avrebbero avuto diritto a molto, molto di più. Sollevò la mano destra per colpirla al viso, ma si rese immediatamente conto che se l’avesse fatto Ser Darry non ne sarebbe stato contento e l’avrebbe punito. Rimase immobile, fissando gli occhi sgranati e pieni di paura della sorella. Avrebbe potuto buttarla giù dalla terrazza, se solo l’avesse voluto, ridurre la sua testa ad un grumo sanguinolento, ed era proprio questo che il drago gli stava suggerendo: avrebbe potuto dire che era caduta inciampando o mentre giocava, e nessuno avrebbe sentito la sua mancanza. Dany emise un singhiozzo, e ciò bastò a placare la bestia: mollò la presa e riprese il controllo di sé.
- Non devi farmi arrabbiare. – disse, con voce più ferma.
- Scusa. – Dany singhiozzò un paio di volte, tenendosi il braccio, ma non scoppiò a piangere. Era una cosa che al fratello non piaceva, e lei non amava contraddirlo, quando poteva evitarlo. Vyseris pensò che se ne sarebbe andata, ma la bambina rimase lì, accanto ma un po’ distante da lui, senza parlare. Il ragazzo provò una fitta di senso di colpa, ma la scacciò via da sé con violenza.
- Perché un drago fissa il mare? – la voce di Danaerys lo raggiunse dopo un tempo lunghissimo e suonò lontanissima. Anche la bambina ora fissava l’orizzonte.
- Perché oltre il mare c’è Westeros e casa. – rispose Vyseris con voce incolore.
- Il tuo regno? – Dany sapeva poco della storia della sua famiglia, Ser Darry pensava fosse troppo piccola per conoscere quello che era accaduto prima che nascesse, ma suo fratello non era mai stato di quella stessa opinione. Dopo quello che lui aveva visto non vedeva nessuna ragione per risparmiare niente a nessuno.
- Il regno che hanno strappato alla nostra famiglia e che ho intenzione di riprendermi non appena avrò di nuovo un esercito con me. – spiegò il ragazzo. – Siamo entrambi principi, anche se in esilio.
- Ser Willelm dice che nostra madre era una regina tanto bella.
- E’ vero. – rispose a denti stretti. Gli costava ammetterlo, ma in quei quattro anni senza sua madre ne aveva avvertito così tanto la mancanza…
Cadde di nuovo un silenzio pesante. Danaerys era tranquilla, ma evidentemente temeva altri scoppi d’ira. – Com’è casa?
- Casa… - Vyseris si concentrò cercando di ricordarla bene. Non avrebbe raccontato del fuoco e della devastazione, non per proteggere la sorella, ma perché quello che lui rivoleva indietro era il fiorente regno in cui era nato. – C’è un luogo, a Westeros, nel sud del continente, chiamato Approdo del Re. Per molte generazioni i figli dei draghi, i Targaryen, hanno governato i Sette Regni in quel luogo, dalla splendida Fortezza Rossa. Anche lì c’è un grande mare e un grande porto. La città è immensa e colma di ricchezze. – mentre parlava, Vyseris si chiedeva cosa realmente fosse rimasto di quei luoghi. – Il primo re, Aegon il Conquistatore, riuscì a sottomettere tutti gli altri signori del continente assieme alle sue sorelle, che erano anche le sue mogli, Rhaenys e Vysenia.
Dany fece un’espressione strana, a sentir parlare di sorelle e mogli insieme, come se qualcosa non fosse chiaro, ma non pose domande. – Era forte.
- Aveva con sé tre magnifici draghi. – spiegò il fratello. - Vhagar, Meraxes, e Balerion. Fu grazie a loro che riuscì ad imporsi. Questo accadeva molti anni prima che nostro padre venisse al mondo. – parlarne gli faceva bene. Era importante ricordare, era importante che entrambi sapessero cos’erano.
- E i draghi, ora?
- I draghi non ci sono più, siamo rimasti noi.
Dany assunse un’espressione corrucciata. – Ser Darry non mi dice mai niente di nostro padre, dice che non devo chiedere.
- Ser Darry sbaglia, dobbiamo tutti sapere. Lo chiamavano il Re Pazzo e per questo hanno deciso di prendersi il Trono di Spade. Oggi il re si chiama Robert Baratheon, ed è l’assassino di nostro fratello Raeghar. Baratheon, Stark, Lannister: questi sono i nomi di chi ci ha tradito. – Vyseris si voltò verso la sorella. – Nostro padre è stato ucciso da una delle sue guardie personali che avevano giurato di proteggerlo proprio nella sala del trono.
Il ragazzo fece una pausa, e scrutò con attenzione il viso di Dany. Non era certo che avesse capito quello che le aveva detto; era piccola e spesso tremendamente sciocca.
- Sono uomini cattivi.
- Io lo sarò di più con loro. – rispose lesto Vyseris.
- E con me? – Dany pose questa domanda con un po’ di ansia. Voleva bene a suo fratello, ma spesso aveva paura di lui. Quando si arrabbiava, e accadeva facilmente, diventava molto violento, tanto che l’unico modo per non subire conseguenze fisiche era rimanere a portata di Ser Darry.
Vyseris ci mise un po’ a rispondere, e quella lunga pausa preoccupò la sorellina. – No, se ti comporterai bene.
- Lo farò, promesso. Non ti farò arrabbiare mai! – esclamò Danaerys, sporgendosi verso di lui. Il ragazzo avrebbe voluto davvero crederle, e per un momento si immaginò come sarebbe potuto essere. Se solo sua madre non fosse morta di parto, se la sua nascita non fosse stata così inutile… Dany l’avrebbe fatto arrabbiare ancora a lungo, questo lo sapeva, ma poteva fingere che non sarebbe stato così, almeno per il momento.
- Ti seguirò? – chiese di nuovo lei.
- Ovunque io andrò. – rispose Vyseris. – Hanno tentato troppo a lungo di separarci, ma i Targaryen devono essere uniti. Un giorno salperemo insieme. – il ragazzo si alzò in piedi. – Ser Darry potrebbe preoccuparsi sapendo che manchi da così tanto. – disse, tendendole la mano. Soddisfatta, la bambina si alzò e si pulì la veste color indaco prima di prendere la mano di Vyseris. Si incamminarono di nuovo silenziosi, attraversando la terrazza, e scendendo per le ripidissime scale che portavano lassù: l’operazione era difficile per Dany, che si ritrovò a dover saltare ad ogni gradino. L’espressione che assunse il giovane faceva pensare proprio ad un drago che attendeva il momento buono per aggredire la sua preda, ma non fece nulla, e attese pazientemente, tenendo ben salda la mano della sorellina. Sul suo polso probabilmente si sarebbe presto formato un livido, ma per ora la pelle era liscia e morbida come quella della piccola mano, soffice e calda.
Dany esultò scendendo dall’ultimo gradino e Vyseris si rimise a camminare; quando si trovarono in mezzo alla confusione del mercato di Braavos, il ragazzo la prese in braccio per evitare di perderla. La cosa piacque moltissimo alla piccola, che aveva ora una visuale molto migliore di quello che la circondava. Presto si ritrovarono davanti alla casa di Ser Darry. Non appena sarebbero arrivati davanti alla soglia una serva li avrebbe fatti entrare e il loro tutore avrebbe chiesto loro dov’erano stati; Vyseris non era sicuro di voler subire quelle formalità di vita comune che faticava tanto a sopportare. Indugiò sul viale d’accesso, le braccia di Dany saldamente strette attorno al suo collo.
Sentendola così vicina si chiese davvero come sarebbe stato senza di lei. Di sicuro avrebbe avuto tante scocciature in meno, ma d’altro canto l’idea di non essere l’ultimo della sua stirpe era rassicurante. Aveva qualcuno con cui condividere un glorioso passato, un presente incerto e un futuro che sperava luminoso. Danaerys era piccola e sciocca, ma era l’unica che davvero vedeva in lui quello che meritava di essere, e la sola che probabilmente l’avrebbe seguito fino in fondo; avevano un legame di sangue, e per dei draghi questo non è di sicuro dettaglio da poco.
- Un giorno sarai un re. – disse a quel punto Dany, con una voce convinta. Vyseris fissò i suoi occhi violetti, e li scoprì sinceri a tal punto da esserne sorpreso.
- E tu sarai una splendida regina. – rispose lui, avviandosi finalmente verso casa.
  
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