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Autore: Rota    07/12/2012    5 recensioni
[Aomine Daiki x Kise Ryota]
-Smettila...
Non lo dice con particolare enfasi né imprimendo troppa foga nel tono, eppure Kise sente lo stesso la portata di quello che Aomine gli vuol dire: nel suo sguardo fermo, nella postura rigida, nei muscoli tesi delle spalle c'è tutto ciò che serve per comunicargli rabbia e irritazione.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: margherota
*Titolo: La parte sbagliata
*Fandom: Kuroko no Basket
*Personaggi: Kise Ryota, Aomine Daiki
*Generi: Sentimentale, Romantico
*Avvertimenti: What if...?, Shonen ai, One shot
*Rating: Giallo
*Challange: Staffetta in piscina, della community di LJ piscinadiprompt, sfida 5
*Prompt: C'est un devoir quotidien /un costume qu'il faut mettre /pour un rôle qui mène à rien {trad. È un compito quotidiano/ un costume che bisogna indossare/ per un ruolo che non porta a niente} [Être à la hauteur– Le Roi Soleil OST]
*Note: AoKise, nulla di ché :D un'amica mi ha proposto alcuni prompt e io li ho sviluppati (L)










-Smettila...
Non lo dice con particolare enfasi né imprimendo troppa foga nel tono, eppure Kise sente lo stesso la portata di quello che Aomine gli vuol dire: nel suo sguardo fermo, nella postura rigida, nei muscoli tesi delle spalle c'è tutto ciò che serve per comunicargli rabbia e irritazione.
Le dita di lui stringono ancora il tessuto della camicia chiara, quella che ha tentato di difendere poco prima, intimandogli di lasciarlo andare che si stropicciava il vestito – è firmato, roba che non trovi di certo al primo negozietto di vestiti capitato sotto mano. Il suo naso vicino, troppo vicino al suo, tanto che sente il suo fiato accelerato sulle labbra. Tenta di fare di nuovo resistenza, ma è proprio con i suoi vestiti che Daiki se la prende, che straccia con una tale energia da non poter essere attribuita al semplice desiderio di vederlo spoglio di ogni riparo: c'è altro.
Lo spinge via, con un gesto deciso; lo guarda dritto negli occhi senza abbassare mai lo sguardo ed è in quel momento che l'altro parla ancora, che si spiega con poche e semplici parole.
-Smettila d'essere quello che non sei anche con me! Sei irritante!
Ryota si ricorda, con quelle parole, di tutte le occhiate malevole che ha ricevuto in quei giorni, durante le ore di lezione, di tutte le parole cattive e tutti i gesti scorbutici di cui è stato vittima. Tutto è coerente, ma continua ad non avere senso.
Daiki fa un passo in avanti – è di nuovo addosso a lui, le mani che afferrano la giacca chiara del completo. Lo bacia, perché stia zitto e non replichi, lo schiaccia contro la parete alle sue spalle perché non si sottragga alle sue parole fino alla loro fine, perché quello non è campo in cui fare battaglia ma solo l'evidente e palese realtà dei fatti: non c'è nulla per cui sfidarsi.
-Tu non sei questi vestiti!
Li strattona, li solleva e si trattiene fino a tremare tutto. Qualcosa di diverso colora il suo sguardo, uno sguardo ferino acceso e indomabile.
-Tu non sei quello che sorride e fa sempre lo scemo!
Ryota viene privato del primo indumento, gettato lontano da mani frettolose. Guarda Aomine e gli dice qualcosa circa il prezzo di quel capo, ma pare non essere ascoltato minimamente dalle sue orecchie.
-Tu non sei quello che sta attento solo alla moda e a quelle cose da femmine!
Gli apre con forza la camicia, facendo saltare qualche bottone nel gesto. La sorpresa non è così grande da impedire all'altro ragazzo di reagire una seconda volta e per una seconda volta allontanarlo. Così distante, Aomine scoppia in un urlo e allora tutto si rivela.
-Tu non sei niente di tutto questo, Kise!
Sta stretto ad entrambi, quel costume con il quale Kise si traveste ogni giorno. Il perfetto modello, il perfetto ragazzo, il perfetto studente: impeccabile in ogni aspetto della sua essenza, cordiale fino quasi allo zelo. Ryota ha preso l'interazione sociale come scuola di sopravvivenza, dove mettere in pratica la tattica migliore per non rimanere emarginato o schiacciato.
Convenienza, in certi termini, nel niente di una mera esistenza senza una parvenza di ragione.
Non è quello il vero Ryota e Aomine lo sa, lo sa benissimo: gli si rivela davanti in tutto il proprio reale splendore nel momento in cui l'affronta sul campo da gioco, che sia in uno scontro uno contro uno o una vera partita poco importa. E se non fosse che prova un'irritazione insopportabile alla vista di quel sorriso falso, probabilmente non sentirebbe neppure il desiderio di smontarglielo – qualsiasi sia il modo, attraverso pugni o altro.
Ma Kise gli sorride cordiale, come ad intendere tutto in un solo istante.
-Aominecchi, forse ti sei innamorato della parte sbagliata di me, non credi?
Non può dirglielo, perchè verrebbe meno alla propria dignità di fronte all'avversario, alla persona più importante. Non può dirlo neppure a se stesso, perché smantellerebbe dentro l'animo quello che ha coltivato come orgoglio. Ma lo sa bene, in fondo alla coscienza: quando è fuori dal campo, altro non può dargli che quella maschera effimera e vanesia.
La cosa che stride è la scontentezza di Aomine – a cui non basta certo un sorriso di convenienza, non uno sguardo che ammalia per essere soddisfatto appieno.
Daiki reagisce alla provocazione fattagli con una sorta di ringhio sommesso, allunga le mani e sta quasi per prenderlo di nuovo per il colletto bianco. Si ferma e lo fissa negli occhi, nello sguardo deciso che gli rivolge.
Alla fine, si appoggia alla parete dietro il ragazzo biondo, obbligandolo in quello stretto spazio tra il suo corpo e il muro. Ha la postura rigida, pronta allo scatto, e le labbra appena aperte, pronte al bacio.
Non arriva niente, se non un sospiro più lungo.
-L'unico sbaglio è quello che ti crei nella tua testa da idiota.
Quando Kise spalanca gli occhi, Aomine li socchiude e li rivolge in basso; ha la fronte contro la sua quando sente il suo respiro farsi più pesante e la sua mano risalire lungo il braccio, questa volta un poco più delicata di prima.
-Sei davvero un cretino.
Ryota rimane paralizzato in quella posizione per diverso tempo, almeno finché non è Aomine stesso ad allontanarsi da lui di qualche passo. Ha gli occhi fissi sul proprio vestito buttato a terra, perchè altro non riesce a fissare, neppure con tutta la buona volontà.
-Ti va di fare una partita con me?
Finalmente alza gli occhi da terra – ed è come se lo stesse guardando per la prima volta davvero. Muove le labbra alla parola, ma non esce alcun suono.
Quindi Aomine sorride, per prenderlo un poco in giro.
Quindi Kise sorride, perché lo sente davvero giusto.
   
 
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