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Autore: Hazza_Boo    08/12/2012    2 recensioni
«Mi dispiace» ribadì poco dopo. Nascose il volto tra le braccia. «Avrei dovuto proteggerti.» biascicò confuso. «Scusami»
Senza più fiato e con il cuore in gola, Harry gattonò sul letto, sfiorò le spalle di Louis e lo abbracciò da dietro. Sentì sul suo petto i singhiozzi dell’altro, il corpo scosso, le lacrime ed il dolore.
«Lascia che sia io a proteggerti per una volta»
Larry verde one shot. Parla di haylor, larry e cose di "attualità", per così dire. :)
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I’m sorry

 

«I’m sorry, I couldn’t protect you. I’m so sorry» whispered Louis between tears.
«Let me protect you, for once» said Harry, holding the trembling Louis’ body.
-Tratto da questa imagine:


 
«Beve di più. Mangia di meno. Sta male come sempre.» mormorò esausto Harry, con lo sguardo fisso fuori dalla finestra e tra le mani una tazza di tè fumante.
Zayn scosse la testa, sospirando. Seduti al tavolo accanto alla finestra, nel silenzio della cucina e sperando che Louis potesse smettere di vomitare. Diceva che aveva mangiato qualcosa di avariato ed ora stava male. Stronzate. Pensava Harry, e così anche Zayn. Appena Louis era corso in bagno i due amici avevano fatto di tutto per aiutarlo, ma lui si era arrabbiato e aveva rifiutato qualsiasi tipo di aiuto, chiudendosi a chiave in bagno.
«Non vuole che nessuno lo aiuti» continuò mestamente e sottovoce Harry. La sua voce ed il suo sguardo erano spenti.
«Non sempre è così, Harry» commentò Zayn, giocherellando con la sigaretta spenta di fronte a sé, sul piano del tavolo. Harry posò la tazza di tè e lanciò un’occhiataccia all’amico. Quello subito specificò. «Quando è con Eleanor ha il morale a terra. Quando è con te…  beh, noto dei miglioramenti» concluse la frase lanciando un’occhiata perplessa alla porta della cucina alle sue spalle. Louis era ancora chiuso in bagno, ma non si sentivano più i conati di vomito.
«Ah, sì? » la voce stizzita e nervosa di Harry fecero tornare Zayn con lo sguardo fisso all’amico riccio. «Beh, io direi proprio che sta male anche con me»
«No, Harry, tu sei l’unico che può aiutarlo. La sua unica medicina contro qualsiasi cosa gli sia presa»
«Un’intossicazione da cibo avariato?»
Zayn fece spallucce. «Così dice lui. Ma un’intossicazione da una pizza andata male non causa anche depressione, isolamento ed incubi e pianti nel cuore della notte.»
«Lo so, genio» borbottò Harry accigliandosi, prese la tazza tra le mani e se la portò alle labbra per sorseggiare. Deglutì velocemente mentre, di fronte a sé, Zayn osservava distrattamente la sigaretta che tanto bramava di fumare. Il riccio allontanò dalla bocca la tazza e, guardando fuori dalla finestra la neve cadere dal cielo, sospirò esausto.
«E’ divorato da qualcosa… dentro
«E sai cos’è, Harry?» il tono di Zayn era serio, teso e quasi severo. Lanciò all’amico uno sguardo glaciale. Harry lo guardò perplesso e si azzardò a rispondere, scuotendo lentamente la testa. «Ciò che distrugge Louis è questa situazione. E’ tutto quello che sta succedendo in questo periodo…»
Harry posò la tazza sul tavolo e si sporse verso Zayn. «Che vorresti dire?» chiese corrugando la fronte.
Zayn si guardò intorno, buttando lo sguardo alle sue spalle. Sperando che Louis non sentisse, fissò dritto negli occhi il riccio e sussurrò: «Tu e Taylor. Lui e Eleanor. Beh, questi sono solo le cause principali» rilassò i muscoli e si appoggiò allo schienale della sedia. Harry non era sconvolto o perplesso, anzi annuiva sicuro e dispiaciuto.
«Già, lo so.» rispose sottovoce. Fissò il tè rimasto nella sua tazza, il fumino saliva verso l’alto e gli toccava le narici, riscaldandogli la punta del naso. «Ma non posso farci niente, lo sai» continuò tristemente. Chiuse gli occhi quando li sentì inumidirsi.
Aveva chiamato Zayn a casa sua quel giorno, sperando che almeno lui potesse dargli dei consigli. Neanche lui era riuscito a risolvere qualcosa, così come Niall e Liam, a cui Harry aveva già chiesto una mano. Non era un problema di Louis, nemmeno di Louis e Harry. Era diventato un problema di tutti e cinque.
«Harry, così farai stare sempre più male Louis…»
«Non mi importa. E’ per il bene della band, lo sai.» tagliò corto Harry senza aprire gli occhi. Si sorprese di riuscire ancora a controllare la sua voce e a non farla tremare.
Oltre ad essere triste e devastato aveva anche paura. Come si sarebbe ridotto Louis? Poteva sistemare le cose?
Zayn sospirò amaramente e mise una mano sotto il tavolo, che poi finì in una tasca dei jeans. Osservò prima Harry poi posò lo sguardo fuori dalla finestra. Era quasi il compleanno di Louis, non voleva che lo passasse male e tristemente. Lanciò uno sguardo all’orologio appeso alla parete di fronte. 
«Devo andare. Perrie mi aspetta.» sussurrò con un moto di tristezza, e sentì il cuore perdere un colpo. Harry allungò una mano sul tavolo, trovò quella di Zayn, la quale lasciò cadere la sigaretta sul piano. Le loro dita si sfiorarono ed i due ragazzi si guardarono mestamente negli occhi.
«Zayn, non voglio che questa storia con Perrie finisca come è finita la mia» Harry lo guardò premuroso. Zayn, però, scosse la testa e sottrasse la mano da quella del riccio.
«Non capisci, Harry» la sua voce si fece bassa e rauca, si incrinò e dovette schiarirsi la gola per riprendersi. Si fece forza e strinse i pugni.
«Devi accettare chi sei» lo rimproverò Harry, tenendo le mani salde intorno alla tazza. «Perrie è solo una stupida copertura. E le fai anche un piacere, a lei e al suo gruppo»
«Lo so, lei fa un piacere a me ed io lo faccio a lei. E’ perfetta per mantenere nascosta la mia...» Zayn abbassò gli occhi e sospirò. «bisessualità» sibilò a denti stretti, come se fosse un segreto troppo importante. Harry, però, lo sapeva già da parecchio tempo. E prima di lui lo sapeva Liam, del quale Zayn si era infatuato.
Il riccio sospirò, tanto era unitile cercare di convincere il moro di qualcosa. Era testardo e avrebbe fatto sempre di testa sua.
Si alzò dalla sedia, Harry lo seguì con lo sguardo, osservando ogni suo movimento. Era preoccupato sia per Louis ma anche per Zayn. Negli ultimi tempi non lo vedeva molto bene. Fumava di più, e aveva iniziato ad offendere su Twitter delle povere fan che non c’entravano nulla con i suoi problemi. Tornava a casa ubriaco quasi ogni sera, devastato dal dolore.
Zayn prese la sua giacca di pelle, appoggiata allo schienale della sedia, e la indossò. In quello stesso momento Harry si fece forza e si alzò. Si stiracchiò appena, poi prese la tazza di tè mezza vuota e la mise nel lavello.
«Vai già via?» domandò il riccio avvicinandosi a Zayn. L’amico annuì distratto mentre si allacciava la giacca. «Vado a salutare Louis e poi vado.»
«Louis non ti vorrà parlare. Non parla con nessuno da giorni ormai…» la voce di Harry non era mai stata così roca e bassa. E nel suo profondo nascondeva tanto dolore e tristezza. Non quel tipo di tristezza che ti fa stare male per qualche giorno, o che ti fa piangere. Era qualcosa di più intenso e devastante.
Zayn si ritrovò di fronte a sé Harry, solo qualche passo li separava. Il riccio, a braccia conserte, lo guardava preoccupato, sul punto di piangere. Il moro sospirò tristemente, azzerò ogni distanza e lo abbracciò teneramente.
Sciolse l’abbraccio e lo prese per le spalle. «Ascolta, Harry, so che tutto questo è per il bene della band ma… non voglio che qualcuno di noi stia male, okay? »
L’unica cosa che riuscì a fare Harry fu annuire e abbassare lo sguardo. Rimase in silenzio, immobile, mordendosi la lingua. Zayn accarezzò la schiena dell’amico e cercò di confortarlo.
«Vorrei che tu smettessi di frequentare Taylor. Finirai per fare male a…»
Il riccio alzò di scatto la testa e puntò i suoi occhi verdi e tristi in quelli di Zayn. «Sono i manager che mi hanno consigliato di farlo. Ed io e Taylor siamo ottimi amici, lei supporta la mia relazione con Louis e…»
«Questo non gioverà né a te, né a Louis. » lo interruppe bruscamente Zayn. Indietreggiò fino a raggiungere la soglia della porta della cucina. Si voltò, diede un’occhiata in corridoio e quando si accorse che la porta del bagno era ancora chiusa, con Louis dentro, si voltò di nuovo verso Harry e gli lanciò uno sguardo disperato. «E Louis ha perso la testa, Harry.» non era solo un’affermazione, bensì una preghiera: “ti prego, Harry, Louis ha perso la testa e tu devi fare qualcosa per rimetterlo in sesto”. Ma proprio lui non sapeva come fare.
Harry abbassò lo sguardo e rifletté, mentre il silenzio invadeva la stanza. Qualche istante dopo Zayn uscì dalla cucina. «Io vado, ragazzi!» esclamò forte, sperando che anche Louis potesse sentirlo.
Non ci fu risposta da lui, invece Harry corse fuori dalla stanza raggiungendo l’amico. Lo accompagnò alla porta, dove si salutarono e si augurarono buona fortuna a vicenda.
Una volta che Zayn fu uscito di casa, il portone si chiuse e nell’ingresso la luce sparì. Harry restò, dunque, nell’ombra, senza muoversi, osservando con il cuore in gola infondo al corridoio, dove si trovava la porta del bagno. Louis non aveva nemmeno salutato il suo migliore amico. E se si fosse sentito male? E se fosse svenuto?
Quei pensieri tormentarono la mente di Harry, che provò a chiudere gli occhi e scacciarli, tuttavia fu impossibile. Si fece forza, prese un profondo respiro e incominciò a camminare lungo il corridoio. Il suo passo era incerto, non era sicuro di volver sapere come stesse Louis. Qualche ora prima gli aveva chiesto se era tutto okay, e lui l’aveva guardato negli occhi. Ciò che Harry vide in quel bellissimo celeste fu solo dolore, sofferenza, tristezza e un forte male. Però Louis si era sforzato di sorridere e aveva risposto con un “Sì, certo, tutto bene”, aveva provato a fingere di stare bene ma non poteva ingannare Harry. Il ragazzo che lo conosceva meglio di chiunque altro.
I passi rallentarono fino a fermarsi completamente. Harry chiuse una mano in pugno e l’alzò verso la porta del bagno per bussare, ma si fermò e rimase sospesa a mezz’aria. Il ragazzo chinò la testa e rifletté. Avrebbe voluto tornarsene indietro e fare come aveva sempre fatto in quei giorni: mettersi seduto di fronte alla finestra, sorseggiare te e osservare la neve cadere… di tanto in tanto lanciare uno sguardo alla porta, per vedere se Louis si era alzato dal letto e voleva parlare con qualcuno. Ma ciò non era mai successo, e Harry aveva aspettato invano.
Distese le braccia lungo i fianchi e fece un passo indietro, abbassando le spalle abbattuto e stanco. Ricordò cosa gli aveva detto Zayn poco prima: l’unica cura al male di Louis era lui. Ma come? Come?
Era tutta colpa del loro amore che ora erano in quella situazione. Nei giorni precedenti Louis e Harry erano stati troppo felici, si erano divertiti insieme davanti alle telecamere… “Troppo Larry” avevano detto i manager, e tutti avevano iniziato a sospettare. Così Louis era stato costretto ad uscire con Eleanor. E va bene, quello riusciva ancora a sopportarlo. Ma era un lavoro stressante dover mentire e stare con la persona che non amava, mentre l’amante se ne stava in casa da solo, a rimpiangere di non avere Louis tutto per sé. La cosa aveva raggiunto il limite quando i manager avevano detto testuali parole: «Ormai Eleanor e Louis non convincono molto. Harry, dovrai fare qualcosa tu questa volta.» E Harry si era subito dato da fare. Aveva chiamato la sua migliore amica Taylor e le aveva chiesto il favore di uscire insieme. Non dovevano fingere di stare insieme, dovevano solo farsi vedereinsieme. Poi avrebbero lasciato il resto ai manager e ai giornalisti.
Lo stress, le fan, i giornalisti, il buon rapporto tra Harry e Taylor e gli impegni avevano causato la distruzione dello stato mentale di Louis. Perché sì, negli ultimi tempi non ragionava più. Non riusciva nemmeno a sorridere davanti alle fan. Era a pezzi.
E Harry lo era con lui. A quel pensiero il riccio indietreggiò ancora, si appoggiò con la schiena contro una parete del corridoio, buttò la testa all’indietro e chiuse gli occhi esausto. Louis, fin da quando si erano messi insieme e avevano firmato quel contratto con i manager, l’aveva sempre protetto… da tutto. Quando gli haters lo attaccavano lui lo proteggeva, quando la tristezza lo faceva sua preda lui la scacciava via con un solo sorriso, quando la loro relazione stava per essere scoperta Louis si faceva forza e usciva con Eleanor, si forzava di sorridere davanti ai flash tenendo la mano della ragazza, faticava a rendere credibile la loro storia così che quella tra lui e Harry rimanesse segreta.
Harry sapeva com’era fatto Louis: orgoglioso. A quel pensiero il riccio sorrise malinconico. Forse un po’ troppo orgoglioso, si corresse. Rimase ad ascoltare il silenzio del corridoio, provando a captare qualche suono all’interno del bagno. Nulla. Né l’acqua che scorre, né lo sciacquone o la doccia. Assolutamente nessun rumore.
L’orgoglio di Louis lo fregava, a volte: voleva dare il meglio di sé, protegger Harry e cercare di essere sempre perfetto per lui. E quando non ci riusciva, quando falliva, la sua autostima calava. A volte toccava dei picchi pazzeschi, come quella volta.
Harry guardò la porta del bagno poi scosse la testa. Non c’era nulla da fare. Pensò sconfitto. Si staccò dal muro, camminò strascicando le scarpe sul pavimento fino alla cucina. Mise un piede oltre la soglia ma si arrestò subito. Le sue orecchie avevano captato un suono: la serratura che si girava. I suoi occhi si spalancarono, rimase con il fiato sospeso ed il cuore che batteva tra le costole. Puntò gli occhi sulla porta del bagno, e si sentì mancare l’aria ed il terreno sotto i piedi.
Louis se ne stava sulla soglia del bagno, appoggiato alla porta spalancata, con le spalle curve e lo sguardo basso. Si muoveva lentamente, come se fosse fatto di cristallo e avesse potuto rompersi in mille pezzi se avesse sbattuto contro un angolo, esattamente così com’era il suo cuore.
«Lou?»
A quel dolce e basso richiamo Louis alzò il volto e guardò infondo al corridoio. Harry si avvicinò appena, avanzando lentamente. Gli occhi azzurri di Louis erano stati spenti e afflitti, tristi e persi per tutti quei giorni, in ogni foto, accanto ad ogni persona ma mai quando guardava Harry. Quando i due ragazzi furono a pochi passi di distanza il volto di Louis sembrò rinascere. Le labbra screpolate e le guance si fecero più rosee, e gli occhi brillarono di una splendida luce.
«Tutto bene?» chiese Harry, avvicinandosi e allungando le braccia verso il ragazzo, pronto a sorreggerlo in caso cadesse, dato che Louis se ne stava in piedi con equilibrio molto precario. Uscì dal bagno, fece qualche passo lentamente e barcollante, seguito dal riccio.
«Sì, ora sto meglio.»
«Cosa ti è preso?» Harry gli si mise davanti, a braccia conserte ed espressione interrogativa. Ora voleva delle risposte, voleva parlargli… anche se non avrebbe concluso nulla.
«Cibo avariato. Proprio una brutta bestia» rispose tranquillamente Louis, sorridendo appena. Oh, certo! Louis poteva ingannare le fans, le macchine fotografiche ed il resto del mondo. Non Harry, lui sentiva come stava.
Louis fece per oltrepassare Harry, però questo si mosse veloce e gli si mise davanti, bloccandogli il passaggio. «Sai che non intendevo questo» lo guardò severo.
Il ragazzo sospirò alzando gli occhi al cielo. «Harry, non fare l’idiota.»
«A me sembra che sia tu l’idiota» ribatté il riccio. Gli tremavano le mani e le ginocchia, sentiva che le gambe avrebbero potuto cedergli. Si sentiva così distrutto, più guardava gli occhi tristi di Louis più cadeva a pezzi.
«Senti, io…» Louis gesticolò con le mani ma venne interrotto. Il suo ragazzo stava osservando perplesso qualcosa sul suo polso. Seguì la traiettoria con gli occhi e finì su quel piccolo disegnino. Una piccola “H” era stata segnata sulla pelle di Louis, era ancora rossa, sembrava il segno di una penna. Il riccio si avvicinò di più, con la bocca spalancata, prese il polso del ragazzo tra le mani. Sentì il castano sbuffare e lo vide alzare nervoso e seccato gli occhi al cielo.
«Lou, che diavolo…?»
Con uno strattone Louis sottrasse il suo polso alla salda presa delle mani sudate e tremanti di Harry. Si guardarono negli occhi, scambiandosi un’occhiata eloquente. Poi, però, il maggiore distolse lo sguardo, si spostò di lato e passò oltre il ragazzo, il quale era troppo stordito per reagire prontamente.
Harry chiuse gli occhi e contrasse la mandibola. Udì i passi di Louis dirigersi nella loro camera e la porta sbattere alle sue spalle. Quella “H” non era disegnata a penna, era… intagliata nella pelle, per così dire. Fumo, alcol e ora lamette? Non pensava che quella cosa stesse andando per il verso sbagliato? Perché non capiva che così faceva stare male Harry? Perché era così egoista e masochista? E perché troppo orgoglioso da non rendersi conto di stare cadendo nell’oblio?
Il riccio riempì polmoni d’aria, aprì gli occhi deciso e forte. Aveva ragione, Zayn. Non poteva lasciare Louis da solo, non poteva aspettare che tornasse in sé. Toccava a lui proteggerlo, quella volta. Si voltò e camminò a passo svelto e sicuro verso la camera. Si fermò di fronte alla porta e fu tentato a tornare indietro. Prese un profondo respiro, posò una mano sulla maniglia e aprì. Fece sbucare la testa in una fessura, per osservare la stanza. Trovò Louis disteso sul letto, con le mani congiunte sul petto e lo sguardo rivolto al soffitto. Spalancò del tutto la porta, dopo essere entrato nella camera, la richiuse alle sue spalle.
Rimase ad osservare l’amante, in un angolino, senza sapere cosa dire o fare. Louis sembrava non essersi nemmeno accorto che era entrato. Non distolse lo sguardo dal soffitto, né si mosse. A malapena respirava.
«Louis…» mormorò Harry guardandosi le dita delle mani, per distrarsi. Cercò una domanda o qualsiasi cosa da dirgli. Non voleva stressarlo, né farli da psicoanalista però doveva risolvere quella questione. «non voglio spaventarti o metterti pressione. E’ solo che io… ti amo, davvero tanto. Mi stai facendo spaventare, tutto qua» le frasi di Harry non avevano senso. Erano solo parole messe insieme in varie frasi differenti. Non alzò lo sguardo, osservò intorno, il pavimento, la punta delle sue scarpe e le sue mani grandi e tramanti. Restò in silenzio, aspettando paziente che fosse Louis a parlare.
Nella camera buia e silenziosa risuonò un lieve e leggero rumore. Sembrava un singhiozzo. Perplesso Harry alzò il volto e si guardò intorno. Il suono si ripeté, quella volta più chiaro. Era proprio un singhiozzo e proveniva da… Louis.
Il riccio si avvicinò a grandi passi verso il corpo disteso ed immobile dell’altro, preoccupato e spaventato. Louis si teneva una mano sulla bocca, gli occhi erano colmi di lacrime, dolore e tristezza.
«S-scusami…» mormorò tra le lacrime ed i singhiozzi Louis, la sua voce venne attutita dalla mano davanti alla bocca. Senza esitare e con il cuore palpitante tra le costole, Harry si fiondò sul letto. Passò una mano sotto la testa di Louis e gli alzò il busto, cercando di farlo respirare e calmare. Gli tolse la mano dalla bocca, gli prese il mento tra l’indice ed il pollice e lo guardò negli occhi lucidi e gonfi dal pianto.
«Ehi, va tutto bene, Louis. Ci sono io qua…»
«Non capisci» borbottò tra i singhiozzi Louis. Scosse la testa per allontanare Harry, poi iniziò a guardare ovunque ma mai negli occhi del ragazzo.
Harry sospirò e provò a riflettere brevemente. Si sedette sul bordo del letto, prese una mano di Louis ma lui l’allontanò. «Allora spiegami» sussurrò senza più fiato. Sentiva il cuore scoppiargli, rompersi e ridursi in mille pezzi.
Louis si sedette al centro del letto, abbracciando le ginocchia al petto, iniziando a dondolarsi impercettibilmente. Lo faceva quando cercava di tranquillizzarsi.
«Mi dispiace… davvero, mi dispiace» continuò a ripetere singhiozzando, immerso in un pianto disperato. Le lacrime continuavano a sgorgare e strisciare sulle guance. Gli occhi erano diventati rossi e gonfi, e dal labbro c’era una piccola ferita che perdeva sangue.
Vederlo così mise ansia e dolore a Harry. Avrebbe preferito essere torturato per un’eternità che vedere la persona che più amava al mondo in quelle condizioni.
«Cosa ti dispiace?» Prese un profondo respiro per resistere alla tentazione di piangere. Quella volta, promise a se stesso, avrebbe dovuto essere forte. Toccava a lui avere coraggio e fronteggiare la situazione.
Louis esitò a rispondere, troppo impegnato a combattere con il corpo scosso dai singhiozzi e gemiti. «Mi dispiace» ribadì poco dopo. Nascose il volto tra le braccia. «Avrei dovuto proteggerti.» biascicò confuso. «Scusami»
Non resistette più, Harry. Era come se gli stessero squartando il petto, come se gli strappassero il cuore a mani nude. Avrebbe voluto gridare di dolore. Si sarebbe messo le mani nei capelli, buttato nel letto a piangere. No, non quella volta.
Senza più fiato e con il cuore in gola, Harry gattonò sul letto, sfiorò le spalle di Louis e lo abbracciò da dietro.  Sentì sul suo petto i singhiozzi dell’altro, il corpo scosso, le lacrime ed il dolore.
«Lascia che sia io a proteggerti per una volta» gli sussurrò all’orecchio, cullando il corpo del ragazzo tra le sue braccia. Voleva sentirlo ridere, voleva vedere il suo sorriso ed i suoi occhi pieni di vita e luce. E più Louis piangeva e si disperava, più il suo cuore batteva veloce, le gambe si facevano molli e lui perdeva ogni energia.
Harry lo strinse forte contro il suo petto, Louis rilassò i muscoli e gettò le braccia al collo del riccio, respirando il suo profumo, beandosi del contatto con il corpo ed il suo calore. Sì, sentiva così sicuro nelle braccia forti e muscolose di Harry, si sentiva protetto.
«Ti prego, però… adesso smettila, okay?» disse sottovoce e dolcemente Harry, accarezzando i capelli del ragazzo. Udì i singhiozzi di Louis attenuarsi, anche se aveva nascosto il volto nel suo petto, era sicuro che le lacrime stavano iniziando a smettere di rigargli le guance. «Senti,» proseguì cautamente, coccolando e accarezzandolo, riempiendolo d’affetto e premure. «So che questo ti fa male, d’accordo, lo capisco. Ma l’importante è stare insieme, l’hai sempre detto anche tu»
Louis prese un profondo respiro e alzò la testa. Le guance, il naso e gli occhi erano rossi, quest’ultimi anche lucidi e gonfi. Le prime, invece, erano rigate dal segno delle lacrime. «H-Harry» singhiozzò Louis e al ragazzo gli si spezzò il cuore. Gli accarezzò una guancia delicatamente. «non ne posso più di questa situazione… » biascicava, la voce era ridotta ad un sussurro, incrinata e tremante. «…va avanti da tre anni, oramai» proseguì lentamente, combattuto dai singhiozzi. Poi abbassò lo sguardo e lasciò cadere le lacrime.
«Un giorno» disse sicuro Harry, e cullò il ragazzo tra le sue braccia. «ci prenderemo per mano in pubblico. E nessuno potrà dirci nulla.»
«Quando arriverà quel giorno però? Sono anni che lo aspettiamo»
A quello Harry non aveva una risposta sicura. Sospirò e rimase abbracciato a Louis. «Molto presto.» sussurrò deciso e serio. Nessuno dei due poteva ancora sopportarlo a lungo. Alla prima perfetta occasione avrebbero rivelato tutto, ne era certo.
Trasmise quella fiducia e sicurezza anche al suo ragazzo. Poi si disteso sul letto, avvinghiati e guardandosi negli occhi. Rimasero così, in silenzio, a guardarsi fino a quando Louis si calmò, le lacrime smisero di sgorgare, e gli occhi tornarono normali.
«Non fare più stronzate, chiaro, Lou?» Harry lo guardò come una madre che sgrida il proprio figlio, ma infondo lo fa per il suo bene.
Louis annuì sicuro e si pulì le lacrime con la manica del maglione. «Va bene. Ho fatto preoccupare tutti, vero?»
Annuendo il riccio si avvicinò al ragazzo e gli lasciò un leggero bacio sulla fronte. «Ti amo, non ti basta?» gli sussurrò a fior di labbra, chiudendo gli occhi.
«Questa l’hai presa da Twilight o sbaglio?» il tono di Louis, dopo giorni di silenzio, era ironico. Harry aprì gli occhi e si ritrovò di fronte un’immagine paradisiaca: il ragazzo stava sorridendo, gli occhi azzurri erano tornati a brillare.
Ricambiò il sorriso e annuì divertito. «Beh, sì. E’ un film romantico» rispose semplicemente.
Louis ridacchiò. Quella risata era favolosa e gli era mancata come ossigeno. Anche se provava a controllarsi Harry guardava incantato il ragazzo, con un sorriso ebete in volto, ipnotizzato dalla bellezza di quegli occhi celesti di nuovi pieni di luce e vita, di quei denti bianchi scoperti dalle labbra aperte in un ghigno divertito.
«Ti ricordi? » domandò Louis sorridendo. Con una mano cinse i fianchi di Harry e lo attirò a sé. «Quando mi portasti a vedere Twilight non smisi più di morderti per una settimana intera.»
Il riccio rise di gusto al ricordo. Poi sentì una cosa che lo fece stare benissimo: il sorriso e la felicità di Louis agirono all’interno del suo petto, dove uno strano calore e delle scintille radunarono i frammenti del suo cuore per ricomporlo, e farlo tornare sano e palpitante d’amore e gioia.
«Già, per fortuna non ti ho portato a vedere Terminator, sennò cosa mi avresti fatto?»
«Beh, magari…» disse con voce sensuale e persuadente Louis, lanciando un’occhiata maliziosa al riccio. «se mi portavi a vedere un altro tipo di film…» e lasciò intendere tutto. «avrei passato il resto della settimana a baciarti e fare altro.»
I due si guardarono maliziosamente. I loro cuori iniziarono a battere velocemente, consapevoli che la tristezza stava volando via. Avvicinarono i volti, fecero sfiorare le punte dei loro casi e poi, chiudendo gli occhi, si baciarono sulle labbra. Piccoli baci teneri e veloci, ma era già sufficiente.
Le loro mani si unirono, intrecciando le dita. Louis si allontanò appena, guardò negli occhi l’altro e sorrise sincero e dolce. «Grazie, Harry. »
«Sistemeremo tutto, te lo prometto»
«L’unica cosa che voglio…» sussurrò Louis, poi fece una pausa, baciò Harry velocemente sulle labbra e proseguì: «… sei tu. Mi basta averti accanto e ti prometto che resisterò, che non mi lascerò più trasportare dal dolore.»
«Ed io ti aiuterò» disse sicuro il riccio.
«Ci aiuteremo a vicenda fino a quando questa storia non finirà.»
«E finirà molto presto, davvero.» Harry lo guardò negli occhi, e tornò a baciarlo.
Adesso ci sussurriamo “ti amo” all’orecchio durante i concerti, o in pubblico o  durante una foto. Un giorno, promise a se stesso e a Louis, tutti quei “ti amo” e tutti quei baci potranno avvenire anche in pubblico, senza nascondersi o senza continuare a mentire.
Saldò quella promessa con un bacio profondo, sincero e pieno d’amore. E quando Harry faceva una promessa la manteneva.
Le loro dita rimasero intrecciate, come se fossero state per adire perfettamente l’una nell’altra.
 
 
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Tutto ciò che volevo fare era costruire una fan fiction intorno all’immagine che avete visto all’inizio, quella del link. Insomma, non ho molto da dire. Spero che vi sia piaciuta. E sì, ho una Larry in sospeso e la lascerò così per… non so quanto, boh, forse per sempre. Ci dovrò pensare. Mi sono depressa tantissimo, dannazione. Non so come mi sia venuta fuori questa fan fiction, ma dopo aver visto quell’immagine ho sentito il bisogno di scrivere.
Oh, per favore, passate qua:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1322430. E’ un bravissimo scrittore e merita.
Ho in programma una one shot arancione Ziam, quindi… ci vediamo molto  presto (purtroppo per voi *risata malefica*) 
  
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