Prologo.


Non avrei mai pensato che le persone più importanti della mia vita,potessero diventare il mio più grande incubo.
È come quando i tuoi genitori ti comprano il motorino,tu sai che loro si fidano di te e viceversa,ma poi,dopo anni,scopri che in realtà non è affatto così.
Tu ti fidavi di loro,ma poi,ti pugnalano alle spalle,o almeno,nel mio caso.
Quando mi hanno lasciato,abbandonata a me stessa,i primi giorni ho pensato, se io avessi qualcosa di sbagliato.
Ma poi realizzai che erano loro,quelli sbagliati.
Come si fa,a lasciare una ragazzina di diciassette anni,sola a se stessa?
Neanche il tempo di rendersi conto di com’è la vita,già è nelle tue mani,ed in bilico,sul filo del rasoio.
Per lo più con dieci dollari in tasca.
Come ce l’ho fatta? Non lo so neanche io.
So solo che per l’ironia della sorte,la mia fissazione,è diventato il mio lavoro.
Cantare,così per dire,mi ha funto,e funge,come una scappatoia dal morire di fame,e vivere sotto un ponte.
Certo,non sono una star di fama mondiale,e mai lo sarò,ma cantare in una caffetteria,per ora basta e avanza.
Non ho nessuno,amici,fratelli,genitore,cani,gatti,topi…nessuno.
Ma per ora,va bene così.
 
Vivere in un appartamentino di Manhattan è il sogno di tutti, perché non potevo realizzarlo,insomma,almeno questo,potevo concedermelo.
Certo,non era un attico con vista,ma era simpatico vedere varie etnie tutte in un solo palazzo,di ben quarantacinque appartamenti.
Non era il massimo del silenzio,ma si stava bene,insomma.
Ora,a diciannove anni,sembra tutto più facile.
Ma sono cresciuta troppo in fretta,questo lo so.


Lo so,è solo un prologo.
Però,vorrei sapere cosa ne pensate,così da capire se continuare oppure no.
Un bacio,Lu.