Capitolo primo.

Anche quella mattina, circa un mese dopo il suo arrivo a Roma, Carola si divertiva ad acconciare i capelli di Isabella.
Si erano state subito simpatiche e si erano aiutate a vicenda dal primo momento in cui Bart aveva portato a casa la nipote.
- Ecco, è una treccia a lisca di pesce.- Aveva detto la ragazzina prendendo la mano della donna e facendole accarezzare i capelli raccolti.
- È bellissima, grazie.- Rispose l'altra. - Vedrai che presto potrai rifarla anche sui tuoi.- Le aveva poi detto per farla sorridere.
Carola aveva risposto un dolce sì ed era tornata in camera sua a studiare.
Frequentava il quarto anno del liceo psicopedagocio, e ricominciare da capo in una classe nuova a metà anno con i problemi di salute che aveva non era stata un grande cosa, avrebbe preferito lasciar perdere quell'anno e ripetere poi la quarta dal settembre successivo.
Ma lo zio non aveva voluto, lei stava lottando per la vita e rimanere in società era un modo per combattere al meglio la sua battaglia.
Così si era messa di punta per poter passare al meglio al quinto anno, sperando di non aver debiti. L'estate successiva, alla quale mancavano ormai pochi mesi, sarebbe stata difficile da affrontare già solo per il fatto che, sotto terapia, Carola non poteva andare al mare e prendere il sole, figurarsi doverla anche passare sui libri.
Fortunatamente, anche se frequentava un'altra scuola e la vedeva di rado, la giovane Dossena era diventata amica di una ragazza.
Si trattava, ovviamente, di Rosanna Aversa, l'adolescente di cui si prendeva cura Lucia.
Rosanna non si era mai trovata in mezzo ad una situazione complessa come quella che stava vivendo l'altra, ma anche la sua vita non era stata tutta rose e fiori, e così insieme riuscivano a crescere un poco ogni giorno.
Rosanna, Bart, Isabella e tutti gli uomini del R.I.S., in particolare il simpatico Ghiro, sempre con la battuta pronta, erano una medicina migliore della chemioterapia che da oltre sei mesi faceva per combattere il linfoma di cui si era ammalata.
Senza contare che loro non avevano effetti collaterali.
Lentamente lenivano anche il dolore per la perdita dell'adorata madre, ridando senso alla vita che pareva essersela presa con loro.

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Ilenia aveva quindici anni e un sorriso stampato sul volto in ogni voto.
- Ma era così anche di persona, era così e non lo sarà più.- Disse la madre tra le lacrime.
Da quando il cadavere della figlia riposava sul tavolo dell'ufficio di Carnacina la signora Vierna non faceva altro che piangere.
Suo marito, che almeno davanti agli inquirenti fingeva di mostrarsi più forte e provava a rispondere alle domanda, aveva un vuoto negli occhi che di sicuro non si sarebbe mai colmato.
La giovane era stata rapita mentre tornava da un allenamento di ginnastica artistica, il suo sport.
Praticava a livello preagonistico da tre anni ormai, e da sempre sognava di arrivare alle olimpiadi o comunque alle gare riservate alle migliori ginnaste.
Presto, aveva detto la sua insegnante, sarebbe stata inserita nella squadra.
- Anche la mattina prima del suo rapimento, l'ultima volta che l'abbiamo vista, ci ha ribadito come presto sarebbe stata tra le più importanti ginnaste del nostro paese.-
Aveva sussurrato il padre.
Era stato lui a dare l'allarme non vedendola tornare a casa quella sera di marzo.
Ilenia era stata trovata cadavere tre giorni dopo al lato della Cristoforo Colombo, una delle arterie principali di Roma, all'altezza di Piazza San Giovanni.

La causa della morte era stata la femorale recisa che aveva provocato il dissanguamento.
- Viviamo dall'altra parte della città, di certo non è arrivata lì con le sue gambe.- Aveva subito spiegato il padre quando gli avevano detto dove era stato ritrovato il corpo.
Quell'affermazione, assieme alle parole di Carnacina, che fin da prima dell'autopsia aveva escluso la causa accidentale, aveva fatto muovere i R.I.S. verso la certezza che si trattasse di un omicidio.
Le indagini erano iniziare subito, ma dire che brancolassero nel buio era eufemistico.
Dato il periodo di magra che vivevano al reparto, cosa tutto sommato positiva dato che il loro lavoro aveva a che fare quasi sempre con tristezza e dolore, tutti erano stati messi a disposizione dal capitano Brancato per risolvere il caso della ragazza.
Prima, nei tre giorni in cui avevano sperato di ritrovarla viva, per capire dove fosse.
Dopo, quando ormai le speranze erano svanite lasciando posto al dolore, per capire chi e perché avesse fatto quel terribile gesto.
Solo Bart era stato lasciato fuori dall'indagine almeno per il momento, perché doveva abituarsi alla vita con la nipote e con la sua malattia.
Mentre discutevano del fatto a cena, Carola aveva detto che fino a prima di ammalarsi era anche lei una ginnasta, una delle migliori della sua palestra.
- Presto tornerai ad allenarti.- Le aveva detto sorridendo lo zio, proprio come faceva Isabella quando parlavano dei capelli.
Nuovamente lei aveva sorriso.
Ma dentro, come ogni volta che le si ricordava della vita che aveva avuto prima, si era sentita morire.

 

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Eccomi col primo capitolo, grazie alle due ragazze che mi hanno recensita!
Ci sentiamo alla prossima! ;D
;Sunny.