Parole taglienti,
affilate come rasoi,
sfregiano la pelle,
la ledono.
Anche
nell’ombra raggiungono un
obiettivo,
non desiderato,
sbagliato,
quello che non
dovevano colpire,
per nulla al mondo.
Ma loro non lo sanno,
non si accorgono,
troppo impegnati ad
affinare la mira,
troppo impegnati a
fare un segno su quel
bersaglio.
Ma è
inutile,
le parole rimbalzano,
si schiantano dove
non dovevano finire,
affondano nella
carne,
la segnano,
la marcano.
Ma la pelle ricresce
in fretta,
così
velocemente che nessuno saprà ciò
che è successo,
non puoi
permettertelo,
non puoi lasciare
entrare nessuno nel tuo
mondo,
troppa sofferenza
raccontare,
troppo doloroso
ricordare,
e ancor di
più far capire agli
altri.
Aprire una porta
costa fatica,
una fatica immane,
quando qualcuno la
varca le cicatrici
invisibili si riaprono,
il sangue corrode la
pelle come acido,
un dolore atroce,
insopportabile,
non dopo tutte
quelle volte.
Allora ti aggrappi a
chi è già dentro il
tuo mondo,
impedisci loro di
uscire,
o almeno ci provi,
hai poca forza,
anche per questo,
ormai.
Non puoi restare
sola in quel buio,
non di nuovo,
finiresti per
affogare,
e rimarginare le
ferite sarebbe
impossibile.