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Autore: SilviAngel    13/12/2012    6 recensioni
Qualcosa di assurdo era successo.
Per quanto Stiles fosse oramai avvezzo a considerare l’assurdo la sua quotidianità, quello era troppo anche per lui.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccomi di ritorno!
Chiedo scusa del ritardo, ma dalla fine della scorsa settimana sono caduta vittima del mal di denti e tra antidolorifici, antibiotici ed estrazione del dente maledetto, non ho avuto la capacità di mettermi a scrivere.
Buona lettura.

 
Cap. 10 Terzo giorno
“Derek, cucciolo ingegnoso”
 
Stiles si addormentò in pochi minuti e accertato ciò il lupacchiotto iniziò a spostarsi lentamente. Mantenendo il proprio corpo radente al lenzuolo, raggiunse il fianco del ragazzo e come aveva supposto il pigiama si rivelò essere davvero un intralcio.
 
Mettendosi seduto e scrutando ciò che, nonostante il buio, si presentata ai suoi occhi, convenne che doveva eliminare quella stoffa fastidiosa.
Allontanando lo sguardo dal petto che ritmico si sollevava e si abbassava per scrutare il viso di Stiles, Derek si scontrò con un’immagine di assoluto abbandono e languore.
Il moro non comprendeva – o forse si rifiutava inconsciamente di farlo – perché mai ora la compagnia e la vicinanza del liceale lo mettessero così in subbuglio, certo un subbuglio di natura soprattutto ormonale, ma non solo.
Si scopriva a desiderare sempre più spesso le sue mani addosso tanto quanto sperava di ricevere i suoi sorrisi o le sue occhiate divertite.
E poi il suo profumo!
Era qualcosa che gli era entrato dentro immediatamente, già da quel lontano loro incontro nel bosco, non era nulla di particolare o definibile, era semplicemente quel qualcosa di buono che avrebbe tanto sperato sentire ogni mattina ancora prima di aprire gli occhi.
 
Inspirando forte e in modo profondo, il cuore del piccolo lupo fece una gioiosa capriola: il bagno aveva lavato via l’odore di Isaac e anche quello delle lacrime. A maggior ragione, quindi, Derek aveva bisogno di sentire la sua pelle contro la propria, anche a costo di collezionare l’ennesima ramanzina.
Si decise ad agire e facendosi ancora più prossimo, puntò leggero le zampe anteriori su un lato dell’addome di Stiles e attese.
La reazione a questo suo gesto giunse in modo, per fortuna, molto ridotto: un piccolo sbuffo dal naso e un tenue movimento dei fianchi e così Derek poté riprendere e attuare il suo piano.
Allungando il collo e avvicinando il muso il più possibile al centro del torso, Derek arrivò a sfiorare con i suoi piccoli, e adorabilmente aguzzi, dentini uno di quegl’irritanti pezzetti di plastica che si ostinavano a tenere insieme la casacca.
 
Il lupacchiotto faticò non poco a rosicchiare il filo anche se molto sottile, il motivo era palese se avesse usato la sua forza e tirato via il bottone, Stiles si sarebbe di certo svegliato e addio piani di conquista. Per questo, Derek si armò di santa pazienza e con tranquillità e lentezza riuscì a staccare il primo di una troppo lunga sfilza di chiusure, lanciandolo il più lontano possibile.
Certo il tempo era innegabilmente dalla sua parte, dato che la notte era ancora lunga e, ricordando che il giorno successivo non vi erano impegni scolastici, il moro presupponeva che il ragazzino avrebbe poltrito, ma non voleva impiegarci troppo, perchè altrimenti il gioco non sarebbe valso la fantomatica candela e così pur mantenendo il tocco leggero tentò di accelerare.
 
Tanto fece e tanto si impegnò, che in men che non si dica, anche l’ultimo bottone aveva ceduto e i lembi del pigiama si poggiavano sulla pelle di Stiles, morbidi e a malapena scostati l’uno dall’altro.
Il suo obiettivo era sempre più vicino, solo che ora non sapeva che fare: non poteva di certo salirgli sul petto e distendersi, se ne sarebbe accorto immediatamente!
Derek era un cucciolo, ma aveva pur sempre il suo peso.
Sconsolato e anche decisamente arrabbiato per l’inutile fatica, il lupo si distese e oramai arresosi all’evidenza di dover dormire a contatto con la stoffa, si allungò nell’incavo tra il braccio – abbandonato verso l’esterno – e il fianco, muovendosi senza troppa attenzione per sistemarsi al meglio.
 
Il destino o una qualche buona stella decisero di premiare il moro in un modo del tutto inaspettato e non appena il cucciolo si distese lungo il torso del ragazzo questo si mosse nel sonno e, voltandosi su un lato, intrappolò Derek, premendoselo al petto e trasformando in realtà il suo sogno.
Certo che accoccolarsi contro il corpo caldo e morbido di Stiles era tutta un’altra cosa, pensò il moro, lasciandosi andare a un profondo sbadiglio prima di allungare il musetto in parte sulle proprie zampe e in parte sul braccio del castano e addormentarsi soddisfatto.
 
“Derek spero converrai che tutto ciò è quanto meno ambiguo e imbarazzante”
Una voce giunse a disturbare il sogno di corse a perdifiato nei prati, corse che terminavano tutte nello stesso modo con Stiles e Derek umano che rotolavano a terra in quelle stesse distese verdi e un attimo dopo si ritrovavano magicamente senza vestiti.
“Derek” si ripresentò quella voce per nulla fastidiosa, se non fosse stato per il suo tentativo di tirarlo a forza fuori da quel mondo perfetto “Sveglia!”
Stiracchiandosi per benino, ancora con gli occhi sonnacchiosi, il cucciolo uscì piano piano e con cautela dal mondo dei sogni e volgendo il capo verso il calore che sentiva irradiarsi alla sua sinistra, si premette sul torace di Stiles, avvertendo pelle nuda sotto il suo nasino umido.
E come una folgorazione, si ricordò della bravata compiuta solo poche ore prima, aveva mietuto tante vittime che ora erano sparse a terra ai piedi del letto.
 
Ora avrebbe dovuto pagarne le conseguenze: aveva davvero mordicchiato i bottoni uno ad uno per scoprire il petto del figlio dello sceriffo?
Sì, lo aveva fatto e al momento gli era sembrata una scelta obbligata e intelligente, ora decisamente meno.
 
Stiles, appoggiandosi sui gomiti e sollevando anche se di poco il busto, si allontanò dal materasso e dal corpicino del cucciolo, con enorme disappunto di questo “Allora Derek, vuoi dirmi che cosa è successo al mio pigiama?”
Il moro avrebbe tanto voluto rispondergli per le rime e dirgli che era tutta colpa sua e del pigiama stesso – quel coso e tutti i suoi spregevoli bottoncini – ma ciò che fece fu seppellire il muso sotto le zampe e sperare che il ragazzo smettesse di porre domande imbarazzanti.
 
“Era nuovo”
“E tu avevi solo da venire a letto nudo” controbatté deciso Derek nella propria testa.
“Adesso vorrei proprio sapere come farò a spiegarlo a mio padre”
“Chissenefrega! Il mio piano ha avuto successo! Conquisterò il mondo e anche il tuo didietr….” Non poteva averlo pensato per davvero!
 
Quel dannato ragazzino stava portando il licantropo alla pazzia.
Fortunatamente, il moro fatti i conti scoprì che quello appena iniziato era il terzo giorno dalla trasformazione e quindi, stando alle parole della cacciatrice, sarebbe stato l’ultimo.
Derek sperava con tutto il cuore che non appena fosse tornato in forma umana, avendo la possibilità di rimettere la giusta distanza tra sé e Stiles, tutto sarebbe rientrato nei ranghi e le sue sensazioni sarebbero tornate normali e avrebbe ripreso a sbattere Stiles contro i muri premendosi con forza contro il suo corpo.
Pensare a questo non aiutava molto però.
 
Era sabato mattina e Stiles avrebbe voluto passare ancora qualche ora al caldo tepore del suo letto, ma i rumori insistenti che provenivano dal piano di sotto lo avevano svegliato e appurato che nessuna spiegazione sul perché si fosse ritrovato mezzo nudo nel proprio letto sarebbe giunta da Derek, decise di scendere e concedersi una sostanziosa colazione.
“Vado di sotto. Quando ti sarai stufato di nasconderti pur di non guardarmi in faccia, raggiungimi”
E senza attendere oltre si mise in piedi, indossò la tuta di ordinanza per i giorni casalinghi e uscì dalla stanza.
 
Stiles e il padre passarono l’intera mattinata nel giardino sul retro per tentare di sistemare la recinzione, avendo deciso di scavare lungo il tratto usurato, tirare via la rete metallica e sostituirla con un segmento nuovo.
Derek alla fine aveva dovuto capitolare e scendere di sotto e quando giunse alla fine delle scale sentì le voci dei due Stilinski provenire dall’esterno e, raggiuntili, si sedette all’ombra di una piccola siepe godendosi il panorama.
Il moro non stava fissando il cielo o l’orizzonte, si stava concentrando su qualcosa di molto più profano e vicino, precisamente sul sedere di Stiles che inginocchiato e chinato in avanti lottava con un perno metallico che non voleva saperne – con gioia immensa di Derek – di venire via dalla terra.
Il tessuto morbido dei pantaloni era teso in modo talmente perfetto da disegnare alla perfezione quelle deliziose rotondità e il licantropo si arrese, non potendo arginare la corsa della propria immaginazione e si vide umano affondare con precisione, lentezza e passione in quella carne soda e vergine.
Neppure il borbottio costante di Stiles e le sporadiche repliche dello sceriffo riuscivano a riportarlo alla realtà e mantenendo lo sguardo fisso di fronte a sé, si limitò a latrare il suo disappunto quando lo scenario mutò in modo repentino.
La parte di rete bucata era stata gettata a lato e la nuova venne agevolmente collocata e congiunta con la restante recinzione.
I due operai improvvisati continuarono imperterriti perfezionando il loro lavoro, senza prestare attenzione a ciò che il cucciolo stesse facendo e così, lasciato solo con i suoi pensieri, Derek a un certo punto si accorse di quanto il liceale fosse sporco.
Macchie verdi e marroni ornavano in più punti i calzoni e la maglietta, senza considerare lo stato in cui erano ridotte le mani; tutto ciò lo portò a considerare che probabilmente a breve si sarebbe concesso un bagno e così Derek lo tallonò incalzante per non perdere l’opportunità di partecipare.
 
Dopo un veloce spuntino consumato seduti tutti e tre sotto un albero, i due umani si impegnarono per concludere l’opera nel minor tempo possibile e posizionando l’ultimo vaso a copertura del reticolato, Stiles si passò il braccio sulla fronte e volgendosi indietro si rivolse al cucciolo “Ora sei in trappola! Non mi farai più prendere un accidente con le tue assurde fughe”
Derek era profondamente indeciso, non sapeva se ringhiare o sentirsi in colpa e optò per evitare qualunque reazione, anche perché non avrebbe dotuto dare prova dell’aver compreso le parole a lui rivolte dato che lo sceriffo era ancora presente.
“Figliolo, sai che ti voglio tanto bene” esordì l’adulto entrando in casa e dirigendosi verso il piano superiore.
Stiles rimase in silenzio, aspettando la seconda parte della frase che non tardò.
“Ma ciò non toglie che” e improvvisamente si mosse con velocità verso la porta del bagno “la doccia è miaaaa” e senza dare a Stiles il tempo di reagire, la chiave era già stata girata nella toppa.
“Merda! Papà… sono un disastro e sai che devo uscire”
“C’è sempre la doccia di riserva nella lavanderia del garage” giunse ovattata la voce dello sceriffo da oltre la porta.
“Ma lo sai che è uno schifo! Non c’è la cabina e poi devo pulire da solo lo scempio del bagno allagato!
 
Nessuna risposta arrivò e scoraggiato, il ragazzo si diresse nella propria camera, recuperò il cambio di abiti e ridiscese di sotto, con un curioso cucciolo alle calcagna.
Derek non aveva ben compreso quale fosse il nocciolo della questione, decise così di indagare non perdendo d’occhio il ragazzo e anche nell’ipotesi in cui non avesse scoperto nulla, beh ci sarebbe sempre stato l’elemento doccia che implicava uno Stiles senza vestiti.
   
 
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