OIlà! Rieccomi come la mia nuova,
famosa fan fiction!!!
Dopo
una serata passata a gozzovigliare per la notte rosa a Rimini e dopo aver
ascoltato il concerto del grande Raf, pubblico ora il
primo cap di questa storia che ho iniziato a scrivere
qualche gg fa…
Ringrazio
tutte le mie recensitici di “jealousy” e delle altre
mie fan fiction.
Premetto
che questa storia è incentrata soprattutto sul principe…sul suo io…
Buona
lettura!
Odore
di bruciato e desolazione, sterpaglia, scheletri di case ormai distrutte da
tempo.
Il
nulla e il buio regnavano incontrastati in un luogo che in un tempo già
dimenticato, appariva piacevole alla vista. Ma i ricordi svanivano come neve al
sole sbiadito e lontano di Gekly, pianeta distante
anni luce dalla terra, dimenticato da Dio e da tutti.
Qualcuno
avanzava a fatica, evitando di guardare la desolazione da cui era circondata,
ansimava e la pesante armatura di un materiale sconosciuto a noi terresti, la
opprimeva.
Si
tolse l’elmo e lo abbandonò a terra, senza degnarlo di uno sguardo “Non mi
serve più”.
Arrancava
ed udiva i lamenti dei suoi compagni, morenti.
Si
trascino fino ad una minuscola capanna ed entrò, lasciandosi cade a terra.
Distrutti,
conquistati, rasi al suolo da un nemico terribile e spietato. La schiavitù o la
morte.
“Meglio
la seconda…al disonore” –Ma noi siamo già stati
disonorati, principessa- Una voce la riscosse e cercò di intravedere la figura
nel buio, la riconobbe –Sto male Caliate- -Lo so…non soltanto tu, giovane Laya-
La
principessa di ciò che restava di Gekly guardò la
minuscola figura che si muoveva con agilità nel buio, era l’indovina Caliate,
la veggente più potente del regno.
-Ormai
non conta più nulla, siamo schiavi- Caliate cercò lo sguardo della principessa,
era esausta e sfinita ma nonostante tutto i suoi tratti
regali apparivano prepotenti.
Di
bell’aspetto, figura sinuosa, lunghi capelli argento
e occhi verdi, ancora quasi all’inizio della sua lunga vita. Fino a trecento
anni potevano vivere quegli esseri, Caliate li aveva già passati da un pezzo e
la sua saggezza non arrivava a toccare confini, lei vedeva e sapeva.
-Esiste
una remota speranza, mia principessa - -Cosa dici…ormai il fato ha prevalso- -Dov’è finita la condottiera di mille battaglie! Tu non
puoi abbandonare il tuo popolo!- tuonò la veggente al che
Laya tacque. Una lacrima scese
sul suo bel viso –La speranza è un lusso che non ci possiamo più permettere-
-Ma non capisci? quando avranno preso anche il tuo
spirito, allora sarà la fine! Non arrenderti
La
vecchia fece scendere il sangue azzurro della principessa nel vaso, l’acqua si
intorbidi, diventando celeste –Come è possibile che tu ti sia
potuta dimenticare del principe?- A quelle parole Laya
sbarrò gli occhi per lo stupore –Ma io non lo mai dimenticato…- Ripenso agli
occhi neri come il carbone di lui –Lui è la nostra ultima speranza- continuò
l’anziana –ma che stai dicendo? Se ne è andato tanto tempo fa…ricordo bene, la
causa del tutto fu quel perfino mostro di Freezer- -Ti promise una cosa però-
-Basta! Perché vuoi farmi stare male in un momento come questo ricordami lui?-
gridò la principessa –Osserva l’acqua!- gli intimò la veggente, Laya guardò e vide solo qualcosa di indistinto…poi prese
forma era un pianeta. –E’ solo un pianeta…cosa centra con il principe?- -Solo
un pianeta e per giunta molto lontano da qui…- continuo Caliate –Ma…- -Ma
cosa?- -Ma il principe si trova li- -Li? In quel minuscolo pianeta ricco
d’acqua?- -Si…
La
vecchia continuò a scrutare la terra –Lui non si vede, ma c’è…percepisco la sua
aura…- -Vegeta…- fece adorante Laya –Dimmi di più, ti
prego Caliate!- -C’è un sola
donna che lui abbia mai amata, una soltanto…- Laya
riconobbe che l’anziana era in un momento di trans
–La promessa…lui mi disse che avrebbe amata me soltanto…dunque mi ama ancora?-
domandò la principessa –Vai da lui presto! Il nemico si avvicina, solo un
guerriero forte e valoroso come lui ci potrà salvare ma…- -Ma cosa c’è ancora?-
-Guardati dall’azzurro…-
La
principessa scosse la testa, non comprendendo le ultime parole della veggente.
Questa allungò una mano raggrinzita e le porse una capsula –Qui c’è la
navicella…vai- -Tu non vieni con me?- chiese la principessa ansiosa –Il mio
tempo è finito, trova il principe- detto questo, spirò.
-No!
Non puoi morire proprio adesso Caliate!- Ma Laya capì che con quell’ultima divinazione, la maga aveva
esaurito tutte l’energie della sua lunga vita. Ora lei era sola.
Pianeta
Terra, tutt’altra galassia.
-Dai
su! Dacci più grinta più forza! Non fare l’incapace, così non mi fai nulla!-
-Ci sto provando papà…ma tu sei troppo forte!- - E’
naturale che io sia forte e tu non diventerai mai come me se continui così!-
Vegeta lanciò un pugno al figlio in pieno viso, il bambino cadde a terra,
tramortito “Non è che ho esagerato…Bulma morirebbe se gli facessi fuori il marmocchietto” –Tutto bene?-
Il
bambino si grattò la testa, infastidito –Papà però
potevi colpirmi anche un po’ più piano…- -Tsk!-
Vegeta guardò il bambino con aria di sfida –Rialzati da solo Trunks-
Il
bambino ci provò, era instabile sulle gambe ma riuscì
a tirarsi in piedi, Vegeta sorrise, soddisfatto – Comunque non sei andato poi
così male- -Davvero?- Il piccolo guardò il padre, sognante. Voleva diventare
forte come lui…era il suo sogno.
Si
allenavano in giardino, Vegeta non aveva ancora
ritenuto conveniente portare il suo figlioletto nella gravity
room, ma l’avrebbe fatto presto. Voleva vedere suo figlio diventare
estremamente potente, come il Trunks del futuro d’altronde.
Una
voce anche un po’ squillante di donna lo distolse dai suoi pensieri –Ragazzi?
Ei ragazzi!-
-Uh
c’è la mamma!- -Già…- Vegeta guardò venire oltre Bulma, non riusciva a non
ammirarla segretamente “Veste sempre sexy, lo farà apposta?” si chiese il
principe. Bulma gli fece un occhiolino porgendo un panino con la nutella al figlio. Trunks lo gustò con avidità sporcandosi
tutta la bocca con la dolce sostanza –E a me nulla?- chiese il principe
infastidito. Bulma gli diede un pizzicotto al braccio –Per te c’è qualcosa
dopo…- Vegeta sorrise sarcastico pregustando nella sua mente il corpo caldo
della sua Bulma.
Come
definirlo, un quadretto perfetto? Forse lo era davvero. Perché anche dal
peggior assassino stava nascendo qualcosa, anche dalle ceneri talvolta, anzi
spesso, risorge qualcosa di migliore.
Quanto
tempo doveva passare ancora prima che lui lo capisse appieno ma….il principe
era sulla buona strada. Era dalla fine del Cell-Game che si stava abituando
alla vita di famiglia, senza però rinnegare la sua natura e le sue origini,
senza permette al figlio di dimenticare chi era.
Covando
in segreto la speranza che un giorno il suo eterno rivale potesse tornare…allontanando ma non dimenticando un passato che avrebbe
fatto inorridire chiunque.
Una
doccia calda…era quello che ci voleva per rilassare i suoi muscoli tormentati e
rigidi, sentì qualcuno che apriva la porta del bagno, avvertì l’aura tranquilla
della terrestre –Tesoro ti lascio qui l’asciugamano
pulito- gli disse l’azzurra, fischiettando –Avevi detto che dopo avresti dato
anche a me il mio panino con la nutella…- le disse
Vegeta, dall’interno della doccia, l’azzurra rise di gusto lasciandosi
scivolare via il vestito leggero che portava poiché si era in estate.
Aprì
la porta della doccia ed entrò, sospirando davanti al torace muscoloso del
marito e avvertendo un brivido di piacere percorrerle la schiena.
Incominciò
al insaponare la schiena del suo saiyan e a baciarla, Vegeta era al massimo del
relax –Tesoro sono contenta che stai insegnando a Trunks a combattere…- -Um…- Vegeta mugugnò, avvertendo solo il piacevole tocco della mani di lei e l’acqua che scendeva sinuosa, lui si
voltò verso di lei e trovò un viso malizioso ad accoglierlo, la afferrò
saldamente per la vita e la baciò accarezzando il suo corpo nudo che tanto bene
conosceva e che mai si sarebbe stancato di esplorare –mi fai morire Vegeta…-
Lui invece non le diceva mai nulla ma si esprimeva con il linguaggio del corpo
e le diceva molto più di quanto lei potesse capire o immaginare.
Lei
percorse i muscoli del suo petto a accarezzò quella pelle dura e bagnata, poi
accarezzò e strofinò con il sapone i capelli di lui così neri e
straordinariamente belli e serici.
L’azzurra
avvertì il suo desiderio, sorrise contro la su spalle –Dunque vuoi passare
subito al sodo?- fece scherzosa –Io voglio il mio panino con la nutella- ammiccò il principe assaporando il suo premio.
Allora?
Recensite mi racc….