Aprì
gli occhi…
Lentamente…
Il
dolore si era improvvisamente calmato.
Quel
fuoco si era improvvisamente spento.
Dove
mi trovavo?
Cosa
era successo?
Ricordavo
solo quel volto.
Quell’angelo
biondo.
Quell’angelo
che non dimenticai mai dalla prima volta che lo vidi.
Otto
lunghi anni prima…
Tentai
di issarmi a sedere, ma non ci riuscì-
Mi
sentivo così debole.
Cosa
era successo?…
E
ricordai un bambino.
Il
mio bambino.
Il
mio bambino pallido e freddo.
Il
mio bambino morto.
Avrei
voluto piangere…
Ma
non ci riuscì.
Straziata
dal dolore mi ranicchiai su quel letto che non avevo mai visto.
Nascosi
il viso tra le mani.
Sentì
qualcuno sedersi accanto a me.
-Finalmente
hai completato la trasformazione…-
Io,
questa voce…
Questa
voce la conoscevo.
Liberai
il viso dalle mani per poter constatare se quello che pensavo fosse vero.
Si,
c’era lui, il mio angelo.
Ma,
poggiato vicino allo stipite della porta, con le braccia in conserta, c’era
qualcun altro.
Un
ragazzo con i capelli ramati.
Avrà
avuto all’incirca 17 anni.
Lo
fissI per un po’ poi tornai a guardare lui.
-Dottor
Cullen…-
Non
avevo dimenticato il suo nome…
Carlisle
Cullen.
-Chiamami
Carlisle, te ne prego…-
Abbassai
lo sguardo.
-Carlisle,
cosa è successo?-
Gli
chiesi piano, forse lui ne sapeva qualcosa.
Molto
probabilmente.
Mi
sorrise e poi si voltò verso il ragazzo dai capelli ramati.
-Edward,
potresti lasciarci soli?-
Una
voce calma, melodica.
Il
giovane dopo aver annuito se ne andò seguendo la richiesta del Dottor Cullen…
O
meglio, la richiesta di…Carlisle.
Che
strano era chiamarlo per nome.
Sembrava
una melodia…
Mi
guardò di nuovo.
-Esme…Posso
chiamarti così?-
Annuì
piano facendo anche un cenno con la testa
-Bene
Esme…io ti ho trovata moribonda…-
Ora
ricordavo.
Avevo
tentato di uccidermi
Avevo
tentato perché evidentemente qualcosa era andato storto…
-Se
non fossi intervenuto..Saresti già morta a quest’ora…-
Piano
mi alzai a sedere trovandomi di fronte all’uomo.
-Se
non foste intervenuto?…-
Carlisle
mi sorrise io non potetti fare che ricambiare.
-Dammi
del tu…E mi permetti di fare lo stesso?-
-Certo,
puoi…Carlisle-
Ripetevo
il suo nome, non mi sembrava vero averlo davanti…
-Ti
ho salvata, Esme-
-Perché?-
Non
chiesi‘Come?’
Ma
‘perché?’…
E’
quello che mi interessava sapere…
-Non
lo so, perché, Esme forse perché…-
Stette
zitto per un momento, come per trovare le parole giuste.
-Non
vuoi sapere come?-
Sviò
il discorso.
-Ditemi…-
Mi
guardò con rimprovero
-Dimmi,
come, allora-
Affrettai
a correggermi.
-Mordendoti-
Arricciai
le sopracciglia.
Forse
non aveva sentito bene.
-Come?-
Sospirò
e mise una mano sulla mia.
Trasalì.
Non
perché non mi piacesse il contatto con lui.
Anche
per quanto fosse freddo.
Semplicemente
non me lo aspettavo.
-Scusami,
Esme-
Ritirò
la mano e la congiunse con l’altra.
-Credi
a tutto quello che stò per dirti, per favore-
Annuì
-Sono
un vampiro-
La
frase di primo impatto mi sembrò molto stupida e lo guardai inarcando un
sopracciglio in modo scettico.
-E
lo sai anche tu ora-
Rimasi
a fissarlo per un po’.
Mi
guardò negli occhi.
E
capì che era vero.
Senza
sforzarmi gli credetti.
E
tutt’ora non so perché.
Forse
perché…Perché in quegli occhi vi trovai purezza e verità.
-E
anche…-
Indicai
la parte dove era sparito il ragazzo
-Si,
anche Edward lo è…-
Tornò
a guardarmi
-Ora,
dimmi Esme…-
Iniziò
con tono grave riacquistando la mia attenzione.
Anche
se non l’aveva mai persa.
-Perché
hai provato a suicidarti?-
Abbassai
lo sguardo sofferente coprendomi la bocca con una mano.
-Il
mio bambino…-
Dissi
solamente con voce strozzata.
La
mia unica ragione di vita mi aveva lasciata…
****
-Mi
spiace signora, non abbiamo potuto fare niente…-
La
donna guardò i medici attonita e corse dentro.
Non
riuscì neanche a piangere mentre stringeva la mano fredda del bambino.
-Il
mio piccolo…-
Sussurrò
con voce tremante.
-Siete
sicuri…lui è…-
Non
riuscì a completare la frase.
Dire
soltanto che era ‘morto’…Significava essersi rassegnati.
Ma
lei non voleva rassegnarsi.
Non
voleva dirlo.
-Morto-
Ci
pensò il medico.
Si
alzò dalla culla con sguardo perso.
Uscì
dalla porta e cominciò a correre.
Ora
piangeva.
Arrivò
a un dirupo.
Guardò
il sole.
Ora
sapeva cosa avrebbe fatto.
Sarebbe
tramontata con il sole.
C’era
solo un piccolo contro.
Il
sole una volta morto al tramonto, rinasce all’alba.
Lei
non sarebbe rinata.
Si
buttò.
E
sorrise tra le lacrime.
Non
voleva rinascere.
****
Nel
tanto dolore che mi aveva portato ricordare…
Rimembrai
anche il viso che vidi un momento prima di cadere nello strazio di quei giorni
di fuoco.
Il
suo.
Alzai
lo sguardo per guardarlo.
Lui
mi strinse a se.
Il
mio bambino mi aveva abbandonata.
Ma
fu in quel momento che capì.
Che non sarei mai più stata sola…