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Autore: Aurora_Sogna    02/07/2007    9 recensioni
"Fu in quel momento che capì che non sarei mai più stata sola"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprì gli occhi…

Aprì gli occhi…

Lentamente…

Il dolore si era improvvisamente calmato.

Quel fuoco si era improvvisamente spento.

Dove mi trovavo?

Cosa era successo?

Ricordavo solo quel volto.

Quell’angelo biondo.

Quell’angelo che non dimenticai mai dalla prima volta che lo vidi.

Otto lunghi anni prima…

Tentai di issarmi a sedere, ma non ci riuscì-

Mi sentivo così debole.

Cosa era successo?…

E ricordai un bambino.

Il mio bambino.

Il mio bambino pallido e freddo.

Il mio bambino morto.

Avrei voluto piangere…

Ma non ci riuscì.

Straziata dal dolore mi ranicchiai su quel letto che non avevo mai visto.

Nascosi il viso tra le mani.

Sentì qualcuno sedersi accanto a me.

-Finalmente hai completato la trasformazione…-

Io, questa voce…

Questa voce la conoscevo.

Liberai il viso dalle mani per poter constatare se quello che pensavo fosse vero.

Si, c’era lui, il mio angelo.

Ma, poggiato vicino allo stipite della porta, con le braccia in conserta, c’era qualcun altro.

Un ragazzo con i capelli ramati.

Avrà avuto all’incirca 17 anni.

Lo fissI per un po’ poi tornai a guardare lui.

-Dottor Cullen…-

Non avevo dimenticato il suo nome…

Carlisle Cullen.

-Chiamami Carlisle, te ne prego…-

Abbassai lo sguardo.

-Carlisle, cosa è successo?-

Gli chiesi piano, forse lui ne sapeva qualcosa.

Molto probabilmente.

Mi sorrise e poi si voltò verso il ragazzo dai capelli ramati.

-Edward, potresti lasciarci soli?-

Una voce calma, melodica.

Il giovane dopo aver annuito se ne andò seguendo la richiesta del Dottor Cullen…

O meglio, la richiesta di…Carlisle.

Che strano era chiamarlo per nome.

Sembrava una melodia…

Mi guardò di nuovo.

-Esme…Posso chiamarti così?-

Annuì piano facendo anche un cenno con la testa

-Bene Esme…io ti ho trovata moribonda…-

Ora ricordavo.

Avevo tentato di uccidermi

Avevo tentato perché evidentemente qualcosa era andato storto…

-Se non fossi intervenuto..Saresti già morta a quest’ora…-

Piano mi alzai a sedere trovandomi di fronte all’uomo.

-Se non foste intervenuto?…-

Carlisle mi sorrise io non potetti fare che ricambiare.

-Dammi del tu…E mi permetti di fare lo stesso?-

-Certo, puoi…Carlisle-

Ripetevo il suo nome, non mi sembrava vero averlo davanti…

-Ti ho salvata, Esme-

-Perché?-

Non chiesi‘Come?’

Ma ‘perché?’…

E’ quello che mi interessava sapere…

-Non lo so, perché, Esme forse perché…-

Stette zitto per un momento, come per trovare le parole giuste.

-Non vuoi sapere come?-

Sviò il discorso.

-Ditemi…-

Mi guardò con rimprovero

-Dimmi, come, allora-

Affrettai a correggermi.

-Mordendoti-

Arricciai le sopracciglia.

Forse non aveva sentito bene.

-Come?-

Sospirò e mise una mano sulla mia.

Trasalì.

Non perché non mi piacesse il contatto con lui.

Anche per quanto fosse freddo.

Semplicemente non me lo aspettavo.

-Scusami, Esme-

Ritirò la mano e la congiunse con l’altra.

-Credi a tutto quello che stò per dirti, per favore-

Annuì

-Sono un vampiro-

La frase di primo impatto mi sembrò molto stupida e lo guardai inarcando un sopracciglio in modo scettico.

-E lo sai anche tu ora-

Rimasi a fissarlo per un po’.

Mi guardò negli occhi.

E capì che era vero.

Senza sforzarmi gli credetti.

E tutt’ora non so perché.

Forse perché…Perché in quegli occhi vi trovai purezza e verità.

-E anche…-

Indicai la parte dove era sparito il ragazzo

-Si, anche Edward lo è…-

Tornò a guardarmi

-Ora, dimmi Esme…-

Iniziò con tono grave riacquistando la mia attenzione.

Anche se non l’aveva mai persa.

-Perché hai provato a suicidarti?-

Abbassai lo sguardo sofferente coprendomi la bocca con una mano.

-Il mio bambino…-

Dissi solamente con voce strozzata.

La mia unica ragione di vita mi aveva lasciata…

****

-Mi spiace signora, non abbiamo potuto fare niente…-

La donna guardò i medici attonita e corse dentro.

Non riuscì neanche a piangere mentre stringeva la mano fredda del bambino.

-Il mio piccolo…-

Sussurrò con voce tremante.

-Siete sicuri…lui è…-

Non riuscì a completare la frase.

Dire soltanto che era ‘morto’…Significava essersi rassegnati.

Ma lei non voleva rassegnarsi.

Non voleva dirlo.

-Morto-

Ci pensò il medico.

Si alzò dalla culla con sguardo perso.

Uscì dalla porta e cominciò a correre.

Ora piangeva.

Arrivò a un dirupo.

Guardò il sole.

Ora sapeva cosa avrebbe fatto.

Sarebbe tramontata con il sole.

C’era solo un piccolo contro.

Il sole una volta morto al tramonto, rinasce all’alba.

Lei non sarebbe rinata.

Si buttò.

E sorrise tra le lacrime.

Non voleva rinascere.

****

Nel tanto dolore che mi aveva portato ricordare…

Rimembrai anche il viso che vidi un momento prima di cadere nello strazio di quei giorni di fuoco.

Il suo.

Alzai lo sguardo per guardarlo.

Lui mi strinse a se.

Il mio bambino mi aveva abbandonata.

Ma fu in quel momento che capì.

Che non sarei mai più stata sola…

   
 
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