Occhi.
Occhi blu.
Occhi che guardano.
Occhi che sanno.
Occhi che hanno la capacità di metterti in soggezione.
Occhi laceranti.
Non sei un semplice uomo, non sei un qualunque essere umano
caratterizzato da pregi e difetti.
Sei un'aggregazione di cellule, molecole messe insieme da una mano
perfetta.
Una mano che non conosce errori, imperfezioni. Una mano divina. Cazzo Jared, sei un dio.
Sei intento ad aprire le tue valigie, poste sul pavimento del salotto
immerso nella fioca luce dell'alba e canticchi sommessamente una
melodia sconnessa, probabilmente sottofondo musicale inciso con gli
altri tre balordi che sguinzagli dietro di te ad ogni concerto, tre
ragazzini che pendono dalle tue labbra ogni volta che sforni un testo,
parole su parole, mai provate veramente sulla tua pelle, Jared. Come, break me down,
bury me, bury me. Andiamo Mr. Leto, vuoi essere credibile?
Il tuo corpo perfetto si muove, si inginocchia per prendere qualcosa
dalla valigia, la ispeziona minuziosamente trovando il motivo di tale
atto.
Ci ripensi mordendoti quelle labbra sensuali che ti ritrovi, lasci
cadere scomposta la felpa appena presa tra le mani e ne prendi
un'altra, più convinto, mentre ti rialzi stanco e ti muovi
lentamente verso il grande armadio di legno pregiato, a ridosso del
muro candido. Sei una perfetta sposina
casa e chiesa del cazzo. Lo sai vero, Jared?
Le tue gambe sono strette in pantaloni neri attillati, fin troppo a
dirla tutta, che le evidenziano in ogni singolo movimento, mentre
quelle compiono qualche passo incerto, il tuo bacino stretto si piega,
mentre distratto apri un cassetto e ci infili scomposta la felpa
prediletta. Avere un fascino come il
tuo non è da poco, lo sai Leto? Neanche quando fai i
lavoretti di casa.
Ti giri intorno leggermente stordito dal nuovo ambiente, dall'ennesima
stanza lussuosa d'albergo, quattro asettici muri adorni di plastica da
non chiamare casa.
Ti muovi con qualche passo incerto e agguanti una sedia rivestita di
velluto verde, su cui ti siedi lentamente iniziando a slacciarti
metododicamente le Converse nere. Fottuto rocker del
cazzo, ecco cosa sei Jared. Sei solo un fottuto rocker del cazzo.
Rimasto a piedi nudi ti alzi e mi degni di una rapace occhiata, un
lampo da quelle brillanti iridi turchesi che rimane impresso nei miei
occhi color caffè per un misero secondo.
Distogli lo sguardo e lo punti altrove, mentre sollevi i lembi della
t-shirt nera che indossi e li alzi per toglierla.
Riveli il tuo fisico perfetto, divino, surreale, come la melodia ancora
aleggiante nell'aria, proveniente dalle roche note che escono dalle tue
labbra.
Spalle larghe, pettorali muscolosi, addominali tonici. Sebbene tu sia ancora
troppo magro, ti vedo messo bene, Leto.
Ma niente può essere contrapposto al tuo bacino.
Stretto, contornato dagli obliqui squadrati e delineato dal limite nero
dei pantaloni. Togliti da davanti,
principino del cazzo. Potrei non rispondere più delle mie
azioni.
Ad un tratto pare che la tua mente si stia risbegliando da quello stato
di trans, smetti di cantare e mi guardi inesorabile negli occhi.
Non un secondo, non un lampo. Uno sguardo.
Punti fisse nelle mie quelle iridi color del cielo, contornate da una
linea ormai sbavata di nero che li evidenzia ancor più del
dovuto. Non appartieni a questo
mondo, Jared. La tua perfezione non è umana.
La tua bocca è leggermente dischiusa, labbra sottili e
sensuali come quelle di nessuno.
Scorgo i tuoi denti bianchi nascosti dietro di esse, pronti a fare
capolino in uno stupendo sorriso che ti dona una bellezza fuori dal
normale.
I capelli castani ti ricadono scomposti sulle lunghe ciglia, donandoti
un'aria pura, di quel bello che non deve essere per forza dannato per
attirare attenzione.
E intanto mi fissi deciso.
Con quegli occhi.
Occhi blu.
Occhi che guardano.
Occhi che sanno.
Occhi che hanno la capacità di metterti in soggezione.
Occhi laceranti.
Non sciogli l'alchimia dello sguardo instaurata tra di noi, mentre
quelle labbra tanto declamate si dischiudono e si rivolgono a me.
La tua voce calda e roca si sparge per la stanza in penombra, facendomi
venire la pelle d'oca, mentre soffiando esprimi un tuo semplice quesito.