Entro in casa e,
come sempre, inciampo su quel maledetto tappetino che mi da il benvenuto. Se
non fosse stato per il decoro condominiale non ce lo avrei mai tenuto.
E' notte fonda, devo togliermi le scarpe altrimenti, con il rumore dei tacchi,
sveglio i miei vicini e Dio solo sa quanto non voglia farlo, soprattutto quanto
non voglia trovarmeli domattina davanti alla porta a lamentarsi della
confusione.
Poso le chiavi sul tavolino accanto alla porta e le scarpe per terra, appendo
il cappotto sull'attaccapanni e mi dirigo immediatamente verso il radiatore più
vicino. E' così freddo, ha iniziato a nevicare quel pomeriggio e non sembra
voler smettere prima di domattina. Fortunatamente la casa è ben riscaldata, devo
ringraziare la signora del piano di sotto che ha sempre un freddo cane e vuole
tenere il riscaldamento condominiale comunque sopra i ventidue gradi. Dato che,
per le leggi della fisica, il calore si sposta sempre verso l’alto, riesco
sempre a godere di parte della sua spesa energetica.
Dopo aver ripreso la sensibilità alle mani, vado verso il bagno.
Mi tolgo gli abiti e mi preparo per andare a letto.
Davanti allo specchio, prendo a struccarmi e a lavarmi i denti.
Piegata sul lavello,
mentre mi spazzolo i denti, sento un venticello freddo sfiorarmi la schiena. La
finestrina del bagno si è aperta e con un lieve colpo la richiudo.
Maledetta apertura a scatto senza maniglia!
Mi sciacquo il viso un ultima volta.
Una flebile voce.
Con le mani insaponate sulla faccia, immobile, tendo l'orecchio.
Chi aveva detto il mio
nome?
Mi volto di nuovo: quella maledetta finestra si era aperta ancora!
Il rimedio è uno solo: prendo il nastro adesivo e la incollo al muro.
Un altro brivido
freddo. Forse la vecchietta del piano di sotto ha abbassato il riscaldamento.
Mi infilo il pigiamino e mi accoccolo sotto le coperte. Al calduccio. Al sicuro
dal freddo.
La voce si fa
sentire di nuovo.
Maledetta finestra!
No, mi torna in mente che l’ho incollata al muro con il nastro adesivo.
Sto sognando, sto sognando.
Sento un passo nel buio.
Mi nascondo sotto le coperte.
Questo vento maledetto mi fa sentire cose che non dovrei...
...Silvia...
Salto a sedere sul
letto e premo immediatamente l'interruttore della luce.
Stavolta la voce si era fatta sentire, forte e chiara.
La stanza era vuota.
E’ un sogno, un maledetto incubo!
In quel ristorante
non ci torno più, danno cose avariate e ti fanno fare brutte esperienze
notturne.
Forse è meglio andare a prendere un bicchiere di acqua in bagno.
Con gli occhi
assonnati vado in bagno.
Prendo il bicchiere sul lavandino e inizio a riempirlo di acqua.
Alzo stancamente gli occhi sullo specchio: in quei secondi di attesa, guardo il
riflesso dei miei denti e cerco di trovare qualche imperfezione.
Il bicchiere è pieno e chiudo il rubinetto
Ma non riesco a berne una goccia.
Nello specchio,
c'è riflessa un'altra persona insieme a me.
Un'altra me.
Ma non è proprio come me.
Sembrio io, ma non sono io.
Mi guarda, sorride.
Un sorriso malefico, cattivo.
Mi appoggia la mano sulla spalla,
sento il suo tocco gelido.
Nella stanza in cui
mi trovo adesso non ci sono specchi.
Solo pareti imbottite e la camicia che porto non ha bottoni sul petto, ma sul
retro.