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Autore: CinziaPV    17/12/2012    12 recensioni
C'era una volta... era così che un tempo iniziavano le favole, prima che fossero obliate, prima che la tecnologia, internet o altro ponessero fine alla magia.
C'era una volta una bellissima bambina, destinata come tutte le principesse delle fiabe a diventare una bellissima donna e sposare un uomo ricco e potente...
Anno 1400. In un universo alternativo, Niklaus Mikaelson è un vampiro erede al trono, mentre Caroline è la sua promessa sposa.
Fra i due non corre buon sangue. Riusciranno a convolare a nozze?
Storia in fase di revisione. Revisionato il prologo.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Promessi sposi
Prologo
 
 
 
 
 
 
Freddo. È la prima sensazione che avverto, subito dopo aver udito lo stridio delle catene.
Continuo a tenere gli occhi chiusi, ma non sto dormendo, né continuo a giacere nell’incoscienza, fingo soltanto che vada tutto bene, con il cuore stretto in una morsa dolorosa e gli arti pesanti.
Sono rimasta immobile, nella stessa posizione per quelle che sono sembrate ore, ma sono troppo codarda per accertarmi delle reali condizioni nelle quali vesso, così rimango immobile con le ginocchia piegate verso il petto, e le braccia raccolte attorno ad essi, nel macabro tentativo di proteggermi.
– Giochi a fare la morta? – Non ho paura, non faccio che ripetermelo, ma nell’esatto istante in cui le parole di Niklaus mi raggiungono, un brivido gelido mi attraversa il corpo.
Odo i suoi passi farsi più vicini, e le sue mani presto fra i miei capelli, mi costringono a sollevare il viso.
Non lo guardo, mi limito ad aprire gli occhi e a fissare un punto indefinito oltre le grate della mia prigione.
L’inverno ha lasciato da un pezzo Fell’s Church, il cielo è terso, fatta eccezione per una piccola nube che riesco a intravedere all’orizzonte.   
Si è spezzato qualcosa in me, solo adesso ne ho piena coscienza, e non è la pelle raggrinzita attorno al marchio a farmelo sentire. È da quando Niklaus, mio marito ha puntato i suoi occhi nei miei che non riesco a scrollarmi di dosso tale sensazione.
“Marchiatela.” Non sono state le sue parole a ferirmi, ma lo sguardo sprezzante che mi ha rivolto, la bruciante consapevolezza di non contare niente per lui. Non più.
Dopo un tempo che mi è sembrato indefinito, abbandono la contemplazione del cielo, per fissare la sua persona.
Mesi addietro non sarei riuscita a farlo. Adesso è tutto più semplice: entrambi siamo cambiati. Credevo d’essere debole, ma mi sbagliavo.
Una mia mano va a poggiarsi contro il mio ventre, ma Niklaus non sembra avvedersene, ed io non gli do motivo di sospettare alcunché.  È dentro di me il motivo della mia forza, ma fortunatamente i vestiti informi, e le curve ancora acerbe non possono confermarlo.
– Sei stata brava... – Nikalus abbandona la presa sul mio viso, e sembra quasi ilare nelle sue riflessioni. Un lieve sorriso gli inclina la bocca, mentre gli occhi rimangono freddi, e assolutamente inespressivi. Sembra un fantoccio, uno di quei tanti pupazzi che il marionettista muove secondo il suo volere, una statua di marmo priva di anima.
Non rispondo alle sue provocazioni, mi limito a osservarlo in silenzio, consapevole di quanto sia ingestibile e pericoloso in questo stato.
– Mi domando se pensavi a lui quando abbiamo fatto all’amore. –
Apro la bocca a corto d’aria, ma non ne fuoriesce alcun suono.
Sento il suo fiato. Il suo viso è a pochi centimetri dal mio, osservo la perfezione che incarna.
Avrei preferito il buio della notte, mi sarei sentita più protetta, invece è giorno, e non posso illudermi che le sue parole non siano reali.
– Mikael si sbagliava sul tuo conto – la sua mano va ad artigliare il mio braccio. Mi lascio sfuggire un grido nel momento in cui sfiora la bruciatura che il marchio ha provocato. – Amare non è un bene.
La sua voce è monocorde, e per quanto mi sforzi non riesco a riconoscerlo.
– Tu non sei così... – sussurro sgomenta, quasi come se parlassi a me stessa, scuotendo più volte il capo per capacitarmene.
Nikalus prorompe in una fragorosa risata, che si spegne troppo in fretta.  – È stato semplice, – sussurra subito dopo, pericolosamente vicino alla mia persona – basta un batter di ciglia, e tutto diventa più facile, perfino il dolore.
Sgrano gli occhi, perché di tutte le confessioni cui voleva farmi prendere parte, questa è senza dubbio la più dolorosa.
– Quando il dolore supera la ragione, – fa una pausa sapientemente calcolata – basta spegnere tutto. – Avvicina maggiormente il viso al mio, e come in un sogno sfiora la mia bocca con la sua. – Voglio mostrarti qualcosa – dice beffardo, mentre delle immagini iniziano a fluire innanzi ai miei occhi.
 
 
 
“Caroline... “ sgrano gli occhi alla vista di mio padre. Sembra passato un secolo dall’ultima volta che ci siamo parlati, ma so che è un’illusione. Non è a me che si sta rivolgendo, ma alla fanciulla che ero fino a qualche mese addietro, e che adesso sta ubbidendo circospetta al suo richiamo.
Sorrido mesta, mentre le prime lacrime iniziano a far capolino.
“Caroline, ” mio padre mi richiama  per la seconda volta, fissandomi accigliato.
A distanza di mesi, ricordo benissimo il motivo del suo cruccio.
“Padre...”
“No.”Blocca sul nascere ogni mia scusante. Quante volte ti devo dire che le fanciulle dabbene non vanno in giro per mercati affollati, almeno che non abbiano una balia, e malauguratamente non ne possediamo nessuna.
Osservo l’altra me, indispettirsi.“Avete usato nuovamente quel termine.”
“Quale?”
“Possedere”puntualizzo. “Parlate di una persona come fosse un oggetto”dico scuotendo la lunga chioma bionda.
Mio padre rilascia un sospiro.“Mi pento d’averti permesso d’imparare a leggere e a scrivere, ma del resto non potevo contraddire sua altezza.”
M’irrigidisco, sapendo che qualsiasi occasione è propizia per ricordarmi ciò che mi lega ai Mikaelson.
“E adesso ti consiglio d’abbandonare quel libro che tieni nascosto, e di prodigarti per aiutare tua madre”ordinò.
Ancora una volta reprimo uno sbuffo.“Sì padre.” Asserisco col capo, più per garbo che per reale convinzione.
 
 

Reprimo un singhiozzo, ma le lacrime, quelle non posso fermarle, soprattutto quando all’immagine di me e mio padre, se ne aggiunge un’altra.
 

 
 
Sapientemente nascosto dietro il banco delle stoffe, Niklaus Mikaelson, osserva la scena, e si sta letteralmente sbracando dalle risate.
 
 
 

Rimango incantata, a guardare la scena preclusa ai miei occhi fino a oggi.
Il cuore mi batte forte nel petto, le mie mani tremano.
 
 
 

“E così vi piace leggere?”La sua voce assume un tono divertito, non appena nota la rimostranza che ho nei suoi riguardi.
Sono settimane, che come non si addice al mio rango evito qualsiasi forma di dialogo col sottoscritto.
Lo faccio, da quando il diretto interessato ha cercato di baciarmi, durante la festa del paese.
– Ebbene, sì – gli rispondo lisciandomi nervosamente le gonne, facendo comparire un ringhio soddisfatto sulla bocca del mio interlocutore.
Non lo sto guardando, mi limito a rispondere garbata alle domande che l’etichetta impone, tuttavia Niklaus appare soddisfatto.
– E cosa di grazia? – Chiede ancora piccato. Lo osservo guardare con la coda nell’occhio l’arrivo circospetto di mia madre, forse confusa dal mio ritardo.
– La storia, la fisica – rispondo, mentre mi ostino a guardare altrove.
– Interessante... – si gratta il mento pensieroso, mentre con un leggero inchino congeda mia madre – anch’io sono affascinato da suddette arti.
Un guizzo indispettito attraversa miei occhi. – Non si direbbe... sire – stringo i denti per pronunciare un tal appellativo.
– Ci sono tante cose che non conoscete di me, Caroline – dice suadente avvicinandosi alla mia persona e beandosi del ritmo esagitato del mio cuore.
– Quello che ho conosciuto mi sembra già abbastanza – mormoro, rossa in viso. – Cercate di mantenere le distanze, sono una fanciulla onesta e non tollero simili atteggiamenti.
Niklaus si  tende all’improvviso. – Ma, non vi da fastidio quando simili atteggiamenti li assume Tyler Loockwood – sentenzia scuro in volto, prendendomi all’improvviso per le spalle.
Il mercato sta iniziando a riempirsi, e alcune signore alzano lo sguardo su di noi. Tutta Fell’s Church sa del matrimonio cui siamo destinati, ma questo non impedisce ad alcuno di malignare, adducendo alla mia persona colpe fino ad ora non sperimentate.
 – Che cosa volete dire? – Alzo gli occhi sul mio promesso, con fiera determinazione.
 – Vi ho visto alcuni giorni addietro, al limitare del bosco, con il giovane Loockwood – specifica con gli occhi brucianti di collera. – Non ho niente da nascondere – dico caparbia – Ty è mio amico.
Niklaus stringe la presa sulle mie spalle, procurandomi non poco dolore. – Un amico che tenete per mano? – dice guardandomi negli occhi. – Sappiate una cosa Caroline: voi siete mia. Mi dovete rispetto!-
Cerco di liberarmi dalla sua presa senza alcun risultato, anzi la sua presa s’intensifica. – Non mi sembra d’esser stata mancante fino ad oggi.
– Questo lo stabiliremo la prima notte di nozze, – lo vedo farsi più vicino al mio viso – e riguardo al bacio, quello che mi avete negato... sappiate che anche questo è mio, di diritto. – Non mi da più il tempo di controbattere. Mi sospinge contro di sé, e ignorando qualsiasi mia protesta, affonda la bocca nella mia.
Cerco di spostarlo, ma è tutto inutile, sembra fatto di marmo.
Le mie mani posizionate contro il suo petto, non riescono a smuoverlo.
Gli occhi mi bruciano, il cuore rischia di scoppiarmi nel petto mentre Nikalus mi costringe sapientemente ad aprire la bocca e soccombere al suo bacio.
Nessuno mi ha mai baciato, e di certo non immaginavo così il mio primo bacio.
Le braccia di Niklaus sono strette attorno al mio corpo, e inizio a sentire un dolce languore al basso ventre.
È sbagliato, ma non riesco a sottrarmi. Non riesco a impedire alla mia bocca di modellarsi alla sua, al mio respiro di confondersi col suo.
Boccheggio quando la sua lingua accarezza il mio palato, e anche se è piacevole, le lacrime iniziano a imbrattarmi gli occhi.
Non dovrei provare queste sensazioni, non dovrei provare piacere nella sua stretta.
Ho perso. Non riesco a sottrarmi alle sue carezze, ai baci, ai morsi, ai respiri soffusi.
Sarò sua un giorno, solo, ho paura d’ammetterlo.
 
 
 
 
 
Angolo autrice:


Prologo revisionato. Non ho molto da dire. Spero che le modifiche siano apprezzate. Lo scopo è di migliorare la storia, e spero di esserci riuscita.
Gli altri capitoli non subiranno modifiche drastiche, e manterranno la terza persona. Note tecniche: I flash-back saranno scritti in grassetto e fra virolette alte, mentre i dialoghi diretti con i trattini.
Un bacio
Tess
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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