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Autore: Utrem    18/12/2012    4 recensioni
A volte è proprio il proliferare di bisogni secondari e vizi suggeriti da manipolatori a toglierci la felicità.
Per crearla, in verità, non ci vuole niente : è così naturale ed innata che chiunque è in grado di conoscerla e di conservarla.
'Hooga Hoogah' simboleggia, anche se in modo stereotipato, il canto tribale e la voglia di vita insita in tutti noi : perché nessuno di noi ha idea di quanto male subisca finché non c'è qualcuno a ricordarci che sta meglio (o peggio) di noi.
Ma lasciate che ve lo spieghi meglio...
Genere: Generale, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“ Ma, Jessie...”

“ No. ”

Questo 'no' non appariva nemmeno remotamente più stanco o meno irrevocabile dei precedenti.

Tom vedeva sua moglie, con la fronte appena corrugata, i bulbi oculari immobili, le labbra perfettamente combacianti, il busto eretto e le mani sui fianchi: composta, petulante, prepotente, severa, indomabile.

In una parola, rigida.

Rigida come lo era stata al mare, quel giorno di agosto, nonostante sorridesse e gli occhi verdi scintillassero picchiati dai raggi del sole; rigida come lo era stata al loro primo appuntamento, con quel vestito che lasciava trasparire il busto prosperoso; rigida come lo era stata il giorno del matrimonio: candida, pura e luminosa, ma rigida. Rigidissima. Rigida come una giacca a cui non è stato tolto l'appendino.

Era sempre stata così, Jessie. O la prendevi nel modo giusto, o 'giravi i tacchi e te ne tornavi nel tuo bozzolo d'insolenza'.

Lui, d'altra parte, era mollo. Mollo come la mollica del pane, come la creta, il pongo che i bambini amano deformare e manipolare per imprimervi la propria impronta.

Almeno – così era con sua moglie.

“Ho detto che non voglio quell'uomo in casa mia“ ribadì Jessie con voce grossa “E, se mai dovesse venire a far visita, gli suggerirei di girare i tacchi e tornarsene nel suo bozzolo d'insolenza.“

“Ma non ti ha fatto niente ” obiettò Tom, in quello che avrebbe dovuto essere un urlo potente quanto il richiamo di un uomo neanderthaliano, ma che si era rivelato essere un sussurro poco più udibile dello squittio di un topo.

Jessie lo guardò con occhi di ghiaccio, le sopracciglia ancora più rigide. Sospirò, ma subito dopo, a questo minimo segno di cedimento, oppose una faccia che a Tom ricordò quella di uno zombie che ha appena visto un essere umano da sbranare.

“Ho detto che non lo voglio in casa mia. Fine del discorso. Non c'è nulla da aggiungere o argomentare. Ho deciso così, punto e basta.“

La sua testardaggine era straordinaria. Era inespugnabile a qualsiasi agente di qualsiasi natura, durava nel tempo e godeva di una memoria fotografica di altissima qualità. Tom spesso si chiedeva perché sua moglie non lavorasse come avvocato.

“Dave è una brava persona“ proseguì, stavolta con più decisione “Si è buttato un po' giù, ma ciò non significa che adesso sia inavvicinabile“.

Silenzio. Jessie era troppo gonfiata di certezze per degnarsi di replicare.

“Se lo lasciamo solo, peggiorerà. E ci rimorderà nella coscienza.“

“Non parlare al plurale“ svolazzarono rapide le parole della consorte.

Tom strabuzzò gli occhi, mentre lei gli rivolse una smorfietta che lui registrò come canzonatoria.

Era sconcertato. Sebbene fosse al corrente di quanto sua moglie avesse invidiato Kiara e di come spesso non si fosse fatta problemi a criticarla di fronte a tutti - per difetti che in verità erano suoi -, non si aspettava un'espressione così cruda e fredda del suo disinteresse.

Kiara era morta e aveva lasciato Dave con la loro bambina, malata della sindrome di Down. Jessie fuggiva lei e tutto ciò che la riguardava. Almeno, così pareva a Tom.
Conosceva sua moglie. Sapeva che era rigida come lo schienale di una sedia in metallo. Però una tale freddezza era disumana ed inconcepibile.

“Ma...“

“Basta“ lo mise a tacere Jessie.

Stette ancora un attimo a fissarlo, come per incidere in profondità la parola appena pronunciata. Infine, pestò il piede contro il parquet, gli voltò le spalle e puntò verso la porta a vetri della cucina – il che voleva dire che la discussione era ufficialmente finita.

Tom si stava odiando.

Aprì la bocca per parlare, ma la richiuse subito dopo. Mise un piede avanti e lo riportò subito pari all'altro.

Mancava di forza di volontà, dell'energia che si addice ad una persona forte e determinata. 'Don Abbondio che convive con Don Rodrigo' era una didascalia perfetta al quadretto dei due coniugi.

Mentre in Jessie erano perfettamente riconoscibili la stessa prepotenza e bisogno di potere autocratico, il porsi di Tom era un miscuglio tra ingenuità e reale timore del potere e del potente che palesa detenerlo.

Voleva bene al suo amico e voleva aiutarlo, ma non era oggettivamente in grado di sostenere una discussione con sua moglie. Cedeva al primo ostacolo. Non c'era niente da fare.

'Fammi passare una serata a casa tua' gli aveva detto Dave, con la solita voce cavernosa 'Jessie mi tratterà come un pezzente, ma almeno non rischio di finire in birreria senza avere la minima idea di come ci sono arrivato' .

'Va bene, d'accordo' gli aveva risposto lui, con il solito tono da cane a cui è stata inavvertitamente pestata la coda.

'Grazie!' aveva latrato Dave in risposta (che era, peraltro, già un po' brillo), stritolandogli letteralmente un braccio e raccontandogli una freddura di dubbio gusto su un cammello ed un gatto delle nevi.

Tom lo vedeva già, accasciato sul pavimento del locale, con il boccale vuoto in mano e il rigurgito ai piedi e, a concludere il tutto, il proprietario che ripuliva bestemmiando.

Il solo pensarlo in quella condizione gli procurò un dolore fisico, palpabile.

Dave era quello che lui non era mai riuscito ad essere – arguto ed educato ma duro quando mai ce ne fosse stato il bisogno: percepirlo come bisognoso d'aiuto, del suo aiuto. equivaleva a togliergli un monte di certezze. 'Se lui non ce l'ha fatta ed è caduto' ragionò, 'Come posso farcela io?'

Si dipinse per un attimo nella sua situazione e rapidissimi i brividi gli varcarono la schiena. Nemmeno gli insulti ricevuti su Internet erano quisquilie. Anzi, avrebbero potuto facilmente essere stati quelli a scatenare la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.

'Senza contare che la dipendenza per l'alcool gli avrà sicuramente già causato disagi nel lavoro'

Paradossalmente, era il comportamento di Dave nei confronti delle avversità ad impedire a Tom di aiutarlo.

'Non può continuare così. Quella bambina ha bisogno di affetto e assistenza, non di un alcolizzato. Devo fare qualcosa, che Jessie me lo consenta o no.'

   
 
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