CAPITOLO
14
BREATHE
La
porta si chiude dietro di noi, uno scatto metallico
che frantuma la tranquillità della mia stanza.
Con
un'occhiata veloce la percorro tutta, ritrovandola
esattamente come l'avevo lasciata questa mattina. Tutto è al
suo posto.
Muovo
un passo in avanti l'attimo dopo, avvicinandomi
al letto intatto e perfettamente in ordine.
Percepisco
la sua presenza dietro di me, ma non
mi volto continuando a rimanere in silenzio e a dargli le spalle come
ho fatto
per la maggior parte del tempo fino ad ora.
Non
mi va di parlare di cose futili e del tutto
inutili. Non dopo come si è comportato in questi giorni.
Stringo
innervosita le labbra, torturandole l'attimo
seguente con i denti.
Non
può fare quello che vuole e poi pretendere di fare
conversazione come se niente fosse, non mi sta decisamente
più bene.
Con
un sospiro velato di stanchezza tiro giù la zip
della giacca, aprendola e sfilandomela l'attimo dopo.
Un
senso di freddo mi avvolge velocemente,
sostituendosi al calore confortante che mi avvolgeva.
La
lascio cadere sul piumone con un soffice
spostamento d'aria che mi investe dolcemente.
La
sua voce, bassa e sottile, rompe il silenzio
l'attimo dopo arrivandomi alle orecchie con la consistenza di un
respiro.
-
Come ti senti? -
Mi
volto verso di lui con una torsione lieve e lenta
del corpo, per evitare acute fitte di mal di testa,
trovandolo in piedi
vicino alla porta.
Le
mani affondate nelle tasche della giacca e gli
occhi azzurri puntati ostinatamente su di me.
Per
qualche secondo mi guarda silenziosamente, chiuso
nei suoi pensieri, che puntualmente mi cela. scrutandomi attento.
Un
lieve nervoso mi pervade nel constatare il suo
ennesimo sguardo imperscrutabile.
Troppo
spesso ultimamente mi ha guardato in questo
modo criptico, esattamente come il suo comportamento, cosa che inizia
ad
irritarmi profondamente.
E,
ancora una volta, mi ritrovo a pensare che non può
fare quello che vuole. Non sono una bambola.
-
Bene - ribatto io in un sussurro appena palpabile,
neutro, stringendo fra le dita il bordo della mia maglia.
Con
i polpastrelli ne percorro la cucitura, giocandoci
in modo nervoso e irrequieto.
Non
mi sento per nulla tranquilla, vorrei chiarire e
parlargli, ma lui non sembra dello stesso avviso. Anzi, sembra avere
l'intento
opposto al mio.
Cosa
che mi innervosisce ulteriormente.
Ian
annuisce pensieroso, chiuso in un silenzio
ermetico e ineluttabile, mentre per qualche breve istante i nostri
occhi si
scontrano.
E'
uno sguardo fugace e attento, guardingo, volto a
capire come vuole agire l'altro o cosa prova.
E
mi ritrovo a chiedermi, come ho fatto fin troppe
volte in questi giorni, perché diavolo fa così.
Qual
è il motivo di fondo? Non lo capisco e lui, i
suoi atteggiamenti, mi confondono ancora di più.
Mi
ignora, mi tratta male e poi si presenta in
ospedale con un sorriso dolce e, soprattutto, con la camicia che gli ho
regalato per il suo compleanno addosso.
Cosa
vuol dire tutto ciò? Ha un valore anche per lui?
Un
secondo prima sono sicura che non gliene importi
nulla di me e, quello dopo, invece, ho la sensazione che sia l'opposto.
Dov'è
la verità?
Cerco
risposta alle mie domande senza un'apparente
soluzione nei suoi occhi, intensificando lo sguardo, che da freddo
diventa più
caldo e corposo.
I
suoi occhi rimangono, infatti, neutri ed
imperscrutabili, quasi piatti.
Risposte
che non ottengo, noto amaramente dispiaciuta
e anche un po' frustrata.
I
suoi occhi rimangono, infatti, neutri ed
imperscrutabili, quasi piatti.
Continuiamo
a fissarci ancora per una manciata di
secondi, fino a quando lui non distoglie lo sguardo dal mio puntandolo
da
tutt'altra parte.
Qualcosa
di indistinto mi stringe allora lo stomaco in
una morsa nervosa e spasmodica, sostituendo le abituali farfalle che,
invece,
mi provocava. Forse rammarico, forse consapevolezza del fatto che mi
sta
evitando anche ora.
Cala
nuovamente un pesante silenzio tra di noi,
rotto solo dal rumore dei nostri respiri.
Odio
questi momenti, sospiro pesantemente.
Entrambi
sappiamo che dobbiamo parlare, solo io ne
sono consapevole lui, invece, evita il momento, rimandandolo.
Si
chiude dietro un apparente tranquillità e aspetta
che sia io a sbilanciarmi. Cosa assolutamente irritante.
Un
altro lento fiotto di nervoso si riversa dentro di
me, rendendomi più inquieta di quanto io non sia
già.
-
Vuoi qualcosa?- mi chiede ancora con una premura che
suona quasi nevrotica, spasmodica - Hai fame, per caso?-
Sta
evitando palesemente l'argomento e il momento del
chiarimento, so che è così.
Gli
lancio un' occhiata di sottecchi, studiandolo.
-
No, va bene così - replico, leggermente seccata e
innervosita dal suo modo di fare.
E'
assurdo il modo in cui riesce a innervosirmi pur
dicendo poco o niente, veramente incredibile.
Frustrata
sbuffo, soffiando stizzita l'aria fra le
labbra in un sibilo acuto.
Basta,
non ho intenzione di stare ai suoi giochetti.
Evita
l'argomento da troppo, non mi sta più bene .
Che
voglia o no, il momento è arrivato.
La
Nina arrendevole se ne è andata con la caduta.
Socchiudo
le labbra, parlando con tono deciso l'attimo
dopo.
-
Dobbiamo parlare, Ian -
Gli
riservo uno sguardo fermo, che non ammette
repliche e così accade, sorprendendomi.
-
Ok...- afferma fin troppo pacato, stupendomi ancora
di più.
E'
diventato improvvisamente promotore dei chiarimenti
e delle discussioni? Mi domando ironicamente sorpresa.
Magari
ha capito anche lui l'importanza di risolvere
questa cosa.
Forse
è più facile del previsto, mi dico realmente
sorpresa. Non me lo aspettavo decisamente, anzi pensavo che avrei
dovuto
lottare parecchio solo per convincerlo a parlare.
Pensiero
che si rivela un'illusione l'attimo dopo.
-
Se proprio ci tieni parliamo - continua lui
con uno sbuffo seccato, come se gli avessi proposto una delle peggiori
torture
invece che un semplice dialogo.
La
mia espressione muta velocemente, trasformandosi da
stupita a seccata.
-
Si, ci tengo - soffio aspra, riservandogli
un'occhiataccia cupa e irritata.
Come
non detto, ho parlato troppo presto.
-
Come vuoi - ribatte lui, facendomi innervosire
ancora di più.
Stringo
le labbra, guardandolo visibilmente
contrariata e innervosita dalla sua affermazione noncurante,
lasciandomi andare
l'attimo dopo ad un respiro profondo.
Odio
quando ha questo atteggiamento non curante e
indifferente, come se tutto gli passasse sopra senza lasciare traccia.
E
odio questo "come vuoi" con
questo tono menefreghista. E'
così stronzo quando si comporta in questo modo
così...da stronzo.
Si
lascia cadere sulla poltrona, dalla parte opposta
della stanza, vicino alla finestra.
-
Di cosa vuoi parlare, allora? - mi domanda quasi
spazientito dal mio silenzio, l'espressione innocente stampata in
faccia che mi
fa saltare letteralmente i nervi.
Incasso
la testa fra le spalle, incupendo
l'espressione mentre il mio sguardo diventa sempre più al
vetriolo e
contrariato.
Sa
benissimo di cosa dobbiamo parlare, fa solo il
finto tonto.
-
Di noi, Ian. -
Calco
volutamente sulla parola noi, mordendomi quasi a
sangue le labbra per non continuare acidamente la frase, alludendo al
fatto che
forse per lui non siamo nulla.
Peggiorerei
solo le cose, lo so, e visto che non si
stanno mettendo bene decisamente è meglio evitare.
Devo
stare calma, mi dico lentamente.
Come
previsto si irrigidisce ulteriormente,
assomigliando più ad un pezzo di marmo che ad una persona.
Non
è una reazione normale, mi ritrovo a riflettere e
il mio istinto mi sussurra, ancora una volta, che non finirà
bene questa
discussione.
E'
una sensazione a pelle proprio.
Un'ombra
gli scurisce il viso, adombrandolo. Allarga,
poi, leggermente gli occhi, invitandomi quasi a parlare.
Non
capisco se è calmo e pronto a discutere o
semplicemente indifferente. In ogni caso abbiamo molte cose da chiarire.
Stavolta
non desisto, non ne ho alcuna intenzione.
Pronta
e determinata riprendo quindi a parlare.
-
Perché fai così?- gli domando diretta e a brucia
pelo, incrociando poi le braccia sotto il seno in una posa decisa e
testarda.
Continuo
a guardarlo cocciutamente convinta a
conoscerne il motivo, non desistendo neanche quando ricambia lo sguardo
con'un'occhiata profondamente infastidita.
-
Così come?- ribatte Ian come se non ne sapesse
realmente il motivo, quando, al contrario. lo conosce benissimo.
Sempre
più irritata inarco un sopracciglio,
trafiggendolo con un'occhiata truce e seccata. Ancora una volta sa e
finge di
non sapere.
Odio
questo suo comportamento, quasi infantile.
-
Perché non ti siedi anche tu?- mi domanda
velocemente l'attimo dopo, indicando con un cenno del capo il letto di
fronte a
lui e cambiando abilmente argomento.
Assottiglio
pericolosamente gli occhi, inverosimilmente
irritata, trafiggendolo con un'occhiataccia al vetriolo.
-
No - ribatto secca e dura, provocando su di me un
suo sguardo offeso.
Cambia
argomento, ha sbalzi di umore allucinanti e
cerca in tutti i modi di evitare la discussione e vuole ancora avere
ragione?
Mi domando totalmente allibita.
E'
davvero bipolare.
-
E smettila di fare ostruzionismo, Ian - continuo
l'attimo dopo, incapace di non rispondergli acidamente.
Con
una nota nervosa e acuta nella voce sottolineo il
suo nome, facendolo suonare come un suono stizzito.
-
Non faccio ostruzionismo, mi preoccupo solo di
sapere come stai- mi risponde lui infastidito - Sai
com'è..hai preso una
botta in testa- afferma ironico, piegando lievemente il capo verso
destra e
persistendo ad avere uno sguardo torvo.
Stringo
le labbra, mentre corruccio la fronte in una
espressione cupa.
-
La botta in testa non mi ha fatto perdere la memoria
anche se vorresti!- ribatto seccata e acida.
Ian
mi trafigge allora con un'occhiataccia,
guardandomi decisamente male.
Mi
mordo l'interno della guancia, cercando di sfogare
in parte così il nervoso e di trattenermi dal continuare.
Sospiro,
rendendomi conto di essere contratta e
rigida. Molto.
Devo
calmarmi, non concluderò nulla se no.
Sospiro
nuovamente, alzando lo sguardo che non mi ero
accorta di aver puntato sul pavimento su di lui.
Faccio
scontrare i miei occhi con i suoi e qualcosa
sembra finalmente smuoversi, fortunatamente.
La
sua espressione si addolcisce leggermente, non
perdendo, però, la piega contratta e nervosa.
Tutto
questo mi infonde un minimo di coraggio,
spronandomi a continuare a parlare.
-
Per favore, ho bisogno di parlare- mormoro con un
tono più tranquillo, quasi pacato, che lascia trasparire
tutto il mio bisogno
di chiarire questa situazione incasinata.
Prendo
un profondo respiro, trattenendolo in attesa di
un suo assenso o qualsiasi altro segno che mi faccia capire che anche
lui vuole
questo.
Annuisce
lentamente, portandosi le dita alle labbra e
sfregandole contro di esse. Il mio sguardo segue istintivamente questo
movimento.
Tuttavia,
al contrario delle altre volte, non mi ci
perdo e neanche mi sciolgo per un semplice gesto, continuando a
conservare
tutta la mia decisa determinazione.
-
Parliamo- ribatte lui con il mio stesso tono e, per
una frazione di secondo, sembra anche meno indifferente.
Allarga
leggermente le braccia poi, allontanando
quindi la mano dalle labbra, che lascia in seguito ricadere sui
braccioli della
poltrona.
-
Ti ascolto - sussurra soffiando l'aria fra le labbra
in modo stizzito e frustrato, come a volersi scaricare.
Prendo
un altro respiro profondo allora mentre il mio
battito aumenta lievemente e anche l'ansia cresce.
E'
arrivato, il momento del chiarimento è arrivato.
-
Perché fai così?- gli domando rammaricata e
realmente confusa dal suo comportamento, soffiando le parole tra le
labbra in
modo diretto.
Non
è da me girarci intorno, se c'è un problema o
qualcosa che mi assilla devo dirlo.
-
Prima mi ignori e poi ti presenti in ospedale e mi
abbracci.- gesticolo convulsamente quasi, continuando a parlare -
Perché?-
domando ancora, rendendomi conto che tutto gira intorno ad un motivo.
Ad
un perché che risulta di vitale importanza,
esattamente come un respiro che riempie i polmoni. Senza si soffoca.
Man
in mano che i giorni passano e il perché non
arriva, soffoco.
Noi
soffochiamo
Lui
non dice nulla, rimanendo chiuso in un logorante
silenzio per una sequela di secondi che mi sembrano infiniti,
interminabili.
Il
suo mutismo continua mentre si irrigidisce ancora
di più, le dita che si chiudono nella morsa di un pugno e
l'espressione che si
contrae fino a storcere le sue labbra in una smorfia amara.
-
Perché? - lo incalzo di nuovo, spinta dalla mia
determinazione che mi sprona a non lasciare perdere e buttare
giù il muro che
ha interposto tra di noi.
-
Ma che razza di domanda è!- sbotta improvvisamente,
rompendo il suo silenzio con un tono rabbioso e più alto del
solito.
Totalmente
spiazzata mi stringo nelle spalle,
guardandolo interdetta per qualche attimo.
Gli
occhi leggermente sbarrati che lo fissano
sorpresi, mentre una bruciante irritazione mi pervade poi velocemente
annullando la sorpresa.
-
Perché fai così? - ribatto, ripetendo ancora
questa
domanda che suona quasi come una litania irritata e frustrata.
Se
pensa che basti un tono più brusco del normale per
farmi desistere e abbandonare il discorso, si sbaglia di grosso.
Sorprendendomi
ulteriormente si alza dalla poltrona su
cui era seduto e con una falcata ampia e nervosa si sposta,
raggiungendo la
finestra. Rimanendo immerso in un silenzio impermeabile si volta,
dandomi le
spalle e guardando assorto fuori dalla finestra.
Prendo
un profondo respiro, schiudendo le labbra
pronta a parlare, ma lui mi interrompe, anticipandomi e battendomi sul
tempo,
-
Non faccio in nessun modo guarda- riprende a parlare
proprio nel momento in cui ero pronta a farlo nuovamente io, la voce
strascicata e incolore.
Anche
se non mi sta guardando socchiudo gli occhi,
guardando torvamente la sua figura
-
Si invece - mi impunto io decisa e testarda,
rasentando probabilmente la cocciutaggine.
-
Non faccio così, sono così -
sospira innervosito dal
mio insistere.
Scuoto
il capo, esibendomi in una espressione seccata
anche se lui non può vedermi.
-
No, non è vero. Tu non sei così, lo so che non lo
sei- affermo in risposta io - Non sempre almeno. mi stringo fra le
spalle,
spostando un ciuffo di capelli dal mio viso.
Ian
non apre più bocca e io lo prendo come un
invito silenzioso e implicito a continuare a parlare.
-
Vorrei solo capire perché diventi mr. bipolare -
-
Mr bipolare?- si volta verso di me con un lieve
sorriso sulle labbra, amaro, ma quasi divertito.
Sorriso
che scompare l'attimo dopo, però, sotto il
peso di una smorfia cupa e quasi oltraggiata velata da una punta di
sorpresa
che gli anima lo sguardo altrimenti imperscrutabile.
-
Mi hai anche fatto la diagnosi?-
E
il sorriso lieve compare ancora sulle sua labbra.
Leggero
e velato sulle sua bocca smuove qualcosa
dentro di me, allentando in minima parte la tensione che mi attanaglia.
Per
qualche secondo ci guardiamo e quella domanda
sorge nuovamente spontanea.
-
Ian...perché?- la voce mi graffia la gola, uscendo
rammaricata e quasi sfinita.
E
in effetti lo sono.
Sono
stanca di trovarmi in questa situazione, in un
modo o in un altro voglio che finisca definitivamente. Positiva o
negativa che
sia la soluzione.
A
questo pensiero l'agitazione aumenta maggiormente
dentro di me, trasformandosi quasi in ansia.
E'
innegabile però che in caso di risposta negativa
prenderei una batosta allucinante, ne uscirei distrutta probabilmente.
Con
un scrollata del capo cerco di scacciare questo
pensiero, che, però, ritorna ad assillarmi più
potente e corposo di prima
l'attimo dopo.
E'
come il respiro non posso a farne a meno. E non so
se è più un bene o un male.
Forse
più la seconda, una smorfia seccata mi tende le
labbra.
Ian,
agitato, si muove sul posto, irrigidendo la
postura e le spalle. E' contratto, come pervaso da un nervoso bruciante
che lo
logora e lo divora.
-
Perchè....- sussurra nervoso, la voce fievole
inclinata in modo ambiguo tanto che non si capisce se è una
domanda o
un'affermazione.
Sembra
quasi assorto, un'intonazione da cui traspare
un'inquietudine mal celata.
Istintivamente
muovo un passo in avanti e poi un altro
ancora, avvicinandomi a lui.
Quando
la distanza è ormai dimezzata Ian riprende a
parlare.
-
Perché...che ne so perché!- sbotta infine
frustrato, allargando le braccia fulminandomi con lo sguardo
non appena
si accorge della nostra vicinanza.
Il
tono assorto e quasi pacato di prima mandato in
frantumi da un'improvvisa rabbia, frustrazione.
Sorreggo
ostinatamente il tuo sguardo, ricambiandolo
senza paura con un'occhiata cocciuta e torva.
-
Non sai il perché di come ti comporti ?- lo incalzo
io, decisa a non permettergli di eludere ancora una volta le mie
domande.
Inarco
scetticamente il sopracciglio, non credendoci
assolutamente.
-
No, non lo so- soffia tagliente lui, inclinando il
viso e guardandomi male - Non sempre c'è un
perché sai -
-
A no? Non eri tu quello che diceva che c'è sempre un
perché dietro ogni azione?- continuo a pressarlo
riservandogli uno sguardo
deciso.
Sto
usando le sue stesse parole contro di lui e Ian lo
sa benissimo visto lo sguardo al vetriolo che mi riserva.
Lo
so che è una cosa che lo irrita, glielo leggo nello
sguardo, ma non me ne importa decisamente nulla al momento.
Una
smorfia amara gli stende poi le labbra.
-
Vuoi sapere il perché?- mi chiede ironicamente,
sbeffeggiandomi quasi e provocandomi una imponente ondata di nervoso
che mi
scalda e mi arrossa le guance. - Bene ti accontento! -
Fa
un passo in avanti, incombendo quasi su di me.
L'ondata
di nervoso aumenta ancora, stordendomi quasi.
-
Perché ogni volta qualcosa mi ricorda perché
è
sbagliato- afferma duro e brusco, muovendo bruscamente la mano.
La
gola mi si chiude improvvisamente sotto il peso
delle sue parole. Una punta di dolorosa sincerità le pervade.
E'
sincero, mi dico mentre il mio cuore batte
furiosamente allarmato.
Mi
sta dicendo la verità.
Non
è che non ci ha pensato, deglutisco sconvolta, lo
ha fatto e ne ha tratto conclusioni negative.
Improvvisamente
mi sento quasi presa in giro e alla
tristezza sconsolante si aggiunge anche la rabbia, che mi punge e mi
irrigidisce.
E
la stoccata definitiva arriva l'attimo dopo,
affondando spietata nella mia fragilità.
-
Mi ricorda il perché non dovremmo stare insieme.-
Incasso
il colpo, guardandolo stupita e ferita da
questa rivelazione. Non mi aspettavo una dichiarazione d'amore, ma
decisamente
neanche questo,
Vacillo
per qualche attimo, sentendo le emozioni
esplodere e mischiarsi dentro di me in un mix stordente.
-
Sei contenta ora che lo sai?- mi punge acidamente
lui.
-
Ah - è l'unico soffio che esce dalle mie labbra, la
consistenza di un respiro appena percepibile.
-
Perchè lavoriamo insieme e se va male è un casino
-
riprende a parlare lui, incapace di non farlo, ma io lo interrompo.
-
Potevi pensarci prima di venire a letto con me -
soffio tagliante e provocatoria, provocandolo.
Lui
mi rivolge un 'occhiata assassina, trafiggendomi.
-
Perchè la gente parla, parla male di te - continua,
il tono della voce teso e visibilmente nervoso.
-
Ah, ora ti interessa il parere della gente?-
ribatto mentre il nervoso mi travolge sempre di
più
-
Non mi sembra che ti sei fatto tutti questi scrupoli
in passato - freccio tagliente riferendomi a tutte le relazioni, lunghe
o meno,
che ha avuto con le sue colleghe.
Lui
mi fissa nuovamente male, ma io sostengo il suo
sguardo, non abbassandolo e sfidandolo a farlo primo. Nessuno dei due
lo fa e
rimaniamo a guardarci male, emozioni diverse ma al col tempo simili ad
animare
i nostri sguardi.
Ha
un'espressione seccata stampata in faccia, quasi
rancorosa e rammaricata.
-
Ma cosa centrano ora i miei precedenti? Non è la
stessa cosa - sibila laconico lui, irrigidendo l'espressione e la
mascella fino
a ridurla in una linea netta.
-
Non è la stessa cosa? Che diavolo vuol dire che non
è la stessa cosa? Spiegamelo!- quasi gli urlo contro
infervorata, la rabbia che
ormai si è impossessata di me.
Lui
indurisce la mascella contraendola prima di
riservarmi un'occhiataccia.
-
Perché tu non sei loro - parla con un tono basso e
roco, quasi intimo che mi sorprende. – Con te è
diverso -
Cosa
che noterei meglio se la rabbia e la frustrazione
non avessero la meglio su di me, togliendomi ogni briciolo di
razionalità.
-
Non è la stessa cosa?- sibilo arrabbiata e furente
mentre il tono della mia voce sale di un'ottava e gli occhi si
assottigliano
contemporaneamente - Con te è diverso?! Hai finito i luoghi
comuni?-
L'irritazione
aumenta ancora, arrivando a livelli
impensabili.
Mi
annebbia quasi la vista talmente è intensa e
potente.
-
Ci manca che mi dici che lo fai per me e li abbiamo
messi tutti.- chiudo le dita in un pugno serrato, percependo le unghie
affondare nel mio palmo - Per una volta, una soltanto, cerca di essere
sincero.- sibilo tagliente al suo indirizzo.
Lui
non dice nulla, guardandomi semplicemente.
E'
uno sguardo travagliato, espressione di una
infinità di emozioni. E' anche ferito, lo so
-
Cosa ho che non va?- torno alla carica, incapace di
frenare il flusso di pensieri che si sono tramutati in parole - Cosa?
È
questione di età?- lo incalzo ancora.
-
Anche - ammette quasi con uno sguardo colpevole -
Hai dieci anni meno di me -
Questa
improvvisa sottolineatura brucia
prepotentemente, innervosendomi.
Brucia
sulla pelle, nell'orgoglio, nel sentimento.
Mi
sta dando della bambina? Lo sta facendo davvero? Mi
domando mentre il cuore aumenta i suoi battiti sotto il peso del
nervoso.
-
Ora è questo il problema principale? E' questo che
ti blocca?-
-
Non mettermi in bocca cose che non ho mai detto.- mi
guarda male, ammonendomi –
Questo è uno dei tanti
motivi , sono diversi -
-
Se pensi che ci siano così tanti motivi
per non stare insieme possiamo anche farla finita qui... - la voce si
incrina
leggermente, ma, imperterrita, continuo a parlare passando sopra il
magone -
Possiamo finire tutto -
Lui
allarga lievemente gli occhi,
sbarrandoli.
-
Perché è evidente che tu vuoi andare a parare
lì- affermo,
incapace di smettere di parlare -Vuoi che la finiamo qui? Bene
finiamola qui-
Allargo
esasperata le braccia, la rabbia che pulsa
vigorosamente in ogni singola cellula del mio corpo.
Sono
io il problema, mi sta praticamente dicendo
questo solo con parole più pacate.
Mi
sta addolcendo la pillola. E il mio corpo si tende
al pensiero che la stoccata definitivo e dolorosa sta per arrivare.
Mi
irrigidisco, pervasa da un nervoso lancinante e
opprimente che mi stringe lo stomaco.
-
E onestamente non capisco la pagliacciata di venire
in ospedale se pensi questo - mormoro percependo un lieve nodo
stringermi la
gola.
E'
il magone che sopraggiunge e, subdolo, mi travolge
senza lasciarmi scampo.
Cerco
di scacciarlo, ignorandolo.
Mi
ha solo illuso? Mi domando sconfortata, vedendo
tutto come una falsa illusione.
-
Se era questo il tuo scopo potevi anche
risparmiartelo -
-
Ma quale scopo?- ribatte subito lui, esasperato da
un qualcosa che non sembra capire
-
Di farla finita Ian - soffio aspra, calcando ancora
una volta sul suo nome.
So
benissimo che gli da fastidio, ma mi viene
spontaneo mettere un po' di distanza tra me e lui.
Ora
più che mai.
O
forse lo faccio semplicemente per infastidirlo.
-
Discorso chiuso - affermo decisa, ingoiando di forza
il magone.
Non
me lo sogno neanche di piangere davanti a lui.
-
Puoi anche andartene - affermo brusca, la voce che
contrasta con la mia espressione e vacilla.
-
Cosa? - ribatte lui compiendo un passo verso di me e
avanzando.
-
Vattene.- ribatto percependo il magone tornare a
galla, occludendomi la gola.
Non
voglio piangere, mi dico mentre l'ansia mi inizia
a pervadere. Non lo voglio qui.
Lui
non vuole me.
E
questa dolorosa verità affonda spietata dentro di
me, trafiggendomi.
Una
sensazione simile al panico mi travolge,
offuscandomi la mente e intorpidendomi.
Ian
si avvicina ancora a me, così tanto da permettermi
di sentire il calore del suo corpo.
Alzo
lo sguardo su di lui, fissandolo sconfortata
mentre lui appare incomprensibilmente calmo.
E
questa vicinanza, non voluta, non fa altro che
aumentare il mio magone, la mia tristezza abbattendomi incredibilmente.
Perchè
non se ne va e basta visto che non mi vuole?
Non
mi vuole, mi dico ancora, ripetendolo nella mia
mente, provocandomi un'ondata di dolorosa malinconia.
-
Lasciami parlare - afferma deciso, riservandomi uno
sguardo sicuro che non mi lascia scampo.
Non
dico nulla rimanendo in silenzio mentre lo fisso
torvamente.
Anche
volendo non saprei cosa dire. Molto
probabilmente non uscirebbe neanche nulla dalle mie labbra.
-
Non interrompermi... non è una cosa facile da
dire - continua suonando angosciato e logorato quasi.
-
Non voglio starti a sentire- ribatto io scuotendo il
capo, percependo le lacrime premere ai lati degli occhi - Basta
già quello che
hai detto.
Mi
sento incredibilmente fragile, spaccata in due
quasi.
Lui
stringe le labbra, guardandomi in modo quasi
apprensivo e alzando le mani, come a sedare una mia eventuale fuga.
-
Nina... lasciami parlare - afferma sicuro, il tono
della voce che assume un'inclinazione più morbida e
ammaliante.
E
io non dico nulla, rimanendo in silenzio mentre lo
fisso torvamente.
Non
me ne importa nulla di quello che ha da dirmi, mi
dico sicura, ma vale la pena ascoltarlo.
-
Non so da dove incominciare... non è una cosa
facile da dire - continua suonando angosciato e logorato quasi.
Un
improvvisa angoscia assale anche me, stringendomi
lo stomaco in una morsa dolorosa e pressante.
Si
passa la mano sulla nuca, sospirando inquieto prima
di riprendere a parlare.
-
Io... ci ho pensato- afferma - ci ho riflettuto e
sono giunto alla conclusione...-
Si
ferma ancora, facendomi trattenere bruscamente il
respiro.
-
Non andiamo bene- mi guarda dritto negli occhi
mentre l'espressione dispiaciuta aumenta sul suo volto, solcandolo.
Il
mio cuore quasi si ferma, perdendo un battito
mentre le mani diventano velocemente fredde e contemporaneamente
un'ondata di
calore mi investe.
Un
contrasto devastante, dilaniante.
Gli
occhi si velano involontariamente di lacrime e io
non riesco a fare nulla, se non ricacciarle forzatamente indietro.
Il
mal di testa, da lieve qual era, torna a pulsare
più forte, intenso, infastidendomi ulteriormente.
Non
andiamo bene.
Le
sue parole mi rimbombano in testa, echeggiando
dolorosamente.
Per
lui non andiamo bene, ripeto ancora come se
dovessi prenderne coscienza del tutto.
La
morsa lancinante allo stomaco aumenta maggiormente,
diventando quasi insostenibile.
Vorrei
parlare, dirgli di andarsene e non farsi vedere
mai più, ma non ci riesco.
Non
esce alcun suono dalle mie labbra appena dischiuse
se non un respiro ansate, piena espressione del dolore che mi sconvolge.
Le
parole sono tutte bloccate in gola, ostruite e
ostacolate dal magone.
Non
piango, non gli urlo contro di andarsene, non
parlo. Niente di niente.
Non
faccio nulla di tutto ciò, non ci riesco. Così
rimango ferma, solo questo.
A
malapena riesco a respirare.
Ian
continua a guardarmi per qualche lungo secondo,
cercando di intercettare con gli occhi il mio sguardo per capire,
probabilmente,
come sto.
Cosa
che gli nego.
Se
possibile sembra quasi più angosciato di me, noto
distrattamente con un pensiero vago e confuso. Mi sento, infatti,
terribilmente
in preda alle emozioni, totalmente in loro balia.
Vuole
mollarti, per questo è angosciato.
E'
una vocina subdola e sibilante a suggermi queste
parole nella mia testa, echeggiando nella voragine che le sue parole
hanno
appena creato e sottolineando una realtà che so essere
verità.
Questo
pensiero continua ad assillarmi mentre i miei
occhi continuano a rimanere lontano dai suoi
Sta
per mollarmi
Riprende
allora a parlare l'attimo dopo,
sovrapponendosi ai miei pensieri.
-
Ci sono molte cose che non vanno bene... il
lavoro...la gente che sparla...la tua età- si passa una mano
sulla nuca,
puntando nuovamente lo sguardo su di me e cercando il mio.
La
lama affonda sempre di più nella mia ferita, spinta
dalle sue parole, e il respiro si blocca in gola ancora una volta,
graffiandola
per uscire.
-
Noi non andiamo bene.- affonda l'ennesima
stoccata, guardandomi rammaricato.
Mi
irrigidisco, aspettandomi da un momento o l'altro
la battuta definitiva. Lo so che deve arrivare.
E
onestamente non capisco perché deve girarci così
intorno.
Senza
quasi accorgermene alzo allora gli occhi su di
lui, trovando i suoi già puntati sui miei. Mi guarda
dispiaciuto, provato e la
smorfia nervosa che gli tende le labbra mi fa intuire l'angoscia che
deve
pervaderlo.
Lo
guardo confusa ed esausta, spossata da tutte le
emozioni che mi stanno assalendo.
Rabbia.
Dolore. Tristezza. Malinconia. Frustrazione.
Rammarico.
Sono
troppe per essere catalogate e, soprattutto,
distinte dal momento che si fondono, intersecandosi,
Si
lascia poi andare all'ennesimo respiro angosciato
mentre una sua mano si posa sul mio braccio.
Un'altra
ondata di ansia mi pervade spietatamente,
aumentando la morsa che mi stringe lo stomaco e facendomi desiderare
terribilmente di essere dall'altra parte del mondo.
-
Dillo e basta - affermo in risposta io con la voce
leggermente rotta, incrinata da un pianto imminente a cui non voglio
dare
sfogo.
Non
davanti a lui, non ora.
E
mi ritrovo quasi ad implorare me stessa di non
scoppiare a piangere proprio ora, apparendo ancora più
fragile di come mi vede
lui. E forse di come sono realmente in questo momento.
Perché
Ian mi vede indifesa, troppo gracile per non
cavarsela da sola e passare sopra i problemi o la gente che sparla.
Beh
non è così! E non so se è
più doloroso il pensiero
che vuole lasciarmi o il fatto che mi vede in un modo che non mi
appartiene,
non in questo campo.
Sono
abbastanza forte sa sopportarlo.
Scaccio
poi il suo braccio con un movimento secco,
brusco e quasi rabbioso.
Non
voglio essere toccata, confortata dalla persona
che mi sta per lasciare.
Non
voglio sentire il suo tocco e ripensare a tutte le
volte in cui è stato dolce o passionale, sarebbe solo peggio.
Una
tortura straziante.
Ian
serra le labbra, quasi ferito dal mio gesto.
Prende
poi un respiro profondo, allontanando per un
attimo i suoi occhi dai miei mentre si porta la mano alla nuca,
passandoci le
dita.
Ecco,
sta per arrivare.
Se
possibile il mio corpo si irrigidisce ancora di
più, tutti i nervi si contraggono.
E
nel momento esatto in cui lui riprende a parlare io
trattengo bruscamente il respiro, bloccandolo nei polmoni fino a quasi
farli
bruciare.
-
Non respiro senza di te -
Sbarro
gli occhi sorpresa, colta quasi impreparata.
Non
mi aspettavo queste parole decisamente per essere
mollata.
Cosa
vuol dire?
Punto
gli occhi nei suoi, in uno sguardo volto a
scoprire e capire.
E
la sua figura mi appare per qualche secondo sfocata
dal velo di lacrime che vela i miei occhi, intrappolato tra le ciglia.
Li
sbatto, cercando di scacciare insieme agli occhi
lucidi anche il magone e l'ansia che mi avvolgo spietati.
-
Ho provato a non pensarti, ad allontanarti, ma
qualcosa mi spinge sempre verso di te. -
Sempre
più confusa scuoto leggermente il capo,
continuando a non capire il senso del suo discorso.
E
forse non credendogli molto.
Mi
aspetto ancora il colpo mortale da un momento
all'altro, lo sento quasi dietro l'angolo.
Infondo
sembra la spiegazione più logica a tutto ciò
che mi ha detto e fatto, a come si è comportato con me.
Ma
Ian interrompe nuovamente il flusso dei miei
pensieri.
-
Non mi piace dipendere dalle persone - sospira
l'attimo dopo, cambiando ancora discorso e continuando a
tenere i suoi
occhi incatenati ai miei. E la mia confusione aumenta ancora di pari
passo con
l'angoscia di sapere cosa mi deve dire.
-
Non mi piace aver bisogno di loro...non saper
stare senza qualcuno- deglutisce visibilmente contratto, come se fosse
una cosa
terribilmente difficile da dire - Le persone prima o dopo se ne vanno e
non mi
piace sentirne la mancanza -
Schiudo
le labbra, ritrovando la voce non so dove
dentro di me e pronta a chiedergli cosa vuol dire tutto questo discorso
sconclusionato, ma lui mi interrompe ancora
-
E' vero -. continua a parlare con un tono di voce
basso e quasi intimo - Ci sono tanti motivi per cui non andiamo bene.
Siamo
diversi e non dovremmo stare insieme, ma ...-
Si
ferma all'improvviso facendo fermare anche il mio
cuore insieme alle sue parole. Trattengo bruscamente il respiro mentre
continuiamo a fissarci.
Ma?
-
Ma ce ne è uno solo che li batte tutti - afferma
deciso con uno sguardo intenso, gli occhi azzurri incatenati saldamente
ai
miei.
-
Io non respiro senza di te. -
La
sua mano calda, rassicurante come solo lui sa
essere, si posa sulla mia guancia in una lieve carezza nel momento
stesso in
cui le parole abbandonano le sue labbra, perdendosi nell'aria.
La
sfiora lentamente con il pollice mentre i nostri
sguardi si legano in un gioco caldo e inteso.
Inclina
leggermente il viso verso destra, verso di me,
non smettendo di fissarmi.
Si
umetta poi le labbra e il mio sguardo cade proprio
lì per una frazione infinitesimale di secondo.
Il
desiderio di riassaporarle mi pervade sinuoso,
tornando presente dentro di me come solo una voglia sa essere.
Tende
le labbra in un sorriso lieve, caldo, che mi
travolge, sconvolgendomi.
E
l'emozione pulsa forte, scorre nelle vene e mi
scalda, avvolgendomi nella sua spirale emotiva.
-
Sei come l'ossigeno..quando tu non ci sei io non
respiro-
E
tutto esplode.
Un'infinità
di sensazioni mi pervadono, cozzando le
une contro le altre e mischiandosi fra di loro.
Le
farfalle nello stomaco tornano a farsi sentire,
svolazzando prima timidamente e poi più intensamente.
Il
mio respiro accelera in concomitanza con il mio
battito, che diventa furioso e aritmico. Pulsa velocemente il sangue
nelle
vene, arrossandomi le guance e conferendo colore al mio viso prima
pallido.
E
senza quasi accorgermene mi ritrovo a chiudere gli
occhi, la sconvolgente sensazione di perdere l'equilibrio che mi invade.
Mi
sento stordita da tutte le sensazioni che mi
abitano, che mi fanno quasi traballare e vacillare sotto il loro
possente peso.
Riapro
gli occhi dopo una manciata di secondi,
puntandoli su di lui, esattamente nei suoi.
Lo
scopro in attesa di una mia risposta e scoprendolo
come in attesa.
E
le parole escono in automatico dalle mie labbra
senza che io possa controllarle, in un flusso diretto tra pensiero e
bocca.
-
Sei uno stronzo- mormoro, il tono dolce che tradisce
il significato della mia frase.
Ian
mi guarda sbalordito, quasi sgomento allargando
gli occhi azzurri.
Non
si aspettava decisamente una risposta simile.
-
Scusa?- inarca un sopracciglio corvino,
invitandomi a ripetere e parlare.
Deglutisco,
mentre il magone inizia lentamente a
dissolversi e scomparire con la stessa velocità con cui
è arrivato.
-
Sei uno stronzo- ripeto guardandolo un po'
torvamente, un po' divertita.
Lui
schiude le labbra sempre più incredulo, shoccato
quasi.
Lo
continuo a fissare, capendo che la voglia che ho di
riassaporare le sue labbra è troppo forte per essere
ignorata e non
assecondata.
E
cedo.
L'attimo
dopo lo afferro per la camicia, tirandolo
contro di me e facendo scontrare le sue labbra con le mie. Finalmente.
Stringendo
il tessuto fra le dita lo bacio e lui, dopo
un attimo di esitante sorpresa, risponde prontamente al bacio.
Ci
baciamo a lungo, voracemente, per interminabili
secondi perdendoci solo nell'altro.
Niente
parole, niente gesti o comportamenti.
Solo
questo.
In
debito di ossigeno ci stacchiamo, quasi ansimanti a
causa dall'intensità del bacio e delle emozioni.
-
Mi hai fatto spaventare da morire - sussurro contro
le sue labbra, riassaporandole l'attimo dopo.
Ian
sorride contro le mie labbra, coinvolgendomi
in un bacio leggero.
Ci
guardiamo poi per un lungo attimo negli
occhi, lasciando che i nostri sguardi si incrocino e si incatenino in
un gioco
ineluttabile e denso di emozioni e pensieri.
I
nostri respiri si mischiano, infrangendosi sulle
labbra socchiuse dell'altro mentre continuiamo a fissarci intensamente.
E
poi accade.
La
sua bocca incombe vorace e vogliosa sulla mia,
trovandola già dischiusa e permettendo al bacio di essere
fin dal principio
intenso e passionale. Un piccolo sospiro si infrange contro il suo
labbro
inferiore
Con
la mano artiglio la sua maglia, trascinandolo più
vicino e costringendolo ad inclinarsi più contro di me.
I
nostri corpi si sfiorano, strusciando lievemente
l'uno contro l'altro
La
sua lingua si scontra contro la mia, sfiorandola e
massaggiandola in modo lento e languido, nel momento esatto in cui il
suo
desiderio inizia a premere languido contro il mio ventre.
Quasi
fremo a questo contatto, rispondendo al bacio
con la stessa voglia e intensità.
La
scintilla scatta, l'aria diventa improvvisamente
satura di desiderio e la chimica torna a farsi sentire in modo
prepotente.
Toglie quasi il respiro.
La
sua mano preme prepotentemente contro la mia
schiena, spingendomi contro di lui smanioso di una vicinanza maggiore.
Istintivamente,
mi inarco aumentando la pressione e
l'attrito tra i nostri corpi e la prima lunga e languida scarica di
desiderio
si fa sentire, risvegliandomi i sensi.
Mi
travolge, sconvolgendomi e provocandomi una serie
di brividi sulla pelle nel momento esatto in cui la sua mano calda mi
sfiora la
pelle.
Ci
allontaniamo quel tanto che basta per riprendere
fiato, tornando a baciarci a lungo l'attimo dopo.
E
mi accorgo che la sensazione calda che pulsa e vibra
dentro di me mi è mancata terribilmente.
Mi
è mancato baciarlo, toccarlo. Mi è mancato
semplicemente lui.
In
una frazione di secondo finiamo sul letto, le
nostre bocche che si cercano bramose e le mani che toccano tutte le
porzioni di
pelle scoperta disponibile con una voracità tremendamente
eccitante.
Le
mia gambe scivolano intorno ai suoi fianchi in un
gesto istintivo e spontaneo, permettendomi di sedermi a cavalcioni su
di lui.
I
nostri bacini, a contatto, si sfiorano in una lenta
e languida frizione che mi fa sospirare eccitata e fremente contro le
sue
labbra, appena dischiuse.
Mi
provoca un'intensa ondata di piacere, simile ad una
scarica elettrica.
Il
calore al basso ventre aumenta ancora mentre i miei
slip diventano sempre più umidi.
La
sua mano mi accarezza i fianchi in una carezza
lenta e vogliosa mentre le sue labbra non mi lasciano scampo,
sopprimendo i
miei sospiri in baci voraci.
Con
le dita artiglia poi il bordo della mia maglia,
strattonandola e sfilandomela l'attimo. Cade a terra in un posto
indistinto
della stanza, ma la mia attenzione è tutta puntata su di lui.
Mentre
il mio bacino continua a sfregarsi contro il
suo in un dondolio languido e invitante, le nostre labbra si scontrano
di
nuovo.
E'
un bacio smanioso e lussurioso che lascia
trasparire tutto il desiderio che ci anima, che brucia sulla pelle e ci
divora.
Gli
succhio lentamente il labbro inferiore, percependo
le sue mani artigliarsi di più ai miei fianchi e il suo
bacino premere di più
contro il mio.
Eccitata
sospiro contro le sue labbra, socchiudendo
leggermente gli occhi e reclinando il capo indietro.
Le
sue labbra si posano poi sul mio collo, scoperto,
baciandolo languidamente in un tocco voluttuoso.
Una
frazione di secondo dopo è il turno della sua
maglia di finire per terra, poco lontano dalla mia.
Gli
accarezzo le spalle con le mani mentre la sua
bocca scende ancora, arrivando al mio seno, ancora inguainato dal
reggiseno
bianco.
Le
mie dita solleticano per qualche secondo la sua
nuca, sfiorandola, per poi scendere nuovamente sulle spalle e, infine,
lungo la
sua schiena.
Vira
poi sul suo fianco e, in seguito, sui pantaloni.
Sfioro
l'evidente rigonfiamento dei suoi pantaloni,
che lascia trapelare in modo mal celato il suo desiderio.
Una
punta di orgoglio si fa sentire, pulsando, al
pensiero che sono stata io provocarlo, a suscitargli quella voglia
bruciante. A
questo tocco Ian trattiene il respiro, rilasciando bruscamente in un
gemito
l'attimo dopo.
Il
suo ansimare sfiora e solletica la pelle
delicata del mio seno, facendomi fremere e portandomi istintivamente ad
aumentare le carezze.
Con
un movimento veloce della mano sbottono i suoi
pantaloni, aprendoli e infilandoci subito la mano dentro.
Lo
accarezzo ancora in un tocco più intimo e deciso,
che lo fa sospirare maggiormente.
Le
mie labbra si posano sulla sua mandibola,
lambendola lentamente mentre le mie dita continuano a sfiorarlo,
massaggiando
il suo desiderio.
La
sua mano, invece, si posa sul mio sedere a palmo
aperto, palpandolo languidamente,
Dopo
una serie infinita di baci e carezze la mia mano
si allontana solo il tempo necessario per afferrare il tessuto dei suoi
pantaloni neri e abbassarli insieme ai boxer.
Con
le labbra lambisco vogliosamente il collo,
baciandolo a lungo mentre le mie dita si chiudono intorno al suo
piacere.
Ian
si lascia andare a un sospiro gutturale, ansimando
e mordendosi le labbra.
-
Sdraiati – gli sussurro all'orecchio mentre continuo
a baciargli il collo e con la mano lo accarezzo nuovamente, aumentando
poi il
ritmo.
-
Nina – ansima lui in un soffio che sembra quasi
un'invocazione.
Allontano
il viso dal suo collo quel tanto che basta
per guardarlo negli occhi.
-
Sdraiati – ripeto ancora in un sussurro deciso ed
eccitato.
Premo
poi la mano libera contro il suo petto,
spingendolo sdraiato sul letto mentre percepisco il suo battito
accelerato
sotto la pelle calda.
I
suoi occhi azzurri, scuriti ora dal desiderio che li
illanguidisce, mi fissano eccitati mentre io mi abbasso su di lui e gli
sfilo
totalmente i pantaloni e i boxer.
Ci
scambiamo ancora uno sguardo, facendo scontrare i
nostri occhi, mentre la mia bocca si posa sul suo basso ventre.
Bacio
lentamente quella porzione di pelle mentre le
carezze intanto riprendono. Lo sento trattenere bruscamente il respiro,
lasciandolo poi andare tra le labbra in un soffio eccitato.
Con
la bocca scendo ancora poi, lasciando una scia
umida e vogliosa di baci sulla sua pelle.
Bacio
piano il suo inguine, sentendolo fremere sotto
di me e, dopo, mi abbasso ancora, sostituendo la labbra alla mia mano.
I
suoi sospiri si acutizzano allora, diventando veri e
propri gemiti eccitati e rochi mentre il ritmo aumenta gradualmente.
L'aria
si surriscalda, diventando rovente e bollente.
Il desiderio, percepibile ad ogni tocco o sfioramento, pulsa nelle
vene,
stordendomi quasi.
Dopo
un'infinità di carezze la mia bocca si allontana
da lui, lasciando dietro di se solo una scia umida.
Ian
mi riserva un'occhiata rovente di voglia,
mordendosi le labbra e guardandomi bramoso.
Velocemente
mi sfilo le culottes, risalendo sul letto
con le ginocchia e mettendomi nuovamente seduta a cavalcioni su di lui.
Le
sue mani si posano subito sulla mia schiena e sui
miei fianchi mentre un desiderio profondo e divorante continua ad
animargli lo
sguardo.
Guardandolo
negli occhi mi sollevo leggermente,
permettendogli di scivolare dentro di me con una spinta lunga e decisa.
Entrambi
ansiamo mentre mi inizio a muovere su di lui
e le sue labbra si posano nuovamente sul mio collo.
Poggio
la mano sulla sua nuca, affondando le dita tra
i suoi capelli mentre i movimenti da languidi e lenti crescono di
intensità, diventando
più intensi.
Le
emozioni crescono di pari passo con il piacere
fisico, facendomi sentire incredibilmente completa.
Spinta
dalla voglia insopprimibile di averne ancora di
più aumento il ritmo, ansimando più forte.
All'improvviso
e senza alcun preavviso la sua presa
sui miei fianchi si rafforza, permettendogli di invertire le posizioni.
Mettendomi
con le spalle contro il materasso premo il
suo corpo contro il mio, spingendo ancora dentro di me.
Affonda
ancora più intensamente dentro di me mentre le
sue labbra si posano sul mio seno, lambendolo con la bocca.
Le
mie mani si posano sulla sua schiena mentre con il
bacino assecondo le sue spinte sempre più vigorose e veloci.
Le mie unghie
affondano leggermente nella sua pelle, graffiandola lievemente.
Butto
poi la testa indietro mentre la spinta
definitiva e intensa arriva, provocandomi un'ondata di piacere
così intensa da
stordirmi.
I
nostri respiri si fondono mentre lui mi ansima sulle
labbra, esattamente come noi.
E
il piacere assoluto arriva, sconvolgendomi. I miei
muscoli si tendono spasmodicamente per una frazione di
secondo
rilassandosi l'attimo dopo sotto la spinta imponente dell'orgasmo.
Ansimo
forte, gemendo e la girandola di colori del
piacere totale e dell'appagamento dei sensi si apre davanti a me.
Dopo
qualche secondo e un paio di spinte Ian si lascia
cadere su di me, schiacciandomi dolcemente sotto il suo peso.
Ancora
ansimante poggio una mano sulla sua nuca
accarezzandola lentamente con la punta delle dita mentre lui affonda il
viso
nel mio collo, baciandolo teneramente.
I
suoi capelli mi solleticano piacevolmente i
polpastrelli portandomi a sospirare mentre il piacere mi appesantisce
il corpo
e il respiro torna gradualmente normale.
Socchiudo
gli occhi, godendomi il momento e
abbandonandomi alla dolce tranquillità che c'è.
La
mente totalmente vuota e il corpo appagato e
rilassato.
Il
suo respiro si infrange dolcemente contro il mio
collo, solleticandomi leggermente la pelle e portandomi a sorridere
spensierata.
Ian
si alza lievemente l'attimo dopo solo il
necessario per guardarmi in volto, sovrastandomi-.
Riapro
allora gli occhi, percependo i suoi scrutarmi
attenti.
Si
esibisce nel suo tipico mezzo sorriso malizioso,
venato questa volta da una languida punta di dolcezza che mi porta a
sorridergli di rimando.
Inclina
poi il viso, abbassandolo su di me e facendomi
intuire che sta per baciarmi.
Si
ferma invece a pochi centimetri dalle mie labbra,
facendomi fremere in attesa di quel contatto.
-
Mi sei mancata - sussurra contro le mie labbra, un
soffio leggero che le solletica lievemente.
La
voce dolce e sincera che mi riscalda nel profondo.
Il
mio cuore perde deliziosamente un battito,
riprendendo a pulsare velocemente l'attimo dopo.
Con
le guance rosse di desiderio passo le braccia
intorno al suo collo, stringendo e continuando a sorrider.
Intrappola
dolcemente le mie labbra fra le sue,
succhiandole delicatamente.
Il
desiderio di riassaporarle mi pervade l'attimo dopo
che ci stacchiamo, in debito di ossigeno.
Faccio
scontrare i miei occhi con i suoi, trovandoli
chiari e sinceri puntati su di me. Una punta di desiderio vorace e non
ancora
sopito si fa sentire, mischiandosi al sollievo e ad una inaspettata
allegria.
Gli
sorrido nuovamente, sentendomi spensierata dopo
una serie lunghissima di giorni cupi.
E
torno a respirare finalmente.
-
Anche tu -
**************************
Mi
muovo, sfregando lentamente le gambe contro il
lenzuolo. Un respiro profondo, lento e incredibilmente tranquillo,
accompagna
il momento esatto in cui riapro gli occhi.
Li
socchiudo l'attimo dopo, incontrando una figura
slanciata coperta unicamente dal lenzuolo e da nient'altro.
Deliziosamente
nudo, sorrido leggermente compiaciuta.
Emetto
un sospiro fievole, ancora avvolta dal torpore
del piacere e del sonno in cui ero sprofondata fino a qualche secondo
fa.
Con
ancora le labbra distese in un sorriso leggero e
goduto allungo la mano alla mia destra, verso di lui.
La
appoggio sopra il piumone, tastandone la forma
appena visibile. Con un gesto silenzioso e sinuoso, appena birichino,
la infilo
poi sotto le coperte, facendola finire nascostamente a contatto con la
sua
schiena.
I
miei polpastrelli si posano sulla pelle calda e
invitante della sua schiena, sfiorandola leggermente.
-
Ti vuoi per caso approfittare di me?- la sua voce,
arrochita e bassa, si scontra contro il cuscino, interrompendo e
arrestando la
mia discesa, facendomi quasi sobbalzare.
Apro
di più gli occhi, guardandolo attentamente mentre
la mia mano si ferma del tutto.
Due
occhi incredibilmente azzurri sono puntati dritti
su di me, ancora scuriti lievemente dal desiderio che ci ha travolti.
Mi
apro in un'espressione innocente, mordendomi poi le
labbra in modo colpevole e malizioso.
-
Non sto facendo nulla- mormoro disinvolta, nel modo
più candido che mi riesce.
Ian
piega le labbra in un mezzo sorriso furbo, tirando
fuori un braccio dalle coperte e portandolo sotto il cuscino. Il tutto
senza
distogliere mai gli occhi da me.
La
stanza è ancora avvolta da una dolce penombra,
serale, che la scurisce leggermente.
-
Perché in tal caso basta chiedere - soffia
malizioso, riservandomi un'occhiata languida e lenta che mi sfiora il
corpo.
I
miei denti affondano ancora di più nel mio labbro
inferiore, mentre le mie guance si scaldano arrossandosi.
Un'ondata
di desiderio e calore mi pervade,
insidiandosi nel mio basso ventre con una morsa leggera che invita ad
essere
sopita.
Sfrego
ancora le gambe tra di loro, serrandole e
premendo le cosce le une contro le altre per sopirlo.
Lui
si gira poi su un fianco, continuando a non
staccare i suoi occhi dai miei.
-
A si?- sto al suo gioco, la mano che riprende il suo
cammino e scivola ancora più in basso.
-
Dovremmo litigare più spesso se poi il risultato
è
questo - sussurra con voce bassa, attirandomi contro di lui con un
gesto
fulmineo del braccio.
E
in un secondo mi ritrovo addosso a lui.
Lo
avvolge intorno ai miei fianchi, premendomi contro
di se e contro, soprattutto, l'espressione materiale e pulsante del suo
desiderio, che inizia a premere contro il mio basso ventre.
Mi
bacia poi l'angolo della bocca, facendomi fremere e
istintivamente inarcare.
La
mia mano scivola istintivamente ancora più giù,
finendo sul suo sedere.
Lo
accarezzo lentamente con il palmo, sfiorandolo.
Le
sue labbra finiscono allora sul mio collo, che
bacia a lungo in un modo che sa di desiderio e dolcezza.
E'
lento, languido quasi, ma venato da una punta di
tenerezza dettata dal volermi vicino.
-
Mi è mancato - mormoro leggermente intorpidita dalla
sinuosa voglia che si insidia sempre di più dentro di me.
Ian
ridacchia contro il mio collo, solleticandolo con
il suo respiro spezzato dalle risate.
Rido
anche io, facendo assumere all'atmosfera un'aria
spensierata e svagata.
Cosa
che mi era tremendamente mancata.
Mi
era mancato lui, semplicemente.
Ai
baci languidi si sostituiscono dei baci leggeri e
teneri e posso ancora percepire il suo sorriso contro la mia pelle.
Si
allontana poi leggermente l'attimo dopo,
appoggiando il viso contro il cuscino e anche io faccio lo stesso.
Con
i visi vicini, che quasi si sfiorano, e i respiri
che si intrecciano e si mischiano.
Ed
è uno sguardo che vuol dire molto, che significa
che ad entrambi è mancato tutto questo.
Vuol
dire che non sono la sola a provare determinate
cose e a volerne altre. A volere di più.
La
mia determinata cocciutaggine e una risposta che
ancora manca come l'ultimo tassello del puzzle mi spinge a parlare,
interrompendo il momento.
-
Che cosa siamo?- sussurro con voce sottile e
fievole, appena udibile.
Una
punta di paura mi travolge poi, facendomi temere
per una frazione di secondo una reazione negativa o, peggio, un suo
nuovo
allontanamento.
Non
voglio accada, non dopo tutto quello che mi ha
detto e il nostro riavvicinamento.
Allungo
allora la mano sfiorando lentamente il suo
braccio.
Con
le dita risalgo poi verso la sua spalla,
sfiorandola dolcemente con i polpastrelli.
gli
chiedo girandomi a pancia in su, senza
interrompere il nostro giochi di sguardi.
Lui
mi rivolge uno sguardo criptico facendomi per un
attimo temere il peggio. Trattengo allora il respiro.
-
Sul serio?- ride lui, sorprendendomi e facendomi
tirare un sospiro di sollievo.
Deglutisco,
percependo la paura allentarsi e
dileguarsi quasi con la stessa velocità con cui è
arrivata.
Quasi
come a rassicurarmi mi stringe di più a se,
prendendo ad accarezzarmi lentamente il fianco compiendo dei piccoli
cerchi con
le dita.
Stendo
le labbra in un sorriso leggermente tremolante,
trovando convinzione e determinazione.
-
Il mio avatar si è suicidato a questa domanda -
afferma con un ironico tono drammatico, cercando di conferire spessore
a ciò
che sta dicendo.
-
Hai un avatar?- inarco scettica un sopracciglio,
guardandolo interdetta.
Lui
ride divertito.
-
Ovvio!- ribatte con enfasi, facendomi ridacchiare.
Torno
seria l'attimo seguente, quella domanda che mi
pressa e mi logora.
Ho
bisogno di una spiegazione.
-
Lo sai vero che quello che mi hai detto prima non
basta?- mormoro guardandolo e sperando di non incrinare il momento.- O
almeno
non totalmente.- soffio
Lui
sospira consapevole, l'ansia e il nervoso di prima
apparentemente lontani anni luce.
-
Lo so - afferma semplicemente, le sue dita che
continuano a solleticarmi la pelle in un modo rassicurante, dolce.
-
Cosa siamo?- gli chiedo nuovamente, rendendomi conto
di aver bisogno di quella risposta come l'aria.
Ian
sospira ancora, l'espressione pensierosa stampata
in faccia.
-
Ho così tante domande - sospiro quasi angosciata,
portandolo a rialzare lo sguardo su di me.
Con
un gesto dolce, che tradisce una mal celata
emozione, mi sposta un ciuffo di capelli scuri dal viso, portandolo
dietro
l'orecchio.
Lo
guardo, chiedendogli un silenzioso consenso ad
esprimerle.
-
Dimmele.- mormora unicamente, continuando ad
accarezzarmi piano la guancia.
Al
desiderio velato e alla dolcezza si sostituisce
così la consapevolezza che il momento delle risposte
è arrivato, finalmente.
-
Cosa siamo? Ho...- mi fermo cercando di trovare le
parole giuste e, soprattutto, di non farlo metaforicamente scappare.
Non
voglio che rialzi nuovamente un muro tra di noi.
-
Ho bisogno di sapere cosa sono per te - ammetto
riprendendo a parlare - Di sentirmelo dire - sussurro.
Lui
per un attimo esita.
-
Siamo...- afferma - Siamo noi -
Mi
guarda sorridendo leggermente, come se queste
parole esprimessero tutto quello che siamo per lui alla perfezione.
Gli
sorrido anche io, spensierata e sollevata mentre
il mio cuore inizia a scalpitare nel mio petto.
E
la consapevolezza che anche per lui esiste un noi mi
scalda, mi conforta.
All'improvviso
questa domanda, che mi ha perseguitato
così tanto, perde di importanza, passando in secondo piano.
La
languida e bollente sensazione che mi ha scatenato
la allontana, facendola quasi scomparire.
Perché,
alla fine, è tutto ciò di cui avevo bisogno.
Di lui, di sapere che siamo qualcosa.
Mi
abbasso sul suo viso facendo scontrare le
nostre labbra in un bacio dolce e leggero.
Sospiro
poi, rilassandomi contro di lui.
-
Hai altre domande? - mi chiede dopo qualche secondo,
guardandomi interessato.
Inclino
timidamente il capo, guardandolo di sottecchi.
In
effetti ce ne sarebbe ancora una, più spinosa e
subdola delle altre.
Fastidiosa,
mi assilla, premendo contro le mie labbra
per essere liberata. Torturo le labbra con i denti,
scoprendomi
nuovamente nervosa. Questa volta non per la domanda in se, ma a causa
della
risposta.
-
C'è ....stato qualcuno in questi giorni?- mormoro
confusamente, leggermente nervosa mentre il pungolo della gelosia mi
pizzica e
mi rende irrequieta - Sei stato con qualcuna?- mi spiego meglio mentre
il
fastidio aumenta a questo pensiero.
Quasi
apprensivamente lo guardo, in attesa che mi
risponda.
-
E' questa la domanda?- mi prende dolcemente in giro,
ridacchiando.
La
mia occhiataccia ammonitrice acutizza la sua
risata, che si placa però l'attimo seguente.
-
No - afferma deciso e dal suo sguardo capisco che è
sincero. - Non sono stato con nessuna -
Sospiro
realmente sollevata, annuendo lentamente e non
preoccupando di apparire rincuorata.
Non
sarei decisamente riuscita a sopportarlo, gelosa
come sono mi avrebbe perseguitato fino a logorarmi.
Deglutisco,
sentendomi più leggera ora.
-
E tu?- mi chiede all'improvviso lui, sorprendendomi
e facendomi allargare stupita gli occhi.
-
Io cosa?-
-
Sei stata con qualcuno?- afferma, il tono serio che
mi avvisa che non sta scherzando.
-
No!- ribatto subito io con enfasi, negando decisa.
-
Mmm ho visto come ti ronzava intorno l'assistente di
Kevin - bofonchia lui, l'espressione leggermente torva e le labbra
imbronciate.
-
Non è successo assolutamente nulla - io.
Una
punta di soddisfazione puramente dettata dal mio
orgoglio femminile mi avvolge nel constatare che anche lui è
geloso di me.
Mi
sporgo poi verso di lui, facendo scontrare le
nostre labbra in un bacio dolce e leggero.
Dopo
gli sorrido, accarezzandogli la nuca mentre
continuiamo a guardarci.
Il
suo sguardo cade improvvisamente sulle mie
labbra, fissandole.
Istintivamente
mi mordo il labbro inferiore in
risposta. Percepisco allora il suo sguardo scaldarsi, diventando
rovente e
languido di voglia.
Nel
tempo di un respiro allontana con un movimento
secco del polso le coperte che ricoprono il mio corpo, sostituendosi ad
esse.
Preme
contro di me poi, intrappolandomi sotto di lui e
sorridendomi in modo malizioso e furbo.
Gli
occhi, nuovamente scuriti dal desiderio, gli
conferiscono quasi un'aria peccaminosa.
Avvolgo
le gambe intorno ai sui fianchi in un gesto
naturale, aumentando il nostro contatto e rendendolo più
diretto.
-
Basta parlare ora - sussurra con voce bassa e roca,
appoggiando le labbra sul mio collo e baciandolo lentamente.
Sospiro,
socchiudendo la bocca mentre mi inarco contro
di lui.
Faccio
per rispondergli, ma Ian zittisce la mia
risposta ancora prima che io la dica.
-
Voglio stare con te- soffia contro la mi pelle,
lambendola nuovamente.
Mordo
languidamente le sue labbra, rispondendo
voracemente al bacio e facendo scontrare le nostre lingue.
-
Voglio te -
E
proprio mentre le sue labbra scendono ancora più
giù, sul mio seno,
mi accorgo che sono tornata a respirare.
Niente
angosce, niente rabbia o paura.
Solo
Ian e Nina.
Tutto
il resto chiuso fuori dalla porta.
Solo
io e lui.
Niente
chiacchiere o giudizi.
Solo
noi.
Solo
i nostri respiri a riempire la stanza.
E
posso finalmente respirare a pieni polmoni.
Note:
Salve!
Il mondo non è finito come invece
avevano predetto i Maya e spero di non averla provocata io con questo
capitolo!
1. Questo
capitolo, come avete notato, è a raiting rosso dal momento
che sono presenti
delle scene di sesso abbastanza dettagliate. La scelta di non scriverlo
all'inizio è stata dettata dal fatto che non volevo
rovinarvi la sorpresa,
poichè sarebbe stato facilmente intuibile a cosa era
riferito. Spero di non
aver turbato nessuno e in tal caso mi scuso, ma ho fatto prevalere una
ragione
"narrativa".
2. Passiamo
ora al capitolo in sé. E' diviso solo in due parti invece
che nelle solite tre.
La più importante e lunga è la prima, dove
finalmente avviene il tanto atteso confronto.
In parte avevamo capito le ragioni di Ian nel capitolo precedente, ma,
solo
ora, sono più chiare e definite. Il chiarimento
più grosso è avvenuto in questo
capitolo, alcune cose saranno definite e spiegate ancora meglio in
seguito.
Spero di essere stata chiara.
3. Ho
scritto questo capitolo in pochi giorni, spero che non ci
siano errori e
che tutto risulti chiaro. Il prossimo aggiornamento non so di preciso
quando
arriverà, ma spero di non metterci troppo.
Grazie
a chi mi segue
e ogni volta mi fa sapere il suo parere tramite le recensioni. Un
grazie
particolare al mio Someditore, che mi sopporta sempre e che
è fonte di
ispirazione.
Vi
auguro buon Natale e un Felice anno
Nuovo!
A
presto!
Live
in Love