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Autore: live in love    21/12/2012    10 recensioni
Tratto dal Primo Capitolo:
-Certo che voglio- ribatto io, forse con fin troppa enfasi
- Meno male,il tuo letto è molto più comodo del mio- scherza, facendomi ridacchiare.
- Quindi mi stai solo sfruttando , eh?- ribatto.
-Ovviamente , baby- ride anche lui appoggiando la guancia sui miei capelli
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Mia prima fanfiction su Ian e Nina.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 14

BREATHE









La porta si chiude dietro di noi, uno scatto metallico che frantuma la tranquillità della mia stanza.

Con un'occhiata veloce la percorro tutta, ritrovandola esattamente come l'avevo lasciata questa mattina. Tutto è al suo posto.

Muovo un passo in avanti l'attimo dopo, avvicinandomi al letto intatto e perfettamente in ordine.

Percepisco la sua presenza dietro di me, ma non mi volto continuando a rimanere in silenzio e a dargli le spalle come ho fatto per la maggior parte del tempo fino ad ora.

Non mi va di parlare di cose futili e del tutto inutili. Non dopo come si è comportato in questi giorni.

Stringo innervosita le labbra, torturandole l'attimo seguente con i denti.

Non può fare quello che vuole e poi pretendere di fare conversazione come se niente fosse, non mi sta decisamente più bene.

Con un sospiro velato di stanchezza tiro giù la zip della giacca, aprendola e  sfilandomela l'attimo dopo.

Un senso di freddo mi avvolge velocemente, sostituendosi al calore confortante che mi avvolgeva.

La lascio cadere sul piumone con un soffice spostamento d'aria che mi investe dolcemente.

La sua voce, bassa e sottile, rompe il silenzio l'attimo dopo arrivandomi alle orecchie con la consistenza di un respiro.

- Come ti senti? -

Mi volto verso di lui con una torsione lieve e lenta del corpo, per evitare acute fitte di mal di testa, trovandolo  in piedi vicino alla porta.

Le mani affondate nelle tasche della giacca e gli occhi azzurri puntati ostinatamente su di me.

Per qualche secondo mi guarda silenziosamente, chiuso nei suoi pensieri, che puntualmente mi cela. scrutandomi attento.

Un lieve nervoso mi pervade nel constatare il suo ennesimo sguardo imperscrutabile.

Troppo spesso ultimamente mi ha guardato in questo modo criptico, esattamente come il suo comportamento, cosa che inizia ad irritarmi profondamente.

E, ancora una volta, mi ritrovo a pensare che non può fare quello che vuole. Non sono una bambola.

- Bene - ribatto io in un sussurro appena palpabile, neutro, stringendo fra le dita il bordo della mia maglia.

Con i polpastrelli ne percorro la cucitura, giocandoci in modo nervoso e irrequieto.

Non mi sento per nulla tranquilla, vorrei chiarire e parlargli, ma lui non sembra dello stesso avviso. Anzi, sembra avere l'intento opposto al mio.

Cosa che mi innervosisce ulteriormente.

Ian annuisce pensieroso, chiuso in un silenzio ermetico e ineluttabile, mentre per qualche breve istante i nostri occhi si scontrano.

E' uno sguardo fugace e attento, guardingo, volto a capire come vuole agire l'altro o cosa prova.

E mi ritrovo a chiedermi, come ho fatto fin troppe volte in questi giorni, perché diavolo fa così.

Qual è il motivo di fondo? Non lo capisco e lui, i suoi atteggiamenti, mi confondono ancora di più.

Mi ignora, mi tratta male e poi si presenta in ospedale con un sorriso dolce e, soprattutto, con la camicia che gli ho regalato per il suo compleanno addosso.

Cosa vuol dire tutto ciò? Ha un valore anche per lui?

Un secondo prima sono sicura che non gliene importi nulla di me e, quello dopo, invece, ho la sensazione che sia l'opposto. Dov'è la verità?

Cerco risposta alle mie domande senza un'apparente soluzione nei suoi occhi, intensificando lo sguardo, che da freddo diventa più caldo e corposo.

I suoi occhi rimangono, infatti, neutri ed imperscrutabili, quasi piatti.

Risposte che non ottengo, noto amaramente dispiaciuta e anche un po' frustrata.

I suoi occhi rimangono, infatti, neutri ed imperscrutabili, quasi piatti.

 

Continuiamo a fissarci ancora per una manciata di secondi, fino a quando lui non distoglie lo sguardo dal mio puntandolo da tutt'altra parte.

Qualcosa di indistinto mi stringe allora lo stomaco in una morsa nervosa e spasmodica, sostituendo le abituali farfalle che, invece, mi provocava. Forse rammarico, forse consapevolezza del fatto che mi sta evitando anche ora.

Cala nuovamente un pesante silenzio tra di noi,  rotto solo dal rumore dei nostri respiri.

Odio questi momenti, sospiro pesantemente.

Entrambi sappiamo che dobbiamo parlare, solo io ne sono consapevole lui, invece, evita il momento, rimandandolo.

Si chiude dietro un apparente tranquillità e aspetta che sia io a sbilanciarmi. Cosa assolutamente irritante.

Un altro lento fiotto di nervoso si riversa dentro di me, rendendomi più inquieta di quanto io non sia già.

- Vuoi qualcosa?- mi chiede ancora con una premura che suona quasi nevrotica, spasmodica - Hai fame, per caso?-

Sta evitando palesemente l'argomento e il momento del chiarimento, so che è così.

Gli lancio un' occhiata di sottecchi, studiandolo.

- No, va bene così - replico, leggermente seccata e innervosita dal suo modo di fare.

E' assurdo il modo in cui riesce a innervosirmi pur dicendo poco o niente, veramente incredibile.

Frustrata sbuffo, soffiando stizzita l'aria fra le labbra in un sibilo acuto.

Basta, non ho intenzione di stare ai suoi giochetti.

Evita l'argomento da troppo, non mi sta più bene .

Che voglia o no, il momento è arrivato.

La Nina arrendevole se ne è andata con la caduta.

Socchiudo le labbra, parlando con tono deciso l'attimo dopo.

- Dobbiamo parlare, Ian -

Gli riservo uno sguardo fermo, che non ammette repliche e così accade, sorprendendomi.

- Ok...- afferma fin troppo pacato, stupendomi ancora di più.

E' diventato improvvisamente promotore dei chiarimenti e delle discussioni? Mi domando ironicamente sorpresa.

Magari ha capito anche lui l'importanza di risolvere questa cosa.

Forse è più facile del previsto, mi dico realmente sorpresa. Non me lo aspettavo decisamente, anzi pensavo che avrei dovuto lottare parecchio solo per convincerlo a parlare.

Pensiero che si rivela un'illusione l'attimo dopo.

 - Se proprio ci tieni parliamo - continua lui con uno sbuffo seccato, come se gli avessi proposto una delle peggiori torture invece che un semplice dialogo.

La mia espressione muta velocemente, trasformandosi da stupita a seccata.

- Si, ci tengo - soffio aspra, riservandogli un'occhiataccia cupa e irritata.

Come non detto, ho parlato troppo presto.

- Come vuoi - ribatte lui, facendomi innervosire ancora di più.

Stringo le labbra, guardandolo visibilmente contrariata e innervosita dalla sua affermazione noncurante, lasciandomi andare l'attimo dopo ad un respiro profondo.

Odio quando ha questo atteggiamento non curante e indifferente, come se tutto gli passasse sopra senza lasciare traccia.

E odio questo "come vuoi" con questo tono menefreghista. E' così stronzo quando si comporta in questo modo così...da stronzo.

Si lascia cadere sulla poltrona, dalla parte opposta della stanza, vicino alla finestra.

- Di cosa vuoi parlare, allora? - mi domanda quasi spazientito dal mio silenzio, l'espressione innocente stampata in faccia che mi fa saltare letteralmente i nervi.

Incasso la testa fra le spalle, incupendo l'espressione mentre il mio sguardo diventa sempre più al vetriolo e contrariato.

Sa benissimo di cosa dobbiamo parlare, fa solo il finto tonto.

- Di noi, Ian. -

Calco volutamente sulla parola noi, mordendomi quasi a sangue le labbra per non continuare acidamente la frase, alludendo al fatto che forse per lui non siamo nulla.

Peggiorerei solo le cose, lo so, e visto che non si stanno mettendo bene decisamente è meglio evitare.

Devo stare calma, mi dico lentamente.

Come previsto si irrigidisce ulteriormente, assomigliando più ad un pezzo di marmo che ad una persona.

Non è una reazione normale, mi ritrovo a riflettere e il mio istinto mi sussurra, ancora una volta, che non finirà bene questa discussione.

E' una sensazione a pelle proprio.

Un'ombra gli scurisce il viso, adombrandolo. Allarga, poi, leggermente gli occhi, invitandomi quasi a parlare.

Non capisco se è calmo e pronto a discutere o semplicemente indifferente. In ogni caso abbiamo molte cose da chiarire.

Stavolta non desisto, non ne ho alcuna intenzione.

Pronta e determinata riprendo quindi a parlare.

- Perché fai così?- gli domando diretta e a brucia pelo, incrociando poi le braccia sotto il seno in una posa decisa e testarda.

Continuo a guardarlo cocciutamente convinta a conoscerne il motivo, non desistendo neanche quando ricambia lo sguardo con'un'occhiata profondamente infastidita.

- Così come?- ribatte Ian come se non ne sapesse realmente il motivo, quando, al contrario. lo conosce benissimo.

 

Sempre più irritata inarco un sopracciglio, trafiggendolo con un'occhiata truce e seccata. Ancora una volta sa e finge di non sapere.

Odio questo suo comportamento, quasi infantile.

- Perché non ti siedi anche tu?- mi domanda velocemente l'attimo dopo, indicando con un cenno del capo il letto di fronte a lui e cambiando abilmente argomento.

Assottiglio pericolosamente gli occhi, inverosimilmente irritata, trafiggendolo con un'occhiataccia al vetriolo.

- No - ribatto secca e dura, provocando su di me un suo sguardo offeso.

Cambia argomento, ha sbalzi di umore allucinanti e cerca in tutti i modi di evitare la discussione e vuole ancora avere ragione? Mi domando totalmente allibita.

E' davvero bipolare.

- E smettila di fare ostruzionismo, Ian - continuo l'attimo dopo, incapace di non rispondergli acidamente.

Con una nota nervosa e acuta nella voce sottolineo il suo nome, facendolo suonare come un suono stizzito.

- Non faccio ostruzionismo, mi preoccupo solo di sapere come stai- mi risponde lui infastidito -  Sai com'è..hai preso una botta in testa- afferma ironico, piegando lievemente il capo verso destra e persistendo ad avere uno sguardo torvo.

Stringo le labbra, mentre corruccio la fronte in una espressione cupa.

- La botta in testa non mi ha fatto perdere la memoria anche se vorresti!- ribatto seccata e acida.

Ian mi trafigge allora con un'occhiataccia, guardandomi decisamente male.

Mi mordo l'interno della guancia, cercando di sfogare in parte così il nervoso e di trattenermi dal continuare.

Sospiro, rendendomi conto di essere contratta e rigida. Molto.

Devo calmarmi, non concluderò nulla se no.

Sospiro nuovamente, alzando lo sguardo che non mi ero accorta di aver puntato sul pavimento su di lui.

Faccio scontrare i miei occhi con i suoi e qualcosa sembra finalmente smuoversi, fortunatamente.

La sua espressione si addolcisce leggermente, non perdendo, però, la piega contratta e nervosa.

Tutto questo mi infonde un minimo di coraggio, spronandomi a continuare a parlare.

- Per favore, ho bisogno di parlare- mormoro con un tono più tranquillo, quasi pacato, che lascia trasparire tutto il mio bisogno di chiarire questa situazione incasinata.

Prendo un profondo respiro, trattenendolo in attesa di un suo assenso o qualsiasi altro segno che mi faccia capire che anche lui vuole questo.

Annuisce lentamente, portandosi le dita alle labbra e sfregandole contro di esse. Il mio sguardo segue istintivamente questo movimento.

Tuttavia, al contrario delle altre volte, non mi ci perdo e neanche mi sciolgo per un semplice gesto, continuando a conservare tutta la mia decisa determinazione.

- Parliamo- ribatte lui con il mio stesso tono e, per una frazione di secondo, sembra anche meno indifferente.

Allarga leggermente le braccia poi, allontanando quindi la mano dalle labbra, che lascia in seguito ricadere sui braccioli della poltrona.

- Ti ascolto - sussurra soffiando l'aria fra le labbra in modo stizzito e frustrato, come a volersi scaricare.

Prendo un altro respiro profondo allora mentre il mio battito aumenta lievemente e anche l'ansia cresce.

E' arrivato, il momento del chiarimento è arrivato.

- Perché fai così?- gli domando rammaricata e realmente confusa dal suo comportamento, soffiando le parole tra le labbra in modo diretto.

Non è da me girarci intorno, se c'è un problema o qualcosa che mi assilla devo dirlo.

- Prima mi ignori e poi ti presenti in ospedale e mi abbracci.- gesticolo convulsamente quasi, continuando a parlare - Perché?- domando ancora, rendendomi conto che tutto gira intorno ad un motivo.

Ad un perché che risulta di vitale importanza, esattamente come un respiro che riempie i polmoni. Senza si soffoca.

Man in mano che i giorni passano e il perché non arriva, soffoco.

Noi soffochiamo

Lui non dice nulla, rimanendo chiuso in un logorante silenzio per una sequela di secondi che mi sembrano infiniti, interminabili.

Il suo mutismo continua mentre si irrigidisce ancora di più, le dita che si chiudono nella morsa di un pugno e l'espressione che si contrae fino a storcere le sue labbra in una smorfia amara.

- Perché? - lo incalzo di nuovo, spinta dalla mia determinazione che mi sprona a non lasciare perdere e buttare giù il muro che ha interposto tra di noi.

- Ma che razza di domanda è!- sbotta improvvisamente, rompendo il suo silenzio con un tono rabbioso e più alto del solito.

Totalmente spiazzata mi stringo nelle spalle, guardandolo interdetta per qualche attimo.

Gli occhi leggermente sbarrati che lo fissano sorpresi, mentre una bruciante irritazione mi pervade poi velocemente annullando la sorpresa.

- Perché fai così? - ribatto, ripetendo ancora questa domanda che suona quasi come una litania irritata e frustrata.

Se pensa che basti un tono più brusco del normale per farmi desistere e abbandonare il discorso, si sbaglia di grosso.

Sorprendendomi ulteriormente si alza dalla poltrona su cui era seduto e con una falcata ampia e nervosa si sposta, raggiungendo la finestra. Rimanendo immerso in un silenzio impermeabile si volta, dandomi le spalle e guardando assorto fuori dalla finestra.

Prendo un profondo respiro, schiudendo le labbra pronta a parlare, ma lui mi interrompe, anticipandomi e battendomi sul tempo,

- Non faccio in nessun modo guarda- riprende a parlare proprio nel momento in cui ero pronta a farlo nuovamente io, la voce strascicata e incolore.

Anche se non mi sta guardando socchiudo gli occhi, guardando torvamente la sua figura

- Si invece - mi impunto io decisa e testarda, rasentando probabilmente la cocciutaggine.

 - Non faccio così, sono così - sospira innervosito dal mio insistere.

Scuoto il capo, esibendomi in una espressione seccata anche se lui non può vedermi.

- No, non è vero. Tu non sei così, lo so che non lo sei- affermo in risposta io - Non sempre almeno. mi stringo fra le spalle, spostando un ciuffo di capelli dal mio viso.

Ian non apre più  bocca e io lo prendo come un invito silenzioso e implicito a continuare a parlare.

- Vorrei solo capire perché diventi mr. bipolare -

- Mr bipolare?- si volta verso di me con un lieve sorriso sulle labbra, amaro, ma quasi divertito.

Sorriso che scompare l'attimo dopo, però, sotto il peso di una smorfia cupa e quasi oltraggiata velata da una punta di sorpresa che gli anima lo sguardo altrimenti imperscrutabile.

- Mi hai anche fatto la diagnosi?-

E il sorriso lieve compare ancora sulle sua labbra.

Leggero e velato sulle sua bocca smuove qualcosa dentro di me, allentando in minima parte la tensione che mi attanaglia.

Per qualche secondo ci guardiamo e quella domanda sorge nuovamente spontanea.

- Ian...perché?- la voce mi graffia la gola, uscendo rammaricata e quasi sfinita.

E in effetti lo sono.

Sono stanca di trovarmi in questa situazione, in un modo o in un altro voglio che finisca definitivamente. Positiva o negativa che sia la soluzione.

A questo pensiero l'agitazione aumenta maggiormente dentro di me, trasformandosi quasi in ansia.

E' innegabile però che in caso di risposta negativa prenderei una batosta allucinante, ne uscirei distrutta probabilmente.

Con un scrollata del capo cerco di scacciare questo pensiero, che, però, ritorna ad assillarmi più potente e corposo di prima l'attimo dopo.

E' come il respiro non posso a farne a meno. E non so se è più un bene o un male.

Forse più la seconda, una smorfia seccata mi tende le labbra.

 

Ian, agitato, si muove sul posto, irrigidendo la postura e le spalle. E' contratto, come pervaso da un nervoso bruciante che lo logora e lo divora.

- Perchè....- sussurra nervoso, la voce fievole inclinata in modo ambiguo tanto che non si capisce se è una domanda o un'affermazione.

Sembra quasi assorto, un'intonazione da cui traspare un'inquietudine mal celata.

Istintivamente muovo un passo in avanti e poi un altro ancora, avvicinandomi a lui.

Quando la distanza è ormai dimezzata Ian riprende a parlare.

 - Perché...che ne so perché!- sbotta infine frustrato, allargando le braccia  fulminandomi con lo sguardo non appena si accorge della nostra vicinanza.

Il tono assorto e quasi pacato di prima mandato in frantumi da un'improvvisa rabbia, frustrazione.

Sorreggo ostinatamente il tuo sguardo, ricambiandolo senza paura con un'occhiata cocciuta e torva.

- Non sai il perché di come ti comporti ?- lo incalzo io, decisa a non permettergli di eludere ancora una volta le mie domande.

Inarco scetticamente il sopracciglio, non credendoci assolutamente.

- No, non lo so- soffia tagliente lui, inclinando il viso e guardandomi male - Non sempre c'è un perché sai -

- A no? Non eri tu quello che diceva che c'è sempre un perché dietro ogni azione?- continuo a pressarlo riservandogli uno sguardo deciso.

Sto usando le sue stesse parole contro di lui e Ian lo sa benissimo visto lo sguardo al vetriolo che mi riserva.

Lo so che è una cosa che lo irrita, glielo leggo nello sguardo, ma non me ne importa decisamente nulla al momento.

Una smorfia amara gli stende poi le labbra.

- Vuoi sapere il perché?- mi chiede ironicamente, sbeffeggiandomi quasi e provocandomi una imponente ondata di nervoso che mi scalda e mi arrossa le guance. - Bene ti accontento! -

Fa un passo in avanti, incombendo quasi su di me.

L'ondata di nervoso aumenta ancora, stordendomi quasi.

- Perché ogni volta qualcosa mi ricorda perché è sbagliato- afferma duro e brusco, muovendo bruscamente la mano.

La gola mi si chiude improvvisamente sotto il peso delle sue parole. Una punta di dolorosa sincerità le pervade.

E' sincero, mi dico mentre il mio cuore batte furiosamente allarmato.

Mi sta dicendo la verità.

Non è che non ci ha pensato, deglutisco sconvolta, lo ha fatto e ne ha tratto conclusioni negative.

Improvvisamente mi sento quasi presa in giro e alla tristezza sconsolante si aggiunge anche la rabbia, che mi punge e mi irrigidisce.

E la stoccata definitiva arriva l'attimo dopo, affondando spietata nella mia fragilità.

- Mi ricorda il perché non dovremmo stare insieme.-

Incasso il colpo, guardandolo stupita e ferita da questa rivelazione. Non mi aspettavo una dichiarazione d'amore, ma decisamente neanche questo,

Vacillo per qualche attimo, sentendo le emozioni esplodere e mischiarsi dentro di me in un mix stordente.

- Sei contenta ora che lo sai?- mi punge acidamente lui.

- Ah - è l'unico soffio che esce dalle mie labbra, la consistenza di un respiro appena percepibile.

- Perchè lavoriamo insieme e se va male è un casino - riprende a parlare lui, incapace di non farlo, ma io lo interrompo.

- Potevi pensarci prima di venire a letto con me - soffio tagliante e provocatoria, provocandolo.

Lui mi rivolge un 'occhiata assassina, trafiggendomi.

- Perchè la gente parla, parla male di te - continua, il tono della voce teso e visibilmente nervoso.

- Ah, ora ti interessa il parere della gente?- ribatto  mentre il nervoso mi travolge sempre di più 

- Non mi sembra che ti sei fatto tutti questi scrupoli in passato - freccio tagliente riferendomi a tutte le relazioni, lunghe o meno, che ha avuto con le sue colleghe.

Lui mi fissa nuovamente male, ma io sostengo il suo sguardo, non abbassandolo e sfidandolo a farlo primo. Nessuno dei due lo fa e rimaniamo a guardarci male, emozioni diverse ma al col tempo simili ad animare i nostri sguardi.

Ha un'espressione seccata stampata in faccia, quasi rancorosa e rammaricata.

- Ma cosa centrano ora i miei precedenti? Non è la stessa cosa - sibila laconico lui, irrigidendo l'espressione e la mascella fino a ridurla in una linea netta.

- Non è la stessa cosa? Che diavolo vuol dire che non è la stessa cosa? Spiegamelo!- quasi gli urlo contro infervorata, la rabbia che ormai si è impossessata di me.

Lui indurisce la  mascella contraendola prima di riservarmi un'occhiataccia.

- Perché tu non sei loro - parla con un tono basso e roco, quasi intimo che mi sorprende. – Con te è diverso -

Cosa che noterei meglio se la rabbia e la frustrazione non avessero la meglio su di me, togliendomi ogni briciolo di razionalità.

- Non è la stessa cosa?- sibilo arrabbiata e furente mentre il tono della mia voce sale di un'ottava e gli occhi si assottigliano contemporaneamente - Con te è diverso?! Hai finito i luoghi comuni?-

L'irritazione aumenta ancora, arrivando a livelli impensabili.

Mi annebbia quasi la vista talmente è intensa e potente.

- Ci manca che mi dici che lo fai per me e li abbiamo messi tutti.- chiudo le dita in un pugno serrato, percependo le unghie affondare nel mio palmo - Per una volta, una soltanto, cerca di essere sincero.- sibilo tagliente al suo indirizzo.

Lui non dice nulla, guardandomi semplicemente.

E' uno sguardo travagliato, espressione di una infinità di emozioni. E' anche ferito, lo so

- Cosa ho che non va?- torno alla carica, incapace di frenare il flusso di pensieri che si sono tramutati in parole - Cosa? È questione di età?- lo incalzo ancora.

- Anche - ammette quasi con uno sguardo colpevole - Hai dieci anni meno di me -

Questa improvvisa sottolineatura brucia prepotentemente, innervosendomi.

Brucia sulla pelle, nell'orgoglio, nel sentimento.

Mi sta dando della bambina? Lo sta facendo davvero? Mi domando mentre il cuore aumenta i suoi battiti sotto il peso del nervoso.

- Ora è questo il problema principale? E' questo che ti blocca?-

- Non mettermi in bocca cose che non ho mai detto.- mi guarda male, ammonendomi – Questo è uno dei tanti motivi , sono diversi -

- Se pensi che ci siano così tanti motivi per non stare insieme possiamo anche farla finita qui... - la voce si incrina leggermente, ma, imperterrita, continuo a parlare passando sopra il magone - Possiamo finire tutto -

Lui allarga lievemente gli occhi, sbarrandoli.

- Perché è evidente che tu vuoi andare a parare lì- affermo, incapace di smettere di parlare -Vuoi che la finiamo qui? Bene finiamola qui-

Allargo esasperata le braccia, la rabbia che pulsa vigorosamente in ogni singola cellula del mio corpo.

Sono io il problema, mi sta praticamente dicendo questo solo con parole più pacate.

Mi sta addolcendo la pillola. E il mio corpo si tende al pensiero che la stoccata definitivo e dolorosa sta per arrivare.

Mi irrigidisco, pervasa da un nervoso lancinante e opprimente che mi stringe lo stomaco.

- E onestamente non capisco la pagliacciata di venire in ospedale se pensi questo - mormoro percependo un lieve nodo stringermi la gola.

E' il magone che sopraggiunge e, subdolo, mi travolge senza lasciarmi scampo.

Cerco di scacciarlo, ignorandolo.

Mi ha solo illuso? Mi domando sconfortata, vedendo tutto come una falsa illusione.

- Se era questo il tuo scopo potevi anche risparmiartelo -

- Ma quale scopo?- ribatte subito lui, esasperato da un qualcosa che non sembra capire

- Di farla finita Ian - soffio aspra, calcando ancora una volta sul suo nome.

So benissimo che gli da fastidio, ma mi viene spontaneo mettere un po' di distanza tra me e lui.

Ora più che mai.

O forse lo faccio semplicemente per infastidirlo.

- Discorso chiuso - affermo decisa, ingoiando di forza il magone.

Non me lo sogno neanche di piangere davanti a lui.

- Puoi anche andartene - affermo brusca, la voce che contrasta con la mia espressione e vacilla.

- Cosa? - ribatte lui compiendo un passo verso di me e avanzando.

- Vattene.- ribatto percependo il magone tornare a galla, occludendomi la gola.

Non voglio piangere, mi dico mentre l'ansia mi inizia a pervadere. Non lo voglio qui.

Lui non vuole me.

E questa dolorosa verità affonda spietata dentro di me, trafiggendomi.

Una sensazione simile al panico mi travolge, offuscandomi la mente e intorpidendomi.

Ian si avvicina ancora a me, così tanto da permettermi di sentire il calore del suo corpo.

Alzo lo sguardo su di lui, fissandolo sconfortata mentre lui appare incomprensibilmente calmo.

E questa vicinanza, non voluta, non fa altro che aumentare il mio magone, la mia tristezza abbattendomi incredibilmente.

Perchè non se ne va e basta visto che non mi vuole?

Non mi vuole, mi dico ancora, ripetendolo nella mia mente, provocandomi un'ondata di dolorosa malinconia.

- Lasciami parlare - afferma deciso, riservandomi uno sguardo sicuro che non mi lascia scampo.

Non dico nulla rimanendo in silenzio mentre lo fisso torvamente.

Anche volendo non saprei cosa dire. Molto probabilmente non uscirebbe neanche nulla dalle mie labbra.

 - Non interrompermi... non è una cosa facile da dire - continua suonando angosciato e logorato quasi.

- Non voglio starti a sentire- ribatto io scuotendo il capo, percependo le lacrime premere ai lati degli occhi - Basta già quello che hai detto.

Mi sento incredibilmente fragile, spaccata in due quasi.

Lui stringe le labbra, guardandomi in modo quasi apprensivo e alzando le mani, come a sedare una mia eventuale fuga.

- Nina... lasciami parlare - afferma sicuro, il tono della voce che assume un'inclinazione più morbida e ammaliante.

E io non dico nulla, rimanendo in silenzio mentre lo fisso torvamente.

Non me ne importa nulla di quello che ha da dirmi, mi dico sicura, ma vale la pena ascoltarlo.

 - Non so da dove incominciare... non è una cosa facile da dire - continua suonando angosciato e logorato quasi.

Un improvvisa angoscia assale anche me, stringendomi lo stomaco in una morsa dolorosa e pressante.

Si passa la mano sulla nuca, sospirando inquieto prima di riprendere a parlare.

- Io... ci ho pensato- afferma - ci ho riflettuto e sono giunto alla conclusione...-

Si ferma ancora, facendomi trattenere bruscamente il respiro.

- Non andiamo bene- mi guarda dritto negli occhi mentre l'espressione dispiaciuta aumenta sul suo volto, solcandolo.

Il mio cuore quasi si ferma, perdendo un battito mentre le mani diventano velocemente fredde e contemporaneamente un'ondata di calore mi investe.

Un contrasto devastante, dilaniante.

Gli occhi si velano involontariamente di lacrime e io non riesco a fare nulla, se non ricacciarle forzatamente indietro.

Il mal di testa, da lieve qual era, torna a pulsare più forte, intenso, infastidendomi ulteriormente.

Non andiamo bene.

Le sue parole mi rimbombano in testa, echeggiando dolorosamente.

Per lui non andiamo bene, ripeto ancora come se dovessi prenderne coscienza del tutto.

La morsa lancinante allo stomaco aumenta maggiormente, diventando quasi insostenibile.

Vorrei parlare, dirgli di andarsene e non farsi vedere mai più, ma non ci riesco.

Non esce alcun suono dalle mie labbra appena dischiuse se non un respiro ansate, piena espressione del dolore che mi sconvolge.

Le parole sono tutte bloccate in gola, ostruite e ostacolate dal magone.

Non piango, non gli urlo contro di andarsene, non parlo. Niente di niente.

Non faccio nulla di tutto ciò, non ci riesco. Così rimango ferma, solo questo.

A malapena riesco a respirare.

Ian continua a guardarmi per qualche lungo secondo, cercando di intercettare con gli occhi il mio sguardo per capire, probabilmente, come sto.

Cosa che gli nego.

Se possibile sembra quasi più angosciato di me, noto distrattamente con un pensiero vago e confuso. Mi sento, infatti, terribilmente in preda alle emozioni, totalmente in loro balia.

Vuole mollarti, per questo è angosciato.

E' una vocina subdola e sibilante a suggermi queste parole nella mia testa, echeggiando nella voragine che le sue parole hanno appena creato e sottolineando una realtà che so essere verità.

Questo pensiero continua ad assillarmi mentre i miei occhi continuano a rimanere lontano dai suoi

Sta per mollarmi

Riprende allora a parlare l'attimo dopo, sovrapponendosi ai miei pensieri.

- Ci sono molte cose che non vanno bene... il lavoro...la gente che sparla...la tua età- si passa una mano sulla nuca, puntando nuovamente lo sguardo su di me e cercando il mio.

La lama affonda sempre di più nella mia ferita, spinta dalle sue parole, e il respiro si blocca in gola ancora una volta, graffiandola per uscire.

- Noi non andiamo bene.- affonda l'ennesima stoccata, guardandomi rammaricato.

Mi irrigidisco, aspettandomi da un momento o l'altro la battuta definitiva. Lo so che deve arrivare.

E onestamente non capisco perché deve girarci così intorno.

Senza quasi accorgermene alzo allora gli occhi su di lui, trovando i suoi già puntati sui miei. Mi guarda dispiaciuto, provato e la smorfia nervosa che gli tende le labbra mi fa intuire l'angoscia che deve pervaderlo.

Lo guardo confusa ed esausta, spossata da tutte le emozioni che mi stanno assalendo.

Rabbia. Dolore. Tristezza. Malinconia. Frustrazione. Rammarico.

Sono troppe per essere catalogate e, soprattutto, distinte dal momento che si fondono, intersecandosi,

Si lascia poi andare all'ennesimo respiro angosciato mentre una sua mano si posa sul mio braccio.

Un'altra ondata di ansia mi pervade spietatamente, aumentando la morsa che mi stringe lo stomaco e facendomi desiderare terribilmente di essere dall'altra parte del mondo.

- Dillo e basta - affermo in risposta io con la voce leggermente rotta, incrinata da un pianto imminente a cui non voglio dare sfogo.

Non davanti a lui, non ora.

E mi ritrovo quasi ad implorare me stessa di non scoppiare a piangere proprio ora, apparendo ancora più fragile di come mi vede lui. E forse di come sono realmente in questo momento.

Perché Ian mi vede indifesa, troppo gracile per non cavarsela da sola e passare sopra i problemi o la gente che sparla.

Beh non è così! E non so se è più doloroso il pensiero che vuole lasciarmi o il fatto che mi vede in un modo che non mi appartiene, non in questo campo.

Sono abbastanza forte sa sopportarlo.

Scaccio poi il suo braccio con un movimento secco, brusco e quasi rabbioso.

Non voglio essere toccata, confortata dalla persona che mi sta per lasciare.

Non voglio sentire il suo tocco e ripensare a tutte le volte in cui è stato dolce o passionale, sarebbe solo peggio.

Una tortura straziante.

Ian serra le labbra, quasi ferito dal mio gesto.

Prende poi un respiro profondo, allontanando per un attimo i suoi occhi dai miei mentre si porta la mano alla nuca, passandoci le dita.

Ecco, sta per arrivare.

Se possibile il mio corpo si irrigidisce ancora di più, tutti i nervi si contraggono.

E nel momento esatto in cui lui riprende a parlare io trattengo bruscamente il respiro, bloccandolo nei polmoni fino a quasi farli bruciare.

- Non respiro senza di te -

Sbarro gli occhi sorpresa, colta quasi impreparata.

Non mi aspettavo queste parole decisamente per essere mollata.

Cosa vuol dire?

Punto gli occhi nei suoi, in uno sguardo volto a scoprire e capire.

E la sua figura mi appare per qualche secondo sfocata dal velo di lacrime che vela i miei occhi, intrappolato tra le ciglia.

Li sbatto, cercando di scacciare insieme agli occhi lucidi anche il magone e l'ansia che mi avvolgo spietati.

- Ho provato a non pensarti, ad allontanarti, ma qualcosa mi spinge sempre verso di te. -

Sempre più confusa scuoto leggermente il capo, continuando a non capire il senso del suo discorso.

E forse non credendogli molto.

Mi aspetto ancora il colpo mortale da un momento all'altro, lo sento quasi dietro l'angolo.

Infondo sembra la spiegazione più logica a tutto ciò che mi ha detto e fatto, a come si è comportato con me.

Ma Ian interrompe nuovamente il flusso dei miei pensieri.

- Non mi piace dipendere dalle persone - sospira l'attimo dopo, cambiando ancora discorso e  continuando a tenere i suoi occhi incatenati ai miei. E la mia confusione aumenta ancora di pari passo con l'angoscia di sapere cosa mi deve dire.

 - Non mi piace aver bisogno di loro...non saper stare senza qualcuno- deglutisce visibilmente contratto, come se fosse una cosa terribilmente difficile da dire - Le persone prima o dopo se ne vanno e non mi piace sentirne la mancanza -

Schiudo le labbra, ritrovando la voce non so dove dentro di me e pronta a chiedergli cosa vuol dire tutto questo discorso sconclusionato, ma lui mi interrompe ancora

- E' vero -. continua a parlare con un tono di voce basso e quasi intimo - Ci sono tanti motivi per cui non andiamo bene. Siamo diversi e non dovremmo stare insieme, ma ...-

Si ferma all'improvviso facendo fermare anche il mio cuore insieme alle sue parole. Trattengo bruscamente il respiro mentre continuiamo a fissarci.

Ma?

- Ma ce ne è uno solo che li batte tutti - afferma deciso con uno sguardo intenso, gli occhi azzurri incatenati saldamente ai miei.

 - Io non respiro senza di te. -

La sua mano calda, rassicurante come solo lui sa essere, si posa sulla mia guancia in una lieve carezza nel momento stesso in cui le parole abbandonano le sue labbra, perdendosi nell'aria.

La sfiora lentamente con il pollice mentre i nostri sguardi si legano in un gioco caldo e inteso.

Inclina leggermente il viso verso destra, verso di me, non smettendo di fissarmi.

Si umetta poi le labbra e il mio sguardo cade proprio lì per una frazione infinitesimale di secondo.

Il desiderio di riassaporarle mi pervade sinuoso, tornando presente dentro di me come solo una voglia sa essere.

Tende le labbra in un sorriso lieve, caldo, che mi travolge, sconvolgendomi.

E l'emozione pulsa forte, scorre nelle vene e mi scalda, avvolgendomi nella sua spirale emotiva.

- Sei come l'ossigeno..quando tu non ci sei io non respiro-

E tutto esplode.

Un'infinità di sensazioni mi pervadono, cozzando le une contro le altre e mischiandosi fra di loro.

Le farfalle nello stomaco tornano a farsi sentire, svolazzando prima timidamente e poi più intensamente.

Il mio respiro accelera in concomitanza con il mio battito, che diventa furioso e aritmico. Pulsa velocemente il sangue nelle vene, arrossandomi le guance e conferendo colore al mio viso prima pallido.

E senza quasi accorgermene mi ritrovo a chiudere gli occhi, la sconvolgente sensazione di perdere l'equilibrio che mi invade.

Mi sento stordita da tutte le sensazioni che mi abitano, che mi fanno quasi traballare e vacillare sotto il loro possente peso.

Riapro gli occhi dopo una manciata di secondi, puntandoli su di lui, esattamente nei suoi.

Lo scopro in attesa di una mia risposta e scoprendolo come in attesa.

E le parole escono in automatico dalle mie labbra senza che io possa controllarle, in un flusso diretto tra pensiero e bocca.

- Sei uno stronzo- mormoro, il tono dolce che tradisce il significato della mia frase.

Ian mi guarda sbalordito, quasi sgomento allargando gli occhi azzurri.

Non si aspettava decisamente una risposta simile.

- Scusa?- inarca  un sopracciglio corvino, invitandomi a ripetere e parlare.

Deglutisco, mentre il magone inizia lentamente a dissolversi e scomparire con la stessa velocità con cui è arrivato.

- Sei uno stronzo- ripeto guardandolo un po' torvamente, un po' divertita.

Lui schiude le labbra sempre più incredulo, shoccato quasi.

Lo continuo a fissare, capendo che la voglia che ho di riassaporare le sue labbra è troppo forte per essere ignorata e non assecondata.

E cedo.

L'attimo dopo lo afferro per la camicia, tirandolo contro di me e facendo scontrare le sue labbra con le mie. Finalmente.

Stringendo il tessuto fra le dita lo bacio e lui, dopo un attimo di esitante sorpresa, risponde prontamente al bacio.

Ci baciamo a lungo, voracemente, per interminabili secondi perdendoci solo nell'altro.

Niente parole, niente gesti o comportamenti.

Solo questo.

In debito di ossigeno ci stacchiamo, quasi ansimanti a causa dall'intensità del bacio e delle emozioni.

- Mi hai fatto spaventare da morire - sussurro contro le sue labbra, riassaporandole l'attimo dopo.

Ian sorride contro le mie labbra, coinvolgendomi in  un bacio leggero.

Ci guardiamo  poi per un lungo attimo negli occhi, lasciando che i nostri sguardi si incrocino e si incatenino in un gioco ineluttabile e denso di emozioni e pensieri.

I nostri respiri si mischiano, infrangendosi sulle labbra socchiuse dell'altro mentre continuiamo a fissarci intensamente.

E poi accade.

La sua bocca incombe vorace e vogliosa sulla mia, trovandola già dischiusa e permettendo al bacio di essere fin dal principio intenso e passionale. Un piccolo sospiro si infrange contro il suo labbro inferiore

Con la mano artiglio la sua maglia, trascinandolo più vicino e costringendolo ad inclinarsi più contro di me.

I nostri corpi si sfiorano, strusciando lievemente l'uno contro l'altro

La sua lingua si scontra contro la mia, sfiorandola e massaggiandola in modo lento e languido, nel momento esatto in cui il suo desiderio inizia a premere languido contro il mio ventre.

Quasi fremo a questo contatto, rispondendo al bacio con la stessa voglia e intensità.

La scintilla scatta, l'aria diventa improvvisamente satura di desiderio e la chimica torna a farsi sentire in modo prepotente. Toglie quasi il respiro.

La sua mano preme prepotentemente contro la mia schiena, spingendomi contro di lui smanioso di una vicinanza maggiore.

Istintivamente, mi inarco aumentando la pressione e l'attrito tra i nostri corpi e la prima lunga e languida scarica di desiderio si fa sentire, risvegliandomi i sensi.

Mi travolge, sconvolgendomi e provocandomi una serie di brividi sulla pelle nel momento esatto in cui la sua mano calda mi sfiora la pelle.

Ci allontaniamo quel tanto che basta per riprendere fiato, tornando a baciarci a lungo l'attimo dopo.

E mi accorgo che la sensazione calda che pulsa e vibra dentro di me mi è mancata terribilmente.

Mi è mancato baciarlo, toccarlo. Mi è mancato semplicemente lui.

In una frazione di secondo finiamo sul letto, le nostre bocche che si cercano bramose e le mani che toccano tutte le porzioni di pelle scoperta disponibile con una voracità tremendamente eccitante.

Le mia gambe scivolano intorno ai suoi fianchi in un gesto istintivo e spontaneo, permettendomi di sedermi a cavalcioni su di lui.

I nostri bacini, a contatto, si sfiorano in una lenta e languida frizione che mi fa sospirare eccitata e fremente contro le sue labbra, appena dischiuse.

Mi provoca un'intensa ondata di piacere, simile ad una scarica elettrica.

Il calore al basso ventre aumenta ancora mentre i miei slip diventano sempre più umidi.

La sua mano mi accarezza i fianchi in una carezza lenta e vogliosa mentre le sue labbra non mi lasciano scampo, sopprimendo i miei sospiri in baci voraci.

Con le dita artiglia poi il bordo della mia maglia, strattonandola e sfilandomela l'attimo. Cade a terra in un posto indistinto della stanza, ma la mia attenzione è tutta puntata su di lui.

Mentre il mio bacino continua a sfregarsi contro il suo in un dondolio languido e invitante, le nostre labbra si scontrano di nuovo.

E' un bacio smanioso e lussurioso che lascia trasparire tutto il desiderio che ci anima, che brucia sulla pelle e ci divora.

Gli succhio lentamente il labbro inferiore, percependo le sue mani artigliarsi di più ai miei fianchi e il suo bacino premere di più contro il mio.

Eccitata sospiro contro le sue labbra, socchiudendo leggermente gli occhi e reclinando il capo indietro.

Le sue labbra si posano poi sul mio collo, scoperto, baciandolo languidamente in un tocco voluttuoso.

Una frazione di secondo dopo è il turno della sua maglia di finire per terra, poco lontano dalla mia.

Gli accarezzo le spalle con le mani mentre la sua bocca scende ancora, arrivando al mio seno, ancora inguainato dal reggiseno bianco.

Le mie dita solleticano per qualche secondo la sua nuca, sfiorandola, per poi scendere nuovamente sulle spalle e, infine, lungo la sua schiena.

Vira poi sul suo fianco e, in seguito, sui pantaloni.

Sfioro l'evidente rigonfiamento dei suoi pantaloni, che lascia trapelare in modo mal celato il suo desiderio.

Una punta di orgoglio si fa sentire, pulsando, al pensiero che sono stata io provocarlo, a suscitargli quella voglia bruciante. A questo tocco Ian trattiene il respiro, rilasciando bruscamente in un gemito l'attimo dopo.

Il suo ansimare  sfiora e solletica la pelle delicata del mio seno, facendomi fremere e portandomi istintivamente ad aumentare le carezze.

Con un movimento veloce della mano sbottono i suoi pantaloni, aprendoli e infilandoci subito la mano dentro.

Lo accarezzo ancora in un tocco più intimo e deciso, che lo fa sospirare maggiormente.

Le mie labbra si posano sulla sua mandibola, lambendola lentamente mentre le mie dita continuano a sfiorarlo, massaggiando il suo desiderio.

La sua mano, invece, si posa sul mio sedere a palmo aperto, palpandolo languidamente,

Dopo una serie infinita di baci e carezze la mia mano si allontana solo il tempo necessario per afferrare il tessuto dei suoi pantaloni neri e abbassarli insieme ai boxer.

Con le labbra lambisco vogliosamente il collo, baciandolo a lungo mentre le mie dita si chiudono intorno al suo piacere.

Ian si lascia andare a un sospiro gutturale, ansimando e mordendosi le labbra.

- Sdraiati – gli sussurro all'orecchio mentre continuo a baciargli il collo e con la mano lo accarezzo nuovamente, aumentando poi il ritmo.

- Nina – ansima lui in un soffio che sembra quasi un'invocazione.

Allontano il viso dal suo collo quel tanto che basta per guardarlo negli occhi.

- Sdraiati – ripeto ancora in un sussurro deciso ed eccitato.

Premo poi la mano libera contro il suo petto, spingendolo sdraiato sul letto mentre percepisco il suo battito accelerato sotto la pelle calda.

I suoi occhi azzurri, scuriti ora dal desiderio che li illanguidisce, mi fissano eccitati mentre io mi abbasso su di lui e gli sfilo totalmente i pantaloni e i boxer.

Ci scambiamo ancora uno sguardo, facendo scontrare i nostri occhi, mentre la mia bocca si posa sul suo basso ventre.

Bacio lentamente quella porzione di pelle mentre le carezze intanto riprendono. Lo sento trattenere bruscamente il respiro, lasciandolo poi andare tra le labbra in un soffio eccitato.

Con la bocca scendo ancora poi, lasciando una scia umida e vogliosa di baci sulla sua pelle.

Bacio piano il suo inguine, sentendolo fremere sotto di me e, dopo, mi abbasso ancora, sostituendo la labbra alla mia mano.

I suoi sospiri si acutizzano allora, diventando veri e propri gemiti eccitati e rochi mentre il ritmo aumenta gradualmente.

L'aria si surriscalda, diventando rovente e bollente. Il desiderio, percepibile ad ogni tocco o sfioramento, pulsa nelle vene, stordendomi quasi.

Dopo un'infinità di carezze la mia bocca si allontana da lui, lasciando dietro di se solo una scia umida.

Ian mi riserva un'occhiata rovente di voglia, mordendosi le labbra e guardandomi bramoso.

Velocemente mi sfilo le culottes, risalendo sul letto con le ginocchia e mettendomi nuovamente seduta a cavalcioni su di lui.

Le sue mani si posano subito sulla mia schiena e sui miei fianchi mentre un desiderio profondo e divorante continua ad animargli lo sguardo.

Guardandolo negli occhi mi sollevo leggermente, permettendogli di scivolare dentro di me con una spinta lunga e decisa.

Entrambi ansiamo mentre mi inizio a muovere su di lui e le sue labbra si posano nuovamente sul mio collo.

Poggio la mano sulla sua nuca, affondando le dita tra i suoi capelli mentre i movimenti da languidi e lenti crescono di intensità, diventando più intensi.

Le emozioni crescono di pari passo con il piacere fisico, facendomi sentire incredibilmente completa.

Spinta dalla voglia insopprimibile di averne ancora di più aumento il ritmo, ansimando più forte.

All'improvviso e senza alcun preavviso la sua presa sui miei fianchi si rafforza, permettendogli di invertire le posizioni.

Mettendomi con le spalle contro il materasso premo il suo corpo contro il mio, spingendo ancora dentro di me.

Affonda ancora più intensamente dentro di me mentre le sue labbra si posano sul mio seno, lambendolo con la bocca.

Le mie mani si posano sulla sua schiena mentre con il bacino assecondo le sue spinte sempre più vigorose e veloci. Le mie unghie affondano leggermente nella sua pelle, graffiandola lievemente.

Butto poi la testa indietro mentre la spinta definitiva e intensa arriva, provocandomi un'ondata di piacere così intensa da stordirmi.

I nostri respiri si fondono mentre lui mi ansima sulle labbra, esattamente come noi.

E il piacere assoluto arriva, sconvolgendomi. I miei muscoli si tendono spasmodicamente  per una frazione di secondo rilassandosi l'attimo dopo sotto la spinta imponente dell'orgasmo.

Ansimo forte, gemendo e la girandola di colori del piacere totale e dell'appagamento dei sensi si apre davanti a me.

Dopo qualche secondo e un paio di spinte Ian si lascia cadere su di me, schiacciandomi dolcemente sotto il suo peso.

Ancora ansimante poggio una mano sulla sua nuca accarezzandola lentamente con la punta delle dita mentre lui affonda il viso nel mio collo, baciandolo teneramente.

I suoi capelli mi solleticano piacevolmente i polpastrelli portandomi a sospirare mentre il piacere mi appesantisce il corpo e il respiro torna gradualmente normale.

Socchiudo gli occhi, godendomi il momento e abbandonandomi alla dolce tranquillità che c'è.

La mente totalmente vuota e il corpo appagato e rilassato.

Il suo respiro si infrange dolcemente contro il mio collo, solleticandomi leggermente la pelle e portandomi a sorridere spensierata.

Ian si alza lievemente l'attimo dopo solo il necessario per guardarmi in volto, sovrastandomi-.

Riapro allora gli occhi, percependo i suoi scrutarmi attenti.

Si esibisce nel suo tipico mezzo sorriso malizioso, venato questa volta da una languida punta di dolcezza che mi porta a sorridergli di rimando.

Inclina poi il viso, abbassandolo su di me e facendomi intuire che sta per baciarmi.

Si ferma invece a pochi centimetri dalle mie labbra, facendomi fremere in attesa di quel contatto.

- Mi sei mancata - sussurra contro le mie labbra, un soffio leggero che le solletica lievemente.

La voce dolce e sincera che mi riscalda nel profondo.

Il mio cuore perde deliziosamente un battito, riprendendo a pulsare velocemente l'attimo dopo.

Con le guance rosse di desiderio passo le braccia intorno al suo collo, stringendo e continuando a sorrider.

Intrappola dolcemente le mie labbra fra le sue, succhiandole delicatamente.

 

Il desiderio di riassaporarle mi pervade l'attimo dopo che ci stacchiamo, in debito di ossigeno.

Faccio scontrare i miei occhi con i suoi, trovandoli chiari e sinceri puntati su di me. Una punta di desiderio vorace e non ancora sopito si fa sentire, mischiandosi al sollievo e ad una inaspettata allegria.

Gli sorrido nuovamente, sentendomi spensierata dopo una serie lunghissima di giorni cupi.

E torno a respirare finalmente.

- Anche tu -

 

 

 

 

 

 

**************************

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi muovo, sfregando lentamente le gambe contro il lenzuolo. Un respiro profondo, lento e incredibilmente tranquillo, accompagna il momento esatto in cui riapro gli occhi.

Li socchiudo l'attimo dopo, incontrando una figura slanciata coperta unicamente dal lenzuolo e da nient'altro.

Deliziosamente nudo, sorrido leggermente compiaciuta.

Emetto un sospiro fievole, ancora avvolta dal torpore del piacere e del sonno in cui ero sprofondata fino a qualche secondo fa.

Con ancora le labbra distese in un sorriso leggero e goduto allungo la mano alla mia destra, verso di lui.

La appoggio sopra il piumone, tastandone la forma appena visibile. Con un gesto silenzioso e sinuoso, appena birichino, la infilo poi sotto le coperte, facendola finire nascostamente a contatto con la sua schiena.

I miei polpastrelli si posano sulla pelle calda e invitante della sua schiena, sfiorandola leggermente.

- Ti vuoi per caso approfittare di me?- la sua voce, arrochita e bassa, si scontra contro il cuscino, interrompendo e arrestando la mia discesa, facendomi quasi sobbalzare.

Apro di più gli occhi, guardandolo attentamente mentre la mia mano si ferma del tutto.

Due occhi incredibilmente azzurri sono puntati dritti su di me, ancora scuriti lievemente dal desiderio che ci ha travolti.

Mi apro in un'espressione innocente, mordendomi poi le labbra in modo colpevole e malizioso.

- Non sto facendo nulla- mormoro disinvolta, nel modo più candido che mi riesce.

Ian piega le labbra in un mezzo sorriso furbo, tirando fuori un braccio dalle coperte e portandolo sotto il cuscino. Il tutto senza distogliere mai gli occhi da me.

La stanza è ancora avvolta da una dolce penombra, serale, che la scurisce leggermente.

- Perché in tal caso basta chiedere - soffia malizioso, riservandomi un'occhiata languida e lenta che mi sfiora il corpo.

I miei denti affondano ancora di più nel mio labbro inferiore, mentre le mie guance si scaldano arrossandosi.

Un'ondata di desiderio e calore mi pervade, insidiandosi nel mio basso ventre con una morsa leggera che invita ad essere sopita.

Sfrego ancora le gambe tra di loro, serrandole  e premendo le cosce le une contro le altre per sopirlo.

Lui si gira poi su un fianco, continuando a non staccare i suoi occhi dai miei.

- A si?- sto al suo gioco, la mano che riprende il suo cammino e scivola ancora più in basso.

- Dovremmo litigare più spesso se poi il risultato è questo - sussurra con voce bassa, attirandomi contro di lui con un gesto fulmineo del braccio.

E in un secondo mi ritrovo addosso a lui.

Lo avvolge intorno ai miei fianchi, premendomi contro di se e contro, soprattutto, l'espressione materiale e pulsante del suo desiderio, che inizia a premere contro il mio basso ventre.

Mi bacia poi l'angolo della bocca, facendomi fremere e istintivamente inarcare.

La mia mano scivola istintivamente ancora più giù, finendo sul suo sedere.

Lo accarezzo lentamente con il palmo, sfiorandolo.

Le sue labbra finiscono allora sul mio collo, che bacia a lungo in un modo che sa di desiderio e dolcezza.

E' lento, languido quasi, ma venato da una punta di tenerezza dettata dal volermi vicino.

- Mi è mancato - mormoro leggermente intorpidita dalla sinuosa voglia che si insidia sempre di più dentro di me.

Ian ridacchia contro il mio collo, solleticandolo con il suo respiro spezzato dalle risate.

Rido anche io, facendo assumere all'atmosfera un'aria spensierata e svagata.

Cosa che mi era tremendamente mancata.

Mi era mancato lui, semplicemente.

Ai baci languidi si sostituiscono dei baci leggeri e teneri e posso ancora percepire il suo sorriso contro la mia pelle.

Si allontana poi leggermente l'attimo dopo, appoggiando il viso contro il cuscino e anche io faccio lo stesso.

Con i visi vicini, che quasi si sfiorano, e i respiri che si intrecciano e si mischiano.

Ed è uno sguardo che vuol dire molto, che significa che ad entrambi è mancato tutto questo.

Vuol dire che non sono la sola a provare determinate cose e a volerne altre. A volere di più.

La mia determinata cocciutaggine e una risposta che ancora manca come l'ultimo tassello del puzzle mi spinge a parlare, interrompendo il momento.

- Che cosa siamo?- sussurro con voce sottile e fievole, appena udibile.

Una punta di paura mi travolge poi, facendomi temere per una frazione di secondo una reazione negativa o, peggio, un suo nuovo allontanamento.

Non voglio accada, non dopo tutto quello che mi ha detto e il nostro riavvicinamento.

Allungo allora la mano sfiorando lentamente il suo braccio.

Con le dita risalgo poi verso la sua spalla, sfiorandola dolcemente con i polpastrelli.

gli chiedo girandomi a pancia in su, senza interrompere il nostro giochi di sguardi.

Lui mi rivolge uno sguardo criptico facendomi per un attimo temere il peggio. Trattengo allora il respiro.

- Sul serio?- ride lui, sorprendendomi e facendomi tirare un sospiro di sollievo.

Deglutisco, percependo la paura allentarsi e dileguarsi quasi con la stessa velocità con cui è arrivata.

Quasi come a rassicurarmi mi stringe di più a se, prendendo ad accarezzarmi lentamente il fianco compiendo dei piccoli cerchi con le dita.

Stendo le labbra in un sorriso leggermente tremolante, trovando convinzione e determinazione.

- Il mio avatar si è suicidato a questa domanda - afferma con un ironico tono drammatico, cercando di conferire spessore a ciò che sta dicendo.

- Hai un avatar?- inarco scettica un sopracciglio, guardandolo interdetta.

Lui ride divertito.

- Ovvio!- ribatte con enfasi, facendomi ridacchiare.

Torno seria l'attimo seguente, quella domanda che mi pressa e mi logora.

Ho bisogno di una spiegazione.

- Lo sai vero che quello che mi hai detto prima non basta?- mormoro guardandolo e sperando di non incrinare il momento.- O almeno non totalmente.- soffio

Lui sospira consapevole, l'ansia e il nervoso di prima apparentemente lontani anni luce.

- Lo so - afferma semplicemente, le sue dita che continuano a solleticarmi la pelle in un modo rassicurante, dolce.

- Cosa siamo?- gli chiedo nuovamente, rendendomi conto di aver bisogno di quella risposta come l'aria.

Ian sospira ancora, l'espressione pensierosa stampata in faccia.

- Ho così tante domande - sospiro quasi angosciata, portandolo a rialzare lo sguardo su di me.

Con un gesto dolce, che tradisce una mal celata emozione, mi sposta un ciuffo di capelli scuri dal viso, portandolo dietro l'orecchio.

Lo guardo, chiedendogli un silenzioso consenso ad esprimerle.

- Dimmele.- mormora unicamente, continuando ad accarezzarmi piano la guancia.

Al desiderio velato e alla dolcezza si sostituisce così la consapevolezza che il momento delle risposte è arrivato, finalmente.

- Cosa siamo? Ho...- mi fermo cercando di trovare le parole giuste e, soprattutto, di non farlo metaforicamente scappare.

Non voglio che rialzi nuovamente un muro tra di noi.

- Ho bisogno di sapere cosa sono per te - ammetto riprendendo a parlare - Di sentirmelo dire - sussurro.

Lui per un attimo esita.

- Siamo...- afferma - Siamo noi -

Mi guarda sorridendo leggermente, come se queste parole esprimessero tutto quello che siamo per lui alla perfezione.

Gli sorrido anche io, spensierata e sollevata mentre il mio cuore inizia a scalpitare nel mio petto.

E la consapevolezza che anche per lui esiste un noi mi scalda, mi conforta.

All'improvviso questa domanda, che mi ha perseguitato così tanto, perde di importanza, passando in secondo piano.

La languida e bollente sensazione che mi ha scatenato la allontana, facendola quasi scomparire.

Perché, alla fine, è tutto ciò di cui avevo bisogno. Di lui, di sapere che siamo qualcosa.

Mi abbasso sul suo viso facendo scontrare  le nostre labbra in un bacio dolce e leggero.

Sospiro poi, rilassandomi contro di lui.

- Hai altre domande? - mi chiede dopo qualche secondo, guardandomi interessato.

Inclino timidamente il capo, guardandolo di sottecchi.

In effetti ce ne sarebbe ancora una, più spinosa e subdola delle altre.

Fastidiosa, mi assilla, premendo contro le mie labbra per essere  liberata. Torturo le labbra con i denti, scoprendomi nuovamente nervosa. Questa volta non per la domanda in se, ma a causa della risposta.

- C'è ....stato qualcuno in questi giorni?- mormoro confusamente, leggermente nervosa mentre il pungolo della gelosia mi pizzica e mi rende irrequieta - Sei stato con qualcuna?- mi spiego meglio mentre il fastidio aumenta a questo pensiero.

Quasi apprensivamente lo guardo, in attesa che mi risponda.

- E' questa la domanda?- mi prende dolcemente in giro, ridacchiando.

La mia occhiataccia ammonitrice acutizza la sua risata, che si placa però l'attimo seguente.

- No - afferma deciso e dal suo sguardo capisco che è sincero. - Non sono stato con nessuna -

Sospiro realmente sollevata, annuendo lentamente e non preoccupando di apparire rincuorata.

Non sarei decisamente riuscita a sopportarlo, gelosa come sono mi avrebbe perseguitato fino a logorarmi.

Deglutisco, sentendomi più leggera ora.

- E tu?- mi chiede all'improvviso lui, sorprendendomi e facendomi  allargare stupita gli occhi.

- Io cosa?-

- Sei stata con qualcuno?- afferma, il tono serio che mi avvisa che non sta scherzando.

- No!- ribatto subito io con enfasi, negando decisa.

- Mmm ho visto come ti ronzava intorno l'assistente di Kevin - bofonchia lui, l'espressione leggermente torva e le labbra imbronciate.

- Non è successo assolutamente nulla - io.

Una punta di soddisfazione puramente dettata dal mio orgoglio femminile mi avvolge nel constatare che anche lui è geloso di me.

Mi sporgo poi verso di lui, facendo scontrare le nostre labbra in un bacio dolce e leggero.

Dopo gli sorrido, accarezzandogli la nuca mentre continuiamo a guardarci.

Il suo sguardo cade improvvisamente  sulle mie labbra, fissandole.

Istintivamente mi mordo il labbro inferiore in risposta. Percepisco allora il suo sguardo scaldarsi, diventando rovente e languido di voglia.

Nel tempo di un respiro allontana con un movimento secco del polso le coperte che ricoprono il mio corpo, sostituendosi ad esse.

Preme contro di me poi, intrappolandomi sotto di lui e sorridendomi in modo malizioso e furbo.

Gli occhi, nuovamente scuriti dal desiderio, gli conferiscono quasi un'aria peccaminosa.

Avvolgo le gambe intorno ai sui fianchi in un gesto naturale, aumentando il nostro contatto e rendendolo più diretto.

- Basta parlare ora - sussurra con voce bassa e roca, appoggiando le labbra sul mio collo e baciandolo lentamente.

Sospiro, socchiudendo la bocca mentre mi inarco contro di lui.

Faccio per rispondergli, ma Ian zittisce la mia risposta ancora prima che io la dica.

- Voglio stare con te- soffia contro la mi pelle, lambendola nuovamente.

Mordo languidamente le sue labbra, rispondendo voracemente al bacio e facendo scontrare le nostre lingue.

- Voglio te -

E proprio mentre le sue labbra scendono ancora più giù, sul mio seno, mi accorgo che sono tornata a respirare.

Niente angosce, niente rabbia o paura.

Solo Ian e Nina.

Tutto il resto chiuso fuori dalla porta.

Solo io e lui.

Niente chiacchiere o giudizi.

Solo noi.

Solo i nostri respiri a riempire la stanza.

E posso finalmente respirare a pieni polmoni.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Salve! Il mondo non è finito come invece avevano predetto i Maya e spero di non averla provocata io con questo capitolo!

1.      Questo capitolo, come avete notato, è a raiting rosso dal momento che sono presenti delle scene di sesso abbastanza dettagliate. La scelta di non scriverlo all'inizio è stata dettata dal fatto che non volevo rovinarvi la sorpresa, poichè sarebbe stato facilmente intuibile a cosa era riferito. Spero di non aver turbato nessuno e in tal caso mi scuso, ma ho fatto prevalere una ragione "narrativa".

2.      Passiamo ora al capitolo in sé. E' diviso solo in due parti invece che nelle solite tre. La più importante e lunga è la prima, dove finalmente avviene il tanto atteso confronto. In parte avevamo capito le ragioni di Ian nel capitolo precedente, ma, solo ora, sono più chiare e definite. Il chiarimento più grosso è avvenuto in questo capitolo, alcune cose saranno definite e spiegate ancora meglio in seguito. Spero di essere stata chiara.

3.      Ho scritto  questo capitolo in pochi giorni, spero che non ci siano errori e che tutto risulti chiaro. Il prossimo aggiornamento non so di preciso quando arriverà, ma spero di non metterci troppo.

Grazie a chi mi segue e ogni volta mi fa sapere il suo parere tramite le recensioni. Un grazie particolare al mio Someditore, che mi sopporta sempre e che è fonte di ispirazione.

 

Vi auguro buon Natale e un Felice anno Nuovo!

A presto!

 

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