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cose che amo di te
La vita di Kurt non era per niente come se la sarebbe
aspettata qualche anno prima.
Aveva appeso i post-it sulle cose da imballare prima della
partenza per New York immaginandosi dentro un'aula di canto, o su un
palcoscenico, in compagnia di Rachel e Finn e in trepidante attesa del diploma
del proprio ragazzo. Invece stava correndo sotto la pioggia, abbracciando delle
tavole di schizzi di vestiti per salvarle dalle gocce d'acqua, diretto alla
fermata della metro.
Arrivò al binario proprio nell'istante in cui il treno
fermava davanti a lui e trascorse il viaggio tentando di recuperare il fiato.
Arrivato alla propria fermata scese dal vagone e si diresse
a passo sostenuto verso l'uscita. Salì le scale ed uscì dalla stazione
sotterranea, correndo verso il portone a vetri alla fine della strada.
“Sono a casa!” urlò, sbattendosi la porta alle spalle e
scalciando via le scarpe nell'angolo dell'ingresso.
Gli rispose soltanto il silenzio.
Aveva sognato per anni New York, perché per lui aveva
significato i migliori teatri, Brodway, gente finalmente aperta e un
appartamento condiviso con il primo e unico amore.
Adesso amava New York perché significava sfilate, un
internato a Vogue.com e un coinquilino un po' isterico, studente di Medicina
alla NYU.
Si fiondò subito sotto la doccia, approfittando
dell'assenza dell'altro ragazzo.
Kurt aveva odiato il Suricata per quasi tutto il proprio
ultimo anno di liceo. Adesso, invece, aveva imparato a voler quasi bene a Sebastian. Sebastian e basta.
Aveva avuto la possibilità di scoprire tante cose di
Sebastian.
Sapeva che faceva la doccia calda, quasi ustionante, e per
questo Kurt metteva sempre la sveglia dieci minuti prima di lui. Perché
aspettare che fosse Sebastian a farla per primo avrebbe significato trovarsi
senza acqua calda.
Sapeva che il tesoro più grande di Sebastian era la
macchinetta del caffè e che Kurt poteva usarla a patto che non dimenticasse mai mai mai di togliere la cialda - che Sebastian si
faceva spedire direttamente dall'Italia - dopo essersi fatto un espresso. Pena l'ira funesta del
ragazzo.
Sapeva che Sebastian amava cucinare, che conosceva un
numero infinito di piatti europei e che non avrebbe mai ammesso di essere
troppo stanco per poterlo farlo.
Sapeva che a volte, entrando in casa, avrebbe trovato
Sebastian addormentato sul divano, in una posizione improbabilmente scomoda,
perché si era steso sul divano ‘solo per un paio di
minuti’ e alla fine era crollato senza neanche accorgersene. In
quei casi lui si dedicava alla preparazione della cena, in silenzio, e dopo
aver mangiato, e aver tenuto da parte una porzione decisamente abbondante, avrebbe
fatto rumore per far sì che Sebastian si svegliasse senza che fosse lui a
doversene occupare.
Perché Sebastian era terribilmente indipendente e
arrogante, odiava che gli altri lo aiutassero, ancor di più quando l'aiuto era
evidente, e avrebbe preferito rischiare uno svenimento, causato dalla
stanchezza, piuttosto che ammettere di fronte a Kurt che i tirocini lo
sfinivano.
Kurt sapeva anche che Sebastian apprezzava di non dover
preparare la cena, e che avrebbe mangiato volentieri gli avanzi di Kurt che “ne
è avanzato un po' perché sono negato con le dosi, però a che ci sei puoi
approfittarne se vuoi”.
Sapeva anche che entrambi avevano capito che quella di Kurt
era solo una messinscena, che lasciava a Sebastian la possibilità di fingersi
non umano. E che Sebastian, i quei momenti, lo guardava con l'espressione
addolcita, che era il suo ringraziamento silenzioso.
Sapeva che Sebastian, nelle due settimane prima di un
esame, diventava più scattante di una belva di fronte alla propria preda. Che
non pensava più a mangiare, bere, dormire, fare qualsiasi cosa che non fosse
studiare e bere il suo prezioso espresso.
E in quei casi toccava a lui occuparsi di Sebastian, che era troppo
concentrato sull'esame da sostenere per identificare l'atteggiamento di Kurt
per ciò che era davvero: un'offerta d'aiuto.
Sapeva che se l'esame era andato bene avrebbe trovato
Sebastian in casa, intento a cucinare qualche pietanza deliziosa, canticchiando
qualsiasi cosa la radio mandasse in onda.
Quando un esame andava male, invece, Sebastian lo avvertiva
con un sms e Kurt aveva il compito di fornirgli una distrazione e tirarlo su di
morale, rigorosamente senza fargli capire che tutto quello era mirato a farlo sentire meglio.
Una volta Sebastian aveva avuto la febbre alta, e Kurt
aveva trovato la casa silenziosa e le luci di qualsiasi stanza spente. Entrando
nella camera di Sebastian aveva trovato il ragazzo rannicchiato sotto le
coperte, tremante e febbricitante. Ricordava la stretta allo stomaco che aveva
avvertito non appena aveva scorto il colorito pallido dell'altro, e l'affetto
che gli aveva invaso il petto quella notte, mentre Sebastian tentava di dire a
Kurt che non aveva bisogno di lui e che poteva benissimo andare a dormire e
Kurt lo ignorava, continuando a rinfrescare la pezza che gli aveva messo sulla
fronte, per fargli abbassare la temperatura.
Sapeva che prima di tornare a casa per il Ringraziamento, o
per Natale, o per qualsiasi altra festa comandata, avrebbero fatto una cena
solo loro due, per festeggiare da soli, e che si sarebbero scambiati sguardi
furtivi e sorrisi imbarazzati.
Sapeva che ogni volta che si sfioravano, ormai
intenzionalmente più che per sbaglio, sentiva una scossa scuoterlo e che il suo
stomaco provava a fare un paio di capriole.
Kurt sapeva che Sebastian stava per tornare a casa e di
aver appena appeso il vischio sopra la porta d'ingresso.
Sentì la chiave girare nella toppa e si affrettò verso la
porta, fermando Sebastian proprio sotto
la cornice in legno.
Sebastian gli rivolse uno sguardo interrogativo e Kurt gli
sorrise, indicando con un dito il vischio sospeso sopra le loro teste.
Kurt sapeva che le labbra di Sebastian erano carnose e
leggermente screpolate.
Sentì il tonfo dei pacchi di Sebastian, lasciati cadere con
poca grazia sul pavimento.
Sapeva che Sebastian gli stava toccando i capelli alla base
della nuca e che quei brividi che sentiva non avevano nulla a che fare con il
freddo e i capelli ancora umidi dalla doccia.
Sebastian dischiuse le labbra e Kurt riconobbe il sapore di
zenzero che inondava la bocca dell'altro.
“Buon Natale 'Bas” gli sussurrò sulle labbra.
Sapeva che il sorriso che gli stava rivolgendo Sebastian
era una delle cose più belle al mondo, e che era il regalo più grande che
potesse arrivargli quell'anno.
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N.d.A.:
come sempre nella mia testa era molto più bella e poetica,
però credo che dovrò accontentarmi di averla tirata fuori così. L'idea mi è
venuta mentre ero sotto il getto caldo della doccia. E' il mio modo per fare
tanti auguri di buon natale a chiunque bazzichi ancora in questo fandom :)