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Autore: Doralice    23/12/2012    11 recensioni
“John” sospiri con rassegnazione. Ma John non è lì e tu non ti aspetti una risposta, non te la sei mai aspettata.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogno di una notte di mezzo inverno


Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni;

e nello spazio e nel tempo d'un sogno è racchiusa la nostra breve vita.

~ William Shakespeare



Tu non lo sai quando hai iniziato, ma è facile. Facile sognare, facile mentire. Chiudersi nella sicurezza ovattata del proprio Palazzo Mentale e lasciarsi andare a quelle fantasie che per stupide paure non avrai mai il coraggio di applicare nella realtà.

Non ce l'avrai mai, vero? Sì.

Molto più semplice – e indolore – navigare in quelle volute insoddisfatte di un desiderio mai espresso, piuttosto che mettersi in gioco e dargli una forma pericolosamente vera.

Cercare la pelle di John. Nei tuoi sogni ami accarezzare con le labbra ogni sua ruga, percorrere con la lingua le cicatrici assaporandone il dolore aspro e lontano, avvicinarsi un po' di più a ciò che cela ognuno di quei segni. E le labbra... le labbra sottili di John, nei tuoi sogni, sono conchiglie morbide e affamate che donano e ricevono baci disorganizzati. Tu vi bevi il suo respiro e mordicchi la carne distrattamente. E in questi sogni di tanto in tanto le mani di John partecipano, senza fretta, quasi per caso. Ne senti il calore ruvido risalire i fianchi, fermo e delicato. Lui ti tocca ed è come un collezionista che conosce a memoria la texture della tua pelle e ama tornare periodicamente ad ammirarla con soddisfazione. Con affetto.

Tu sogni quello che sei convinto ti sia precluso: l'affetto.

Nelle tue fantasie lo manifesti nello sfregare timido del tuo naso contro la sua guancia mal rasata, glielo fai manifestare nelle dita che pigramente affondano tra i capelli grattandoti dolcemente la cute, lo fai manifestare ad entrambi nell'intreccio impacciato delle vostre gambe.

E sospiri a questo punto. Il punto di non ritorno in cui percepisci crudamente come manchi qualcosa e il sogno supera ogni limite e si riversa impudicamente fuori dal tuo Palazzo Mentale, fuori delle tue intime fantasie.

Capita – e ne hai le prove – che chiami John, a questo punto. “John” dici ad alta voce. Ma John è da tutt'altra parte e quindi tu non ricevi risposta, non ne riceverai mai. “John” sospiri con rassegnazione. Ma John non è lì e tu non ti aspetti una risposta, non te la sei mai aspettata. D'altra parte, non ti saresti mai aspettato nemmeno d'incappare in quella ragnatela sentimentale che John ha inconsapevolmente intessuto attorno a te, dolce trappola in cui sei cascato con piena coscienza. Eppure è successo – l'avete fatto succedere.

Così come hai appena fatto succedere questo. Slegare la coscienza e abbassare le barriere.

“John” hai detto, e John stavolta è lì. E quando John è lì, lui risponde sempre. Sempre, al tuo egoistico richiamo, John è presente. E anche questa volta, come tutte le altre, John risponde.

Ti guarda, ti cerca. “Stai bene?” dice con gli occhi. John è sempre preoccupato per te. E tu lo guardi e questa volta non sai cosa rispondergli.

Ma lui è John e capisce, anche questo fa. Capisce sempre, quando si tratta di te. Anche quello che non dovrebbe o non vorrebbe. Va al di là della sua volontà o della tua, questa cosa incredibile, va oltre ogni barriera, che vi piaccia o meno.

E così è anche questa volta.

Vi guardate e lui fa “Oh”. Dice solo questo e continuate a guardarvi come se fosse la prima volta che vi vedete.

Poi lui posa con cautela la tazza di the sul tavolino di fianco e si alza rigido e si umetta le labbra nervoso. E tu resti immobile in attesa di lui, per una volta libero delle tue presuntuose capacità deduttive, concentrato solo sulle tue funzioni vitali, al momento ridotte in stato allarmante

Adesso là dentro ci sono... è assurdo e impossibile, ma è così... ci sono, ecco, solo il tuo cuore che t'impazza nel petto e il respiro irregolare di John mentre si avvicina a te.

E poi John, che un attimo prima era là, adesso è qua. È vicino a te, così vicino. Si è inginocchiato davanti al divano e ora si china su di te e – mio Dio, mio Dio – ti tocca.

Lo fa davvero.

Niente sogni ad occhi aperti come un adolescente alle prese con la cotta per il compagno di classe. John ti tocca e d'un tratto capisci cosa mancava.

Ci sono le mani ruvide e dolci, e le labbra morbide e affamate, e tutto è esattamente come te lo immaginavi. Ma il suo odore... questo mancava.

Respiri a pieni polmoni. Respiri John e lui fa altrettanto, affondando il naso nei tuoi capelli. E questo sblocca ogni cosa. Il tuo cuore e il suo respiro, le vostre mani e i vostri pensieri, ogni filo di quella ragnatela che tu – sì, tu – hai contribuito a costruire e nella quale John si è mosso fino a restarvi per sempre intrappolato, proprio come te.

C'è ogni giorno di tutta la vostra vita che si trasforma improvvisamente in attesa – di voi stessi, l'uno dell'altro – e si apre in quel momento e vi si riversa addosso senza pietà.

– Oh, Dio... – mormora John – Avrei voluto avere il coraggio di farlo prima. –

Tu inghiotti l'incredulità e sorridi, stupidamente felice. Perché non sei mai stato da solo in quelle tue vergognose fantasie adolescenziali. E non t'importa di averlo capito solo adesso, non t'importa davvero. L'unica cosa che importa è che l'hai capito in un modo che non ti regalerà rimpianti.

– Vieni qua. – gli dici avvolgendogli le braccia al collo, attirandolo a te – Hai un sacco di arretrati. –

   
 
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