« Stringimi e basta »

Pulsava debolmente e non tremava, la stretta ancora salda attorno alla sua mano e la voce che non poteva cedere.

Era una statua che sanguinava, resistente nel suo marmo a guidare qualche animo perduto, a tenere a bada eccessi e paure. La statua del sovrano che stillava acqua per il popolo assetato e manna per i leali compagni. Un sofferto saluto affrontato con la tenacia incrollabile d'un padre di molti.

Si sbriciolava lentamente fra le dita del servo fedele, fronte contro fronte, cuore contro cuore, gli aliti incatenati ed affetto represso, il respiro vitale che incontrava i suoi perenni ostacoli, iridi, pupille e sguardi fusi nell'ultima goccia di tempo.

Il Re del passato e del futuro, scolpito nel presente che svanisce.

Egli spira ed il suo ricordo lo ruba il vento che viene dal monte, il soffio che l'Est partorisce e che stringe il sole calante quand'č giunto il tempo di dormire.

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Il vapore si staccava dalla pietanza fumante come un arabesco di odori, i teneri bocconi di carne d'anatra affogati nella salsa di ravanello, quel piatto intonso sul tavolo ed un vecchio con le mani incrociate sotto il mento e gli occhi fissi sui disegni del fumo.

Aveva preparato il suo piatto preferito, Gaius.
Aveva preparato il suo piatto preferito per due mesi, ogni giorno.
Avrebbe preparato il suo piatto preferito anche l'indomani.

NdA