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Autore: kia84    11/07/2007    7 recensioni
"Promettimi che non mi lascerai mai sola" lo supplicò fissandolo con uno sguardo da cucciolo indifeso. TITOLO PROVVISORIO!! E se Marzio e Bunny si conoscessero fin da piccoli? E se il destino...leggete e commentate. ciao
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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sailor moon Due bambini si stavano rincorrendo al parco, i loro volti infantili sprizzavano gioia e innocenza. La bambina aveva nove anni, era bionda con due strani codini in testa e aveva due splendidi occhi azzurri che stavano lanciando sguardi esasperati ma allo stesso tempo divertiti da quella sfida. Sfida che come al solito aveva accolta con entusiasmo pur sapendo che non sarebbe riuscita a vincerla, ma lei si metteva sempre d’impegno appena lui la provocava. Ormai era un gioco che continuava da anni, fin dal loro primo incontro quando lui sfrontato le aveva chiesto se aveva il coraggio di lasciare in mutande la loro maestra dell'asilo e lei punta nell'orgoglio aveva strattonato così tanto la gonna della maestra da lacerarla del tutto. Non si era nemmeno dimostrata pentita mentre la maestra si lamentava della sua maleducazione e la metteva in punizione, anzi aveva scambiato un sorrisino d'intesa con quello strano bambino che era appena entrato nella sua vita. Quello era stato il loro primo incontro e l'inizio di una grande amicizia tra risate e sfide continue. Adesso si trovava proprio nel mezzo di una di queste mentre malediceva mentalmente se stessa per non essere mai riuscita a resistere alle sue provocazioni e malediceva lui perchè sapeva il suo punto debole e lo sfruttava senza ritegno. “Quando lo prendo, se lo prendo,giuro che lo uccido!” pensò mentre rincorreva ansimando il suo migliore amico, un ragazzetto di dodici anni che in quel momento sembrava un velocista delle olimpiadi e la prendeva in giro voltandosi ogni tanto verso di lei, sempre continuando a correre, facendole linguacce e chiamandola testolina buffa. Lei odiava quel soprannome, soltanto lui lo usava e nonostante le proprie ire come conseguenza ormai c'era abituata così come ai loro finti battibecchi provocatori. Non riusciva a farne a meno, per questo lasciava fare quell'impertinente. Incrociando gi occhi del bambino si sentì felice e protetta, un dolce calore si diffuse nel suo cuore facendola arrossire e sorrise di rimando. Sapeva di essersi presa una cotta per lui qualche anno prima e sperava che lui non se ne fosse accorto, ma non era un'illusa e lui non uno stupido. C'erano momenti in cui si perdeva in quelle pozze blu che aveva a posto degli occhi e sentiva di potergli leggere dentro così come sapeva di essere un libro aperto per lui. In quelle occasioni aveva la sensazione che lui ricambiava anche solo una minima parte dell'affetto che provava, ma in un lampo tutto sfumava e lui iniziava a stuzzicarla come di routine. Improvvisamente, persa com'era tra i suoi pensieri, inciampò contro un sasso e cadde per terra graffiandosi un ginocchio. Il bruciore era così intenso che non riuscì a non piangere. Il bambino si bloccò sentendola piangere e corse verso di lei con aria preoccupata inginocchiandolesi di fianco. Le controllò il ginocchio sanguinante e, strappandosi una striscia di tessuto dalla maglietta bianca che portava, lo fasciò arrestando il sangue della ferita. Appena ebbe finito le sorrise dolcemente e le accarezzò una guancia cercando di infonderle un pò di coraggio. Gli faceva sempre un brutto effetto vederla in lacrime, avrebbe fatto di tutto affinchè questo non succedesse mai e si era fatto la promessa di difenderla sempre. Ovunque e in ogni modo. La bambina smise di piangere cercando di trattenere gli ultimi singhiozzi e gli si buttò tra le braccia per farsi consolare dalla caduta. Sorridendo, il bambino con i capelli corvini la prese in braccio portandola a casa come un cavaliere servente. Così lei lo definiva e lui lo sarebbe sempre stato.
“Marzio mi prometti una cosa?” chiese la bimba stringendosi di più al suo petto.
“Cosa Bunny?” la guardò incuriosito.
“Promettimi che non mi lascerai mai sola!” lo supplicò la bambina fissandolo con uno sguardo da cucciolo indifeso facendogli tenerezza.
“Te lo prometto testolina buffa.” le sorride dolcemente stringendola ancora di più a sè.
“E mi prometti che…”
“Adesso non ti allargare, una promessa alla volta!” sbuffa con ironia facendola arrabbiare.
“Uffa! Sei il solito!” borbotta mettendogli il muso evitando di guardarlo.
“E tu una bambina petulante!”
“Sbruffone! Mettimi subito giù!” urlò; battendogli i pugni contro il torace cercando di divincolarsi dal suo abbraccio.
“E come vuoi arrivare fino a casa? Strisciando per terra?” la prende in giro senza mollarla un attimo e tenendola saldamente.
“Sempre meglio che starti accanto pallone gonfiato!” gli fa la linguaccia infuriata.
“Anch'io ti voglio bene principessa.” le sorride dolcemente guardando davanti a sè facendola rimanere per un attimo spiazzata.
“Grazie cavaliere.” gli sorride di rimando chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare da quell'abbraccio protettivo.
Marzio continuò a camminare in silenzio fino a raggiungere una schiera di case. Iniziò a rallentare il passo appena vide una donna dai lunghi capelli blu che mostrava preoccupazione in volto e che quando li scorse sulla strada corse loro incontro con le mani giunte al petto in una sorta di preghiera. I bambini percepirono subito qualcosa di strano in quell'atteggiamento alquanto strano della donna. Un uomo con i capelli scuri e gli occhiali fini raggiunse la donna da dietro e le mise un braccio intorno alle spalle cercando di confortarla. Il bambino fu colpito da quel gesto e mise subito giù Bunny che si aggrappò al suo braccio per rimanere in piedi.
“Finalmente siete tornati! Siete in ritardo e ci avete fatto preoccupare!” esclamò la donna in tono ansioso.
“Scusa mamma.” mormorò la bambina chinando il capo mortificata.
“Bunny cosa ti è successo?” le chiese l'uomo inginocchiandosi di fronte a lei.
“Il solito impiastro! Ha inciampato su un sasso ed è caduta come una pera cotta!” spiegò brevemente Marzio per smorzare quell'atmosfera cupa.
“Infame traditore!”
“Sarà meglio disinfettare quel ginocchio, ma prima…Marzio è successo un incidente. Si tratta di tua madre.” Mormorò la donna con le lacrime agli occhi cercando di trattenersi.
“Mia madre?! Cos'è successo?” si agitò il bambino incredulo.
“Stava attraversando la strada quando un uomo l'ha investita. Aveva bevuto parecchio. Mi dispiace Marzio.”
“Come sta?” domandò il bambino sbiancando, a mala pena si accorse della vicinanza di Bunny che intrecciò le loro mani insieme per infondergli coraggio con la sua presenza.
“E' ancora in ospedale in prognosi riservata, l'hanno operata qualche ora fa; non sappiamo altro.”
“Voglio andare da lei!” tuonò sentendosi male.
“Subito, vi aspettavamo solo per questo. Andiamo!” annuisce la donna mentre il marito aveva acceso il motore dell'auto e li attendeva impaziente.
Il viaggio fino in ospedale fu angoscioso e silenzioso, nessuno parlò per molto tempo. Soltanto il rumore della strada e, successivamente, quello dell'ospedale ruppero quel silenzio assordante. Per tutto il tempo la bambina non mollò la presa della mano dell'amico, per nulla al mondo lo avrebbe fatto. Lui c'era sempre stato per lei e adesso le toccava ricambiare il favore perchè stava male per lui. Marzio imperterrito, nonostante il parere contrario dei medici, si era posizionato al capezzale della madre dove rimase li per ore a vegliarla sapendo di non poter fare niente per lei e questo senso di impotenza lo faceva imbestialire. Provava rabbia per se stesso per non esserle stato accanto nel momento del bisogno, rabbia per sua madre per non essere stata attenta, rabbia per Bunny dalla quale non riusciva a stare lontano e ciò lo spiazzava e lo distraeva allo stesso modo, ma soprattutto rabbia per suo padre che li aveva piantati trasferendosi in America per rifarsi una nuova vita. Si impose di non piangere, sua madre non doveva vederlo in quello stato quando avrebbe riaperto gli occhi, perchè lei lo avrebbe fatto da un momento all'altro. Ne era sicuro. Le ore passavano ma questa convinzione non cedeva a sfumare nella sua mente finchè all'improvviso sentì un suono assordante provenire da una delle macchine attaccate a sua madre. Successe tutto in un attimo. Un'equipe di medici si precipitò nella stanza iniziando a toccare la donna sul letto e diversi macchinari li vicino, con movimenti frenetici cercarono di salvare quella vita. Marzio sentì delle braccia circondarlo con forza per trascinarlo fuori da quella stanza, il bambino cercò di divincolarsi disperato urlando il suo dolore. Stava diventando isterico e quasi non si accorse di una testolina bionda che si era tuffata tra le sue braccia in lacrime per trattenerlo. In qualche modo il tepore di quel piccolo corpo riuscì lentamente a calmarlo, a fargli sperare che tutto sarebbe passato. La stessa sensazione strana ma allo stesso modo familiare lo travolse come un treno in corsa; ogni volta era così quando se la ritrovava tra le braccia, non riusciva a staccarsi da lei e l'istinto di proteggerla e tenerla sempre vicino spesso gli confondeva la mente come una vecchia litania di un tempo lontano, quasi sopito, che aspettava di essere di nuovo cantata. Strani pensieri gli affollavano la mente e tutto a causa di quella dolce biondina che gli stava dimostrando il suo affetto. La strinse di più a sè con fare disperato affondando il viso tra i suoi capelli e aspirandone il profumo. Sapeva di vaniglia. Non seppe per quanto tempo rimasero li abbracciati, sembravano passati anni o secoli ma nessuno dei due ci fece caso finchè un dottore non uscì dalla stanza della donna togliendosi la mascherina con aria sconfitta e contrita. E allora entrambi seppero che tutto sarebbe cambiato nel giro dei pochi secondi che ci vollero al dottore per dare la spiacevole notizia.
Passarono due giorni dalla morte della signora Chiba, giorni in cui il silenzio era interrotto solo da improvvisi scoppi di lacrime. Marzio non parlava più con nessuno e si era barricato dietro una cortina di falsa quiete che spiazzava tutti i membri di casa Tsukino in particolar modo di Bunny che soffriva nel veder ridotto in quello stato il suo migliore amico senza riuscire a farlo reagire in alcun modo. Ormai era tutto deciso e in meno di un'ora Marzio sarebbe salito nella macchina del signor Tsukino per raggiungere l'aeroporto e da li fare scalo in America dove sarebbe andato a prenderlo suo padre. Non c'èra alcuna possibilità che potesse rimanere insieme a loro e lui non rendeva di certo le cose facili rimanendo in quello stato catatonico. Il saluto fu una delle situazioni più strazianti alla quale la bambina aveva assistito: sua madre era disperata, ormai lo considerava come un figlio, e continuava a piangere mentre il padre cercava di confortarla. Bunny gli si buttò tra le braccia ma rimase male quando non sentì quell'abbraccio ricambiato, fece un passo indietro guardandolo negli occhi e si accorse che lui evitava il suo sguardo. Rimasta ferita, si alzò sulla punta dei piedi per dargli un bacio sulla fronte e indietreggiò raggiungendo sua madre. L'ultima immagine del suo migliore amico fu attraverso il finestrino dellauto mentre la macchina partiva allontanandosi sempre di più. Sentiva di aver perso una parte del suo cuore e disse addio all'infanzia, ormai era finita.
   
 
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