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Autore: michaelcray    12/07/2007    0 recensioni
Questa è una storia basata sul videogioco Lineage II. Mithrius è il mio personaggio e gli altri personaggi che compaiono sono quelli dei miei amici. Dopo il prologo (che contiene anche il background del personaggio), ci saranno un paio di capitoli, quindi storie brevi autoconclusive. Buon divertimento... Il background contiene nomi e riferimenti alla saga di Dragonlance (AD&D). Tutto il resto è opera personale.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Atto II: Avventure

L’esperienza del gatekeeper fu qualcosa di inaspettato: Mithrius si sentì precipitare, come quando da giovane si tuffava dalle rocce a strapiombo sul lago sottostante, vicino alla capitale degli elfi, Qualinesti. Ma a questo si aggiunse immediatamente una sensazione fortissima di nausea, tanto che il cavaliere si chiese se all’arrivo sarebbe riuscito a mantenere il controllo. Mentre la sensazione di nausea scemava, un turbinio di voci e di colori si aprì alle orecchie e agli occhi del paladino. Si trovava adesso sulle scalinate di una gigantesca cattedrale, aperta su una piazza molto ampia.
Il nano guardò la sua espressione stupita.
“Benvenuto a Giran. Bella, vero?”
“Incantevole…”
Sulle scale di pietra, decine di avventurieri elogiavano a gran voce la merce che riuscivano a procurarsi sconfiggendo mostri e affrontando i pericoli più disparati.
Mithrius esaminò la manifattura di alcune spade ed armature, senz’altro migliori di quelle che si vendevano nei negozi degli armaioli.
“Dove si trovano armi del genere?” chiese a Zicchete.
“Quelle? Oh… beh, alcune le faccio io, se ho i materiali necessari… per altre, il discorso è un po’ più complicato… ma vieni, devo presentarti alcune persone.”
“Dove andiamo?”
“Alla miglior taverna di Giran.”
Entrarono in un locale pieno di gente che vociava e beveva. L’aria era piena dell’odore di carne arrosto e stufato di verdure. Mithrius si accorse di aver fame. Gli avventori gettarono su di lui uno sguardo incuriosito, alla vista della sua armatura inusuale (sulla quale campeggiava il martin pescatore, simbolo del suo ordine) e molti di loro salutarono il nano con pacche sulle spalle.
“Dove saranno mai… ah, là in fondo! Vieni!”
Mithrius seguì il nano fino ad un tavolo, occupato da due persone.
Una di queste era un altro nano, vestito con un’armatura molto elaborata ed intento a bere una coppa di vino (“Non ama la birra”, gli disse Zicchete ad una sua occhiata interrogativa). “Questo è il mio socio in affari Scannachiappolo” lo presentò Zicchete.
“Sono Mithrius Brightblade, cavaliere.”
Il nano borbottò un “Felice di conoscerti”, senza molta convinzione.
“Ed in ultimo, cavaliere, permettimi di presentarti la luce dei miei occhi, l’elfa scura più bella di tutta Aden, Nyope!”
In effetti l’elfa scura era la creatura più bella che Mithrius avesse mai visto dal suo arrivo in quelle terre. Gli occhi dell’elfa si posarono su di lui e lo esaminarono. Poi, fissi sui suoi occhi, iniziarono a scavargli dentro, alla ricerca della sua storia. O forse fu soltanto una fuggevole impressione. In effetti l’elfa non lo stava guardando più.
Nel frattempo, Zicchete aveva iniziato ad urlare ad un cameriere di portare birra in abbondanza e anche due piatti di carne e verdure. “C’è gente che non ha tempo da perdere in questa bettola e deve dedicarsi agli affari!”
“In effetti”, disse l’altro nano, “dovremmo tornare nella catacomba dell’Oscuro Presagio. Abbiamo bisogno di materiali per le armature ed i pezzi per le spade si trovano soltanto laggiù.”
Alla parola “catacomba” Mithrius rivolse la sua attenzione al nano.
“Cosa siete? Predatori di tombe?” chiese a Zicchete.
Il nano rischiò di strozzarsi con una cucchiaiata di verdure. “Per mille nani ubriachi, sei un idiota, forse?” urlò imbufalito.
“Stai calmo, Zicchete.” Nyope si rivolse al cavaliere. “Noi le chiamiamo catacombe, ma non contengono sepolcri. Nessuno sa chi le abbia costruite, in realtà. Sono dei labirinti di sale e corridoi infestate da esseri demoniaci e non morti. Sono la meta preferita degli avventurieri e sono fonte inesauribile di materiali per le armi e le armature. I due nani qui presenti sono molto abili e le armi e armature che indossiamo sono state forgiate da loro.”
Zicchete gli diede una gomitata. “Che ne dici? Ti andrebbe di darci una mano?”
“Io non combatto per denaro, nano. Ti ho già detto che non sono un mercenario.”
“Maledetta testa dura! Nemmeno la mia prozia Zacchete era così testarda!”
“Basta! Non tollererò altre offese!” Mithrius fece per alzarsi, ma la mano di Nyope posata sul suo braccio lo trattenne.
“Cavaliere, dal momento che i nani saranno occupati a procurarsi il materiale, io avrei bisogno di una scorta. Sai, sono una maga e non sono molto abile a difendermi con le armi. Vorresti essere così gentile da provvedere tu alla mia incolumità?”
Mithrius, a quelle parole si inchinò all’elfa. “Milady, sarà fatto come voi desiderate. La mia lama è al vostro servizio.”
Zicchete scosse la testa. “Bah! Tante storie per niente!” Poi si rivolse a Scannachiappolo. “Dagli qualche amuleto e un po’ di pozioni di guarigione e della velocità. Partiamo domani all’alba.”
“Non possiamo! Abbiamo già troppe spese per sobbarcarci un’altra bocca da sfamare!” disse Scannachiappolo.
“Vecchio idiota e tirchio che non sei altro!” Zicchete alzò la voce. “Certe volte mi chiedo perché mi ostino a rimanere in società con un bacucco del genere! Dovrei decidermi ad entrare in affari con la signorina TAV e lasciarti a cuocere nel tuo brodo!”
“Stammi a sentire, nano zuccone!” Scannachiappolo salì sul tavolo e piantò le sue gambe tozze e divaricate davanti a Zicchete. “Finché teniamo la contabilità della società insieme, dovremo agire di comune accordo! Non abbiamo altri soldi per poterci permettere l’assunzione di un altro guerriero! Almeno finché non rispetteremo le commesse per Toryn, Urka e Freddo!”
E così dicendo diede un calcio al piatto di Zicchete, mandando il contenuto per terra.
Zicchete sollevò di scatto il tavolo, mandando Scannachiappolo a ruzzolare all’indietro. In breve, i due nani coinvolsero in una rissa la metà degli avventori della taverna. Mithrius voleva andare a dividerli, ma l’elfa gli indicò la porta d’ingresso. “Lasciali stare. È il loro modo per trovare un accordo. Vieni, usciamo. Abbiamo un sacco di cose di cui parlare.”
Iniziò così l'avventura di Mithrius sul continente di Aden. Nuovi amici, nuove avventure, nuove occasioni di mettere alla prova la sua abilità con la spada ed il suo coraggio...

  
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