Come è difficile dire "Ti Amo"
Si
era avvicinata lentamente a me, l’avevo sentita, ma non volevo vederla, non
volevo guardarla. Lei era solo una stupida donna umana, perché avrei dovuto
trattarla diversamente dagli altri?!
-Va
tutto bene Vegeta?-
Aveva
osato anche chiamarmi per nome, non sapeva che ero…sono un principe? Perché
diavolo mi disturbava, non vedeva che mi stavo allenando? Che avevo altro da
fare? Ma soprattutto perché si preoccupava per me? Non avevo mai avuto bisogno
di nessuno e ora questa donna mi veniva a chiedere come stavo. Ero stupito e
irritato, non sapevo perché mi dava così fastidio che lei si preoccupasse per
me, che mi trattasse con gentilezza. O meglio lo sapevo, mi dava fastidio
l’essere tratto con gentilezza, non era proprio della natura di un Sayian e la
cosa che mi irritava di più era che a me piaceva essere trattato in quel modo
da lei. Lei mi guardava e sorrideva, oramai credo avesse capito come ero fatto,
credo si fosse abituata a quel mio modo di fare terribilmente indisponente, non
potei fare a meno di alzare la testa e guardala negli occhi. Quei profondi occhi
celesti, temetti che se mi fossi distratto per un minuto ci sarei affogato
dentro, rischiavo di perdermici, no non potevo ero il principe dei Sayian,
dovevo mantenere il distacco, anche se la donna di fronte a me era tanto bella
da mozzare il fiato.
In
quel periodo odiavo essere confinato in quella casa, perchè quella femmina
umana ossessionava la mia mente, continuavo a osservarla, odiavo quella
sensazione di impotenza e frustrazione che provavo ogni volta che la vedevo con
un altro uomo, ogni volta che sorrideva a quell’incapace di Yamcha. Come
potevo definire questo sentimento, era forse quell’amore di cui gli umani
parlano tanto spesso? Avrei voluto che finisse, continuavo a chiedermi “Quando
finirà?”. Non
sapevo niente dei sentimenti umani, come avrei potuto capire cosa fosse quella
strana emozione che provavo ogni qual volta che la vedevo. Per me era stupenda,
sempre, anche in tuta da ginnastica. Ma io non potevo abbassarmi a provare un
sentimento tanto insulso come l’amore, io ero l’orgoglioso principe dei
Sayian, non potevo amare una donna umana. E così ogni notte mi tormentavo. Era
forse giusto che io provassi questo sentimento? E perché dovevo soffrire se gli
umani dicevano che l’amore porta felicità? Poi capii, l’amore è
inscindibile dal dolore, così quando capii che nome dare a quello che provavo
per quella stupida umana di nome Bulma, per me era troppo tardi, oramai ero
stato fregato: mi ero innamorato.
Così
incominciai a pensare di volerla. Poiché
la amavo avrei voluto fare l’amore con lei, unire i nostri corpi, almeno una
volta! Desiderare è un atto di egoismo? Ma in fondo io sono sempre stato un
uomo egoista e allora lo ero in modo particolare. Ricordo bene quel giorno, era
sera e l’aria era fresca, mi stavo allenando nella Gravity Room quando la voce
gentile e allegra di Bulma mi aveva invitato a venire a fare uno spuntino con
lei sull’erba. Non credo che dimenticherò mai quella scena, lei seduta sul
prato, che agitava la mano verso di me, col viso illuminato dal sole calante.
Come dicevo in quel periodo della mia vita ero particolarmente egoista. Non
credo di avere pensato molto ai suoi sentimenti, tuttavia ricordo benissimo di
avere pensato “La
voglio” quindi
di essermi avvicinato e di averla baciata. Non mi aspettavo che lei ricambiasse
il bacio, credevo in realtà che avrebbe iniziato a gridare e menarmi, cosa che
le è sempre riuscita benissimo. Lei però si era lasciata andare, quindi si era
staccata da me molto lentamente. Mi aveva guardato un attimo, diventando di un
simpatico color pomodoro maturo.
-Perché?-
Avevo
alzato le spalle, in fondo non erano affari suoi. Allora era stata lei ad
avvicinarsi e a baciarmi. Già poi il sole era lentamente scivolato oltre la
collina lasciando posto alle stelle, e noi schiavi della passione ci eravamo
lasciati trasportare da essa. Quella fu la prima volta che io e Bulma facemmo
l’amore, i nostri cuori si incontrarono, le nostre anime si unirono per non
sciogliersi mai più. Fu quella notte che io e lei diventammo una cosa sola,
mentre le stelle, uniche testimoni del nostro amore, ci osservavano dall’alto.
Mi
alzai quando il sole non era ancora sorto, non ero certo il tipo di uomo che
aspetta che la sua donna si svegli. Fu lei stessa a venirmi a cercare quel
giorno.
-Vegeta?
-Che
vuoi?
-Ecco
io…
-Mi
sto allenando
-Oh
scusa, ecco ieri sera… io vorrei sapere cosa ti ha spinto a farlo
-Non
sono fatti tuoi
Non
l’avessi mai detto, quelle parole scatenarono nella mia adorabile mogliettina
una reazione incontrollata
-Come
sarebbe a dire che non sono fatti miei?! Ti ricordo solo che sono io quella che
ieri sera ha perso la verginità facendo l’amore con te!* Rispondi alla mia
domanda! Perché?
-Perché
sei bella
Bulma
aveva abbassato lo sguardo, e io mi ero voltato.
-Solo
…per questo?
-Si
-Capisco,
scusa sono stata una stupida, mi ero illusa
Mi
girai, in fretta, forse troppo in fretta, in tempo per vedere il viso della
donna che amavo percorso da piccole perle, lacrime. Già ed ero stato io a farla
piangere. Mi avvicinai piano, e con la mano le alzai il viso, costringendola a
guardarmi negli occhi. Le baciai via le lacrime. Mentirei se
dicessi che sapevo che cosa fare. Fino ad allora quando qualcuno piangeva
avevo sempre cercato di ignorarlo, zittirlo a suon di pugni, ma quando vidi
Bulma piangere, non capii più niente. Non sapevo cosa fare, veniva da piangere
anche a me. La strinsi dolcemente al mio petto. Come potevo dirle ciò che
provavo. Un principe non deve mai mostrare i suoi sentimenti, non potevo dirle
che l’amavo, ero troppo orgoglioso per fare una cosa simile. Mi limitai a
stringerla a me.
-Vegeta,
ti prego, se sono solo un gioco da usare quando più ne hai voglia lasciami
andare
-No,
non è così
-E
allora? Ti prego spiegami perché non riesco a capire
-……
-Ti
ho accolto nella mia casa, ho avuto fiducia in te, fino a ieri sera, ti prego
non rovinare tutto ora
-Tutto
cosa?
Quella
frase la spiazzò
-Bhè
ieri sera
-Devo
dire che hai un corpo stupendo
-Tutto
qui? Quindi per te non ha significato niente?
Le
lacrime ricominciarono a scorrere sulle sue guance più copiose di prima. Non
capivo, perché diavolo piangeva quella donna? Non si era resa conto che aveva
avuto l’onore di andare a letto col principe dei Sayian? “Non
ha significato niente”
certo che aveva avuto un significato ma ammetterlo avrebbe voluto dire essere
deboli. E io non potevo essere debole. Dovevo diventare forte, ancora di più,
per battere Kakaroth per diventare il più forte dell’universo! Però, però
Goku era diventato ancora più forte da quando aveva una famiglia. “Avere
qualcosa da proteggere, qualcuno che vuoi difendere a tutti i costi e che non
vuoi perdere ti aiuta a diventare più forte”
questo mi aveva detto l’ultima volta che mi aveva sconfitto. Guardai la
sottile figura di Bulma che a sua volta mi guardava con occhi tremanti. Le
sorrisi.
-Bulma…
ti amo
Gli
occhi della mia piccola umana si erano illuminati di gioia, quindi sorridendo mi
aveva baciato.
Avevo
trovato un motivo. Un motivo per diventare il migliore, un motivo per difendere
la terra, per diventare ancora più forte, più forte di Kakaroht, di Freezer,
dei cyborg che stavano per avvivare. Sarei diventato forte e avrei protetto il
mio angelo dai capelli celesti.
E’ passato un anno da allora, e ora ci prepariamo alla venuta dei malvagi cyborg. Ma ora non temo più il futuro, ho un motivo per non morire in battaglia, ho qualcuno che mi aspetta, che mi ama, che ha fiducia in me. Sconfiggerò questi esseri che minacciano la mia felicità e poi tornerò a casa, dalla mia famiglia, dal mio angelo, da Bulma e Trunks.
*Personalmente
dubito che Bulma fosse vergine, ma nel contesto ci stava bene