Anime & Manga > Vocaloid
Ricorda la storia  |      
Autore: B Rabbit    28/12/2012    2 recensioni
Tratto dalla fanfiction:
Per colpa di uno stupido incidente, sua sorella era stata rinchiusa in un ospedale.
~
«Ti prego, torna presto da me con la tua voce»
~
Perché, il mondo, aveva scelto proprio Rin per tale croce?
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Len Kagamine, Rin Kagamine | Coppie: Len/Rin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




Le tue parole sono come l’aria
Importanti
~≈≈~









I raggi del sole entravano tenui nella camera, feriti dalla candida stoffa delle tende.
Con timidezza, i fasci dorati illuminavano l’ampia stanza vuota, bagnando la pelle chiara di un ragazzo, seduto su uno sgabello di metallo accanto ad un letto.
Delle ciocche bionde ricadevano scomposte sul capezzale bianco, celandogli il volto pallido posato sulle braccia conserte.
I suoi occhi stanchi, nascosti appena dalle palpebre socchiuse, guardavano un punto indefinito della parete bianca, o chissà, anche oltre, situato su un orizzonte conosciuto unicamente da lui.
Quelle due gocce di cielo blu, un tempo profondi come il mare, avevano perduto la loro luce vivace, oscurati dalla tristezza e dal dolore.
Lentamente, il ragazzo sollevò lo sguardo, alzando il viso dalle braccia.
Stesa sul letto di un ospedale e legata ad una flebo attraverso un tubicino trasparente, una fanciulla dai capelli color grano riposava tranquilla con un’espressione soave disegnata sul viso delicato.
Il biondo allungò una mano verso di lei, posandola sulla sua guancia fredda.

“Ci vorrà del tempo”



Mordendosi il labbro inferiore, il ragazzo abbassò lo sguardo, scacciando via dalla mente le parole ostinate che riemergevano nel mare della sua memoria, ripugnanti come pallide salme.

“E’ dovuto allo shock”



Il giovane serrò le palpebre con forza, allontanando le prepotenti lacrime che gli bruciavano gli occhi mentre l’amarezza gli rodeva l’anima.
Per colpa di uno stupido incidente, sua sorella era stata rinchiusa in un ospedale.

Rin si riprese egregiamente, le ferite guarirono subito, scomparendo insieme alla paura e al ricordo sfocato dell’episodio.
Ma il dolore permase, insidiandosi nel suo cuore.

Quando la fanciulla riaprì gli occhi per la prima volta, trovò il fratello al suo fianco, a stringerle la mano tra le sue, scacciando il freddo dalle sue membra.
Sorrise, felice di vederlo ancora vicino a lei.
Schiuse le labbra per salutarlo di nuovo, contenta di ritornare alla normalità.



“Non potrà parlare per del tempo”



Ma nulla uscì dalla sua bocca, nessuna parola sbocciò dalla sua voce, affranta per la scoperta.

Lentamente, la mano del biondo scese per la pelle diafana, guidata dai lineamenti delicati della gemella.
Perché, il mondo, aveva scelto proprio Rin per tale croce?
Lei, così forte e fragile?
Lei, matura e infantile al contempo, seguace e amante del lieto fine?
Ed ora anche lui, infedele e guardingo verso la felicità reale, sperava nella salvezza, magnifica e luminosa come un astro, che lo avrebbe protetto tra le sue candide ali.
Il palmo del ragazzo scivolò via dal volto femminile, posandosi vicino alla mano della bionda, sfiorandola con le dita.
Con delicatezza, Len prese la mano tra le sue, strappandola al bianco delle coperte, e se la portò al viso, posando appena le labbra schiuse sul dorso, baciandolo.


«Ti prego, torna presto da me con la tua voce»






Vorrei tanto capire le parole che sussurri ogni volta con tanto sforzo, combattendo contro il tuo stesso corpo.
Riuscirò mai a comprenderle?
Quando ti svegli, mi cerchi con lo sguardo, sempre.
Mi sorridi, dopo aver incontrato i miei occhi.
I tuoi.
Hai sempre fretta di parlare, quasi avessi paura di dimenticare, è il tuo pensiero fisso.
Ogni volta schiudi le labbra e sussurri, mormori sillabe sconnesse.
E ogni volta, maledici la tua bocca, perché incapace di dar forma a quel desiderio.
Quel sogno che finisci per odiare, perché madre di dolore e non seme di conforto.
Rifiuti fogli e penne, gettando a terra qualsiasi aiuto, perché tu, testarda, rifiuti sempre le scorciatoie.
Mi sorridi, malinconica, sperando di riuscire, un giorno, a trasformare, da doloroso rimpianto a incredibile felicità, ciò che ti tormenta e ti solleva, plasmandolo con la tua voce cristallina che adoro.
E che mi manca.
Ma quel giorno sembra non arrivare, e i fallimenti si accumulano, mentre le mattine si esauriscono.
Tu piangi, voltando le spalle a me, ai nostri genitori. A tutto.
Guardi fuori dalla finestra, scrutando l’indifferente mondo che avanza senza di te, lasciandoti indietro, sola.
Ed ogni pomeriggio, quando ti riaddormenti abbracciata dalla tristezza, chiudo gli occhi, abbandonandomi all’immaginazione della mia mente, mentre la fantasia mi porta nel momento in cui realizzerai il tuo desiderio, in cui finalmente il sorriso trionferà sul tuo viso felice.
E in quel momento, io ti abbraccerò, estasiato per la tua guarigione.
Piangerò, toccato dal suono della tua voce nostalgica alle mie orecchie.
Ti stringerò a me, sussurrandoti "ti amo".


Perché sì, io ti amo.

Sono felice di essere la persona a te più vicina.
Sono triste di non essere colui che ti rapirà.
Amo e odio il cognome che ci unisce e separa.
A volte piangevi, nascosta nel buio della tua stanza, a causa della mia freddezza.
Non volevo allontanarti, volevo solo proteggerti.
Proteggerti da me, dal mio amore sbagliato. Deviato.
Perché tu sei giusta e pura.
Perché sei la meravigliosa creatura nata dalle mani di quel Dio che ogni giorno ringraziavo e maledicevo per averti plasmato a mia immagine gemella.

Werra Svey Jhno Jhno, ricordi?
Ogni volta che sussurrerai queste parole prive di senso, io le ripeterò, custodendole nel mio cuore.
Sperando, con tutto me stesso, che siano parole d’amore.


Aprì gli occhi lentamente, destato da delicate carezze che gli scompigliavano i capelli.
Alzò lo sguardo, ammirando il dolce sorriso che lo salutava.
Inarcò le labbra sottili, stringendo la piccola mano tra la sua.
«Buongiorno»
La sorella sorrise ancora, articolando con le labbra un “anche a te” e, dopo un respiro profondo, guardò il fratello, stringendogli la mano.
« Werra Svey Jhno Jhno …»
Il ragazzo abbassò lievemente lo sguardo e socchiuse gli occhi, negando alle labbra di incurvarsi verso il basso.
«Ricordi?»
Il giovane sgranò gli occhi ed alzò di scatto il volto, incredulo, mentre delle piccole perle si formarono sugli zaffiri, crescendo lentamente.
«Cosa… aspetta, R-rin…»
La ragazza sorrise e, avvicinandosi al fratello, gli accarezzò il volto con la mano tremante, dandogli un bacio sulla fronte.
«Scusami»
Il biondo le strinse la mano, accarezzandole il dorso con il pollice e, scacciando ancora le lacrime, alzò il volto, incontrando gli occhi di lei, il suo riflesso.
«Rin…»
Len posò la fronte su quella della gemella, incastonando i loro sguardi lucidi.
«Si?»
Il ragazzo sospirò, soffiando sulle labbra rosee della sorella.
«Werra Svey Jhno Jhno, Rin»
La fanciulla sorrise, socchiudendo gli occhi zaffirini.


«Anche io, Len»



















Anche se con un giorno di ritardo, auguri miei cari gemellini! U.U
Bene, questa è una song-fic basata sulla canzone "Hello again" dei nostri Kagamine.
Spero che vi sia piaciuta un tantinello.
Beh... che dire... nella canzone, Rin non dice "ti amo" a Len e lui ama la sorella e questo si capisce bene.
La canzone può sembrare strana, vero, ma immedesimatevi nella loro situazione. Io ho pianto come un'idiota quando l'ho fatto XD
Mio Dio, quando Len ripete quelle parole... ç_ç
Il titolo mi sembra banale, ma... non sapevo che fare XD
All'inizio volevo mettere "Werra Svey Jhno Jhno", ma sicuramente voi lettori mi avreste preso per pazza.
Tranquilli, non vi uccido mica U.U
Beh... ora vado a nascondermi dal tiro degli ortaggi.
*apre un ombrellino*
See ya!
*scappa via*
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Vocaloid / Vai alla pagina dell'autore: B Rabbit