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Autore: KuromiAkira    28/12/2012    5 recensioni
Hiroto si pietrificò nel capire a chi appartenevano quelle urla e nel vedere cosa stava succedendo.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Dylan/Hiromu, Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Midorikawa Ryuuji, after Reize and the Aliea Academy'
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Titolo: Sick
Fandom: Inazuma Eleven
Personaggi: Kiyama Hiroto, Midorikawa Ryuuji + Miura Hiromu che risolve sempre tutto in qualche modo + Altri
Genere: angst, sentimentale. (sarebbe più che altro hurt/comfort, ma non c'è qui su EFP XD)
Rating: verde
Avvertimenti: nessuno.
Conteggio Parole: 3676
Note: Questo è "l'approfondimento" del capitolo 2 di 'Revenge'. Si può leggere anche senza aver letto la long-fic, comunque.
L'approfondimento riguarda quando faccio pensare a Hitomiko che Midorikawa ha avuto delle crisi subito dopo l'esilio alla Aliea Accademy. Si tratta di un mio headcanon: secondo me, quando Ryuuji, tutto sorridende, dice a Endou e gli altri che Reize era solo 'un personaggio finto' mente. Per me c'è un motivo se un ragazzo così allegro e gentile si sia messo a fare un alieno senza cuore. Così come non ci credo che, dopo la distruzione della Aliea, siano tutti tornati normali senza un po' di tormento interiore.
E nulla, mi spiaceva lasciare il discorso così, in 'Revenge', quindi ci ho fatto una one-shot.





Hiroto si guardò attorno con aria sperduta. Non era passato molto tempo dall'ultima volta che era stato all'orfanotrofio ma, a sole poche ore dalla fine dell'avventura alla Aliea Accademy, e dopo tutto quello che era successo, gli sembravano passati anni. Hitomiko gli aveva tenuto la mano per tutto il tempo, ogni tanto stringeva l'altra a Reina, non meno scossa del giovane dai capelli rossi. Gli altri ormai ex-giocatori della Genesis erano rimasti in silenzio, dietro di loro.
- Hitomiko. Ragazzi - mormorò qualcuno.
Kiyama fissò davanti a sé la figura familiare di una donna anziana.
Arakawa Chiyo era una maestra di scuola elementare in pensione e, negli anni passati, aveva lavorato all'orfanotrofio insegnando ai bambini a leggere e a scrivere. Probabilmente, in assenza di Seijirou e Hitomiko, era stata lei a badare a quel posto che per gli ex-membri della Aliea era la loro casa.
La donna sorrideva commossa e Hiroto la fissò: a parte i capelli, che ricordava lunghi e che ora erano tagliati a caschetto, colei che veniva considerata da un po' tutti loro una nonna non era cambiata molto.
Chiyo abbracciò praticamente tutti, ad uno ad uno, ripetendo ogni volta quanto felice fosse nel rivederli sani e salvi, poi li fece entrare e preparò il tè.
L'ex-capitano della Genesis rivide molti dei suoi fratelli e lì per lì erano tutti un po' imbarazzati. Erano successe tante cose, e molti di loro si erano feriti a vicenda, troppo presi dal loro 'ruolo' nel piano del loro padre. Ci sarebbe voluto un po' per perdonarsi.
Fortunatamente, poco dopo, Hitomiko consigliò loro di andare a riposare nelle camere. Le stanze erano già state preparate quindi erano a loro disposizione in ogni momento. Hiroto seguì immediatamente il consiglio, troppo spossato per voler rimanere lì, tra i suoi numerosi fratelli adottivi.
Si trascinò stancamente al piano superiore, stupendosi di come il suo corpo ricordasse senza problemi dove fosse la sua camera: confuso com'era, il cervello non stava collaborando, in quel senso. Si buttò sul letto, senza svestirsi, e si addormentò in pochi istanti.

Quando si risvegliò, Hiroto scoprì che non erano passate che un paio d'ore. In ogni caso, sembravano essere state sufficienti: la spossatezza era svanita e sentiva la mente più lucida. Decise di scendere al piano terra, magari 'nonna Chiyo' aveva bisogno di una mano. Hiroto era sempre stato ben disposto ad aiutare la donna e lei ripeteva sempre quanto lui fosse un bambino buono e altruista. Kiyama si rabbuiò. Già, e quello stesso bambino aveva poi finito per diventare un 'alieno' senza scrupoli.
Scosse la testa, si alzò da letto. Ora che tutto era finito doveva almeno cercare di rimediare ai propri errori e, magari, tornare ad essere com'era un tempo.
La casa era stranamente silenziosa, in quel momento. Hiroto ipotizzò che i suoi ex-compagni di squadra si stessero riposando e che gli altri, magari, fossero usciti.
Si diresse in salotto e mise la mano sulla maniglia della porta.
- Quindi non è cambiato nulla, signora Chiyo? - domandò qualcuno nella stanza. Hiroto riconobbe la sorella.
- No - mormorò l'anziana donna - È difficile per tutti, ma quel ragazzo continua a stare male. Ora gli è anche tornata la febbre. È così da quando l'hanno riportato qui: non mangia quasi nulla, sta sempre male e alla fine lo stress si sfoga in questo tipo di malori. Dopo qualche giorno passa e sembra stare bene ma dopo un po' tutto ricomincia come un circolo vizioso - spiegò, con voce incrinata.
Kiyama si bloccò. Qualcuno stava male? In quel momento, dal piano di sopra, si sentirono delle urla. Hiroto sussultò. Erano grida disperate, come se stessero torturando qualcuno.
Hitomiko aprì di scatto al porta, colpendo di striscio il fratello minore che si era spostato all'ultimo momento.
La donna lo guardò stupita per un istante ma quando la signora Chiyo si precipitò fuori dal salotto anche lei si riscosse e, ignorando Hiroto, seguì l'anziana signora. Il ragazzo, a sua volta, andò loro dietro.
In corridoio tutti gli ex-membri della Genesis erano in piedi a osservare la porta dalla quale provenivano le grida. Non riuscivano a riconoscere la voce e la porta era chiusa dall'interno. Si voltarono sconcertati verso le due donne e Arakawa si fece spazio tra loro, per poter bussare. - Hiromu! Ragazzi! - gridò. - Sono io, aprite! -
Immediatamente qualcuno obbedì e si scoprì essere Kanime Iderou, ovvero Ganimede della Gemini Storm. Il ragazzo sembrò stupito nel vedere gli altri ma li lasciò passare.
Hiroto si pietrificò nel capire a chi appartenevano quelle urla e nel vedere cosa stava succedendo: Midorikawa si stava agitando nel proprio letto, probabilmente in preda agli incubi, pallido in volto e madido di sudore.
La voce piena di disperazione arrivava a Kiyama dritto alle orecchie e al petto, provocandogli fitte come delle pugnalate al cuore. Era molto che non vedeva l'amico. Due ore prima era troppo stanco per farci caso, ma effettivamente non aveva visto né lui né molti altri membri della sua squadra alla Aliea. E ora era in quello stato...
Chiyo entrò in camera superando il ragazzo dai capelli rossi; ma, dopo appena qualche passo, Hiromu corse verso di lei e le strappò di mano qualcosa mettendosela in bocca, poi si riavvicinò al letto e bevve dalla bottiglia d'acqua che aveva già in mano. Infine si chinò sull'ex-capitano.
Fu chiaro a tutti che l'attaccante della Gemini Storm aveva fatto bere a forza qualcosa a Ryuuji. Quest'ultimo, dopo qualche secondo, si calmò e si addormentò, esausto.
Tutto questo accadde in meno di un minuto e gli ex-giocatori della Genesis rimasero in silenzio, confusi.
Infine Reina prese parola: - Cosa sta succedendo? -
La signora Arakawa abbassò lo sguardo mentre Hitomiko sospirò. - È peggio di quel che mi aspettassi... - constatò la più giovane delle due donne.
Hiroto si ricordò delle parole sentite al piano inferiore. - Sta male? - chiese.
Chiyo si mise una mano sulla guancia, con fare preoccupato. Disse loro quello che Hiroto aveva già ascoltato di nascosto poco prima. - Fa così da più di un mese - continuò poi. - Probabilmente è il trauma per tutto quello che è successo, ma sembra non riuscire a superarlo, al contrario degli altri - spiegò.
- Ma portatelo all'ospedale, no? - esclamò Akutsu Kiyoshi, Ark nella Genesis.
- Se lo facessimo dovremmo anche dare spiegazioni. E se la gente venisse a sapere che siete gli alieni che hanno minacciato la Terra sarebbe un bel guaio, per voi. E non gioverebbe affatto a Midorikawa - disse Hitomiko.
- Noi siamo sempre qui - informò Kikuma Shousuke, conosciuto anche come Gigu, in apparenza incavolato come al suo solito, benché, in realtà, sembrasse anche lui più preoccupato che altro. - Perché ogni tanto inizia a gridare e ad agitarsi. Per il resto, passa più tempo addormentato che altro. -
- E cosa gli avete dato? - chiese nervosamente Hiroto.
- Sonnifero - disse semplicemente Ganimede. - Anche se non andrebbe bene e ci sarebbe bisogno del parere di un medico... -
- N-non è troppo? - balbettò Fumiko, mettendosi una mano davanti alla bocca, dallo shock.
- È l'unica cosa che lo calma - le rispose Diam, cupo. - O continuerebbe per ore, a gridare... -
Hiroto strinse i pugni e distolse lo sguardo. Non poteva credere che Midorikawa stesse così male. Da quando era stato esiliato, Gran non aveva mai pensato a lui. Sapeva che, pochi giorni dopo dalla sconfitta contro la Raimon, i membri della Gemini Storm se n'erano andati; ma, oltre a non sapere dove, aveva semplicemente pensato che, non essendo più utili al loro padre, fosse stato meglio così. Mai si era chiesto cosa fosse successo loro, a come si sentissero dopo tutta quella storia.
Ora anche lui era tornato normale ed era effettivamente scombussolato. Ma per Ryuuji le cose sembravano diverse.
Hitomiko portò tutti in salotto, per continuare a discutere. C'era poco da fare, sperò solo che, ora che tutto era finito, anche Midorikawa si sarebbe ripreso.

Quella notte Hiroto non riuscì a dormire. Circondato dal buio e dal silenzio gli sembrava di risentire quelle urla tormentate.
In quelle ore aveva pensato sempre all'amico con i capelli verdi: aveva rivissuto mentalmente gli anni dell'infanzia, quando stavano sempre insieme. Poi le cose erano cambiate all'improvviso, alla Aliea Accademy.
In quel momento cominciò a pentirsi di non aver mai cercato di parlargli, quando era Gran. Pensava non ce ne fosse bisogno ma si chiedeva perché non avesse mai sentito la necessità di stare un po' col suo migliore amico. Gran era così freddo, così diverso da lui? O forse era semplicemente troppo preso dal piano del padre?
Kiyama sospirò. Avrebbe voluto fare qualcosa per Ryuuji. Ma non sapeva cosa, sopratutto se, come aveva detto Gigu, l'ex-capitano della Gemini Storm era sempre a letto.
Un tonfo interruppe i suoi pensieri. Si alzò a sedere di scatto, poi, senza accendere la luce, uscì dalla camera.
In fondo al corridoio la luce del bagno era accesa e Hiroto intravide qualcuno inginocchiato a terra. Aveva il volto coperto da lunghi capelli ma il ragazzo lo riconobbe lo stesso e corse verso di lui.
- Midorikawa! - esclamò, a bassa voce. I suoi compagni di stanza avevano detto che non si alzava mai ma, dato che nessuno di loro sembrava essersi accorto dell'assenza dell'ex-capitano, Hiroto pensò che forse, semplicemente, Ryuuji si alzava sempre a quell'ora.
Allungò il braccio verso l'altro e gli sfiorò la spalla. Il ragazzino sussultò ma non si mosse. Ansimava e Kiyama capì che stava tremando.
- Midorikawa... - sussurrò dolcemente, cercando di guardarlo in volto.
Ryuuji indietreggiò all'improvviso, sbattendo contro il muro. La luce del bagno, rimasta accesa, illuminava metà del suo volto e Hiroto, con sorpresa e sconcerto, vide uno sguardo spaventato. Sembrava avere... paura di lui.
Rimasero in silenzio per qualche istante, immobili. Poi Midorikawa si strinse le braccia con le mani, come per proteggersi.
- G-Gran-sama... - bisbigliò, con voce tremante.
Kiyama spalancò impercettibilmente gli occhi, in qualche modo ferito da ciò che era appena successo. Midorikawa pensava ancora di essere all'Aliea? Dopo più di un mese che era lì al Sun Garden? Era per quello che stava così male?
Fece un respiro profondo. - No. Sono Hiroto - affermò.
Ryuuji lo fissò sorpreso, e parve non crederci. Il suo corpo continuava a essere scosso da forti sussulti.
L'ex-capitano della Genesis gli porse la mano. - Vieni, ti porto a letto - disse piano.
Ma il ragazzo dai capelli verdi abbassò la testa, poi provò ad alzarsi da solo. Quando Hiroto si avvicinò per sorreggerlo lui si ritrasse, finendo per cadere ancora seduto a terra. Tornò ad ansimare, come se quel movimento fosse stato uno sforzo eccessivo.
- Midorikawa... - mormorò il ragazzo dai capelli rossi. Aveva davvero paura di lui? Midorikawa, guardandolo, vedeva ancora Gran?
- N-no... N-non c'è bisogno... - balbettò il più piccolo dei due. - Uno come te non deve preoccuparsi... per uno come me. -
- Ti prego. Non siamo più alla Aliea... - provò Kiyama. - Non sono più Gran. E tu non sei Reize. -
Ryuuji rimase in silenzio. Poi si piegò su se stesso. Il cuore di Hiroto perse un battito quando lo sentì singhiozzare.
- Se non sono Reize... allora chi sono? - La voce di Midorikawa era praticamente un debole sussurro.
Il più grande dei due rimase interdetto, ma riuscì comunque a reagire immediatamente quando, dopo altri istanti di mutismo, Midorikawa si accasciò su di lui, privo di sensi.
Hiroto lo strinse a sé. Da sotto la leggera stoffa del pigiama poteva sentire il calore del corpo dell'amico. Scottava, aveva ancora la febbre alta! Decise di riportarlo a letto e lo sollevò con una facilità inaspettata. Pensava sarebbe stato più difficile, visto che avevano più o meno la stessa corporatura e che il ragazzino era persino più alto di lui, seppur più piccolo di un anno. Invece, era fin troppo leggero. "Da quanto tempo non fa un pasto decente?" si ritrovò a pensare Hiroto, mentre percorreva a memoria il percorso per il letto dell'altro.
Arrivarci non fu proprio semplice e andò a sbattere contro qualche mobile, tuttavia nessuno dei compagni di stanza di Midorikawa si svegliò. Dovevano essere esausti anche loro.
Posò l'amico sul letto e accese l'abat-jour. Poi si sedette sul bordo, osservando l'ex-sottoposto.
Si sentì terribilmente in colpa. Fino al giorno prima non aveva idea di cosa stesse passando l'ex-capitano della Gemini Storm. Come aveva detto Hitomiko, la situazione era più grave del previsto. Non riusciva a capire perché solo Ryuuji stesse così male, che cosa stesse succedendo dentro di lui.
L'unica cosa che poteva fare in quel momento era rimanere in quella stanza a vegliare sul sonno tormentato dell'amico.

La notte era sembrata lenta ma, quando fu l'alba, Hiroto si stupì che fosse già mattina.
Midorikawa non si era più svegliato e forse quello era un bene. Kiyama aveva riflettuto tutta la notte ma non era riuscito a trovare alcuna soluzione.
Sentì dei movimenti dietro di lui e, quando si voltò, vide che Diam lo stava fissando. L'ex-attaccante della Gemini Storm non sembrò turbato dalla sua presenza, fece un cenno con la testa in segno di saluto, poi, senza dire nulla, uscì dalla stanza. Dopo qualche minuto tornò e si avvicinò al letto dell'amico posando sul comodino una scatola di sonniferi. Lanciò un'occhiata a Hiroto.
- Non gli fa bene, quella roba - commentò l'ex-capitano della Genesis.
- Lo so - ribatté Hiromu, serio. - Pensaci tu. Solo tu puoi aiutarlo, probabilmente - disse, poi uscì di nuovo.
Hiroto fissò la porta ormai chiusa, incredulo. Era raro che Miura parlasse così tanto e, sopratutto, erano strane le parole che aveva detto.
Significava forse che Diam credeva in lui? O nell'amicizia che lo legava a Midorikawa?

Al contrario di Diam, gli altri due ex-membri della Gemini Storm si stupirono di vederlo lì. Gigu lo fissò come se pensasse di avere davanti un' illusione, poi fece una smorfia vagamente infastidita.
- Che hai intenzione di fare? - sbottò.
Kiyama scosse la testa. - Per il momento rimango qui. Vai a fare colazione, sei vuoi. -
Shousuke sbuffò.
- Non ti fidi, vero? - chiese allora l'ex-capitano della Genesis, sorridendo amaramente. Gigu era famoso per avere un caratteraccio, probabilmente non sarebbe mai riuscito ad andare d'accordo con lui.
L'altro lo fissò con aria di sfida. - No. Avresti dovuto fare qualcosa prima, quando nostro padre ci ha cacciati! - sbottò.
Hiroto si voltò verso di lui, incredulo. - Cacciati? - Non se n'erano andati di loro spontanea volontà?
Kikuma digrignò i denti. - Già! Ci ha detto che l'avevamo deluso, che eravamo troppo deboli e che non aveva più bisogno di noi. Pensavo lo sapessi, visto che sei sempre stato il figlio prediletto! -
Ma l'altro scosse la testa, senza badare alle accuse, forse fondate, del fratello adottivo.
Il suo sguardo tornò su Midorikawa. Forse c'entrava anche quello, col suo malessere...
I due ragazzi non parlarono più e, dopo un po', Gigu scese insieme agli altri.

Quando fu ora di fare colazione Hitomiko lo raggiunse. Nemmeno lei sembrava stupita della sua presenza affianco a Ryuuji, forse l'avevano semplicemente avvertita.
- Mi ha chiamato Gran - le disse. La sorella si voltò verso di lui. - Ieri notte. Credeva fossi Gran. Era spaventato. -
La donna tornò a guardare Midorikawa. - Forse sarebbe meglio portarlo in ospedale, prima che sia troppo tardi.
- Ma se la gente sapesse la verità... forse non si riprenderebbe mai. Non ce la farebbe -
- Lo so, Hiroto. Per questo, per tutto questo tempo, non abbiamo fatto nulla. È così strano, che proprio lui ci stia così male. Reize era così diverso da Midorikawa che credevo l'avrebbe superata in fretta. -
Il ragazzo dai capelli rossi non rispose. Gli sovvenne improvvisamente il giorno in cui Ryuuji creò il personaggio di Reize.
Inizialmente, quando il loro padre li convinse a partecipare al progetto Aliea, nessuno sapeva bene cosa avrebbero dovuto fare. Tuttavia nessuno si oppose, erano tutti ben disposti a ricambiare la gentilezza dell'uomo che li aveva accolti come figli e che si era preso cura di loro.
Anche il fingersi alieni era considerata un qualcosa in più, una specie di gioco. Midorikawa aveva accettato di buon grado e fino all'ultimo era indeciso su quale nome usare.
Poi vennero scelte le squadre. Davanti a tutti il loro padre disse chiaro e tondo a Ryuuji che la sua squadra era la più debole. Ricordò che Burn e Gazel lo presero in giro. In quel momento si sentì dispiaciuto per l'amico ma non riuscì a parlargli perchè dovettero subito iniziare ad allenarsi.
Successivamente non lo vide per un paio di giorni e, quando ne ebbe nuovamente l'occasione, era già diventato Reize. Non era solo il nome, non era solo l'aspetto fisico: era proprio una persona diversa. Da dolce e pacato divenne freddo e crudele.
Improvvisamente Hiroto tornò a guardare l'amico steso sul letto. Spalancò appena la bocca, come se qualcosa lo avesse sorpreso. Era così.
Cominciò a elaborare un'ipotesi, sembrava che tutti i pezzi del puzzle si stessero rimettendo al loro posto.
- Mi ha chiesto... chi fosse... - sussurrò.
Hitomiko si voltò verso di lui, con sguardo interrogativo.
Hiroto strinse i pugni. Forse aveva capito cosa stava succedendo a Midorikawa. Non erano solo i sensi di colpa, non era solo l'aver deluso il padre. L'ex-capitano della Gemini Storm, sentendosi dare del debole, aveva rinnegato se stesso per diventare qualcun'altro. Per diventare Reize. Aveva fatto mille sacrifici e si era immerso completamente in quel personaggio, compiendo senza alcuna esitazione azioni illegali quando il padre glielo ordinava. E poi? Poi Reize era stato sconfitto, anche Reize era stato definito debole, inutile.
Una volta tornato lì, al Sun Garden, alla normalità, una volta rinnegato anche Reize, dopo che aveva già rinnegato il vero se stesso, cosa gli era rimasto?
Ecco perché aveva chiesto chi fosse. Ecco perché soffriva tanto: Midorikawa aveva perso se stesso e in quelle condizioni non riusciva a reagire a tutto il resto. Non poteva, perché per superare un trauma doveva prima lavorare sulle proprie emozioni, doveva ricominciare dalla propria persona.
Hiroto pensò di aver finalmente capito quale fosse il problema, ma non sapeva ancora cosa fare per aiutare Ryuuji a superarlo.

Qualche giorno dopo, per la prima volta da quando gli ex-membri della Genesis erano tornati a casa, Midorikawa si svegliò normalmente senza grida dovuti agli incubi o deliri causati dalla febbre. Hiroto, sempre rimasto a vegliare su di lui, in quel momento stava sonnecchiando con la testa poggiata sul materasso quando sentì chiaramente pronunciare il suo nome. Il suo vero nome. Immediatamente aprì gli occhi e si mise dritto di scatto.
Midorikawa era seduto sul letto, apparentemente in salute. Lo fissava incredulo, come se fino a quel momento non si fosse reso conto del suo ritorno.
- Hiroto? - mormorò nuovamente Ryuuji, sbattendo le palpebre.
Il più grande dei due si sentì sollevato nel constatare che, questa volta, l'aveva riconosciuto senza scambiarlo per l'alieno Gran. Gli sorrise.
- Ciao - disse solo. Sembrava... tutto normale. La signora Chiyo aveva detto che di solito la febbre passava per un paio di giorni, poi ritornava e ricominciava tutto da capo. Ma, per il momento, era felice di poter parlare tranquillamente con lui.
Il ragazzo dai capelli verdi piegò appena la testa da un lato, poi sorrise appena.
- Bentornato a casa - mormorò, stanco. - Mi dispiace, credo... di essere stato poco bene, in questi giorni - disse.
Hiroto non sapeva se l'amico fosse serio o mentisse. Forse non poteva ricordare quello che succedeva quando stava male.
Sollevò la mano per carezzargli la guancia. La sua pelle era fresca. - Non importa. Sono contento che ti sia ripreso - sussurrò.
Ryuuji annuì. Poi tornò serio. - E la Aliea? -
- È tutto finito. Nostro padre è stato arrestato -
Midorikawa sussultò. - Solo... lui? -
- E Kenzaki - aggiunse Hiroto.
L'ex-capitano della Gemini Storm abbassò lo sguardo e rimase in silenzio qualche istante. Poi tornò a guardare l'ex-superiore. - E noi? -
Il ragazzo dai capelli rossi abbassò l'arto per stringergli mano.
- Noi possiamo ricominciare. Ritroveremo noi stessi, tutti insieme. -
Midorikawa si irrigidì, capì che l'amico sapeva qualcosa. Gli ci volle qualche secondo prima di rilassare nuovamente i muscoli. Annuì con un leggero cenno della testa.
- Se avrai problemi ti starò accanto. Te lo prometto - assicurò Kiyama, sorridendo dolcemente.
Ryuuji sembrò sul punto di piangere, ma si trattenne. Annuì di nuovo.
Ci sarebbe voluto un po' ma Hiroto era certo che ce l'avrebbero fatta. Perché ora erano di nuovo tutti insieme, erano di nuovo una famiglia.

Nessuno seppe esattamente cosa fosse successo e quando; ma, per quanto la salute di Midorikawa fosse rimasta altalenante, da quel giorno non gli ricapitò più di avere crisi come quelle che l'avevano colpito nel mese precedente.
Ricominciò a mangiare, anche se a poco a poco, e dal mese successivo smise di avere malanni.
Hiroto era costantemente al suo fianco, ogni tanto accompagnato da qualcun'altro dei loro fratelli, sopratutto le ragazze, da sempre affezionatissime a Ryuuji per chissà quali motivi.
Un giorno, quando erano tutti assieme in giardino a godersi il calore dei raggi del sole, Miura fece la sua comparsa, silenzioso come sempre, tenendo in mano un pallone. Lo sollevò sopra la testa, come per invitarli a giocare.
Le ragazze si alzarono mentre Hiroto si voltò verso Midorikawa. Questi sorrise e annuì, alzandosi.
In qualche modo, dopo aver constatato che tutti loro erano davvero tornati a casa e che tutto sarebbe tornato come prima, l'ex-capitano della Gemini Storm aveva imparato a riaccettarsi, nonostante in fondo al cuore si sentisse ancora un debole. L'aveva aiutato tantissimo Hiroto che, con grande sorpresa dell'ex-sottoposto, aveva iniziato a confidarsi con lui riguardo ciò che era successo alla Aliea. Era come se volesse mostrargli di avere anche lui delle debolezze.
I due si incamminarono dietro tutti gli altri ad eccezione di Diam che li aveva attesi e, quando iniziò a camminare dietro di loro, osservando i due ex-capitani parlare normalmente, sorrise.
  
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