Anime & Manga > Kuroko no Basket
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Autore: Rota    29/12/2012    0 recensioni
[Kasamatsu Yukio x Kise Ryota]
-Cosa stai facendo?-
Alzò gli occhi, preso alla sprovvista – e quasi cadde davvero, da quei dieci centimetri di altitudine, con borsone e cartella sulle spalle.
-Non bighellonare: sei in ritardo!-
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryouta Kise, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Oh capitano, mio capitano'
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*Autore: margherota
*Titolo: Oh capitano, mio capitano – Banalità
*Personaggi: Kise Ryota, Kasamatsu Yukio
*Generi: Romantico, Fluff
*Avvertimenti: What if...?, Flash fic, Shonen ai
*Rating: Giallo
*Dedica: A quella santa donna che è la Danna (L)
*Prompt: Kuroko no Basket, Kise/Kasamatsu, Più di quel che vedi
*Note: Mi è venuto in mente questo semplice flash, che dovevo assolutamente mettere per iscritto X°°° Legata a “calore”, direi, più che ad ogni altra.
Buona lettura (L)









Ryota voltò il viso ancora sorridente – un ragazzo che riconobbe della sua stessa classe l'aveva appena salutato con un'esclamazione allegra e un braccio alzato in aria: sarebbe stato molto maleducato far finta di nulla. Lo colpì il sole quando superò l'ingresso dell'edificio per immettersi nel suo ampio cortile, il lungo corridoio di cemento grigio che separava le aule dal cancello di ferro.
Un paio di ragazze gli si fecero vicine poco dopo, rosse le guance e vispo lo sguardo. Gli ricordarono l'avvicinarsi del week end, il luna park nuovissimo aperto poco distante dalla scuola, la possibilità di un divertimento senza precedenti. Ryota ringraziò, di cuore e con sincerità immediata, ma dovette dire loro di avere qualche altro impegno.
Arrivò, con una certa calma e lentezza, alla seconda svolta a destra, quella che divideva la strada dell'uscita da quella della palestra. Fece qualche balzo sul muretto che racchiudeva le aiuole e percorse qualche metro in punta di piedi, come se fosse ad una tale distanza da terra da poter essere in pericolo di vita.
-Cosa stai facendo?-
Alzò gli occhi, preso alla sprovvista – e quasi cadde davvero, da quei dieci centimetri di altitudine, con borsone e cartella sulle spalle.
-Non bighellonare: sei in ritardo!-
Lui era già in divisa, lui già teneva il pallone duro degli allenamenti tra le dita. Lui lo guardava con severità e rimprovero, uguale a sé stesso come sempre.
Kise si scusò col suo capitano, gli andò davanti e piegò il capo al perdono, Kasamatsu lo colpì una volta e con un calcio lo mandò in avanti, in un invito energico a fare in fretta, che come punizione gli spettavano dieci giri in più del campo.
Non c'era niente di diverso dal normale, in quella scena: la quotidianità che si ripeteva era così banale e allo stesso così cara nel suo copione preciso ripetuto per l'ennesima volta in tutte le sue sillabe. Ed era quello il particolare che rendeva il tutto speciale, unico, meraviglioso.
Sempre in maniera banale, c'era più di quel che si vedeva, ma sarebbe stato difficile da scorgere, perché comprendeva una serie di sentimenti e fatti che solo due persone potevano conoscere – Kise e Kasamatsu, non altri. I loro sguardi che si incrociavano con una malizia più consapevole, nel ricordo di determinati gesti ed espressioni, non era che uno dei tanti segnali, come la mano sulla schiena che Yukio gli usò nel momento in cui si separarono, anche se solo per pochi minuti. Il “più” solo loro, unicamente loro.
Non c'era realtà esterna mutata né stravolgimenti assurdi in attesa di sconvolgerli: la banalità di ogni giorno era come il condimento dello scorrere perfetto del tempo. Uguale ad ogni altro giorno.
E quando Ryota entrò in cambio con una tuta poco elegante addosso, la palla dalle mani di Kasamatsu rimbalzò a terra e arrivò dritta tra le sue dita, lui balzò in aria e tirò a canestro. Sbagliò e allora sorrise – fu semplicemente bello vedere, alzando lo sguardo sui suoi compagni, che sorrideva anche Yukio.
   
 
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