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Autore: xingchan    30/12/2012    1 recensioni
"Nel suo animo c'era pochissimo spazio per le frivolezze, in realtà.
Perchè nulla può sanare le ferite della morte, questo pensava."
-Accenni Royai-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Si alzò pesantemente dalla poltrona, poggiandosi sul tavolino per non perdere l'equilibrio e cadere. Nel compiere quel gesto, il dorso della sua mano che portava i segni della sua alchimia di Fuoco urtò contro un oggetto freddo e spigoloso.

Una cornice con una fotografia posta all'interno.

Ritraeva Roy giovanissimo insieme ad una Madame Christmas molto più snella e attraente. Il suo sorriso, materno e suadente al tempo stesso, era rivolto esclusivamente al bambino al suo fianco. A dimostrarlo, c'erano quelle dita sottili e gli ghermivano la spalla quasi con forza.

Non la vide più da allora e alcuni commilitoni un giorno di dicembre gli annunciarono la sua morte. Abbastanza serena, era questo che lo confortava. Ciò che invece lo turbava era la sua promessa che non poté mantenere, quella di costruirgli un castello dove poter ricevere clienti sempre più abbienti con le sue care ragazze.

Si era intrattenuto con loro molto più del dovuto, fra whisky e battutine svenevoli, mentre preferiva di gran lunga stare in ufficio con la guardia del corpo più bella che si possa mai desiderare.

Non era di certo un uomo dedito esclusivamente agli svaghi.

Nel suo animo c'era pochissimo spazio per le frivolezze, in realtà.

Perchè nulla può sanare le ferite della morte, questo pensava. La guerra, la sottomissione, i lutti... Tutto ciò che dovette affrontare anni addietro era diventato un macigno dal quale presto si sarebbe liberato, e questo pensiero lo spingeva a vivere gli ultimi anni della sua vita, che si limitava ad accudire i cuccioli di Black Hayate, ormai diventati anch'essi genitori. Lui e la sua magnifica padrona non c'erano più e loro, inconsapevolmente, gli ricordavano la mancanza di coloro che amava, e che non avrebbe fatto altro che amare per sempre.

Uno dei cagnoloni protese il muso verso di lui, accennandogli la passeggiata pomeridiana nelle lunghe e spoglie strade di Central City, che in quel momento della giornata cominciava a spopolarsi come solitamente succedeva alle grandi metropoli. Nonostante molte persone e automobili si accalcavano per ritornare alle proprie abitazioni, Mustang si sentiva terribilmente solo. In effetti, la sua solitudine interiore cominciò dalla morte di Maes Hughes.

Più un padre che un vecchio amico. Un padre che lui non ebbe mai e che un qualche essere superiore si prodigò di regalargli. Ora non sentiva più quel bisogno di vendetta che sfogò tempo addietro su Envy, semmai era gratitudine. Gli risultava profondamente giusto e doveroso provare quel sentimento. Se era rivolto alla scienza o al Fondatore, non sapeva dirlo. Era soltanto consapevole della sua inferiorità e della sua misera condizione di essere umano.

Il suo procedere sembrava così appesantito e stanco da lontano, ma manteneva quell'austerità che ai suoi sottoposti piaceva tanto.

Soprattutto a Riza Hawkeye.

Che amore strano fu il loro...

Un tacito amore che non ebbe mai l'occasione di sbocciare appieno, ma preservato nel cuore di ciascuno come il più inaccessibile dei tesori. Mai un solo riferimento al riguardo. L'esercito non l'avrebbe mai permesso.

Così come non permise all'alchimista d'Acciaio di mantenere il suo titolo senza alchimia. Arruolarlo ed avanzarlo di un paio di gradi fu tutto quello che poterono fare per lui.

I suoi occhi scuri si spostarono fra un lampione affievolito ad alcuni fiori sparsi per la strada, prova inconfutabile che qualche fioraio aveva appena chiuso il proprio carretto.

Sorrise e avanzò verso casa fissando dritto davanti a sé. Lui e Edward avevano così tanto in comune. Uno era la copia dell'altro.
Stessa testardaggine, stessa determinazione.

Avevano addirittura la stessa cicatrice che deturpava loro la stessa zona del corpo. Se non fosse stato per il colore degli occhi e dei capelli la gente li avrebbe scambiati per fratelli.

Il cane che teneva al guinzaglio si guardava attorno spaesato. Perdendosi nei suoi pensieri, Mustang non si era accorto della notte imminente.

Il vento soffiò sempre più forte. Reggendo una falda del suo cappello scuro e agguantando più saldamente la striscia di cuoio, sparì all'orizzonte.
 
 
 
 
 
   
 
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