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Autore: yllel    01/01/2013    7 recensioni
Sherlock e' tornato. Ma dopo due anni, deve affrontare le conseguenze della sua finta morte e del suo ritorno. Per ognuna delle persone a lui care, perderlo ha significato qualcosa... ma anche ritrovarlo e' difficile. Ambientata dopo la seconda serie.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Grazie a pepy68 e reader98 per le loro recensioni.
 

CONSEGUENZE
LESTRADE

 
“Ispettore, vi rivolgerete ad un consulente esterno per proseguire l’indagine?”
Nella sala della conferenza stampa calo’ un improvviso silenzio.
L’espressione dell’ispettore Greg Lestrade cambio’ impercettibilmente, ma i giornalisti che lo conoscevano da anni capirono subito quanti sforzi stesse facendo, per non urlare addosso al novellino in ultima fila che aveva posto una domanda cosi stupida.
Nessuno  faceva piu’ questo tipo di domande, ultimamente, se voleva continuare ad essere ammesso alle conferenze stampa di Scotland Yard.
“Che intende dire?” il tono glaciale dell’ispettore risuono’ nel microfono davanti alla sua bocca.
Il giovanotto sembro’ improvvisamente rendersi conto della gaffe che aveva fatto, perche’ si guardo’ disperatamente intorno e poi, si schiari’ la voce, cercando di racimolare un po’ di coraggio per proseguire. Tutti i suoi colleghi avevano simultaneamente trovato un grosso interesse nei loro registratori e tablet.
“Ehm... ecco. L’indagine sembra a un punto morto e Sherlock Holmes e’ tornato... mi chiedevo solo se”
“Siamo in grado di gestire la cosa senza inutili interferenze dall’esterno, glielo assicuro.” La voce secca e decisa di Sally Donovan intervenne a mettere fine al momento di imbarazzo.
“E’ tutto, signori. Buongiorno”
Tutti gli altri giornalisti della sala sembrarono improvvisamente ritrovare fiato e cercarono di urlare ancora qualche domanda, ma inutilmente. L’ispettore e il sergente si alzarono e uscirono dalla stanza.
“Dannazione!” la donna perse immediatamente tutta la sua compostezza non appena furono nella stanza adiacente. Fece un moto di stizza.
Lestrade decise di ignorarla, non aveva davvero voglia di sentirla lamentarsi su come Sherlock Holmes avesse sempre rappresentato una spina nel fianco.
Da vivo.
Da morto.
Da redivivo.
Sempre. Sempre. Sempre.
Primali metteva in ridicolo, ma il suo apporto nelle indagini era spesso piu’ che decisivo.
Si era buttato da quel tetto, e in molti avevano cominciato a chiedersi in cosa Scotland Yard avesse sbagliato: se era colpevole, perche’ gli avevano permesso cosi spesso di lavorare con loro?
Se era innocente, perche’ non erano riusciti a dimostrarlo e lui si era suicidato?
La campagna stampa era stata feroce.
Era tornato, e i media ci aveva sguazzato, commentando a suon di titoloni la sua innocenza, celebrandolo come un eroe geniale e chiedendosi se avrebbe ripreso il suo ruolo di consulente investigativo non solo a titolo privato, ma anche come supporto alla polizia.
Era stata una domanda che anche Scotland Yard aveva dovuto porsi.
Il sovrintendente non poteva dimenticare cio’ che era successo in passato, ma non poteva neppure ignorare l’opionione pubblica e le numerose pressioni dall’alto (molto in alto) che gli erano arrivate.
La questione era stata scaricata sulle spalle dell’unico uomo, che aveva dimostrato di poter reggere la collaborazione con Sherlock Holmes.
L’uomo che in fondo, aveva sempre creduto e sperato che ci fosse del buono in quel genio dal carattere particolare.
Spettava quindi a Greg Lestrade, decidere in merito alle modalita’ del ritorno di Sherlock nelle indagini di Scotland Yard... e la questione fino ad ora si era risolta con chiamate per poche e inutili consulenze, per le quali perfino Anderson aveva la risposta giusta.
Con grande stupore di tutti, Sherlock arrivava sul posto, tratteneva le sue osservazioni acide e scortesi e dava il suo parere, prima di ritornarsene da dove era venuto.
Oh, ma Lestrade lo conosceva bene... Lui aveva sicuramente un piano.
Stava facendo un enorme sforzo di volonta’, come se volesse davvero farsi perdonare il suo inganno e pagare per le sue bugie.
Sembrava stesse dando a tutti loro un po’ di spazio.
Per riabituarsi a lui.
 
Forse era davvero cosi. John Watson diceva che, nonostante la montagna di sms, non si era piu’ azzardato a cercarlo di persona.
Ma sul fatto che fosse sinceramente dispiaciuto e non fosse tutta una recita, questo era un altro paio di maniche.
Ma non sarebbe spettato a lui doverlo scoprire, non era davvero piu’ la persona adatta.
Lestrade scosse la testa: qualcuno aveva addirittura insinuato che lui sapesse che il suicidio era fasullo.
Nessuno che conoscesse anche solo un minimo Sherlock Holmes, avrebbe davvero potuto sospettare che ci fosse anche solo un briciolo di verita’ in quell’idea.
Sherlock non aveva bisogno di nessuno.
Aveva tenuto fuori da quella storia anche John Watson, perche’ avrebbe dovuto rivolgersi a lui?
E ora era ritornato.
Voleva ricominciare.
Voleva riprendere la sua vita di prima, come prima. E a breve avrebbe smesso di essere paziente e avrebbe ricominciato a pretendere che tutti facessero a modo suo ma questa volta, Lestrade era pronto.
Lo era dal giorno in cui gli avevano annunciato che Sherlock era ancora vivo, stava solo aspettando il momento giusto.
Senti’ suonare un messaggio in entrata e prese il cellulare.

SAI BENE CHE AVETE BISOGNO DI ME, PER QUESTO CASO. SH

Rimase per un attimo a contemplare le parole sullo schermo.
Poi cancello’ l’sms.
Non ora.
Prima, il Bart’s.

***

Quando usci’ fischiettando dall’ospedale, era quasi il tramonto. Era una serata piacevole, la gente sembrava non avere fretta come al solito e passeggiava godendosi la temperatura gradevole di inizio primavera.
“Beh, male non fara’” si disse Lestrade, decidendo di evitare il taxi a favore di una camminata.
“Posso unirmi a te, ispettore?” la voce profonda arrivo’ dalle sue spalle.
Lui si blocco’ sul marciapiede, il suo buonumore sparito.
Fece una smorfia e rispose senza voltarsi.
“Direi di no” riprese a camminare, ma una serie di passi affrettati che lo raggiungevano lo fece bloccare di colpo.
“Sherlock!” si giro’ a guardarlo con furore.
“Non seguirmi, o ti faccio arrestare!”
Sherlock gli si fece piu’ vicino.
“Con quale accusa? Camminata insieme a un vecchio amico?”
Al suo tono ironico, Lestrade decise di giocare sullo stesso piano e si guardo’ intorno con un’espressione beffarda.
“Non vedo nessun amico, solo un rompiscatole che non capisce quando e’ indesiderato. E sta zitto!” esclamo’, bloccando Sherlock che aveva aperto bocca “non ti faro’ entrare nel caso, abbiamo delle buone piste, non ci servi!”
“Piste inutili!” rimbecco’ Sherlock.
“Che seguiremo comunque!” strillo’ l’ispettore, facendo voltare diversi passanti.
I due uomini rimasero a guardarsi sul marciapiede.
Alla fine, Lestrade alzo’ le mani in segno di resa. Era inutile cercare di resistere a Sherlock. Forse era il momento giusto, dopotutto.
A questo punto, un momento vale l’altro.
“Sai che ti dico?” comincio’ “Lascia stare. Entra nel caso, lo lascero’ a qualcun altro. Sono sicuro che Hopkins sara’ ben felice di avere l’opportunita’ di rimediare una bella figura, anche se significa avere a che fare con te.”
Si volto’ con l’intenzione di andarsene in fretta, ma le parole successive lo bloccarono di nuovo.
“Perche’ non vuoi piu’ lavorare con me?” la domanda fu posta con quel tono curioso e riflessivo, che precedeva sempre uno Sherlock che cominciava a dedurre per avere la sua risposta.
Lestrade non parlo’, ma fece un profondo sospiro.
Ci siamo.
Le parole fluirono veloci e precise.
“All’inizio ho pensato che fosse una ripicca, per questa storia del finto suicidio e ti ho lasciato fare. Ma poi sono trascorse le settimane... hai cominciato a chiamarmi, si, ma sempre per casi veloci e francamente offensivi, lasciamelo dire.
Ho pensato che prima o poi ti sarebbe passata, ci sarebbe stato veramente bisogno di me e avresti messo da parte l’orgoglio.
Ora, sei pronto a farmi rientrare per qualcosa di importante, ma ti fai da parte.” Sherlock gli giro’ intorno e comincio’ a scrutarlo con attenzione.
“Non sei stato all’ospedale per lavoro. I tuoi abiti non sono in ordine, la tua camicia ha un polsino slacciato ed e’ per meta’ fuori dai pantaloni, una scarpa non e’ allacciata bene... ti sei spogliato e poi rivestito in fretta. Eri ansioso di andartene, ma fischiettavi quando sei uscito... hai avuto una visita medica, l’ultima di una serie che evidentemente ti crea ansia, ma il responso non e’ stato negativo” Sherlock continuo’ ad osservarlo, fino a che sul suo viso non comparve una smorfia di sospresa.
“Lestrade...”
L’ombra di un sorriso apparve sul volto dell’ispettore.
Erano passati tre mesi prima di avere una diagnosi certa e definitiva: ricordava esattamente il momento di un anno fa, in cui il dottore l’aveva fatto sedere nel suo studio e aveva cominciato a parlargli con voce calma e misurata, come aveva gia’ fatto con chissa’ quanti pazienti prima di lui.
Tre mesi di analisi ed esami, prima che gli venisse spiattellata la sua condanna a morte con un sacco di termini tecnici che piano piano aveva cominciato a comprendere e imparare, e Sherlock tornava e lo capiva in meno di un minuto.
Potrebbe essere quasi divertente.
Quasi.
Lestrade lo guardo’ dritto in faccia.
“Bene, genio. Adesso lo sai. Che bella sorpresa, eh? Sapevo che lo avresti dedotto, non appena avessi avuto modo di darmi un’occhiata piu’ approfondita.”
Sherlock rimase in silenzio, a corto di parole. Nei suoi occhi passo’ un lampo di incertezza.
“Oh avanti!” l’ispettore fece un mezzo sorriso “non sto morendo, non ancora per lo meno... il dottore dice che sto bene, e’ una malattia strana, potrebbe volerci ancora un sacco di tempo. E prima che tu me lo chieda, John non ne sa nulla e ho visto piu’ di uno specialista...solo che hanno tutti la stessa risposta.
E comunque, non e’ per questo che non voglio lavorare con te! Sei uno stupido idiota che insiste nel cacciarsi nei guai e pensa di riuscire sempre a cavartela! Non sei al di sopra di tutto e di tutti, lo sai vero?”
Scosse la testa all’espressione di Sherlock.
“Ho sempre avuto paura, che un giorno ti saresti spinto troppo oltre, che perfino per te sarebbe stato impossibile cavartela... quando ho saputo che ti eri buttato mi sono detto ecco, ce l’ha fatta, si e’ rovinato definitivamente... quell’idiota non ha saputo vedere il limite e l’ha attraversato.
E sono stato cosi arrabbiato con te, cosi deluso da me perche’ non ero riuscito a darti un freno. Credo che in questo io e John Watson ci siamo fatti una bella concorrenza, ma vedi... io avevo delle responsabilita’ maggiori, nei tuoi confronti.
Le ho sempre avute, fin da quando ti ho conosciuto. Io ho contribuito a creare Sherlock Holmes... ti ho sempre lasciato fare, ti ho sempre dato spazio. Troppo spazio.
Tu facevi e disfacevi, andavi e venivi a tuo piacimento... non ti ho mai posto dei paletti.
Non mi prendero’ di nuovo questa responsabilita’, Sherlock. Non ho piu’ tempo per permettermelo. Lascio a qualcun altro questa bella incombenza.”
“Io...”
Lestrade si volto’ e riprese a camminare, certo che non sarebbe piu’ stato seguito.
Per la prima volta da quando lo conosceva, l’espressione di Sherlock era di totale smarrimento.
Per un attimo, penso’ davvero di lasciarlo cosi.
Oh, accidenti a lui!
No, che non poteva.
Dopo pochi metri, si blocco e si giro’ di nuovo verso la figura che era rimasta ferma sul marciapiede.
“Comunque ci credo ancora, sai? Per quella faccenda del buon uomo... non ho perso le speranze!”
Si porto’ due dita alla fronte a mo’ di saluto e poi se ne ando’.

***

“Eravamo ben certi che il nostro lavoro ci avrebbe portato ad una rapida conclusione, fin da subito la pista da seguire e’ stata chiara. Naturalmente non potevamo esporci troppo, per non rischiare di mettere sul chi vive i criminali”
“Ehi, si puo’ spegnere quella robaccia? Mi va di traverso la birra!” l’uomo seduto in fondo al bancone agito’ il bicchiere quasi vuoto in direzione del proprietario del pub, che con un gesto noncurante cambio’ canale su una partita di calcio.
Lestrade osservo’ con poco interesse il volto dell’ispettore Hopkins sparire dallo schermo: era comunque una conferenza stampa noiosa e lui sapeva gia’ come erano andate le cose. Era anche sicuro che i giornalisti non ci avrebbero impiegato troppo tempo, a scoprire il ruolo determinante di Sherlock nella soluzione del caso.
“Potremmo dire che e’ stata una giornata fruttuosa” disse una voce al suo fianco.
Lestrade fece un sorriso.
“Potremmo” concordo’ “Che ci fai qui?”
Sherlock scivolo’ sullo sgabello vicino.
“Bevo una birra con un vecchio amico” levo’ il bicchiere verso di lui, in un brindisi silenzioso.
L’ispettore alzo’ un sopracciglio.
“Non ti ho mai visto bere birra”
Sherlock alzo’ le spalle.
“C’e’ sempre una prima volta, non credi?” si porto’ la bevanda alla bocca e ne prese un lungo sorso.
L’altro fece lo stesso.
Una delle squadre impegnate nella partita segno’ un goal. Da qualche parte nel locale, qualcuno diede un gemito di insofferenza.
“Hopkins e’ un idiota” disse infine Sherlock.
Lestrade sorrise di nuovo.
“Mi e’ giunta voce che non hai mancato di farglielo notare. Piu’ di una volta”
Anche Sherlock sorrise, poi ridivenne serio.
“Questa tua malattia...” comincio’ piano.
“Non ne voglio parlare” lo interruppe l’ispettore “ci ho perso sopra molto tempo, all’inizio... non posso batterla, non posso fregarla. Ma posso conviverci e fino a che mi sara’ possibile, lo faro’ alle mie condizioni”
Sherlock ritorno’ in silenzio. Era strano, vederlo cosi.
“Ho saputo che John torna a vivere con te”
“Gia’”
Lestrade si appoggio’ allo sgabello, osservando pensieroso il suo bicchiere.
“Ho perso la scommessa, accidenti. In tutto il dipartimento, solo io e un tizio della sezione rapine avevamo previsto che ci avrebbe messo piu’ di due mesi... quello mi ha fregato per una settimana”
“Per un po’, io ho temuto che non sarebbe mai tornato”
L’ispettore scosse la testa al tono serio e sincero con cui la frase era stata pronunciata.
“Impossibile... quell’uomo e’ un soldato e un medico. Non c’e’ combinazione migliore, per farlo interessare ai casi disperati” batte’ la mano sulla spalla del suo compagno,  e si alzo’ in piedi.
“Io me ne vado. E... complimenti, hai risolto il caso in modo brillante. Come sempre, del resto”
Comincio’ ad infilarsi la giacca.
“Faro’ notare a Hopkins che e’ un idiota molte altre volte ancora.”
Greg rimase con una manica a mezz’aria.
“Gli rendero’ la vita impossibile, a lui e a chiunque altro... sai bene che ne sono capace”
“Sherlock...”
“Me li hai dati” affermo’ quest’ultimo alzandosi anch’egli in piedi “mi hai dato dei limiti, piu’ di quanti tu abbia mai potuto accorgertene”
Lestrade lo osservo’ per un attimo e ripenso’ al suo primo incontro con Sherlock. A come era riuscito a dargli una possibilita’ di incanalare le sue energie verso qualcosa di positivo.
L’aveva conosciuto quando era ancora un ragazzino troppo intelligente e troppo fatto, che ancora non riusciva a dare una disciplina a tutte le sue enormi potenzialita’.
L’aveva aiutato a trovare una strada e uno scopo.
Certo, anche la sua carriera ne aveva beneficiato, anche se con alti e bassi. 
Lestrade in quegli anni aveva visto Sherlock crescere, prendere sempre piu’ consapevolezza delle sue capacita’ e diventare sempre piu’ distaccato, dar prova di grande noncuranza nei confronti dei sentimenti altrui e trattare male un’infinita’ di persone... ma l’aveva anche visto salvare delle vite, ridare speranza alla gente.
E alcune volte, l’avevano fatto insieme.
Ricordo’ a se’ stesso per l’ennesima volta che l’uomo di fronte a lui si era buttato da un tetto e se ne era andato chissa’ dove per due anni, per salvare delle persone.
Per salvare anche lui.
Sorrise.
“Si... forse si, dopo tutto”
“Potresti continuare a farlo, l’hai detto anche tu che ci credevi ancora, alla faccenda del grande uomo che poteva diventare anche buono” Sherlock distolse lo sguardo, evidentemente in difficolta’ per quella conversazione.
“E togliere tutto il divertimento a Hopkins e agli altri?”
Sherlock fece una smorfia.
“Puo’ darsi che a volte ci sara’ una possibilita’ anche per loro”
Quando sara’ il momento.
Lestrade annui’, comprendendo a pieno l’affermazione.
Se ci sara’ bisogno, e io non ci saro’ piu’.
Fini’ di infilarsi con calma la giacca.
“Bentornato, Sherlock”
 
Prossimo capitolo: Mrs Hudson.
 
 
 
 
 
  
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