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Autore: CBradbury    02/01/2013    2 recensioni
Dalla storia: "- Leggo nei tuoi occhi una certa curiosità, ragazzino – osservò l’uomo, mentre l’altro girovagava per tutta la stanza, toccando ogni cosa passasse sotto i suoi occhi.
- Non capisco come sia possibile che questa cabina sia più grande al suo interno! Non capisco perché ci sono tutti questi cosi qua, sopra la console; e non capisco perché questa cabina sia atterrata proprio nel cortile di un motel! –
- Calma ragazzo, troppe domande e troppo poco tempo! -"
Una Doctor!Castiel e Companion!Dean senza nessuna pretesa, che dedico alla Dean del mio Sam.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, purtroppo, ma sono frutto della genialità di Eric Kripke. Non scrivo a scopo di lucro, né intendo offendere qualcuno. 



 



We're the heroes of our own story 

 




Esistevano solo due cose che Dean Winchester realmente odiava: la sua vita e la solitudine. E purtroppo, proprio questi due elementi erano nettamente collegati tra di loro.

Suo padre era costantemente assente e non c’era giorno in cui poteva stare assieme a lui per più di un’ora. Senza suo padre si sentiva così solo che l’unica persona che lo rendeva felice era suo fratello, Sammy. Essendo troppo piccolo, il fratello minore non poteva però uscire con lui per un giro in bicicletta o per giocare a pallone.

A volte si domandava se la solitudine fosse una malattia perché diamine, si sentiva malissimo. E malissimo era dire poco. Senza nessuno con cui crescere assieme o condividere qualche esperienza, Dean non sarebbe mai diventato nessuno. Sarebbe sempre rimasto a vivere in squallidi motel sparsi per gli Stati Uniti, mentre suo padre avrebbe fatto quel suo strano lavoro di cui parlava a mala pena. Quando avrebbe raggiunto la maggiore età si sarebbe trasferito in qualche paesino e si sarebbe iscritto al college e forse, se avesse avuto fortuna, si sarebbe trovato anche un lavoro. Avrebbe tanto voluto essere un meccanico… ah, quanto amava le auto!

Mentre l’Impara del ’67 del padre sfrecciava sulla strada inghiottita dalla nebbia, Dean abbassava le tapparelle e si preparava ad un’altra nottata solitaria, in compagnia del debole russare del fratellino e la sua amata tv.

Nonostante avesse solo otto anni, nessuno gli aveva mai detto a che ora andare a dormire, o magari cos’era più salutare mangiare alla sua età, quindi tutto quello che fece fino alle tre di notte fu mangiare patatine e guardare film dell’orrore con protagoniste delle enormi formiche distruttrice di mondi.

Alle tre e dieci minuti, mentre i popcorn scoppiettavano nel microonde e ormai in tv non c’era più nulla di interessante da guardare, Dean udì uno strano rumore. Era sicuro che fosse simile ad una lavatrice rotta o qualcosa del genere, ma la cosa strana era che proveniva dal cortile del motel! Com’era possibile che ci fosse una lavatrice rotta nel cortile?
Controllò Sammy un’ultima volta prima di mettersi la giacca ed uscire per dare un’occhiata; la curiosità di Dean arrivava alle stelle.

Corse giù per la rampa di scale tentando di fare meno rumore possibile, ma allo stesso tempo, affrettando il suo passo ogni gradino che faceva.

Quasi si lanciò sul portone d’entrata del motel per aprirlo e quando lo spinse, finalmente, vide l’oggetto che provocava quello strano rumore. Se quello si poteva ritenere un oggetto.

Dinnanzi a sé c’era un’enorme cabina telefonica di colore blu con una forte luce proveniente dal suo interno. Avrebbe giurato di star sognando, ma quando si diede un pizzicotto in faccia per controllare, dovette ricredersi. Era vero! Non stava sognando!

- Non ho mai visto nulla di più figo! – urlò poi, non ricordandosi di essere nel cortile di un motel dove chiunque avrebbe potuto sentirlo.

Saltellò sino alla porta d’ingresso dove si soffermò per parecchi minuti. Nonostante la curiosità fosse molta e la paura minima, si ricordava comunque tutti gli avvertimenti del padre rispetto alle “cose strane”. Sin da quando Dean aveva inalato il suo primo respiro, il padre, John, gli aveva ricordato ogni singolo giorno i pericoli del mondo esterno. Gli aveva ricordato che non sempre tutte le persone che si incontrano nella vita sono “buone” e vogliono esserci amiche. Il suo consiglio più comune era “Se mai dovessi trovarti in una situazione veramente strana, combatti o scappa”. Dean ormai era consapevole che il padre gli stesse nascondendo qualcosa, poiché non gli aveva mai spiegato il suo concetto di “situazione strana” o perché dovesse persino combattere.

Scacciò via ogni tipo di pensiero e liberò la sua mente. Poggiò la sua mano sulla maniglia biancastra della porta e--

- No, non è possibile! Sexy, ti ho riparato la settimana scorsa! – blaterava l’uomo in mezzo alla cabina telefonica. Sì, alla cabina. Dean non ci poteva credere! Era una cabina più grande all’interno!

- No no no no! – urlò poi l’uomo – ti prego non esplodere! –

E dopo di che, pochi secondi dopo, la stanza si riempì di un fitto fumo di conseguenza ad un forte scoppio provocato da chissà che cosa. Il piccolo Dean iniziò a tossire e l’uomo di colpo si bloccò, cessando quel suo avanti ed indietro per tutta la cabina.

Dean alzò il viso e puntò i suoi due occhioni sulla figura di fronte a sé, incerto sul da farsi. Scappare o restare?

Quel posto era per qualche motivo a lui sconosciuto davvero accogliente, nonostante il disordine e la puzza di bruciato. Tutto attorno a lui c’erano pareti di un arancione brillante e al fondo della sala poteva vedere una scala a chiocciola che portava ad un piano superiore. Al centro dell’enorme stanza c’era una sottospecie di enorme console. I comandi erano principalmente leve o bottoni, ma ogni tanto si potevano vedere dei lunghi fili di ogni tipo di colore e anche molle, schermi e altri mille aggeggi strani a cui Dean non sapeva dare nome.

L’uomo strambo si avvicinò a Dean con passo lento e con la fronte corrucciata, inginocchiandosi proprio davanti al ragazzino che continuava a tenere i suoi occhioni verdi puntati sulla figura di fronte a lui.

- Continuerai a fissarmi così per tutto il tempo, giovanotto? – domandò dopo qualche attimo lo strano individuo.

- Non… non ti stavo fissando! – si giustificò il Dean, che abbassò lo sguardo, consapevole di star facendo proprio quello che il signore gli aveva detto. Era impossibile non guardare quello strano individuo e non rimanere incantati da quei due occhi così intensi e blu. Un blu simile al cielo infinito ed al mare leggermente increspato dalle onde. Un blu che tanto gli ricordava quello della cabina in cui in quell’esatto istante stava camminando.

L’uomo si allontanò da lui, tornando dopo pochi minuti con addosso un trenchcoat tutto stropicciato e attorno al collo una cravatta azzurra, che risaltava le sue due enormi iridi blu.

- Leggo nei tuoi occhi una certa curiosità, ragazzino – osservò l’uomo, mentre l’altro girovagava per tutta la stanza, toccando ogni cosa passasse sotto i suoi occhi.
- Non capisco come sia possibile che questa cabina sia più grande al suo interno! Non capisco perché ci sono tutti questi cosi qua, sopra la console; e non capisco perché questa cabina sia atterrata proprio nel cortile di un motel! –

- Calma ragazzo, troppe domande e troppo poco tempo!  -

- Ma – iniziò, bloccandosi subito in partenza – io voglio sapere! – disse quasi in un sussurro, mentre il viso dell’altro veniva riempito da un enorme sorriso.

- E forse, un giorno, saprai… - gli rispose con sincerità l’uomo, che per confortarlo poggiò la sua mano sulla spalla del giovane.

Dean alzò lo sguardo triste su quello del più grande e quando finalmente i loro occhi si incontrarono, Dean capì che l’uomo che aveva davanti non stava mentendo. Finalmente anche lui sorrise.

L’uomo si alzò di scatto, ricordandosi che aveva un lavoro da finire e, velocemente, salutò il giovane con una mano.

- Ci rivedremo ancora… uhm… com’è che ti chiami? –
- Dean Winchester –

- Oh Dean Winchester… il tuo nome è degno di un grande eroe. Non trovi? –

- Non… non penso. Gli eroi non esistono e credo che mai sarò uno di loro –

Il più grande scosse la testa.

- Dean, io penso che siamo noi gli eroi della nostra stessa storia(*) – gli confidò – Se mai un giorno ci rivedremo, sono sicuro che vedrò un Dean Winchester differente! –
Dean gli regalò un ultimo sorriso, mentre l’uomo era già intento a riparare qualche strambo aggeggio.

Si incamminò verso la porta d’uscita e quando mise piede fuori dalla cabina, gli venne in mente un’ultima domanda.

- Hey! Mi sono dimenticato di chiederti il tuo nome… -

- Il mio nome? –

- Sì, ecco, il mio è Dean… qual è il tuo? –

- Dottore! Chiamami semplicemente il Dottore! –

- Dottore chi? –

Ma prima che il Dottore potesse rispondergli, la porta si chiuse di fronte a lui, per via del vento che era sicuro non ci fosse fino a pochi minuti prima.

Confuso e triste di dover lasciare quell’uomo tanto misterioso quanto gentile e simpatico, si incamminò verso l’entrata del motel, con la testa bassa e la mente colma di pensieri.

Il suo ultimo desiderio prima di mettersi a letto, fu quello di rivedere ancora una volta quei due occhi azzurri, che tanto l’avevano intrigato e incuriosito.

Non sapeva, però, che prima o poi, in un futuro molto vicino, lui e il Dottore si sarebbero incontrati di nuovo e avrebbero vissuto così tante avventure, che il piccolo Dean Winchester non avrebbe mai potuto immaginare.

Sarebbero potuti essere degli eroi, insieme. 






(*) “I think we all see ourselves as the heroes in our own lives” è una frase a parer mio meravigliosa di Tom Hiddleston. L'ho un po' modificata, ma il succo è quello. 




Angolinoinoino!

Sono tornata finalmente su Efp dopo tanto tempo e ne sono davvero felicissima!
La cosa che forse più mi terrorizza, è il fatto di approdare in un nuovo fandom. Devo avere paura? Oppure siete tutti carini e coccolosi? 
Sì, dai che lo siete! -wwwwww-
Ho iniziato a guardare Supernatural quest'estate e mi sono messa in pari circa un mese fa e dopo di che, ho iniziato a scrivere fanfiction.
La mia OTP è la Destiel, quindi saranno principalmente su di loro, ma non si sa mai, potrei anche scrivere sulla Sabriel! **
Anyway, questa è la mia prima one-shot su questa meravigliosa coppia e ho voluto fare un crossover perché sono una grande amante della superwho! - wholock, superlock, superwholock e chi ne ha più ne metta! -
So, spero che vi piaccia çWWWç 
In questo caso Dean è il companion - diciamo futuro companion... - e io nostro Castiel è il Doctah! ** Ah, quanto sono belli. 

E niente, vorrei dirvi che anche se sono nel fandom di SPN relativamente da poco, in questi mesi ho avuto l'occasione di conoscere degli hunters meravigliosi, che mi hanno accolta benissimo e mi hanno fatto sentire parte di una meravigliosa famiglia!
Siete, anzi, siamo un fandom meraviglioso <3 
Un bacione a tutti! 




 

 
  
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