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Autore: LaMicheCoria    02/01/2013    4 recensioni
-Ho i capelli bianchi, le rughe, mi manca il fiato anche solo nell'accarezzarti il viso- rispose lei e tracciò con un'unghia ingiallita il profilo della cicatrice che gli aveva diviso il sopracciglio -E una voce gracchiante come quella dei corvi- cercò di ridere, ma quello che le sgorgò dalle labbra fu solo un latrato catarroso misto a saliva. Serrò la bocca impastata, emettendo un Mh prolungato e gorgogliante.
-Tuo è il colore del ghiaccio che palpita bianco al ruggito della folgore, e gli alberi più saggi sono quelli che contano più nodi sui propri rami- il Dio le sorrise di nuovo, sistemandole una ciocca stopposa dietro l'orecchio.

[Thor/Jane]
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Sif, Thor
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono,
ma sono di proprietà della Marvel ©

 

 

 

 

 

.: Neve e Nodi :

 

 

Thor le prese la mano e Jane capì quanto fosse diventata insignificante rispetto a lui. Filamenti nodosi di carne contro il palmo piagato dall'impugnatura di Mjolnir, dita artritiche racchiuse da nocche ancora forti.
-Sono passate estati e primavere, l'autunno ha cinto più volte la fronte dell'inverno con una corona di foglie rosse, tuttavia la tua bellezza, mia Jane, non ha conosciuto la sfioritura-
-Ho i capelli bianchi, le rughe, mi manca il fiato anche solo nell'accarezzarti il viso- rispose lei e tracciò con un'unghia ingiallita il profilo della cicatrice che gli aveva diviso il sopracciglio -E una voce gracchiante come quella dei corvi- cercò di ridere, ma quello che le sgorgò dalle labbra fu solo un latrato catarroso misto a saliva. Serrò la bocca impastata, emettendo un Mh prolungato e gorgogliante.
Il Dio del Tuono socchiuse gli occhi con un sorriso impalpabile, e l'espressione fu tanto cara e amorevole che Jane si sentì ancora come quel Giorno in New Mexico, quando il cielo era azzurro e nessuno credeva più alla mitologia norrena. Ma c'erano le gambe magre e le coperte d'ospedale a farle ricordare il presente, gli ascessi di tosse, le amnesie, la vista offuscata, e quella stanchezza immane e terribile che da settimane, ormai, la costringeva a letto.
Le stelle, sole, erano rimaste immutate oltre la finestra di quella camera muffita e lei non aveva smesso di studiarle fino a quando gli anni non avevano intrecciato tra loro lettere e parole, fino a quando del Ponte di Einstein-Rosen non era rimasto che qualche vago ricordo nel pulviscolo della memoria.
Gli astri erano rimasti a fissarla, immobili, mentre affondava le dita tra i capelli sempre più bianchi, incapace di portare avanti anche il calcolo più semplice, o mentre stringeva al petto una foto del dottor Selvig per un po' di conforto.
Non avevano conosciuto l'avanzare dell'età e Thor con loro. Nulla era cambiato in lui, non l'aspetto, non gli occhi, né il carattere e nemmeno il sorriso. Solo la cicatrice al sopracciglio e una ferita fresca sullo zigomo, e poi non rompeva più il boccale per dimostrare l'apprezzamento per la bevanda -Questo, le aveva raccontato, gli era costato il risentimento di vecchio oste guercio di Asgard, che si era sentito insultato dalla mancanza di entusiasmo verso il suo idromele migliore.
-Tuo è il colore del ghiaccio che palpita bianco al ruggito della folgore, e gli alberi più saggi sono quelli che contano più nodi sui propri rami- il Dio le sorrise di nuovo, sistemandole una ciocca stopposa dietro l'orecchio.
-Una sposa di Asgard sarebbe stata più degna di te-
Le servì tutto il fiato rancido che recalcitrava nei polmoni per mettere insieme quelle poche parole. Thor si incupì, gli occhi si abbassarono a contare le trame del decoro che si rincorrevano sulla coperta stantia.
-Ma sarebbe stata degna del mio cuore?-
Jane si sarebbe messa a piangere, se la vecchiaia non le avesse asciugato anche le lacrime; con la mano ancora libera accarezzò la guancia del figlio di Odino, e le vene svettarono bluastre sulla pelle chiazzata quando lo invitò dolcemente a voltarsi.
-Una sposa di Asgard non sarebbe stata mortale e non ti avrebbe lasciato solo-
Qualcosa sfolgorò negli occhi di Thor: un'espressione che Jane non seppe decifrare, ma che se avesse avuto qualche anno di meno avrebbe punito con un sonoro scappellotto sulla nuca. Un ghigno divertito, l'assoluta consapevolezza di potere ciò che voleva dinanzi alla limitata e semplice realtà degli esseri umani.
-Non mi lascerai solo-
-Sono così stanca, Thor- ammise e le spalle cascarono, misere, mentre si riappoggiava sul guanciale. Si sentiva stanca, troppo stanca. Anche solo parlare era diventata una fatica insopportabile, un prosciugamento costante di energia. Forse, forse il mattino dopo sarebbe andata meglio, forse l'alba le avrebbe dato nuova forza, ma per vedere l'alba doveva riposare. Dormire. Chiudere gli occhi e aspettare il bacio del nuovo giorno.
-Sif si prenderà cura di te-
E prima che Jane potesse chiedere o anche solo protestare, la guerriera di Asgard entrò nella stanza; fino a quel momento era rimasta in cucina, in silenzio, senza fiatare o dar sentore di sè nemmeno con un sospiro -e fino a quel momento Jane si era persino scordata della sua presenza. E sì che doveva ben aver domandato di lei a Thor quando lo aveva visto arrivare in sua compagnia.
Scosse il capo e corrugò la fronte, ma il fiato sgretolò le parole invece di modellarle. Rimase dunque raggomitolata sotto le coperte, mentre Thor si faceva da parte e lasciava il posto a Sif, splendida nel suo busto di cuoio tirato con inserti di ferro, i gambali e gli schinieri di metallo smaltato.
La guerriera posò un ginocchio a terra e scostò le lenzuola, facendo scorrere le braccia attorno al corpo di Jane. Questa avvertì le dita dell'altra che stringevano le spalle ed il retro delle ginocchia; ebbe un brivido quando Sif la sollevò, il volto suo e quello di Thor si mescolarono alle tonalità grigiastre della camera, avvolta da quella che le sembrava quasi una sorta di nebbia terribilmente pastosa. Un sapore acido le serpeggiò in bocca, i muscoli parvero allentarsi con uno schiocco muto e crepitante, le orecchie rombarono nel silenzio ovattato che pesava sulle palpebre.
-Non temere, figlia di Midgar, giacchè Brunilde mi ha concesso l'onore di accompagnarti fino alla sua mensa- le parole di Sif sfumarono in lontananza, si torsero nell'incedere dell'ombra, scesero nelle vene come fuoco.
-Non temere, mia Jane, e riposa-
Non vide la mano di Thor, ma ne avvertì il calore sulla fronte. A quel tocco, ogni stanchezza si sciolse nella consapevolezza inconscia che non avrebbe mai più conosciuto stanchezza alcuna.
Si sentì d'improvviso leggera e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì le stelle danzavano al suo passaggio e il cosmo si genufletteva al suo cospetto.
In lontananza risuonava forte il canto di un banchetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note Finali

Eh! Arrivo ad appestare anche questo fandom! –Non date la colpa a me, date la colpa a Sky che mi ripassa Thor a tradimento!
Comunque! Poche note, ma essenziali. Ovviamente, ho seguito la struttura del film e non quella originaria della Marvel a proposito di Jane Foster e di Sif (Qui per ulteriori spiegazioni in merito) se non per un piccolo e modificato legame con Brunilde, signora delle Valchirie.

   
 
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