Libri > Altro - Sovrannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: Hi Ban    02/01/2013    1 recensioni
[I Vampiri di Morganville]
Era in mattinate come quella, quando si svegliava e iniziava a pensare senza sosta, che si chiedeva come potesse realmente essere successo tutto quello.
Diamine, quando andava al liceo la cosa più sovrannaturale che le era successa era stata sognare che la professoressa di matematica il giorno dopo non ci sarebbe stata ed effettivamente era stato così.
Beh, lei nel suo sogno l’aveva vista volare giù dal tetto della casa del suo vicino e in realtà la signora McStephens aveva preso solo una brutta influenza, ma rendeva bene l’idea.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bluberries muffins




Claire se ne stava distesa su un fianco, ad osservare con sguardo vacuo ciò che la circondava. La sveglia sul comodino segnava le sette e venti – forse e venticinque, non era completamente sveglia, se avesse richiuso gli occhi si sarebbe riaddormentata immediatamente – e tra meno di due ore si sarebbe dovuta alzare. Aveva un paio di lezioni all’università a cui poteva benissimo non andare, ma c’era sempre quella giudiziosa parte di lei che le diceva che continuare a seguire la sua routine fosse giusto. Era come se la triste e spaventosa realtà che la circondava fosse un po’ meno opprimente, perché la sua vita era riempita da qualcos’altro che non era né la possibilità di poter morire ogni volta che metteva il piede fuori casa né il terrore che qualcosa del genere potesse accadere a Shane o agli altri.
Era in mattinate come quella, quando si svegliava e iniziava a pensare senza sosta, che si chiedeva come potesse realmente essere successo tutto quello.
Diamine, quando andava al liceo la cosa più sovrannaturale che le era successa era stata sognare che la professoressa di matematica il giorno dopo non ci sarebbe stata ed effettivamente era stato così.
Beh, lei nel suo sogno l’aveva vista volare giù dal tetto della casa del suo vicino e in realtà la signora McStephens aveva preso solo una brutta influenza, ma rendeva bene l’idea.
Invece, a Morganville, era decisamente normale sentire che all’anno bisognava pagare una tassa di sangue e che dopo il tramonto se non avevi un protettore potevi benissimo morire ed era anche colpa tua.
Lei nemmeno ci aveva mai creduto ai vampiri, tutta quella faccenda sembrava davvero uno scherzo. Non era vero nulla di tutto quello, in fin dei conti. Come poteva essere? Erano quelle le considerazioni che faceva di tanto in tanto, quando se ne stava al sicuro sotto le coperte del letto a Glass House. Chi poteva farle del male sotto il piumone che si stringeva addosso, contro il freddo del mattino?
Nessuno.
Quando però si alzava e faceva mente locale tutto acquistava senso e Claire Danvers prendeva davvero le sembianze della quasi diciassettenne ragazza che viveva in una casa con un vampiro, ex fantasma e musicista, con una ragazza eccentrica quanto dolce che stava con il vampiro nonché proprietario della casa e con il suo ragazzo, diciottenne, più grande di lei e poco incline a ragionare prima di agire.
Nonostante la stranezza della situazione, era sicura al massimo che per nulla al mondo avrebbe cambiato le cose, perché non poteva dire di sentirsi a casa in nessun altro posto come si sentiva lì, con loro tre.
Ad un tratto, Claire sentì qualcuno bussare alla sua porta. Un suono leggero che la spinse a credere di esserselo solo immaginato. In fondo era più addormentata che sveglia.
Poi sentì di nuovo le nocche di qualcuno battere sul legno e la porta si schiuse leggermente, mostrando una parte del volto di Shane, incorniciata da capelli scompigliati ed in disordine. Lei, senza neanche accorgersene, saltò su a sedere, incurante del fatto che sul suo pigiama ci fosse un gatto dagli occhi enormi che chiedeva tante coccole.
Era chiaro che era ancora poco lucida, o avrebbe sicuramente fatto del suo meglio per coprirsi.
«Ehi» la voce bassa di Shane la raggiunse e lei gli fece cenno con la mano di entrare.
Cosa ci faceva lui li a quell’ora? Non che la sua visita fosse sgradita, anzi, probabilmente era la cosa più bella che le potesse capitare quel giorno, ma non era da lui svegliarsi così presto.
Forse aveva letto male la sveglia, era più tardi, magari faceva tardi a lezione…
Lanciò un rapido sguardo all’orologio e si rese conto che no, non aveva sbagliato a leggerla, erano proprio le sette e trenta.
Shane, intanto, si era richiuso la porta alle spalle senza fare rumore: «Dopo tutto il casino che hanno fatto loro ieri sera non si meritano granché rispetto, ma tant’è» si giustificò e Claire sorrise al tono scettico che aveva usato per parlare.
Li prendeva sempre in giro, Michael e Eve, ma era bastato poco tempo per comprendere il rapporto che già legava i tre, le evoluzioni che aveva subito in seguito le aveva vissute anche lei, ma era tutto tanto profondo da resistere a qualsiasi cosa.
O quasi. Il fatto che Michael fosse un vampiro era ancora qualcosa che rendeva Shane piuttosto suscettibile e le sue reazioni non erano sempre facili da prevedere.
Solo quando il ragazzo fu vicino al suo letto, lei si rese conto che in una mano teneva quello che sembrava un vassoio. Un vassoio da cui proveniva un profumino decisamente invitante a cui perfino la sonnolenza non poteva nulla. Sopra c’era un velo di carta che le impediva di vedere la fonte dell’ottimo profumo.
Claire sentì il sonno scivolare via quasi fosse stata presa per le spalle e scossa fino a svegliarsi definitivamente. Probabilmente era per quello che ora era completamente cosciente del fatto che c’era Shane in camera sua alle sette del mattino, con i capelli scompigliati, la solita maglietta larga, i piedi scalzi e un vassoio in mano.
«Buongiorno» le disse e lei sorrise di più.
Come poteva fare altro, se c’era quel ragazzo nei paraggi? Ecco, lui era sicuramente ciò che rendeva la minaccia dei vampiri, il timore che incuteva Amelie e tutto il resto solo un piccolo neo che disturbava la perfezione che le era capitata tra le mani.
«Buongiorno» rispose facendosi automaticamente più in là sull’enorme letto per far sedere anche il ragazzo. «A cosa devo questa visita?» chiese allora, con un tono parecchio formale che stonava terribilmente con la sua espressione.
Shane si passò una mano tra i capelli, muovendo avanti la mano su cui si trovava il vassoio.
«Ho portato la colazione» ribatté semplicemente, come se fosse una cosa ovvia e scontata.
Beh, che avesse portato la colazione era una cosa ovvia e scontata, si disse Claire, ma era il gesto in sé che non trovava spiegazioni da nessuna parte.
«Ti sei davvero alzato presto per portarmi la colazione?» fu la sola domanda che riuscì a formulare, mentre si chiedeva, forse per l’ennesima volta da quando si trovava lì, come avesse fatto ad essere così fortunata.
Lei, che era stata sempre evitata dalla buona sorte come fosse un appestata, che aveva rischiato di morire neanche un paio di mesi prima perché aveva fatto il grande errore di mettersi contro l’unica persona all’università che davvero poteva farla fuori, lei che probabilmente si era cacciata in guai grossissimi solo perché aveva un cervello un tantino più attivo del dovuto.
«No, per controllare se ieri sera avevo abbassato la tavoletta del water. Sì, Claire, per portarti la colazione» la prese in giro, facendo di nuovo cenno al vassoio in modo che lo prendesse.
Lei, dal canto suo sempre più stranita da quello strano inizio della mattinata, sbatté più volte le palpebre e prese quanto lui gli porgeva.
Aveva un odore delizioso e lei aveva l’acquolina in bocca. Fino a cinque secondi prima non aveva avuto così tanta fame, anzi, invece in quel momento sarebbe potuta morire se non metteva qualcosa sotto i denti. O meglio, se non mangiava la misteriosa colazione che aveva portato Shane.
Claire annusò l’aria senza un minimo di discrezione, cosa che lo fece sorridere divertito.
«Mirtilli?» chiese, lasciando completamente da parte motivazioni di sorta per quel gesto.
«Forse» acconsentì lui, sedendosi meglio sul letto e strofinandosi gli occhi.
Claire, dal momento che da ‘mirtilli’ stava passando a ‘cioccolato’ e poi a ‘banana’, decise che in quel punto non era il caso di fidarsi oltre del suo naso, visto che il palato reclamava il cibo.
Se il sapore era buono quanto l’odore sarebbero stato sicuramente squisito.
Con fare molto meno sicuro di quel che avrebbe voluto, la ragazza spostò la carta dal vassoio, per scoprire quelli che erano dei muffin dall’aria deliziosa.
Muffin a colazione.
Se in quel momento avesse dovuto esporre i suoi pensieri avrebbe dimostrato di avere delle doti lessicali davvero pessime.
In più, se non fosse stato che era troppo presa dal contemplare quelle meraviglie ed era quasi certa che sarebbe passata per una lusingatrice poco realistica, avrebbe sicuramente fatto presente a Shane che quelli erano i muffin più muffinosi che lei avesse ma avuto l’onore di vedere.
In verità non lo disse semplicemente perché era certa che la parola muffinosi non esistesse, ma non era un gran problema al momento.
Shane sorrideva divertito: vedere Claire che si sbilanciava tanto per del cibo era qualcosa che non si vedeva praticamente mai, visto che il piatto forte della casa era il suo chilli e di certo smaniare giorno dopo giorno per quello sarebbe stato anormale.
«Wow» disse poi la giovane, rendendosi conto che continuare ad osservarli non le restituiva poi quella grande immagine seriosa o come minimo composta.
«Perciò i muffin sono il tuo punto debole?» scherzò il ragazzo, facendola sorridere imbarazzata. «Veramente lo sono i libri rilegati e con un buon odore di vecchio, ma i muffin sono decisamente al secondo posto» ribatté lei, mentre né prendeva in mano uno e lo esaminava nemmeno si fosse trovata tra le mani il Santo Graal. E quello in quel momento non sarebbe sicuramente stato tanto interessante: mangiare un calice non era appagante come un muffin delizioso come quello.
«Banana?» chiese poi, annusando e addentando quello che aveva preso.
Shane si passò una mano tra i capelli e si sporse sul vassoio. Annuì e aggiunse: «Mirtilli e cioccolato» ne indicò altri due.
Claire annuì completamente estasiata.
Ce n’erano in tutto sei, due per ogni gusto.
Ok, forse in quel momento nemmeno i libri antichi non potevano nulla su di lei.
«Dove li hai presi?» si informò e Shane si finse indispettito.
«Che razza di domande sono? Li ho fatti io» ribatté, sgranando gli occhi come se con quel gesto volesse convincerla che effettivamente era come diceva lui. «Come minimo mi merito un bacio per la buona azione!»
Claire arrossì probabilmente, ma sentirlo parlare così liberamente le piaceva, perciò decise di non fare caso alle stupide reazioni del suo corpo.
«Non ti ci vedo nei panni dell’allegra massaia» gli disse sorridendo e lui ricambiò di rimando.
«In effetti sono opera della pasticceria, ma io sono andati a prenderli e te li ho portati,» precisò «il bacio me lo merito comunque. Preferisci forse baciare il pasticcere?»
Claire divorò con un certo ritegno il muffin alla banana e si prese tutto il tempo del mondo per assaporare anche ogni minima briciola.
«Ti sei alzato un sacco prima dei tuoi soliti standard e mi hai portato la colazione… devo ritenermi solo particolarmente fortunata o c’è dell’altro?» chiese con un tono particolarmente allegro e che di inquisitorio non aveva davvero nulla.
Lui sbuffò e lei diede un buffetto sulla fronte.
«Sono di buon umore» spiegò semplicemente, poi parve soppesare le parole da aggiungere. O forse stava decidendo se dire o no qualcosa.
Claire non disse nulla, continuò a mangiare i suoi muffin. Ignorando quella parte di sé che le diceva che forse stava esagerando, senza remore prese un altro muffin – questa volta provò quello ai mirtilli.
«Conosco i proprietari di quella pasticceria, ci andava sempre mia madre quando era piccolo. Andarci è stato come… tornare indietro, come riavere giornate normali. Beh, per quanto lo permetta essere a Morganville» borbottò e la ragazza notò che il tono si era fatto meno sereno, era come se d’un tratto tutto quel che giaceva fuori dalla porta fosse entrato dentro con furia e avesse abbattuto le barriere in cui si erano rifugiati per un solo mattino.
Anche il sapore del muffin sembrava meno attrattivo di prima.
«Però qui i muffin sono buoni» disse, conscia che quel tentativo di sdrammatizzare la situazione era vano; l’ombra che era calata negli occhi di Shane non lo aveva abbandonato minimamente e lei si sentiva impotente come non mai.
Poteva fare patti folli con Amelie, far finta di tenere testa ad Oliver, evitare gli agguati di Monica e mostrare più coraggio di quel che aveva di fronte alle apparizioni improvvise di Brandon, ma non poteva assolutamente nulla contro la rabbia, il tormento e l’amarezza che pervadevano Shane ogni volta che permetteva a quella città di abbattere ogni sua speranza.
Le labbra di tesero in un sorriso tirato che non aveva nulla a che fare con ciò che mostravano i suoi occhi.
«Hai scelto davvero un brutto posto per guardare al futuro, Claire» disse Shane.
In un attimo Claire sentì la spasmodica necessità di dire qualcosa, qualsiasi cosa, purché riportasse la situazione a pochi attimi prima, gli facesse credere davvero che una speranza c’era.
Non trovò nulla.
Rimase semplicemente in silenzio.
«Un giorno ti farò andare via di qui» commentò allora lui, con un tono di voce più basso, quasi quell’affermazione dovesse essere detta in silenzio, in modo che la sua veridicità rimanesse tale, senza essere intaccata dalla disastrosa realtà che invece li circondava. Potevano anche rifugiarsi in una stanza a fare colazione come due normali ragazzi, con muffin e sorrisi spensierati, ma la verità dietro la porta non poteva essere ignorata per molto.
«Shane» lo richiamò Claire, mentre le dita stringevano con un po’ più di forza quel che rimaneva dei muffin a mirtillo.
Non le piaceva di parlare di quelle cose, la faceva sentire tremendamente impotente – e lo era –, ma forse la cosa peggiore era rendersi conto che un futuro era invisibile, nelle attuali condizioni in cui si trovavano. E sapeva anche che Shane davvero avrebbe fatto il possibile per salvarla da quell’inferno. Solo che lo avrebbe fatto senza tenere conto di se stesso.
L’avrebbe lasciata piuttosto che farla stare lì più del necessario.
Purtroppo era una consapevolezza che gravava sui suoi pensieri costantemente, solo che faceva sempre del suo meglio per tenerla lontana.
Quel mattino era intenzionata a fare la stessa cosa; non voleva parlare di futuri, fughe e abbandoni, avevano i muffin, erano loro due e sentiva solo di aver voglia di sorridere a Shane, tutto lì.
Il ragazzo fece per dire qualcos’altro, lo sguardo fisso verso la finestra, ma Claire fu più veloce.
Gli mise il restante pezzo di muffin in bocca, in modo che fosse troppo occupata per parlare.
Lui spalancò gli occhi inizialmente sorpreso, poi masticò e ingoiò.
«Avresti potuto soffocarmi» le fece presente con una certa nota di ironia nella voce.
«Effettivamente avrei anche potuto farlo passare per un incidente, ma no, volevo solo zittirti» gli confessò con un mezzo sorriso.
«Dico sul serio, Claire–» cominciò, nuovamente rabbuiato.
«Anche io» intervenne precipitosamente. «Non ne voglio parlare, non questa mattina, non dopo la miglior colazione della mia vita con te e i muffin» disse tutto d’un fiato e lui ci mise un attimo ad arrendersi alla testardaggine di Claire; non che avesse fatto molto, ma sapeva che se fossero andati avanti a discutere avrebbe fatto fin troppo.
Le sorrise e le scompigliò i capelli.
«Sei sempre così fastidiosa» ignorò l’occhiataccia poco felice di Claire al suo commento e continuò: «ma per questa mattina posso perdonarti.»
«Come mai questo eccesso di magnanimità?» lo interrogò scherzosamente.
«Mi piacciono i muffin ai mirtilli» disse con una semplice alzata di spalle.
Claire rise di tutto cuore, lasciandosi andare in avanti, poggiando poi la testa sulla spalla di Shane. Lui le carezzò la testa e nessuno disse più niente. Claire chiuse gli occhi e si disse che era felice, davvero felice, probabilmente come non poteva dire di esserlo da un sacco di tempo.
«Grazie per la colazione» mormorò, ancora premuta contro la sua spalla.
Lo sentì ridere e si scoprì a sorridere senza che vi fosse una reale motivazione. Poi si rese conto che c’era. Shane sorrideva, era felice, quella con molte probabilità era il suo motivo principale per essere contenta.
«Andiamo? Fra un po’ anche Michael e Eve dovrebbero alzarsi» disse lui e si alzò.
Claire sarebbe potuta stare nel letto ancora un bel po’, ma non aveva proprio più sonno – la motivazione le era al più sconosciuta.
Prima di uscire Claire si alzò in punta di piedi e scoccò un bacio veloce a Shane; arrossì, se ne rese conto da sola, ma si sforzò di non farci eccessivamente caso.
«Voglio baciare te, non il pasticcere» si giustificò dinnanzi allo sguardo interrogativo del ragazzo, che scoppio a ridere.
Caso volle, poi, che Eve e Michael li vedessero uscire insieme dalla sua camera; neanche fosse esplosa una bomba nucleare nel corridoio, entrambi si fermarono a valutare la scena.
Perché proprio quel mattino dovessero essere tutti così mattinieri, era davvero un mistero. Peccato avessero lasciato il vassoio in camera o avrebbero potuto offrire un muffin anche a loro.
I due non sembravano intenzionati ad andare avanti: lei sorrise e lui si fece tremendamente serio. Fin troppo. Sembrava un padre che aveva appena scoperto la figlia a far uscire il proprio ragazzo di soppiatto, prima che il resto della famiglia lo vedesse.
«Buongiorno» tentò e vide il sorrisetto divertito di Shane. Lui la trovava una cosa mortalmente spassosa, ma Claire non più di tanto. Michael non sembrava per nulla felice, magari avrebbe finito con il farle uno di quei discorsetti imbarazzanti; in fondo il padrone di casa era lui.
Quando parlò, però, non si rivolse a lei: «Shane» iniziò e si portò dritto al suo fianco, mentre Eve si fiondò su Claire.
Prima che l’amica potesse dirle qualcosa, lei sentì quanto Michael aveva da dire a Shane: «Ha sedici anni» era sicura di essere arrossita, ma il moto di stizza che la pervase cancellò quel piccolo dettaglio dalla sua mente.
Quasi diciassette, per la precisione.
«E tu sei un vampiro, che coinquilini atipici che mi ritrovo, eh? Eve, hai per caso un piede con sei dita? A questo punto sarebbe carino farmelo sapere, per essere politicamente corretti» commentò noncurante Shane, ma Eve non lo ascoltò minimamente, reclamando invece l’attenzione della più piccola dei quattro.
«Allora, piccola Claire, hai qualcosa da raccontarmi?» chiese, ma non aveva nessun intento moralistico, Eve era il ritratto dell’esaltazione. Presto si sarebbe messa a saltare per il corridoio se non le avesse risposto subito, Claire ne era certa.
Si voltarono anche Michael e Shane.
Ah, quei muffin stavano davvero diventando un affare di stato.
«No» disse semplicemente, mentre Michael alzava un sopracciglio, scettico.
Claire sbuffò e Eve ritornò alla carica: «Oh, lo abbiamo visto tutti che siete usciti entrambi dalla tua camera, Claire!»
«Anche tu e Michael» ribatté e la ragazza si ammutolì per un attimo. Poi arrossì. Poi scosse la testa e si riprese.
«Sì, ma io e lui…» probabilmente nemmeno lei sapeva come continuare la frase senza ammettere interessanti risvolti che ancora non era pronta ad ammettere a voce senza arrossire o altro, ma per fortuna in suo soccorso giunse Shane.
«A questo proposito, Michael, non è che potresti chiedere alla casa di insonorizzare le vostre stanze? Sarebbe di grande aiuto, a me voi due non conciliate il sonno, senza offesa, e Claire ha sedici anni, lo hai appena detto tu» concluse con un sorriso soddisfatto, per poi rivolgersi a Claire: «Andiamo?»
Annuì senza pensarci due volte e se ne andarono dal corridoio.
«Non fate colazione?» si informò Eve, sorridendo, spingendo un Michael parecchio contrariato dalle ultime affermazioni dell’amico.
«Già fatta» dissero all’unisono, lasciando gli altri due coinquilini con parecchi interrogativi. Chissà cosa mai avevano fatto insieme, quei due.
Claire sorrise nell’immaginarsi le possibili elucubrazioni mentali di Michael e Eve, mentre prendeva posto sul divano con Shane. Potevano pensare quel che volevano, la cosa non la disturbava minimamente.
E poi era giovedì, fuori pioveva e quello solitamente era un presagio negativo – si sarebbe bagnata dalla testa ai piedi anche se aveva l’ombrello, probabilmente il dentifricio era finito, avrebbe incontrato Monica, cosa che diceva tutto –, ma Shane le aveva portato la colazione. Muffin.
No, decisamente, una giornata iniziata così bene non poteva essere rovinata assolutamente da nulla.

Niente da dire, se non che anche io vorrei tanto svegliarmi con una bella colazione a base di muffin, magari portata da uno Shane a caso (:
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Altro - Sovrannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Hi Ban