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Autore: soso95    02/01/2013    2 recensioni
“Con le lacrime agli occhi ho rinunciato alle mie ali uccidendo l'angelo che ero
e allo stesso modo sono rinata in un corpo che non mi apparteneva”.
, gridai come se lui potesse sentirmi, poi mandai in frantumi lo specchio liquido e iniziai a volare verso l'ospedale dove io stavo per rinascere, arrivata sopra la stanza iniziai a precipitare, sentivo le mie ali bruciare, io chiusi gli occhi e le lacrime sormontarono il mio viso mentre andavo sempre più giù.
Quella stessa sera, mentre alle 3.14 io riaprivo gli occhi e piangevo nel corpo di una bambina umana, la pioggia lavava via la polvere che rimaneva delle mie soffici ali piumate oramai perse per sempre.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Primo Capitolo

 

Rinuncia per amore

 

Con le lacrime agli occhi ho rinunciato alle ali uccidendo l'angelo che ero

e allo stesso modo sono rinata in un corpo che non mi apparteneva”

 

Era una bellissima mattina in paradiso e io mi ero svegliata prima che venisse a chiamarmi mia madre, il giorno che tanto attendevo era finalmente arrivato, non mi sentivo così piena di energie dal giorno della mia prima lezione di volo.

Mi sono precipitata in cucina dove mia mamma stava preparando la colazione.

<< Buon giorno mamma! >>, le dissi con un sorriso a trentadue denti.

<< Sei pronta? >>, annuisco energicamente con la testa mentre addento un pancake.

<< Quando hai la riunione? >>.

<< Alle 9.30>>, rispondo con la bocca ancora piena.

<< Vado a vestirmi >>, dissi e mi alzai da tavola.

Vado ditta di sopra in camera mia, apro il mio armadio a due ante e inizio a frugare dentro e a scartare tutti i vestiti che non mi va di mettere.

No, no, aspetta questo... no, uffa non so cosa mettere!”, a questo punto sono disperata cosa posso mettere per la riunione con Dio?

È il giorno del mio affidamento e non ho niente da mettere, intanto, come sempre quando ho bisogno di aiuto, entra mia mamma in camera e si siede sul letto ormai coperto dai vestiti “scartati” e facendo spazio fra quel casino mi fa segno di sedermi.

<< Uffa non so cosa mettere mamma... >>, dissi con sconforto.
<< Che ne dici di mettere il mio vestito bianco e oro che ti piace tanto? >>, il mio viso si illumina d'immenso come la poesia scritta da quell'uomo, aspetta come si chiamava... a si Giuseppe Ungaretti, che razza di poesia è?

Non ha senso, ma comunque non è tempo di restare molto a pensarci.

<< Davvero?! Grazie mamma, grazie!! >>, fu la mia risposta.

Dieci minuti dopo ero in bagno con il vestito addosso che cercavo di domare i miei capelli ricci, quando mia mamma mi dice qualcosa che non capisco e allora esco dal bagno e vado in sala.

<< Cosa hai detto mamma? >>, le dissi.

<< Ho detto, prova a tenerli su con il fermaglio ad ali che ti ha regalato papà >>.

Provai, come disse lei, a mettere il fermaglio dorato a forma di ali che mi aveva regalato papà il mese scorso, devo ammettere che era molto carino, poi quei fili d'oro che scendevano e che si mescolavano ai miei capelli rossi davano un tocco in più al mio look, finalmente ero pronta!

Uscii dal bagno e mi precipitai alla porta per uscire, ma mia mamma mi chiamò.

<< Vieni qui e fatti vedere >>, mi disse.

Allora tornai indietro ed entrai nel salotto, i suoi occhi azzurri emanarono un bagliore strano appena mi vide e poi sembrava quasi che stesse per piangere.

<< Come sei cresciuta, sembra ieri il giorno del tuo primo volo e adesso stai per diventare l'angelo custode di un umano >>, disse con voce strozzata, ok confermo, stava davvero per piangere!

Potevo capirla ma mi sentii imbarazzata e non sapevo cosa dire.

<< Devo andare o farò tardi >>, e così me la filai da quella scena imbarazzante.

Non ci posso credere stavo per essere affidata ad un bambino che da li a poco sarebbe nato e sarei scesa per la prima volta sulla terra, ero emozionatissima, arrivi alla grande casa divina ed entrai, vidi che c'erano altri angeli che come me stavano per ricevere un protetto, nessun volto mi era familiare.

<< Sei qui per l'affidamento di un protetto? >>, dissi ad un angelo dai capelli biondi e le ali possenti.

Lui si voltò mostrandomi due enormi occhi azzurri, forse i più azzurri che avessi mai visto in tutto il paradiso.

<< Si, comunque piacere sono Gabriel >>, disse con un enorme sorriso, a quel punto io avrei dovuto rispondere qualcosa del tipo piacere mio Gabriel ma sentii uscire dalle mie labbra qualcosa tipo “Ah ciao...”, credo di essere diventata stupida solo guardandolo, ma credetemi chiunque lo sarebbe diventato di fronte a quell'angelo, rimasi assorta nei miei pensieri, che più o meno riguardavano lui, quando una voce, che solo dopo io associai a Dio, disse il mio nome a quel punto mi ripresi e andai verso il trono che davanti aveva lo specchio liquido che portava gli angeli al mondo degli umani e nel quale si vedeva il futuro del protetto, in questo caso del mio, lui mi disse di prendere lo specchio portarlo a casa e di osservare attentamente la vita di quel bambino e io così feci, ma credo che fu il mio più grande sbaglio, probabilmente sono stata l'unica in tutti questi secoli ad essere cascata nel sentimento più vecchio e potente, l'Amore.

 

Nei giorni seguenti scoprii che il mio protetto si chiamava Chris e che sarebbe nato il 31 Aprile di quello stesso anno, il bambino sarebbe cresciuto e sarebbe diventato un bellissimo ragazzo, e quel bellissimo ragazzo, da uno specchio che mi mostrava il futuro, con uno sguardo mi rapì il cuore.

Ogni sera segnavo sul calendario, con una X, i giorni che passavano, quella sera segnai l'ultima dei dieci giorni che mancavano alla sua nascita, ero pronta, adesso bastava aspettare il momento della nascita e poi lo avrei visto, poche ore ormai mi separavano da lui.

Erano le 5.21 quando lui venne al mondo e a quell'ora spaccata io scesi ad accoglierlo, quella piccola creatura non sembrava lo stesso Chris che avevo visto nello specchio ma sapevo che era lui, lo sentivo, le palpitazioni che avevo me lo dicevano, il mio cuore impazzito me lo urlava ed io non potevo fare altro che seguire le mie emozioni.

Il secondo giorno scesi sulla terra a giocare con lui entrando nei suoi sogni e li lo tenevo tra le mie braccia, lui sorrideva e rideva di gusto ogni qualvolta lo portavo su in volo con le mie soffici ali piumate, dopo, quando lo svegliavano per fargli mille coccole e le foto, io tornavo su e parlavo di lui ai miei genitori sempre con un sorriso stampato sulle labbra, ero troppo felice per accorgermi che i miei si scambiavano sguardi preoccupati, temevano quello che era già successo e di cui io non avevo detto una parola.

La sera scesi di nuovo in terra ed entrai in un sogno di Chris, sta volta lui era più grande anche se sempre bambino.

<< Chi sei tu? E perché tu puoi volare e io no? >>, mi disse guardandomi con sospetto.

<< Io sono il tuo angelo custode e ti proteggerò sempre e poi anche tu qui puoi volare >>, gli risposi con un sorriso,

Il piccolo Chris non mi parve convinto e infatti continuò a fare domande.

<< Come ti chiami? >>.

<< Mi chiamo Loren >>, risposi con un sorriso e poi il sogno svanì e io tornai in paradiso.

 

Nei giorni a seguire scesi sempre a giocare con Chris e quando ero in paradiso passavo il mio tempo libero a leggere libri alla biblioteca del palazzo divino, leggevo libri dal titolo tipo “come rinascere umani” o “I sentimenti di angeli e uomini” o giù di lì, in un libro lessi che se un angelo diventava umano veniva considerato un angelo caduto ovvero un Demone, non sarebbe più potuto diventare un angelo e non poteva più mettere piede in paradiso, ogni angelo divenuto umano avrebbe sempre visto le sue ali ma non le avrebbe mai più riavute, praticamente un tormento eterno, ogni angelo caduto vive con il rimpianto, per diventarlo bisognava rompere lo specchio liquido una volta dall'altra parte e poi bisognava entrare dentro un feto quasi alla nascita, mi interruppi perché sentii la campana dell'orologio della grande piazza che segnò diciannove rintocchi, era tardi dovevo tornare.

La sera a tavola parlai poco, avevo la mente occupata da quei pensieri.

Da quel giorno tutte le notti sognavo il paradiso e la caduta, la mia caduta, non riuscivo a tornare su, le ali stavano bruciando e io precipitavo sempre più giù e poi mi svegliavo di soprassalto tutta sudata.

Era il 20 maggio quando alla fine presi la mia decisione, a che mi serviva il paradiso se lui non c'era e se con lui potevo andare ovunque?

Ormai avevo deciso quella notte sarei andata sulla terra e avrei fatto la mia rinuncia, durante la giornata andai in biblioteca dove incontrai Gabriel.

<< Hey Gabriel! >>, gli dissi, ormai i suoi occhi non avevano più effetto su di me.

<< Tu guarda chi si vede, Loren, allora come va? >>.

<< Va bene, allora come si chiama il tuo protetto? >>.

<< Protetta, è una bambina si chiama Aurora >>.

<< Che bel nome! >>.

<< E il tuo so che è un bambino, come si chiama? >>.

<< Chris >>, risposi con un sorriso.

<< Scusami adesso devo andare da lui ci vediamo Gabriel >>, così dicendo andai sulla terra e entrando in un sogno di Chris gli annunciai la notizia.

<< Chris devo dirti una cosa... >>.

<< Dimmi >>, disse il bambino.

<< Da domani io sarò una come te, solo ricordati di me quando diventerai grande perché un giorno ci rincontreremo e sarò sempre li a proteggerti, te lo prometto >>.

Lo abbracciai forte e poi lo lasciai con il dubbio se avesse capito e se davvero se lo sarebbe ricordato un giorno, questo non potevo saperlo purtroppo.

Tornata in paradiso passai il resto della mia giornata in camera mia, guardandola bene per non dimenticarmi di niente, poi cenai in silenzio e la sera lavai i piatti con mia mamma.

<< Ti voglio bene mamma >>, le dissi così di punto in bianco senza un perché preciso, poi la abbracciai.

<< Anch'io tesoro >>, rispose.

Quella sera andai in camera dei miei mentre loro due dormivano e lasciai un lettera con dentro scritto:

 

Mamma, Papà, ho deciso di diventare un angelo caduto per amore, non tornerò mai più indietro, perdonatemi.

Addio, vi voglio bene, Loren.

 

La lasciai li e corsi in camera, erano già le 3.00 del mattino, entrai nello specchio liquido.

<< Non ho bisogno del paradiso, il mio Paradiso sei tu Chris! >>, gridai come se lui potesse sentirmi, poi mandai in frantumi lo specchio liquido e iniziai a volare verso l'ospedale dove io stavo per rinascere, arrivata sopra la stanza iniziai a precipitare, sentivo le mie ali bruciare, io chiusi gli occhi e le lacrime sormontarono il mio viso mentre andavo sempre più giù.

Quella stessa sera, mentre alle 3.14 io riaprivo gli occhi e piangevo nel corpo di una bambina umana, la pioggia lavava via la polvere che rimaneva delle mie soffici ali piumate oramai perse per sempre.

 

 

 

 

 

 

 

 
  
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