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Autore: LaMicheCoria    03/01/2013    3 recensioni
Chissà se gli sottrarrà la giornata dallo stipendio, quel pezzo di..no, Peter, se papà Steve ti sentisse, usa un sinonimo, una parafrasi, una metafora o una similitudine, qual era più la differenza…? La metafora è quella col come, mentre la similitudine..? No, no, era il contrario. Era il contrario, vero?
Oddio, sta davvero pensando a similitudini e metafore in un momento come quello? Complimenti Peter Parker, ti sei appena guadagnato la medaglia d’oro nella disciplina olimpica detta Negazione. Chissà se ti daranno un premio, magari giusto un giro di birra gratis o che altro.
..Sì, è decisamente in fase di negazione.

[Superfamily, Steve/Tony + Peter]
[Decisamente Angst]
[A Mattie_Leland]
Genere: Angst, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Strada Facendo :.'
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Disclaimer : I personaggi non mi appartengono
Ma sono di proprietà della Marvel ©

 

 

 

A Mattie Leland, perché se sono arrivata a scriverla
È per tutte le immagini che mi ha passato ~

 

 

 

 

.: Peur de Tomber Au Cœur :.
.: de la Nuit :.

 

-Fatti coraggio, figliolo-
Nick Fury non aggiunge altro. Oh, non che Nick Fury sia famoso per la sua loquacità, né tantomeno per la comprensione del dolore altrui, ma in quel momento Peter ha tutt’altro cui pensare che non l’umanità più o meno fasulla o inscenata che sia di Nick Fury.
Vero è che la presa sulla spalla sembra sincera. Peter può avvertire ogni più piccola contrazione delle falangi, lo scrocchiare sommesso delle nocche, la tensione dei polpastrelli sul tessuto della giacca. Oh, certo, può anche essere benissimo una manifestazione di dolore legata all’ambito puramente lavorativo, ma, di nuovo, Peter ha bisogno di tutte le scintille di condivisione possibile.
E’ un bisogno quasi fisico, che gli morde lo stomaco e le braccia e le gambe e il cervello e rosicchia, rode, mastica, lacera ad unghiate tanto profonde che se non urla è solo perché ha l’impressione che gli abbiano strappato via anche le corde vocali.
Thor, il mastodontico, divino, saettante zio Thor nemmeno dice una parola, e forse è anche meglio. Potrebbe parlargli del Valhalla, delle Valchirie, dei loro capelli biondi che intrecciano nodi dorati contro il sole, dei lupi ululanti e dei corvi, ma sarebbe peggio. Decisamente peggio. Zia Natasha è stata più materiale: ha accennato alla cucina, dove ha lasciato una bottiglia di vodka -Bottiglia che lo zio Clint ha fatto sparire un istante dopo, masticando qualcosa su Ci manca solo lui coi problemi di alcolismo.

Problemi di alcolismo. Come se lui ne avesse qualcuno. Non gli piace nemmeno, l’alcool. Oddio, sì, una birretta ci può anche stare di tanto in tanto, occasioni speciali, papà Tony che cucina qualcosa di decente senza l’aiuto di Ferrovecchio (e forse è proprio per questo che è decente), una ragazza che accetta un invito ad uscire..Ma l’idea di annegare in una formula chimica di luppolo fermentato non lo fa impazzire. Con lo zio Bruce hanno passato un po’ di tempo a parlare della cosa, lo zio Bruce, sì, quello che lo fissa da un angolo buio della casa e ha addosso un’espressione tanto accartocciata da sembrare un’altra persona, quasi come se anche l’Altro avesse rinunciato, almeno per quel giorno, a ringhiare e latrare e spaccare cose.
Hulk, spacca. Glielo diceva qualche volta, da bambino, e papà Steve rideva e papà Tony diceva che ci mancava che gli insegnasse anche ad andare in giro con una tutina luccicante e tirare calci ai tizi coi baffoni. Bhè, la sua tuta non luccica così tanto e un calcio a Jonah Jameson non l’ha ancora tirato, per cui può dire di essere sulla buona strada.
Chissà se gli sottrarrà la giornata dallo stipendio, quel pezzo di..no, Peter, se papà Steve ti sentisse, usa un sinonimo, una parafrasi, una metafora o una similitudine, qual era più la differenza…? La metafora è quella col come, mentre la similitudine..? No, no, era il contrario. Era il contrario, vero?
Oddio, sta davvero pensando a similitudini e metafore in un momento come quello? Complimenti Peter Parker, ti sei appena guadagnato la medaglia d’oro nella disciplina olimpica detta Negazione. Chissà se ti daranno un premio, magari giusto un giro di birra gratis o che altro.
..Sì, è decisamente in fase di negazione.
Almeno non è ancora allo stadio della rabbia, anche se sente un leggero prurito alle mani.
Cristo, ma hanno davvero tenuto quell’orrido vaso per tutti questi anni? Dio, starebbe così bene in pezzi, frantumi piccoli, squadrati, sottili, polverosi, crepe frastagliate, folgori nere sulle anse e sulla pancia, il colpo secco, striscioline rosse sulle nocche, rigagnoli di sangue che impiastricciano la pelle e la ceramica.
-Peter..-
Una mano sulla spalla, la voce bassa e tranquilla.
Alza lo sguardo e incontra gli occhi di Bruce.
-Vai da lui, Peter-
Annuisce, deglutendo. Ci sono cinque passi tra lui e l’entrata del laboratorio, cinque fottuti passi lunghi e difficili quanto cinque esistenze cinque volte più dure e difficili di questa. Anche se la vede difficile una vita più difficile di questa, insomma, ne ha già avute abbastanza per uscire matto e magari matto ci è diventato sul serio e sta sognando tutto, sta sbattendo la testa contro il muro paffuto e imbottito di un bugigattolo psichiatrico e gnaula e urla e ride e piange insieme. Quasi, gli verrebbe da sperare che sia così. Almeno una volta che le cervella sono uscite fuori smette di sognare e se la smette di sognare non gli tocca fare quei cinque passi.
Uno.
Forza, maledetto, colpisci più forte quel muro.
Due.
Maledizione, la tempia, prendi la tempia di spigolo e falla finita.
Tre.
Mi sa che no, o è davvero una pippa a tirare testate contro il muro o quello non è un sogno.
Quattro.
Cazzo, non è un sogno, non lo è per niente. Non lo è e già vede una lingua di luce asettica crogiolarsi bluastra sotto il pulviscolo che punteggia la stanza.
Cinque.
Cosa diceva la Ross? Negazione, rabbia, patteggiamento..depressione.

-Papà..-
Se quella è la sua voce, devono aver fatto un paio di casini con i bassi. È roca, sgretolata, grattata via dalla gola con un gesto secco e improvviso. Le parole sembrano marmo, per assumere una forma vagamente comprensibile bisogna scalpellarle fino a ridurre i polsi a polvere di gesso.
Tony rotea, vacuo, gli occhi verso di lui. E’ piegato in avanti, le gambe appena divaricate, il gomito destro poggiato sul ginocchio e la bocca nascosta dalle nocche chiuse a pugno; non ha dormito e le occhiaie sono ancora più nere nella penombra. I lati degli occhi sono un intrico di lineette rosse, la barba troppo lunga e non si è nemmeno tolto l’armatura.
Pepper è dietro di lui, ancora più nera delle occhiaie di Tony. Tiene l’elmo di Iron Man in mano e ci tamburella sopra con le dita, tic tic tic tic, Peter può vedere la terminazione dell’unghia che si incrina ad ogni colpetto. Quando Pepper alza gli occhi e lo vede, le labbra hanno un tremito controllato a stento. Si riprende subito, fa due passi, lo abbraccia e se ne va.
In tutto quello, Tony non ha detto una parola e Peter non è poi così sicuro che l’abbia fatto negli ultimi due giorni, né se abbia ancora la forza per uno sforzo simile. Sicuramente, se non sbronzo, ha sputato sulla soglia della lucidità da un bel po’, come urla la bottiglia mezza vuota di whiskey sul tavolino accanto a lui e le frattaglie di vetro sul pavimento, gli ultimi resti di qualche bicchiere o troppo pesante o troppo penoso da tenere in mano.
-Papà non vorrebbe che tu bevessi così-
-Papà non vorrebbe che tu indossassi quella cravatta orrenda. Te l’ha comprata Thor? Eppure credevo che Jane l’avesse addestrato bene a riguardo-
Sarebbe fin convincente, peccato che al confronto il tono di Jarvis è un crogiuolo di sfumature drammatiche. Ha pronunciato quella breve arringa con la stessa enfasi ed inflessione che avrebbe usato per la lista della spesa o l’elenco dei programmi del venerdì sera.
-Posso sedermi?-
Non aspetta neanche una risposta, si siede e basta. Tony non protesta, torna semplicemente a fissare davanti a sé.
-Tuo padre russa sempre- gli confida, dopo un po’ -Una volta ho portato Ferrovecchio in camera, per tappargli il naso mentre io tenevo il cuscino sulle orecchie-
Gli ha tappato il naso anche lui, una volta, quando era bambino e aveva le dita piccine e le chiudeva sulle narici di Steve e ridacchiava e Tony sorrideva dietro di lui e Steve sbarrava gli occhi e ansimava e boccheggiava un po’ e poi lo abbracciava e abbracciava anche Tony e li teneva contro il petto con tanta forza che nessuno dei due riusciva più a respirare.
-Ora però non russa-
Non è quello che Peter gli vuole dire, ma la voce esce da sola.
-...Già-
Sa che Tony vuole aggiungere qualcosa, così se ne sta zitto a fissare il sole che balbetta e barbaglia ad intermittenza su stelle, e strisce e sulle croste di sangue secco che inzaccherano la divisa altrimenti lucida.
-Non te ne andare anche tu così, Peter-

Così come? Vorrebbe chiedere.
Ha gli occhi chiusi. Un sorriso appena accennato. Sembra che dorma.
Ma lo scudo nasconde le dita mozzate e un sogghigno grottesco aperto sopra l’ombelico, le gambe sono state sistemate perché non si notino le ginocchia spezzate, un occhio è stato strappato via durante la battaglia, il polso destro maciullato.
Una fastidiosa sensazione di nausea alla bocca dello stomaco, ma no, non è quel così che intende Tony. Non è il come è andato via. Intende il significato intrinseco di quell’andare, quello sparire e lasciare tutto e tutti senza voler davvero lasciare nessuno, la costrizione, l’obbligo di un destino che ti attende al buio e poi ti agguanta e ti stritola e ti prende lì, e ti toglie anche quel poco di vita che ti sei guadagnato a calci e pugni e lacrime e notti insonne, quel trancio infimo di esistenza che hai barattato con lembi sempre più ampi di innocenza, fino a perderla del tutto.
-…Nemmeno tu-
Quell’andare che ha dimenticato l’essenzialità devastante
del tornare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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