Ad Asgard era una giornata come tutte le altre. Nella città bassa, i negozi avevano appena aperto e un dolce profumo di pane lievitato, si alzava nell'aria.
Il panettiere più abile di tutta la città, aveva appena sfornato quattro teglie ripiene di ottimo pane e, dopo averlo riposto in dei sacchi, chiamò la propria figliola.
< Flame!! Vieni che il pane è pronto!! >
La ragazza comparve nell'enorme cucina, dopo qualche secondo, sorridendo al padre.
Gli abiti che portava, erano bianchi di farina, ma riuscì comunque a pulirsi le mani sul grembiule che portava legato in vita. Con un gesto veloce, si tolse la cuffia bianca dai capelli, dalla quale uscì una chioma rosso fuoco, che ricadde sulle spalle.
Il padre le sorrise e le indicò i sacchi di pane.
< Assomigli a tua madre ogni giorni di più! >
< Lo so padre! Me lo dite ogni giorno. Avrei voluto conoscerla anch'io >
< Ha fatto un grande gesto d'amore per portarti alla luce! Sacrificare la propria vita per un figlio è la cosa migliore che può fare un genitore, e ora quello che posso fare io è proteggerti >
< Lo so ma state tranquillo! Qui non c'è nessun pericolo da cui dobbiate proteggermi, ma vi ringrazio lo stesso >
La rossa abbracciò il padre e dopo aver preso i sacchi del pane, uscì.
 
Passando per la città, tutte le persone che la incontravano, le sorridevano e la salutavano.
Un omone alto e barbuto la salutò
< Non sei stanca di fare la solita routine ogni giorno? >
< No! è il mio lavoro e servire la famiglia reale è mio dovere >
< Non hai tutti i torti! Ci si vede Fiamma! >
Gli sorrise per riprendere la sua strada.
Era stata soprannominata la '' Fiamma di Asgard '' per il colore insolito dei suoi capelli e per il fatto che non riuscisse mai a star ferma. Si muoveva in continuazione come il fuoco.
 
Come ogni giorno, arrivò a palazzo in poco tempo. Le guardie, ormai abituate al suo arrivo, la fecero entrare salutandola.
Dal corridoio principale prese un passaggio secondario, il quale la fece arrivare alle cucine.
Quando vi entrò, un odore di carne arrosto e di spezie, le entrò nelle narici, facendole venire l'acquolina in bocca. Le cuoche e i cuochi si voltarono e la salutarono in coro.
Lei sorrise e ricambiò salutando tutti. Appoggiò i sacchi per terra, vicino al grande tavolone che occupava il centro della stanza e dove vi erano stati appoggiati vari piatti di cibarie. Si fermò qualche minuto a parlare con loro e poco dopo se ne andò.
Un rumore di armi però, attirò la sua attenzione e deviò la sua strada, ritrovandosi in un cortile di allenamento.