Titolo: Re per Sempre
Conteggio parole: 776
Avvertimenti: Flashfic
(#1
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Personaggi: Merlino,
Artù (Morgana, Mordred - dead Character- Athiusa,
Gwen)
Trama :
Merlino decide di alzarsi e di andare avanti. Il suo compito non
è finito e c'è ancora qualcosa da sistemare
mentre aspetta il ritorno del Re.
Ad ogni modo hanno lasciato aperte così tante finestre
d'ispirazione che non scriverci qualcosa sarebbe stato un delitto -
almeno per la mia mente bacata che non cambia direttiva
ispirazionistica (?) se non cedo e butto giù quello che ho
in testa.
© Il
babbeo Reale e l’Idiota sprovvisto di cappello a punta non mi
appartengono, non
scrivo a scopi di lucro, eccetera, eccetera, sia fatta lode al Grande
Drago e a
tutto il fandom.
Peace.
Re
per Sempre
#1
Lasciare quel luogo si era dimostrato difficile. Era rimasto ad Avalon per tre giorni, cercando si stabilizzare mente e corpo, di accettare il dolore e la nuova profezia, di trovare la forza per fare un passo dopo un altro e tornare nel regno che tanto aveva faticato per veder nascere.
Realizzare la Sua morte si era rivelato quasi impossibile. Sebbene il terrore di perderlo avesse disturbato molti dei suoi sonni nei mesi precedenti alla battaglia finale, non aveva mai preso in considerazione l’idea di perderlo realmente. Era stato stupido e lo sapeva; l’importanza di ogni cosa però, di ogni pensiero e di ogni azione, era diventata relativa.
E, mentre Albion fioriva e la Regina di Camelot veniva dichiarata unica Sovrana, Merlin aveva ricordato cosa Arthur gli aveva insegnato nel tempo. Si era alzato dal terreno umido dalla rugiada dell’alba e aveva guardato un ultima volta l’Isola di Avalon – con uno sguardo azzurro verso il punto in cui la barca funerea era scomparsa nella nebbia accennata e si era persa sull’orizzonte.
Poi un soffio nell’aria “Ti aspetterò.” Una promessa rinnovata, mai persa realmente, mai spezzata “Ti aspetteremo tutti.”
Un attimo eterno di silenzio, poi nuova determinazione – la sua.
“Farò in modo che accada.”
Poi
aveva voltato le spalle. Chiuso gli occhi e preso il
respiro più profondo e importante dal momento della sua
nascita.
Quando li riaprì aveva appena fatto il primo passo.
Merlin non si fermò. Continuò a fare un passo dopo l’altro, anche se non sapeva ancora con certezza qual’era la meta che avrebbe raggiunto.
Non aveva toccato il corpo di Morgana. Non ci era riuscito, non aveva voluto, non era stato abbastanza forte.
Aveva
chiamato Lei. Con un ordine duro, voce d’altra natura
e sguardo dorato. Lei l’aveva raggiunto obbligata, guaendo
senza riuscir a
parlare, e aveva obbedito.
Gli aveva mostrato il luogo dove giaceva l’assassino del suo
Sovrano e aveva
trasportato, sul suo dorso gracile, il peso rigido della sua complice.
Merlin
non si era mosso. Aveva ordinato alla terra di
spaccarsi per inghiottire quel corpo esanime, e di risanarsi una volta
fattole
raggiungere il Druido.
Poi aveva guardato la gemella di Excalibur e con liquido oro nello
sguardo
l’aveva fatta affondare nel terreno, fino all’elsa,
incatenata al suolo senza
lucchetto.
Lo Stregone uccise la lucentezza di quella lama macchiata di sangue, con un incanto destinato all’eternità.
“Athiusa.” Non era la voce del suo cuore di Drago a parlare, però, mentre si rivolgeva alla creatura, guardandola dritta in quelle sfere nere colme di dolore “Trova un luogo in cui tu possa guarire e pulire l’oscurità dal tuo spirito oltre che al tuo corpo.” Distolse lo sguardo “Sei libera, adesso. Il tuo Destino è ormai compiuto.”
Poi guardò la volta celeste di quella notte.
Il cielo si era oscurato per le nuvole del temporale, ma ancora non stava scendendo la pioggia; Merlin voltò ancora una volta le spalle al luogo in cui si trovava – in quel luogo dove aveva seppellito le proprie colpe e accettato le conseguenze degli errori per cui si biasimava.
E continuò a camminare, stavolta sicuro di dove lo avrebbero portato i suoi passi.
#3
Prima che Merlin tornasse a Camelot occorsero nove giorni.
Tornò
all’Alba del decimo, quando la cittadella cominciava a
svegliarsi e le stradine a popolarsi dei lavoratori più
mattinieri.
Erano le azioni quotidiane, il luogo inalterato e i volti conosciuti, a
far
risaltare ancora di più il cambiamento
all’interno del Regno.
Poteva essere suggestione, Merlin lo sapeva, ma la mancanza del Re era marcata come segni di fuoco sulla pelle.
Una nuova Era che nasceva dalle ceneri di un sacrificio.
Il Mago era salito sulla torre più alta del castello, sguardo verso il cielo ancora leggermente scuro della mattina.
Un lampo di oro infuocato e la volta celeste si riempì di luci calde e ondeggianti, bianche, verdi, dorate, rosse - come lo stemma del regno che avrebbe continuato a vivere e risollevarsi, unito ai colori naturali della magia ormai legatavi.
I cittadini che alzarono il capo per osservare lo strano fenomeno non avevano paura, solo sorpresa e poi sollievo dato dalla comprensione immediata – inspiegabile ma reale.
Quando la Regina guardò il cielo attraverso la vetrata di una camera troppo vuota, seppe che era tornato. Che erano tornati, ancora una volta, tutti e due – insieme, come sempre era stato.
Merlin appoggiò i palmi sulla pietra della torre, abbassando il capo e posandolo sull’intera Camelot.
Quella volta non sarebbe stato il solo a conoscenza della Profezia, non sarebbe stato il solo ad avere una finestra aperta sul futuro.
Adesso tutti sapevano, adesso tutti davvero lo avrebbero aspettato con grida di gioia e felicità.
Il Re per Sempre.