-Io…
non
la ho.- dice Eveleen,
imbarazzata. Non ha la cartella, l’unica cosa che
doveva assicurarsi di prendere, visto che l’ha portata lei
fin dall’inizio. Mi
cresce un moto di rabbia e rancore nel petto, appena mi accorgo che
dovremmo
tornare in quella casa, riaffrontare Jody e Willy, sicuramente
più capaci di
noi.
Sento distrattamente
gli altri conversare e zittisco Eveleen
quando si propone per andare. Figurati se lascio che vada lei,
è troppo
pericoloso.
Comunico senza
emettere suono con gli altri, evitando
accuratamente Eveleen.
‘Dobbiamo
andare noi, vero?’ mi dice Niall con le
labbra.
‘No,
tu
resti con lei.’ rispondo io.
‘Che
hai
detto? Loro due sono i migliori, se non viene Leena deve farlo
lui’ dice Harry
velocemente, quasi non facendomi capire. Menomale che sono bravo a
leggere le
labbra. Niall deve restare e proteggere Eveleen, nel caso che Russel o
qualcun
altro cerchi di fare il cretino. Sicuramente non la lascio sola, o con
Harry.
Anche me e Louis siamo fuori discussione, in quanto non siamo
abbastanza bravi.
Però non posso dire tutto questo ai ragazzi
perché è una cosa troppo egoistica
e non mi appoggerebbero, anche se credo che abbiano già
capito.
‘Andiamo
io, te e Louis’ dico io rivolto a
Harry, mentre Louis al mio fianco annuisce. Se
c’è qualcuno che ha capito tutto quello che ho
rimurginato fin’ora, sicuramente
è lui e sapeva che sarebbe andata così.
‘Come?’
ribatte Niall, muovendo
freneticamente le
labbra. ‘Non voglio fare il
polemico, ma
sono più bravo di voi e posso affrontare Jody e Willy con
meno riscontri di
quanti ne avreste’. E ora che faccio? Non posso
parlare… l’unico modo è
mostrarmi offeso.
‘Eh?
Che
hai detto? Quindi ci stai dando degli incapaci? Solo perché
ci siamo da meno
tempo di te non significa che non siamo bravi quanto te.’ enorme
bugia. L’ho visto all’azione anche con Alexander e
non credo che né io, né
Louis, né Harry avremmo avuto la prontezza di riflessi che
ha avuto Niall.
‘Ma
smettila! Pensi che non abbiamo capito cosa stai cercando di
fare?’ dice
Niall. ‘D’accordo, vuoi
proteggerla, ma
ti dico solo che è un grande errore. Sa badare a se stessa
meglio di voi tre
messi insieme.’ Stavolta non sembra tanto
arrabbiato, quanto più rassegnato
a una cosa che sa che succederà.
-So
che è insolito e che siamo inglesi- dice Niall,
voltandosi verso Russel e parlando con voce glaciale. –
Ma avremo la prova che siamo stati
mandati da Liam e Buck, se ci dà la possibilità
di andarla a prendere.-
Inaspettatamente,
Russel ride ma poi mi guarda e diventa serio.
Mantengo il contatto visivo, quasi sfidandolo con gli occhi. Andiamo bello, voglio vedere che fine fai se
dici di no. Cerco di comunicargli e spero che il messaggio
gli arrivi.
-Va
bene,
ma vi concedo al massimo fino alle ventitrè e trentra.- dice
infine Russel, mi sfugge un sorriso strafottente.
-Grazie.-
continua
Niall, glaciale come gli occhi di Russel. –Ragazzi,
andate.-
Mi giro
immediatamente verso la porta e cerco di andarmene subito,
per non dover fare i conti con Eveleen, per non doverla guardare,
perché mi
distruggerebbe.
-E
io?- la voce di
Eveleen mi ferma, ma non mi giro.
Prontamente risponde
Niall, salvandomi davvero. -Tu rimani qua con
me.- dice,
probabilmente sforzandosi di essere meno freddo di prima. Ora
protesterà e di
sicuro si sta chiedendo perché è Niall a rimanere
e non qualcun altro, tipo me.
Qualche secondo di
silenzio, faccio un altro passo in avanti.
-Zayn…-
la
sua
voce è quasi implorante, mi giro piano e faccio del mio viso
una maschera. Ha
le lacrime agli occhi, le guance arrossate, vorrei tanto prenderla e
abbracciarla forte, dirle che la amo tantissimo, che non vorrei fare
questo.
Vorrei tanto che capisse che lo faccio solo per proteggerla meglio.
Io
non
posso proteggerti come vorrei, vorrei urlarle.
-Tu
rimani
qua.- ripeto, come Niall.
Quasi tradisco la mia maschera fredda sul
viso, per la sorpresa della voce che mi esce. Non la sento mia, non
è mia. Una
lacrima sfugge all’occhio di Eveleen, dall’occhio
sinistro. Avevo letto da
qualche parte che se la prima lacrima cade dall’occhio
sinistro è segno di
dolore, è ovviamente una cazzata, mi sono detto, ma ora
quasi ci credo. E non
ce la faccio a vederla in questo stato, così fragile,
così esposta come non lo
è mai stata.
Mi avvicino piano a
lei e stampo un dolce bacio sulle sue labbra,
sperando che capisca tutto quello che c’è dietro,
poi mi giro ed esco dalla
porta, seguito dagli altri.
Aspetto qualche
secondo fuori dalla porta, abbandonando la
maschera adottata finora. Sento le lacrime pungere nei miei occhi,
ricordando
quelle di Eveleen, ma non è tempo per cose come questa,
dobbiamo muoverci.
-Tranquillo
amico, sfogati pure.- mi dice Harry,
dandomi ripetuti colpetti sulla
spalla.
-No,
non
c’è tempo, sto bene. Andiamo.- tiro su con il naso e
mi affretto
ad andarmene da questo luogo.
Salutiamo con un
cenno la signorina alla porta, che per qualche
motivo scatta di sopra, come una molla. Non ci do molto peso e continuo
per la
mia strada, uscendo dall’edificio. No, questa costruzione
viola di certo non
corrisponde a quello che c’è dentro. Mi domando
perché l’abbiano fatta in
questo modo.
Ora la strada
è tutta dritta, quindi non dovremmo preoccuparci per
un po’ e parliamo –meglio, parlano- abbastanza
tranquilli. Io non seguo la
conversazione, ripensando a Eveleen. Così fragile, per
quanto cerchi di
nasconderlo. Stava per cedere alle lacrime quando eravamo sotto
bombardamento, era
distrutta quando ha saputo di Holmes Chapel, ha pianto ora, sapendo che
si
doveva separare da me. Perché non gli ho detto che
l’amavo, quando quella
potrebbe essere stata l’ultima volta in cui l’ho
vista? No, mi devo calmare.
Sto enormizzando
È
proprio
perché la fortuna non è stata dalla vostra parte
finora che non lo sarà adesso,
mi
sussurra una stupida voce nella mia testa, ma la zittisco
subito.
-Zayn?-
mi
chiama
Louis, quando siamo davanti il famoso albero. –Andrà
tutto bene.-
Gli sorrido in
risposta e ci dirigiamo insieme verso il vicolo.
-Potevamo
farci dare una torcia.- sbuffo.
L’oscurità non mi è mai piaciuta. Non
che ne abbia paura, perché sono cose da bambini…
solo non mi piace non sapere
cosa ho davanti. O dietro. O di lato. Insomma, non mi piace il buio.
-Sì,
l’avrebbero fatto sicuramente.- dice Harry ironico.
Sbuffo di
nuovo, ha ragione.
-Allora,
andiamo in modo veloce o lento?- chiede Louis.
-Meglio
non fare rumore.- ribatto velocemente e
m’inoltro per primo in quest’orribile buio,
camminando piano. I ragazzi mi seguono, ma dopo poco non li vedo
più. Sono
quasi intenzionato a mettermi a correre, ma se ho mantenuto la calma
quando
c’era Eveleen, devo farlo anche ora. Certo, lei mi teneva la
mano ed era quasi
più rassicurane per me che per lei, ma devo superarlo lo
stesso. Non sono un
codardo. Non ho paura di niente, punto. Sono in uno stato di allerta in
cui
sento ogni minimo rumore, da Harry che tira su con il naso
–probabilmente si è
beccato il raffreddore-, al passo felpato di Louis.
-Ragazzi,
ci siamo.- sussurro dopo un bel
po’ di tempo. Comincio a vedere la luce e
aumento il ritmo per uscire prima. Questo vicolo sta iniziando davvero
a
diventare un incubo. Appena uscito, guardo Harry e Louis entrambi un
po’
spossati ma tranquilli. Poi mi rigiro e continuo ad avanzare per primo,
perché
ho bisogno di stare solo. Se non posso stare con Eveleen, devo stare
solo.
Guardando il
paesaggio, mi accorgo di odiare la Russia in tutto e
per tutto.
Odio i colori
sgargianti da un lato della città e quelli tetri
dall’altro; odio i suoi cittadini che siano gentili o meno;
odio le sue terre;
odio che abbia accettato di fare una cosa tanto squilibrata; odio che
sia in
guerra con noi. Odio
Buck, ovvio.
È stato lui a sceglierla, quando erano solo dei
bambini. Provo un moto di odio anche verso anche se si è
pentito e ci ha
aiutato. E mi provoca un fastidio assurdo anche pensare a come
l’ha fatta
soffrire, insieme a quella canaglia di Liam.
Anche se
l’aggettivo canaglia starebbe meglio a Buck, considerando
il nome.
-Zayn?-
sbuffo
per
la millesima volta e mi giro per guardare Harry e Louis, che si sono
fermati
parecchi metri dietro di me.
-Si?-
chiedo,
col tono più gentile che riesco a ottenere, essendo stato
interrotto mentre
pensavo.
-L’hai
superata.- mi avverte Louis,
cercando di moderare la voce, poiché mi conosce.
-Oh.-
sbuffo
ancora. –Sì, certo.- e
corro
velocemente verso di loro, fin quando non ci troviamo tutti e tre a
qualche
metro dalla porta.
-Potrebbero
essersene andati.- azzarda Harry,
alzando un braccio e facendo un’espressione
abbastanza buffa.
-Già,
a
cercare Alexander.- gli va incontro
Louis, imitandolo in tutto.
Trattengo un sorriso
e mi avvicino alla finestra, la casa non
sembra abbandonata, ma non vedo neanche qualcuno dentro. Sì,
potrebbero essere
andati a cercare Alexander, avrebbe senso e del resto non avevano
motivo per
rimanere qua.
E non abbiamo motivo
noi per indugiare ancora. Guardo la porta
alla mia destra. Dai Zayn, non
succederà
niente. D’accordo, abbasso la maniglia e la apro
di scatto, come a voler
incastrare qualcuno. Ma non c’è nessuno da
incastrare, la casa è vuota.
Finalmente la fortuna gira dalla nostra parte! Mi guardo intorno, ma
non c’è
bisogno di perlustrare il luogo. La cartellina è proprio sul
tavolino al centro
della stanza, in bella vista. Perché
Eveleen avrebbe dovuto metterla lì?, mi chiedo
mentre Harry va a prenderla.
Lei non stava mai al centro della stanza, sempre in un angolo con me e
ha
sempre avuto la cartella con sé. Forse con le pulizie
qualcuno di noi l’ha
spostata.
-Bene,
muoviamoci a tornare!- esclama Harry. O
forse non siamo stati noi a
spostarla.
-Aspetta,
dammi la cartella.- gli dico, porgendo la
mano.
-Cos’è,
pensi che io non sappia tenerla?- ribatte lui
infastidito.
-No,
devo
vedere una cosa, amico.- me la lancia e la
afferro al volo.
Sbuffiamo entrambi.
Sfoglio le pagine
–che sono davvero troppe- eppure non mi sembra
di vedere il simbolo, nonostante dovesse essere tra i primi fogli.
Quando mi
trovo davanti al viso di Alexander, leggo una cosa, che prima non
c’era.
Accanto al ‘NON FIDARTI ASSOLUTAMENTE’, scritta a
penna c’è una nuova parola.
‘Perdenti.’
Perdenti,
vi ho rubato il foglio. Perdenti, sono un cadavere. Perdenti, siete
fottuti. Quasi
sento la voce di Alexander mentre dice tutto questo.
-Dannazione!-
esclamo,
gettando con foga la cartella per terra e tirando un
calcio a una sedia. –Cazzo, cazzo,
cazzo!- continuo, tirando pugni ai muri, senza interessarmi
del dolore alla
mano.
Però Louis
mi blocca, tirandomi una spalla. –Che
cosa c’è?- urla infastidito e
strabiliato dal mio strano –e
improvviso- comportamento.
-Che
cosa non c’è,
dovresti chiedere!- urlo di
nuovo. –Quel maledettissimo foglio
l’ha
Alexander!- Louis si gira verso Harry, io continuo a
lanciare pugni al muro
con la mia sonora dose d’imprecazioni, non prestando
attenzione alla
conversazione.
-Andiamo.-
dice
Louis tetro. E non ha bisogno di urlare per farsi sentire,
perché il suo tono mi trapassa i timpani più di
qualunque altra cosa. E dire
che sono stato io a coinvolgerlo in tutto questo, a dire a Buck di
osservarlo. ‘Sono
sicuro che gli piacerà’, avevo pensato. Non che si
sia mai lamentato, ma se
dovessi tornare indietro, non avrei mai chiesto quelle cose a Buck.
Anche se
così ci sarebbero state più
possibilità che morisse, in caso noi fallissimo. Basta,
ogni cosa ha i suoi lati negativi, non serve piangere
sull’acqua caduta… o
qualcosa del genere.
Muovo qualche passo
in avanti, poi mi ricordo che quello che
conosceva la strada era Niall. –Come?-
chiedo.
-Cosa?-
domanda
Louis a sua volta.
-Come
ci
arriviamo.- spiego, accorgendomi
di non essere stato chiaro.
-Tutti
gli
irlandesi hanno buona memoria!- esclama Harry, Louis
sorride e gli
scompiglia i ricci. Harry scuote la testa come un cane e li
‘accarezza’ con una
mano, rimettendoli –secondo lui- a posto. Sorrido
anch’io.
Così
stavolta è Harry in testa, affiancato di nuovo da Louis. Io,
dietro, godo nella mia solitudine. So che potrei andare da loro in
qualunque
momento, così come so che Harry ha chiesto a Louis molte
volte di non isolarmi.
Louis però mi conosce ed è consapevole che ho
–come li chiama lui- ‘i miei
momenti Zayniani’, ovvero quando voglio stare solo con Zayn,
quindi solo con
me.
Louis è
abbastanza strano, ma un grande amico.
Dopo aver camminato
per un bel po’ –non ho il senso del tempo e
non saprei definire quanto- inizio a sentire la gola raschiare. Fa
freddo e
ormai è già buio, ma non bevo acqua da moltissimo
tempo e ora inizio a
risentirne. Non credo che Harry o Louis abbiano soldi russi, in
qualunque modo
si chiamino, quindi sto zitto. Anche solo prendere un bicchiere
d’acqua
andrebbe bene, ma come si dice ‘acqua’ in russo?
Meglio stare zitti e
sopportare. E sopporto anche il dolore alle gambe, oggi ho camminato
abbastanza
per tutta la vita e –ne vado fiero- non sono inciampato
neanche una volta.
Chissà come sta il braccio di Eveleen. Aumento il passo,
prima arriviamo e
prima ce ne andiamo, così lei può farsi curare
-Siamo
quasi arrivati.- mi annuncia Harry
sorridendomi, io ricambio, non l’ho trattato
molto bene finora, a essere sinceri. Non è un cattivo
ragazzo, non si merita
questo.
-Felice?-
mi
chiede
Louis accarezzandomi una spalla, comprensivo. È
così bello avere qualcuno che
ti capisce senza neanche dover parlare. Annuisco alla sua domanda e
sorrido
anche a lui.
Mi accorgo che siamo
arrivati perché localizzo subito il corpo di
Alexander, ancora steso dove l’avevamo lasciato. Di Jody e
Willy, nessuna traccia.
Ci guardiamo più volte intorno, ma non sembra esserci
nessuno. Eppure, l’idea
di frugare nel corpo di un morto non piace a nessuno di noi, per questo
prendiamo tempo.
Stiamo
solo perdendo tempo prezioso, ammetto a me stesso
alla fine, non
possiamo più rimandare. Mi avvicino al corpo, notando che a
malapena riesco a
distinguere la giacca dalla pelle, per la mancanza di luce. Decido di
portarlo
dentro la casa, dopo cercherò il foglio. Lo trascino e
vedendo le mie
intenzioni, i ragazzi mi aiutano; così in pochissimo tempo
siamo tutti e tre
dentro, con il corpo di Alexander rimasto solo nelle mie mani. Lo porto
più al
centro della stanza, per non affiancare quello dell’uomo con
la pallottola di
Eveleen sul viso. Appena Louis e Harry si accorgono di
quest’altro cadavere
–che prima per la fretta di uscire non avevano notato-
decidono che è veramente
troppo e mi girano le spalle, aspettando sulla soglia. Spero che
nessuno dei
due si metta a vomitare, è l’ultima cosa che ci
serve.
Piano piano, cercando
di non guardare il viso, apro la tasca della
giacca di Alexander, trovandola vuota. Continuo a cercare attraverso
gli
indumenti e trovo il foglio, accartocciato, nella tasca dei pantaloni.
Sto per
esultare, ma qualcuno mi copre
-Louis,
prendi!- urlo, lanciadogli il
foglio che lui prontamente afferra. –Andate
via!-
Adesso sono entrambi
girati verso di me, posso leggere il panico
crescere nei loro occhi. Sia Jody, sia Willy mi stanno tenendo e
probabilmente
ho anche un fucile puntato alla testa. Capisco che i ragazzi vorrebbero
sparare, dal modo in cui stringono
-Muovete
il culo e andatevene, cretini!- urlo di nuovo. –Ci vediamo a Holmes Chapel, correte!-
-No,
Zayn!
Noi…- inizia Louis.
-Se
dovesse finire male, dite a Eveleen che la amavo.- lo
interrompo io e capisce che la questione è finita. Esitano
ancora sulla soglia
della porta, gli lancio un’occhiata eloquente. Louis inizia a
piangere e Harry
lo trascina fuori. Corrono entrambi, ora sono solo. Sento che Jody e
Willy
allentano la presa su di me, sicuramente non si aspettavano che i
ragazzi
sarebbero andati via. Da un lato, forse, anch’io speravo che
sarebbero rimasti.
Avrò io il coraggio che è mancato a loro?
Riuscirò a uccidere due persone? Ne
avrò la possibilità?
Se
c’è una cosa che ho imparato da mio padre,
è che le occasioni
bisogna crearsele da soli, così approfitto del momento di
distrazione e tiro una
gomitata a entrambi, liberandomi dalla presa. Affero velocemente la
pistola da
sotto la felpa e sparo -prima di poterci ripensare- a uno dei due,
senza
neanche capire chi. Ora, mi trovo faccia a faccia con Willy, entrambi
abbiamo
le pistole puntate l’uno verso l’altro e stiamo
valutando
Alla fine, premo il
grilletto e mi lancio letteralmente di lato,
atterrando su un fianco. Vedo Willy cadere a terra e il suo proiettile
distruggere una finestra. Ce l’ho fatta. Ho superato Jody e
Willy e ho dato il
simbolo ai ragazzi. Non mi resta che tornare a Holmes Chapel e
aspettare lì.
La strada
è più lunga, il vicolo più buio, se
percorsi da soli.
Però supero entrambi, supero l’ostacolo di
Bradford e arrivo finalmente a
Holmes Chapel. Quasi iniziavo a convincermi che questa città
non fosse mai
esistita, tanto sono stato lontano da lei. Appena metto piede nel
comando tiro
un sospiro di sollievo. Quando entro nella sala principale, Phillips mi
guarda
sbalordito.
-Sei
vivo?- mi chiede, senza
nascondere lo stupore. –E gli
altri?-
-Arriveranno
tra poco.- rispondo.
Ci raggiungono Liam e
Buck, quest’ultimo sorridendo. –Allora,
ce l’avete fatta?- mi chiede
Buck.
-Penso
di
sì… spero di sì.- Liam aggrotta le
sopracciglia, ma non fanno domande.
-Non
vedo
l’ora di rivedere Leena.- sussurrano sia Liam
che Buck, quasi nello
stesso momento. Mi pervade un moto di gelosia, ma lo ricaccio nello
stomaco.
-Così…
ora
anche tu ti sei pentito?- chiedo a Liam.
-Così
pare.- sussurra lui
stringendo i denti. Non si è pentito per niente e di
sicuro se la sarà presa molto con Buck.
-Avrete
tutto il tempo di parlare dopo, ora vai dal sindaco e leggigli questo
foglietto, è il tuo alibi.- mi dice Phillips
porgendomi un
foglio. Lo prendo, lo metto nella tasca della felpa ed esco velocemente
dal
comando, perché voglio esserci quando Eveleen
tornerà e abbracciarla forte
forte.
Mi arrampico su e
lancio uno sguardo alla mia città, esattamente
come
A qualche passo
dall’edificio in cui dovrei entrare, mi fermo. I
gufi hanno smesso di cantare, tutto è silenzioso. Sopra di
me, ci sono degli
aerei. Prima ancora di capire per bene quello che sta succedendo,
inizio a
correre. Ma sono troppo lontano, non arriverò mai al comando
in tempo.
Sento un urlo e grido
a mia volta. Sono sicuro che era Eveleen. Il
suo grido rimbomba nella mia testa e mi funge da antidolorifico mentre
la pelle
va in fiamme.
Sapevo che eri un
danno, Eveleen, ma ti ho amato lo stesso. Ti amo
Eveleen, addio.