Segreti
Un brivido gli
attraversò la schiena quando la sua pelle si
adagiò al legno della porta, separata solo dalla leggera
camicia di lino che
indossava. Lo svegliò bruscamente, costringendolo ad aprire
gli occhi, ancora
troppo abituati alla luce del corridoio per scorgere qualcosa in quella
stanza
così buia. Solo dalle veneziane semi-socchiuse entrava un
filo di luce, troppo
debole per mostrare qualsiasi dettaglio. Ma le mani di Riku lo
richiamarono da
questi pensieri, spegnendo il suo cervello ancora per una volta.
Sfiorava la
pelle lungo la sua schiena, desideroso di eliminare quel tessuto
fastidioso che
ostacolava la sua conquista. Le loro lingue giocavano ininterrotte da
secoli
ormai.. Nessuno dei due avrebbe saputo dire come o quando quella follia
fosse
iniziata. Entrambi ad un certo punto avevano semplicemente spento il
cervello,
sconnesso quel salvavita che tutti noi portiamo dentro.. Il ricordo
forse dei
nostri genitori e delle loro raccomandazioni assurde come
“non parlare con gli
sconosciuti” o “non attraversare la strada senza
strisce pedonali”. La loro
coscienza in qualche modo si era presa qualche ora di vacanza,
scacciata
probabilmente dalla ridotta seppur sufficiente quantità
d’alcool che avevano
ingerito quella sera. E così ora si trovavano al buio in
quella umida stanza
d’albergo, intrecciati in un abbraccio furente e con le
lingue che danzavano
con un ritmo frenetico e quasi soffocante.
Quando Riku
abbandonò la bocca del più piccolo, Roxas
tirò quasi un sospiro di
sollievo, cercando di recuperare quanto più ossigeno
possibile. Ansimava
vittima di un piacere che lo stava corrodendo, mentre la lingua di Riku
studiava dolcemente la sua pelle. Una scia di baci, ma anche di teneri
morsi,
raggiunse il suo collo, e proprio in quel punto prese dimora. I baci da
teneri
diventarono sempre più passionali, i morsi sempre
più profondi.. La pelle del
biondo, arrossata da attenzioni troppo violente per non lasciare segni,
vibrava
ogni volta che la sua calda lingua la abbandonava a
quell’aria fresca che
entrava dalla finestra spalancata. O forse erano i loro corpi ad essere
troppo
caldi per quella nottata! La mano di Riku scivolò sul suo
petto, senza però
rallentare il suo lavoro, e delicatamente slacciò uno per
volta i piccoli
bottoni della sua camicia.. Roxas dovette inarcare la schiena il
più possibile
per farla scivolare a terra, perché i loro corpi erano
tremendamente sudati e
accaldati, troppo appiccicosi per liberarsi da soli dei loro indumenti.
E ora
il suo petto era nudo, in balia di quel calore che l’albino
sprigionava e che
sembrava sempre più soffocante. I morsi aumentarono, e
abbandonarono finalmente
il suo povero collo, decisamente martoriato. Si soffermò
prima sui pettorali,
poi sul petto e sui capezzoli. Ne morse uno, provocando un gemito di
dolore misto
a piacere, un rantolo gutturale che lo fece sorridere e che lo
incitò a
continuare. E allora i denti si fecero più audaci,
procurando più sofferenza,
ma anche più piacere. I sospiri di Roxas diventarono veri e
propri gemiti,
mentre le mani del compagno stringevano i suoi capelli come se fossero
l’unico
appiglio che rimaneva di quel piccolo mondo chiuso al di fuori di
quella porta.
Il gel appiccicava ancora sulle sue mani, piene anche di capelli biondi
troppo
arrendevoli per resistere a quella presa così forse e
decisa. Roxas aveva
spostato la testa all’indietro il più possibile
per alleviare quella
sofferenza, ma era stato del tutto inutile. Sopportò quel
dolore per minuti,
ore, anni.. Il piacere esplodeva in un turbinio di sensazioni miste a
dolore e
eccitazione, fino a quando Riku non mollò la presa, tornando
a dedicarsi alle
sue labbra.
Un secondo
momento di lucidità spinse il più giovane ad
analizzare meglio la stanza in cui si erano rifugiati. Un letto
matrimoniale di
fronte a loro, la finestra, una piccola scrivania con un telefono e una
televisione, e la porta del bagno socchiusa. Ripensò a
quanto fosse sbagliato
quello che stavano facendo, ma durò poco. Riku morse il suo
labbro superiore,
il sapore del sangue si fece strada tra le loro lingue intrecciate e
spense di
nuovo ogni sua capacità di razionalizzare
l’accaduto.
Non
c’era più Axel nei suoi pensieri, e nemmeno il
ragazzo dell’albino. Non
c’erano più gli amici abbandonati a quella festa..
Non c’erano più regole da
rispettare, vincoli a cui sottomettersi, obblighi da considerare..
C’era solo
quel piacere misto a libertà che lo stava consumando
nell’animo, ma che lo
stava facendo sentire così vivo..
Dopo pochi
istanti, lunghi quando secoli, si ritrovarono sdraiati sul letto.
Riku lo dominava completamente.. Il suo corpo premeva contro il suo
bacino, la
sua voglia premeva contro la sua. Ora erano nudi, accaldati,
eccitati… vivi.
Passarono ore ad amarsi in quel letto, senza pensare ad altro che ai
loro corpi.
Saziarono ogni voglia, ritrovandosi poi sfiniti e accasciati
l’uno contro
l’altro, su quelle lenzuola sudate, senza nulla da dirsi.
Cosa potevano dirsi
ora? Avevano seguito i loro più bassi istinti, si erano
scarcerati di tutti i
“no” e di tutti i litigi subiti, di tutti i rifiuti
umilianti, di tutti i
divieti, di tutte le libertà negate.. Avevano infranto le
regole, senza senso
di colpa. Ma era davvero ora di tornare alla realtà, di
riconnettere le loro
menti, di affrontare le conseguenze di quella notte? No.
Roxas sorrise
al ragazzo di fronte a lui, si girò su un fianco e si
avvicinò
ulteriormente alla sua pelle. Un abbraccio. Silenzio. I loro respiri si
facevano più regolari, la loro pelle soffriva sotto
l’aria fresca che entrava
dalla finestra, al punto che furono costretti a rifugiarsi sotto le
lenzuola,
in un caldo abbraccio. Ecco, ora le parole non servivano
più.. Ora era tempo di
far parlare i loro cuori, di riempire la stanza con i loro battiti. Di
godersi
quei ultimi istanti di follia che si erano concessi..
Si
addormentarono così, colpevoli ma liberi, uno fra le braccia
dell’altro. Colpevoli
di un piacevole segreto…