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Autore: Yume_89    06/01/2013    0 recensioni
La passione divora l'animo, ci fa compiere le più frivole sciocchezze. Come un onda ci porta verso il cielo, e poi ci lascia cadere inesorabile verso il baratro dei nostri sbagli. Ma a volte sbagliare è così piacevole, che persino il peso di questi segreti sembra non gravare sul nostro cuore..
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Riku, Roxas
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Segreti






Un brivido gli attraversò la schiena quando la sua pelle si adagiò al legno della porta, separata solo dalla leggera camicia di lino che indossava. Lo svegliò bruscamente, costringendolo ad aprire gli occhi, ancora troppo abituati alla luce del corridoio per scorgere qualcosa in quella stanza così buia. Solo dalle veneziane semi-socchiuse entrava un filo di luce, troppo debole per mostrare qualsiasi dettaglio. Ma le mani di Riku lo richiamarono da questi pensieri, spegnendo il suo cervello ancora per una volta. Sfiorava la pelle lungo la sua schiena, desideroso di eliminare quel tessuto fastidioso che ostacolava la sua conquista. Le loro lingue giocavano ininterrotte da secoli ormai.. Nessuno dei due avrebbe saputo dire come o quando quella follia fosse iniziata. Entrambi ad un certo punto avevano semplicemente spento il cervello, sconnesso quel salvavita che tutti noi portiamo dentro.. Il ricordo forse dei nostri genitori e delle loro raccomandazioni assurde come “non parlare con gli sconosciuti” o “non attraversare la strada senza strisce pedonali”. La loro coscienza in qualche modo si era presa qualche ora di vacanza, scacciata probabilmente dalla ridotta seppur sufficiente quantità d’alcool che avevano ingerito quella sera. E così ora si trovavano al buio in quella umida stanza d’albergo, intrecciati in un abbraccio furente e con le lingue che danzavano con un ritmo frenetico e quasi soffocante.

Quando Riku abbandonò la bocca del più piccolo, Roxas tirò quasi un sospiro di sollievo, cercando di recuperare quanto più ossigeno possibile. Ansimava vittima di un piacere che lo stava corrodendo, mentre la lingua di Riku studiava dolcemente la sua pelle. Una scia di baci, ma anche di teneri morsi, raggiunse il suo collo, e proprio in quel punto prese dimora. I baci da teneri diventarono sempre più passionali, i morsi sempre più profondi.. La pelle del biondo, arrossata da attenzioni troppo violente per non lasciare segni, vibrava ogni volta che la sua calda lingua la abbandonava a quell’aria fresca che entrava dalla finestra spalancata. O forse erano i loro corpi ad essere troppo caldi per quella nottata! La mano di Riku scivolò sul suo petto, senza però rallentare il suo lavoro, e delicatamente slacciò uno per volta i piccoli bottoni della sua camicia.. Roxas dovette inarcare la schiena il più possibile per farla scivolare a terra, perché i loro corpi erano tremendamente sudati e accaldati, troppo appiccicosi per liberarsi da soli dei loro indumenti. E ora il suo petto era nudo, in balia di quel calore che l’albino sprigionava e che sembrava sempre più soffocante. I morsi aumentarono, e abbandonarono finalmente il suo povero collo, decisamente martoriato. Si soffermò prima sui pettorali, poi sul petto e sui capezzoli. Ne morse uno, provocando un gemito di dolore misto a piacere, un rantolo gutturale che lo fece sorridere e che lo incitò a continuare. E allora i denti si fecero più audaci, procurando più sofferenza, ma anche più piacere. I sospiri di Roxas diventarono veri e propri gemiti, mentre le mani del compagno stringevano i suoi capelli come se fossero l’unico appiglio che rimaneva di quel piccolo mondo chiuso al di fuori di quella porta. Il gel appiccicava ancora sulle sue mani, piene anche di capelli biondi troppo arrendevoli per resistere a quella presa così forse e decisa. Roxas aveva spostato la testa all’indietro il più possibile per alleviare quella sofferenza, ma era stato del tutto inutile. Sopportò quel dolore per minuti, ore, anni.. Il piacere esplodeva in un turbinio di sensazioni miste a dolore e eccitazione, fino a quando Riku non mollò la presa, tornando a dedicarsi alle sue labbra.
Un secondo momento di lucidità spinse il più giovane ad analizzare meglio la stanza in cui si erano rifugiati. Un letto matrimoniale di fronte a loro, la finestra, una piccola scrivania con un telefono e una televisione, e la porta del bagno socchiusa. Ripensò a quanto fosse sbagliato quello che stavano facendo, ma durò poco. Riku morse il suo labbro superiore, il sapore del sangue si fece strada tra le loro lingue intrecciate e spense di nuovo ogni sua capacità di razionalizzare l’accaduto.
Non c’era più Axel nei suoi pensieri, e nemmeno il ragazzo dell’albino. Non c’erano più gli amici abbandonati a quella festa.. Non c’erano più regole da rispettare, vincoli a cui sottomettersi, obblighi da considerare.. C’era solo quel piacere misto a libertà che lo stava consumando nell’animo, ma che lo stava facendo sentire così vivo..
Dopo pochi istanti, lunghi quando secoli, si ritrovarono sdraiati sul letto. Riku lo dominava completamente.. Il suo corpo premeva contro il suo bacino, la sua voglia premeva contro la sua. Ora erano nudi, accaldati, eccitati… vivi. Passarono ore ad amarsi in quel letto, senza pensare ad altro che ai loro corpi. Saziarono ogni voglia, ritrovandosi poi sfiniti e accasciati l’uno contro l’altro, su quelle lenzuola sudate, senza nulla da dirsi. Cosa potevano dirsi ora? Avevano seguito i loro più bassi istinti, si erano scarcerati di tutti i “no” e di tutti i litigi subiti, di tutti i rifiuti umilianti, di tutti i divieti, di tutte le libertà negate.. Avevano infranto le regole, senza senso di colpa. Ma era davvero ora di tornare alla realtà, di riconnettere le loro menti, di affrontare le conseguenze di quella notte? No.
Roxas sorrise al ragazzo di fronte a lui, si girò su un fianco e si avvicinò ulteriormente alla sua pelle. Un abbraccio. Silenzio. I loro respiri si facevano più regolari, la loro pelle soffriva sotto l’aria fresca che entrava dalla finestra, al punto che furono costretti a rifugiarsi sotto le lenzuola, in un caldo abbraccio. Ecco, ora le parole non servivano più.. Ora era tempo di far parlare i loro cuori, di riempire la stanza con i loro battiti. Di godersi quei ultimi istanti di follia che si erano concessi..
Si addormentarono così, colpevoli ma liberi, uno fra le braccia dell’altro. Colpevoli di un piacevole segreto…

  
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