*I Remember,
Damon. I Remember Everything.*
Era vampira da
solo due giorni, aveva appena completato la transizione, ma Elena doveva farlo
subito, finché sentiva di averne la forza. Aveva chiesto a Damon di
raggiungerla a casa sua, sarebbe arrivato entro pochi minuti e lei si sentiva
sempre più nervosa.
Come avrebbe
introdotto l’argomento? Cosa gli avrebbe detto? Quali sarebbero state le parole
giuste?
Nessuna risposta
quietava i suoi dubbi e le sue insicurezze, ma di una cosa era certa: dovevano
parlare.
Sobbalzò quando
sentì bussare alla porta. Si riavviò più volte i capelli dietro le orecchie
mentre si dirigeva all’ingresso per aprire.
Damon era lì,
davanti ai suoi occhi, e lei sentì la terra mancarle sotto i piedi.
“Stai bene?”
chiese preoccupato lui, vedendola in quello stato.
“Sì, sì, sto
bene” si affrettò a rispondere lei, spostandosi per farlo entrare. “Dobbiamo
parlare” disse subito dopo.
Il vampiro si
voltò per guardarla: sapeva già di cosa voleva parlargli e probabilmente
sarebbe arrivata una sfuriata di lì a poco. Pazienza, si disse lui, era
abituato ai rimproveri di Elena, uno in più non gli avrebbe di certo rovinato
l’eternità.
“Vai dritta al
punto.”
Elena trasse un
profondo respiro e lo guardò negli occhi.
“Io ricordo,
Damon. Ricordo tutto.”
“Lo so.”
Gli si avvicinò,
un po’ titubante – temeva forse che si allontanasse? – e decise di lasciarsi
andare, parlare, fare domande, litigare se necessario… ma doveva chiarire
tutto.
“Perché?” chiese,
con la tristezza dipinta in viso. “Perché hai accettato che ti lasciassi andare
senza dirmi che ci eravamo già conosciuti? A cosa è servito, se non a rendere
tutto più difficile?”
Damon si chiese a
cosa si stesse riferendo Elena esattamente:
l’inizio del loro rapporto? L’astio che lei aveva subito provato verso di lui?
O forse… forse il fatto che lui stesso aveva soppresso l’interesse che lei
avrebbe potuto provare nei suoi confronti prima
di conoscere Stefan?
“Non era il
momento di far sapere in giro che ero di nuovo in città” ripeté la stessa frase
pronunciata quattro anni prima.
“Ma io…” provò a
protestare Elena, pur non sapendo bene cosa dire.
Parlare con lui
era difficile, soprattutto quando decideva di innalzare un muro tra se stesso e
gli altri. Ma lei aveva bisogno di capire, di parlare… aveva bisogno di capire
cosa sarebbe successo se lui non l’avesse ammaliata per dimenticare il loro
primo incontro.
“Io non ti
capisco!” esclamò a un certo punto, allargando le braccia e facendole ricadere
lungo i fianchi. “Sei la persona meno egoista che conosca, eppure continui a
dire di essere il cattivo, quello che fa sempre la cosa sbagliata e che pensa
solo a se stesso, ma non è vero!”
Lui non rispose,
preferì ascoltare tutto ciò che lei aveva da dirgli, tanto la sua scelta
l’aveva già fatta: sarebbe sempre stato
Stefan.
“Mi ami davvero?”
Quella domanda lo
spiazzò. Guardò Elena, stupito, e capì che era seria. Gli aveva davvero chiesto
una cosa del genere… forse la transizione da umana a vampira aveva causato
qualche problema di troppo, non si sarebbe mai aspettato una presa di posizione
come quella.
Decise quindi di
non esporsi troppo e rispondere in modo evasivo. “Dovresti conoscere la
risposta.”
A quel punto la
ragazza gli sbatté i pugni sul petto, esasperata dal suo modo di fare, e
strinse con forza la stoffa della sua camicia nera.
“Mi ami o no?!”
esclamò, quasi gridando, sull’orlo delle lacrime.
Odiava quella
perenne sensazione di tristezza che l’aveva pervasa da quando si era
risvegliata, non faceva che piangere e deprimersi per ogni cosa.
“Sì che ti amo!”
rispose Damon con altrettanta foga. “Ti amo come non ho mai amato nessuna, ti
amo in modo così istintivo e sincero che preferisco saperti felice e al sicuro
con mio fratello che preoccupata accanto a me!”
Elena spalancò
gli occhi, non si era aspettata una reazione simile da parte sua. La sua schiettezza
era disarmante, ma Damon era sempre stato così: chiaro, diretto, poche parole
ma giuste. Era come una secchiata di acqua gelida in inverno, ma era reale, il
suo sguardo sempre limpido e i suoi sentimenti puri, quali che fossero.
Amore, odio,
desiderio, vendetta.
Con lui tutto
assumeva colori brillanti, quasi accecanti, ma incredibilmente vivi. Così vivi
da far quasi paura.
“Allora perché
non hai combattuto davvero per me?
Perché hai lasciato che mi innamorassi di Stefan, che ti odiassi, che
scegliessi lui pur chiedendomi cosa sarebbe successo che ti avessi conosciuto
prima?”
“Perché io non
posso darti l’amore che desideri, Elena.”
“Forse quello che
desidero non è quello che merito.”
Cosa stava
cercando di dirgli? Che all’improvviso aveva scoperto di amarlo? Che si era
pentita di aver scelto Stefan solo due giorni prima? Che la trasformazione le
aveva aperto le porte della sacra verità?
Scosse la testa.
“Ti saresti comunque innamorata di lui, non negarlo” rispose, dopo aver
ritrovato la calma. “Quando ci siamo conosciuti ero diverso da ora. Non ti
saresti innamorata di me.”
Elena aprì la
bocca per ribattere, ma lui alzò una mano per bloccarla subito.
“È la verità e lo
sappiamo entrambi” sembrava triste mentre lo diceva, perché sapeva che non era
una bugia o un tentativo di allontanare la ragazza per il suo bene.
“Probabilmente ti sarei stato solo meno antipatico,
ma le cose sarebbero andate esattamente come sono andate.”
Ci aveva pensato
anche a lei, certo, ma forse… forse gli avrebbe dato più credito, se lui non le
avesse fatto dimenticato quel loro primo incontro, le parole che le aveva
detto, ciò che aveva predetto
sull’amore, il modo in cui lei stessa si era intrattenuta volentieri a parlare
con un perfetto sconosciuto.
“Non sai
accettare la realtà dei fatti, ecco perché non capisci che non sarebbe cambiato
niente” Damon si allontanò da lei di qualche passo. Averla così vicino lo
turbava. “Tu ti saresti innamorata di Stefan, io avrei continuato a correre
dietro a Katherine, mi sarei innamorato di te e tu
avresti iniziato a provare qualcosa per me, ma alla fine…” sospirò, stanco
“…alla fine avresti scelto Stefan.”
“Come puoi
affermarlo?” Damon aveva ragione, pensò Elena: lui era molto diverso, prima.
“Perché ora sai
tutto e hai voluto solo spiegazioni da me” sembrava… deluso. “Le cose possono
cambiare da adesso, ma non subito.
Hai bisogno di tempo per imparare a gestire le tue nuove capacità di vampiro,
controllare la sete di sangue e il grande ampliamento che hanno avuto tutte le
tue sensazioni.”
Elena gli si
avvicinò, senza toccarlo: aveva l’impressione che, se l’avesse fatto, se gli
avesse anche solo sfiorato un braccio, lui ne avrebbe sofferto, e non era per
farlo soffrire che l’aveva lasciato andare.
“E tu cosa farai
durante tutto questo?”
Sarebbe andato
via? No, conoscendolo, Damon non l’avrebbe lasciata da sola nelle condizioni
instabili in cui si trovava. Sperava che decidesse di restare… che non
l’abbandonasse.
Non lasciarmi. Ho bisogno di te.
Le labbra del
vampiro si tesero in un ghigno divertito e sensuale.
“Aspetterò.”